Presentata alla Camera la proposta di Marco Furfaro. Diritti riproduttivi, equità di accesso e consultori al centro della nuova legge
(altro…)Categoria: Politica
-
Amalfi trionfa nel cuore della storia: emozioni e orgoglio alla 70esima Regata delle Repubbliche Marinare
Il deputato Vietri (FdI) celebra l’evento come simbolo d’unità nazionale. A Genova il Palio, ma vince la tradizione
(altro…) -
Emergenza Campi Flegrei: Musumeci propone lo stato d’emergenza nazionale
Il ministro annuncia la misura straordinaria dopo tre forti scosse in due mesi
(altro…) -
Referendum, accuse infuocate: “Il governo boicotta il voto”, Schlein attacca e Fumarola si chiama fuori
Dalla leader del Partito Democratico accuse gravi all’esecutivo, mentre la Cisl prende le distanze dallo strumento referendario
Schlein all’attacco: “Il governo boicotta il voto”
Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, ha lanciato un’accusa pesantissima in un’intervista a La Stampa: “Il governo sta boicottando i referendum“. Secondo la leader dem, si tratta di un tentativo consapevole di ostacolare la partecipazione popolare su cinque quesiti chiave che riguardano lavoro, cittadinanza e sicurezza sociale.
La linea del PD è chiara: “Pieno appoggio a tutti e cinque i quesiti”, ribadisce Schlein. Una presa di posizione netta, che punta a mobilitare gli elettori contro quello che definisce “un comportamento grave da parte delle istituzioni”. E affonda anche contro il presidente del Senato Ignazio La Russa: “Grave che la seconda carica dello Stato inviti a disertare le urne”.
I temi al centro del voto: cittadinanza e lavoro
Tra i temi principali del referendum spicca il nodo dell’acquisizione della cittadinanza italiana. Schlein lo dice senza mezzi termini: “Chi nasce o cresce in Italia è italiano. In attesa di una legge compiuta, votiamo sì per correggere una norma ingiusta“.
Altrettanto centrale è la questione del lavoro precario. La segretaria del PD insiste sull’importanza di “votare sì per contrastare la precarietà e aumentare la sicurezza nei luoghi di lavoro“. Secondo fonti interne, oltre il 90% della base del partito condivide questa linea referendaria, a testimonianza di un forte radicamento del consenso.
La Cisl si smarca: “Non andrò a votare”
Sul fronte sindacale arriva però un altolà: Daniela Fumarola, segretaria generale della Cisl, ha annunciato al Corriere della Sera che non parteciperà al voto dell’8 e 9 giugno. “Ritengo che lo strumento del referendum non sia adeguato“, ha dichiarato.
Secondo Fumarola, servirebbe invece una “riforma organica che coinvolga Parlamento e forze sociali”. Critica anche la natura politica del dibattito: “Rischiamo che tutto venga ridotto a una logica da stadio, mentre il mondo del lavoro è radicalmente cambiato”.
Uno scontro di visioni sul ruolo della democrazia diretta
Il confronto tra la posizione della Schlein e quella di Fumarola evidenzia due approcci opposti alla democrazia diretta. Da un lato c’è chi la vede come strumento di mobilitazione popolare e correzione normativa. Dall’altro, chi la considera un’arma spuntata, inadatta a intercettare la complessità delle riforme attuali.
Quel che è certo è che i referendum dell’8 e 9 giugno saranno non solo un banco di prova per i quesiti proposti, ma anche un termometro politico della partecipazione democratica in Italia.
-
Conte infiamma il voto: “Non fate come La Russa!”
Il leader del Movimento 5 Stelle lancia la campagna per il referendum dell’8 e 9 giugno e attacca il governo: “Vogliono l’astensionismo, noi diciamo 4 volte sì”
(altro…) -
La Russa invita all’astensione: bufera politica sui referendum di giugno
Il caso: l’invito all’astensione del presidente del Senato
Durante un evento a Firenze, Ignazio La Russa, presidente del Senato, ha dichiarato senza mezzi termini: “Farò propaganda affinché la gente se ne stia a casa” in merito ai referendum dell’8 e 9 giugno. Un’affermazione che ha immediatamente sollevato un polverone politico. Sebbene abbia precisato di essere ancora incerto sul suo voto personale, la sua intenzione di promuovere l’astensione ha fatto discutere.
