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Situazione legale del CBD: cosa dice la normativa italiana in merito

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Hai sentito parlare dei numerosi benefici del CBD, ma non sei sicuro che il suo utilizzo sia consentito nel nostro Paese?

Il CBD è una molecola non alluginogena la cui assunzione, come hanno dimostrato numerosi studi, può migliorare il benessere dell’intero organismo, riducendo ad esempio l’ansia e lo stress. Se vuoi approfondire l’argomento, clicca qui.

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Il fatto che venga estratta, come il THC, dalla Cannabis Sativa, fa si che molti si domandino se il suo utilizzo sia perseguibile penalmente.

In questo articolo cercheremo di capire cosa dicono le leggi europee e italiane a proposito dell’utilizzo di CBD.

Che cos’è il CBD

Prima di analizzare i contenuti delle leggi, cerchiamo di capire che cos’è esattamente il CBD.

Noto anche come cannabidiolo, il CBD è una sostanza che, come abbiamo accennato, viene estratta dalla canapa.

Ricco di effetti benefici dimostrati da numerosi studi del settore, il CBD è praticamente privo di effetti collaterali, a meno che non si sia allergici al composto o non se ne abusi. Diversamente dal THC o delta-9-tetraidrocannabidiolo, altra molecola molto conosciuta, sempre estratta dalla Cannabis, il cannabidiolo non provoca dipendenza e non è una sostanza allucinogena o psicotropa.

Tra i benefici del CBD troviamo la riduzione degli stati ansiosi e dello stress, nonché la regolazione del sonno; svolge inoltre un’azione disinfiammante.

CBD: cosa ne pensa l’OMS?

Tenendo in considerazione i benefici che apporta all’organismo, i quali sono stati dimostrati da varie ricerche, nel 2019 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha chiesto la cancellazione del cannabidiolo dalla lista delle sostanze considerate dannose e prive di proprietà terapeutiche di rilievo.

Al fine di limitare al massimo la possibilità che i prodotti a base di CBD abbiano effetti pricotropi, l’OMS ha sottolineato l’importanza di estrarre la molecola esclusivamente da Cannabis Sativa light, contenente una percentuale di THC inferiore allo 0,2%.

CBD in Europa: il suo consumo è legale?

La risposa sulla legalità del consumo di CBD è sì: in Europa è legale dal 2020.

La data esatta è il 19 novembre 2020 e corrisponde al giorno in cui la Corte Europea emise una sentenza che scagionò due imprenditori i quali erano stati condannati per aver venduto sigarette elettroniche contenenti liquido a base di CBD.

La Corte stabilì in quell’occasione che l’uso del CBD non poteva essere vietato o considerato illegale in quanto la sostanza in questione non causa dipendenza e non può essere ritenuta una droga.

Da quel momento è diventato dunque esplicitamente legale in tutta l’Unione Europea fare uso di CBD, ma a patto che questo:

  • sia stato estratto da Cannabis Sativa light, contenente un quantitativo di THC inferiore allo 0,2%
  • la canapa sia stata coltivata in uno dei Paesi Membri dell’Unione
  • la sostanza derivi dalla lavorazione della pianta nel suo insieme e non solo da una parte di essa.

I Paesi dell’Unione non possono dunque vietare l’utilizzo del CBD?

Nel documento normativo si legge che i Paesi hanno sì facoltà di limitare o proibire l’uso di questa sostanza, ma unicamente se il fine è quello di tutelare la salute pubblica. Considerando però che ad oggi si ritiene il CBD sicuro e privo di effetti collaterali, difficilmente uno degli Stati ne potrà proibire la commercializzazione.

Cosa dice la legge Italiana

L’Italia, essendo membro dell’Unione, non può fare altro che seguire quanto deciso dalla Corte Europea.

Andando a consultare le varie leggi, non si trova nulla che parli esplicitamente del CBD. Vi è però una legge che regolamenta la coltivazione e l’uso della Cannabis Sativa. Si tratta della legge 242/16, nel cui testo viene chiarito che la canapa può essere utilizzata, tra le altre cose per la cosmesi, l’alimentazione, la bioedilizia e la realizzazione di fibre tessili.

Scorrendo il testo troviamo anche un riferimento al quantitativo massimo consentito di THC che, in questo caso, è pari allo 0,6%, ossia è lievemente superiore rispetto a quello consigliato dall’OMS.

CBD in Italia: sì o no

Il CBD può dunque essere consumato senza problemi anche nel nostro Paese. L’importante è che si presti attenzione al tipo di prodotto acquistato, il quale deve rispettare le norme vigenti. Questo significa che deve essere ricavato da piante coltivate in uno dei Paesi dell’Unione, contenenti meno dello 0,2 per cento di THC.

Per non incorrere in sanzioni è dunque preferibile comprare prodotti a base di CBD presso rivenditori affidabili online, come JustBob, oppure in negozi specializzati presenti nella propria città.

Questo permetterà anche di acquistare prodotti di qualità, con una buona percentuale di cannabidiolo e dunque sicuramente più efficaci.

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1 commento

  1. Su questo argomento c’è ancora un po’ di confusione perché in realtà in Italia è legale vendere il CBD purché entro i limiti stabiliti dalla legge, che sono stati riportati nell’articolo.
    Tuttavia, sono stati posti dei severi limiti alla coltivazione che, di riflesso, sono stati estesi anche alla vendita.
    In realtà, non si parla apertamente di commercializzazione all’interno della legge n. 242/2016 e la giurisprudenza si è quindi pronunciata più volte con pareri discordanti.
    Infatti, non essendo la vendita compresa nell’ambito di applicazione della legge, parrebbe che la commercializzazione costituisca reato di cui all’art. 73 del d.P.R. n. 309 del 9 ottobre 1990, anche con livelli di THC bassi, salvo che i prodotti siano privi di efficacia drogante.
    La Cassazione penale si è pronunciata più volte sulla tematica, stabilendo infine che la commercializzazione è possibile per le infiorescenze di cannabis sativa coltivate secondo i principi della legge n.242, quindi con un THC inferiore allo 0,5%.

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