Secondo La Russa, in qualità di seconda carica dello Stato, non sarebbe obbligato a esprimere apertamente la propria posizione, ma il messaggio è chiaro: disertare le urne.
Cinque referendum, due giorni cruciali
I cinque referendum previsti riguardano lavoro e cittadinanza, temi caldi e centrali per milioni di italiani. E proprio in questo contesto, l’uscita di La Russa assume un peso politico rilevante.
In un Paese dove l’affluenza è spesso bassa, incentivare il non voto significa, di fatto, tentare di invalidare la consultazione popolare, vanificando l’espressione diretta dei cittadini.
La risposta del Partito Democratico: “Grave attacco ai principi costituzionali”
Durissima la replica della segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, che ha accusato la destra di comportamenti irresponsabili: “È indegno che a dirlo sia la seconda carica dello Stato”.
Schlein ha ricordato che il voto è un dovere civico sancito dalla Costituzione e che scoraggiarlo significa minare la democrazia. Secondo la leader PD, l’estrema destra al governo “dimostra di non curarsi dei principi, dei diritti e del lavoro”.
Un gesto simbolico che infiamma il clima politico
L’invito all’astensione da parte di un’istituzione apicale come il presidente del Senato rappresenta un precedente pericoloso. In un clima già polarizzato, l’appello a “restare a casa” può contribuire ad aumentare il disincanto verso la politica.
Per molti osservatori, queste parole rischiano di delegittimare lo strumento referendario stesso, spingendo ulteriormente verso una crisi della partecipazione democratica.
E ora? Il destino dei referendum è nelle mani degli elettori
A meno di un mese dalle urne, il dibattito è più acceso che mai. Ma la vera risposta, come ha sottolineato Schlein, spetta ai cittadini: “La migliore risposta è andare a votare”.
Il messaggio è chiaro: se la politica cerca di silenziare la voce popolare, è proprio con il voto che il popolo può farsi sentire.
-
Toscana sotto attacco: il governo impugna la legge sul fine vita
Un atto di rottura: il governo blocca la Toscana
Il Consiglio dei ministri ha deciso di impugnare la legge regionale della Toscana sul fine vita, una norma che mirava a regolamentare il suicidio medicalmente assistito in assenza di una legge nazionale. La notizia è stata diffusa da fonti dell’esecutivo e rappresenta un chiaro segnale di frizione tra Stato e Regioni su un tema che tocca profondamente etica, libertà individuale e diritto alla salute.
Giani attacca: “È paradossale ostacolare chi colma un vuoto normativo”
Non si è fatta attendere la replica del presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, che ha definito la decisione “paradossale”. Secondo Giani, il Governo invece di legiferare a livello nazionale come richiesto dalla Corte Costituzionale, avrebbe preferito bloccare chi ha provato ad attuare i suoi dettami. “Difenderemo la nostra legge, certi di aver agito nel rispetto delle persone”, ha dichiarato con fermezza.
Una legge che nasce da un vuoto normativo
La legge toscana sul suicidio assistito era stata approvata per dare applicazione a quanto stabilito dalla sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale, che sollecita il Parlamento a legiferare in materia. Tuttavia, in mancanza di una normativa nazionale, alcune Regioni — come appunto la Toscana — hanno provato a colmare il vuoto per garantire diritti fondamentali ai cittadini.
Bullismo e riforma fiscale: le altre decisioni del CdM
Oltre alla questione sul fine vita, il Consiglio dei ministri ha dato il via libera anche al decreto legislativo contenente le disposizioni contro bullismo e cyberbullismo, e al decreto attuativo della riforma fiscale riguardante i tributi di Regioni ed enti territoriali. Temi rilevanti, ma che non hanno attirato l’attenzione e il dibattito come lo scontro aperto sul diritto a morire con dignità.
-
Manovra 2025: approvata la Legge di Bilancio
Il Senato ha approvato la fiducia richiesta dal governo sulla Manovra 2025, rendendo il testo ufficialmente legge. Con 112 voti favorevoli, 67 contrari e un astenuto, il via libera definitivo è arrivato in un secondo voto con 108 sì, 63 no e un solo astenuto. La Legge di Bilancio per il 2025 prevede un valore complessivo di circa 30 miliardi di euro.
Un sostegno equilibrato per famiglie e imprese
La premier Giorgia Meloni ha definito la Manovra “di grande equilibrio”, sottolineando l’importanza delle misure volte a sostenere i redditi medio-bassi e le famiglie con figli. Tra i punti di forza spiccano:
- Risorse record destinate alla sanità.
- Riduzione della pressione fiscale.
- Incentivi per chi produce e crea occupazione e benessere.
Secondo Meloni, il governo ha rispettato l’impegno di mantenere “i conti in ordine” senza abbandonare il programma elettorale. Tra le priorità figurano il contrasto all’evasione fiscale e una rinnovata fiducia nei rapporti tra Stato e cittadini.
Obiettivo: un’Italia più giusta e competitiva
L’approvazione della Legge di Bilancio segna “un altro passo avanti per un’Italia più giusta, forte e competitiva”. Con queste parole, la premier ha ribadito l’impegno del governo nel promuovere misure concrete per la crescita economica e sociale del Paese.
Cosa ne pensi di questa Manovra? Esprimi la tua opinione nel form qui sotto, il tuo contributo è importante!
-
Elezioni annullate in Romania: Rizzo denuncia un attacco alla democrazia
Le recenti elezioni presidenziali in Romania hanno suscitato scalpore internazionale dopo l’annullamento del primo turno a causa di presunte influenze russe. Un evento che ha provocato una dura reazione da parte di Marco Rizzo, leader di Democrazia Sovrana e Popolare, il quale ha definito la situazione “di una gravità assoluta”. Durante un’intervista alla trasmissione “Calibro 8” su Radio Cusano Campus, Rizzo ha analizzato il caso, sollevando dubbi sulla legittimità della decisione e sull’impatto che questa potrebbe avere sulla stabilità democratica nell’Unione Europea.
Secondo quanto dichiarato, l’accusa principale riguarderebbe l’influenza esercitata dal social network TikTok durante la campagna elettorale. “Non so quanti utenti utilizzino TikTok in Romania – ha osservato Rizzo – ma è bizzarro pensare che un social network possa influire a tal punto sul voto”. La sua critica si è poi estesa a una riflessione più ampia: “La democrazia sembra valere solo se vincono le forze che condividono il pensiero unico e il mainstream. Altrimenti, si cerca un pretesto per invalidare i risultati”.
L’annullamento delle elezioni non è solo un problema interno alla Romania, ma coinvolge direttamente l’intera Unione Europea, mettendo in discussione i principi di sovranità e libertà democratica su cui si fonda. “Un Paese membro dell’Unione è nostro fratello – ha affermato Rizzo – e ciò che accade là riguarda tutti noi”.
Questa vicenda apre interrogativi cruciali sull’integrità dei processi democratici e sull’influenza dei poteri economici e finanziari nel plasmare il destino politico delle nazioni. Qual è il confine tra il legittimo controllo e l’interferenza indebita? E soprattutto, chi definisce cosa sia davvero una minaccia alla democrazia?
-
Un caso di tesseramento irregolare scuote il Pd. Misiani denuncia: “Una vergogna che non tollereremo”
Antonio Misiani, senatore del Partito Democratico, ha definito “una vergogna” quanto accaduto ad un uomo di Avellino, ricoverato da mesi, che sarebbe stato tesserato al Pd senza il suo consenso. Durante un intervento nella trasmissione ‘Calibro 8’ su Radio Cusano Campus, il senatore ha ribadito la ferma intenzione del partito di contrastare ogni forma di abuso e irregolarità, dichiarando che saranno prese misure severe contro i responsabili.
Misiani ha sottolineato come il Partito Democratico si sia sempre opposto ai cosiddetti “signori delle tessere”, avviando in passato azioni decisive per eliminare questi fenomeni. “Prenderemo provvedimenti verso chi ha compiuto un atto così grave. La mia solidarietà va al diretto interessato e alla sua famiglia che ha denunciato l’accaduto”, ha affermato il senatore.
La vicenda ha sollevato un forte dibattito politico e mediatico, riportando al centro dell’attenzione il tema dell’uso illecito delle tessere di partito. Per Misiani, episodi come questo rappresentano un attacco alla credibilità del sistema politico, che il Partito Democratico si impegna a proteggere.
Cosa ne pensi di questa vicenda? Esprimi la tua opinione nel form in basso.
-
Meloni e Orbán: rafforzare la cooperazione tra Italia e Ungheria
Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il Primo Ministro ungherese Viktor Orbán si sono incontrati a Palazzo Chigi per discutere di politica europea, relazioni bilaterali e sfide internazionali. L’incontro ha sottolineato la volontà comune di rafforzare il dialogo politico e di coordinarsi su questioni strategiche.
Un bilancio positivo sulla presidenza ungherese del Consiglio UE
Giorgia Meloni ha elogiato Viktor Orbán per i risultati ottenuti durante la presidenza semestrale ungherese del Consiglio dell’Unione europea, evidenziando l’importanza della dichiarazione di Budapest sulla competitività e i progressi nei negoziati di adesione dell’Albania. Sono stati sottolineati anche i passi avanti di Bulgaria e Romania verso l’ingresso nell’area Schenge
Rapporti economici e investimenti strategici
Meloni e Orbán hanno ribadito l’importanza del partenariato bilaterale, evidenziando il valore degli scambi commerciali tra Italia e Ungheria, che nel 2023 hanno raggiunto i 14 miliardi di euro. Particolare attenzione è stata dedicata agli investimenti nei settori strategici di infrastrutture ed energia, con l’obiettivo di rafforzare ulteriormente la cooperazione economica.
Pace e sicurezza internazionale: focus su Ucraina e Medio Oriente
Durante l’incontro, i due leader hanno discusso della situazione in Medio Oriente e della necessità di raggiungere una pace stabile e duratura in Ucraina, nel rispetto del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite. Hanno anche confermato l’impegno per la Ukraine Recovery Conference, che si terrà in Italia nel luglio 2025.
Collaborazione NATO ed Europa: un impegno condiviso
Un punto centrale del dialogo è stato il ruolo delle Forze Armate italiane nel supporto al battaglione multinazionale ungherese nell’ambito della NATO. Meloni e Orbán hanno sottolineato l’importanza di consolidare la stabilità nei Balcani occidentali, sostenendo il processo di allargamento della regione verso l’Unione europea.
Migrazione irregolare: soluzioni concrete e cooperazione internazionale
La gestione della migrazione irregolare ha rappresentato un tema cruciale dell’incontro. Meloni e Orbán hanno sottolineato la necessità di un quadro giuridico aggiornato per facilitare i rimpatri e hanno discusso l’importanza di cooperare con i Paesi di origine e di transito. Hanno ribadito l’urgenza di affrontare le cause profonde del fenomeno e di combattere il traffico di esseri umani, ispirandosi al modello di cooperazione avviato tra Italia e Albania.
-
No all’emendamento per la cancellazione di 8 vaccini su 12
Il Senato respinge la proposta del senatore Borghi
L’emendamento al decreto legge sulle liste d’attesa, presentato dal senatore della Lega Claudio Borghi, non sarà esaminato dalla Commissione Affari Sociali del Senato. La proposta chiedeva di eliminare l’obbligo vaccinale per i minori fino a 16 anni e per i minori stranieri non accompagnati.
L’inammissibilità dell’emendamento
Secondo fonti parlamentari, l’emendamento verrà dichiarato inammissibile per estraneità di materia. La decisione sarà formalizzata durante la riunione della Commissione Affari Sociali del Senato prevista per martedì prossimo.
La proposta di Borghi: “Ripresenterò il mio emendamento”
Il senatore Borghi ha dichiarato che non intende arrendersi e che ripresenterà la sua proposta. L’emendamento prevedeva l’abolizione dell’obbligo per 8 dei 12 vaccini attualmente richiesti per i minori.
La tua opinione
Cosa ne pensate della decisione del Senato? Esprimete la vostra opinione nei commenti qui sotto.
-
Piantedosi: I sindaci chiedono maggiore sicurezza nelle città
Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha evidenziato ieri, durante il suo intervento al ‘Forum in masseria’ a Manduria, l’importanza crescente della presenza visibile delle forze di polizia nelle grandi città.
La politica di rassicurazione
“Stiamo orientando sempre di più le nostre azioni verso una politica di rassicurazione, con una presenza visibile delle forze di polizia, elemento oggi molto apprezzato”, ha dichiarato Piantedosi.
Un cambiamento di percezione
Anni fa, la ‘militarizzazione’ delle città non era sempre considerata in modo positivo. Tuttavia, secondo Piantedosi, la situazione è cambiata radicalmente. “Oggi la presenza tangibile e visibile dei presidi di polizia è molto ambita”, ha spiegato il ministro.
La richiesta dei sindaci
Piantedosi ha concluso il suo intervento sottolineando come non ci sia alcun sindaco che non invochi una maggiore presenza delle forze di polizia nelle proprie città. Questa richiesta riflette il desiderio crescente di sicurezza e rassicurazione tra i cittadini.
-
Autonomia differenziata: depositati quesiti referendum
Autonomia e disuguaglianze in Italia: la battaglia del Pd
Alla Corte di Cassazione sono stati depositati i quesiti referendari contro la riforma dell’autonomia. La segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha espresso una chiara opposizione, dichiarando: “Chi nasce in Calabria avrà meno opportunità di chi nasce in Lombardia e questo per noi è inaccettabile”.
Il M5S e la lotta contro lo ‘SpaccaItalia’
Anche il Movimento 5 Stelle, con il suo leader Giuseppe Conte, si unisce alla battaglia contro la riforma. Conte ha affermato: “Fermeremo lo ‘SpaccaItalia’ tutti insieme, per evitare la condanna a morte della Sanità, dell’Istruzione e delle Infrastrutture. Non ci fermeranno con calci e pugni. Sventoleremo il tricolore dell’Italia e dell’unità”.
Uniti per l’unità: Pd e M5S contro la riforma
Le due forze politiche sono determinate a contrastare una riforma che, secondo loro, porterà a un’Italia divisa in venti democrazie diverse, creando enormi disparità tra le regioni. Con l’unità come bandiera, Pd e M5S sono pronti a dare battaglia per preservare l’integrità del paese.
-
1.600 ispettori del lavoro in più: il governo Meloni intensifica la sicurezza sul lavoro
La sicurezza sul lavoro al centro dell’agenda governativa
Dietro ai freddi numeri e alle statistiche ci sono volti, storie e famiglie. È nostro compito pensare a loro quando si fanno scelte e si prendono decisioni. Con queste parole, la premier Giorgia Meloni ha sottolineato l’importanza della sicurezza sul lavoro durante il suo intervento alla cerimonia alla Camera dedicata alle vittime degli incidenti sul lavoro.
Una sfida che coinvolge tutti
La sicurezza sul lavoro è una delle priorità del governo, ma è una sfida che coinvolge tutti. Questo è il messaggio forte e chiaro che la premier ha voluto trasmettere. Per affrontare questa sfida, Meloni ha evidenziato la necessità di aumentare i controlli e inasprire le pene per chi non rispetta le norme.
L’assunzione di 1.600 nuovi ispettori del lavoro
Per concretizzare questi obiettivi, il governo ha disposto l’assunzione di 1.600 ispettori del lavoro in più. L’obiettivo è ambizioso: raddoppiare le ispezioni nel 2024. Questo incremento del personale ispettivo è un passo significativo verso il miglioramento delle condizioni di sicurezza sui luoghi di lavoro, dimostrando l’impegno del governo nel tutelare i lavoratori e le loro famiglie.
-
La Camera approva la mozione sulla soluzione a due Stati
Approvazione della mozione di maggioranza
La Camera dei Deputati ha approvato la mozione presentata dalla maggioranza riguardante le iniziative volte al riconoscimento dello Stato di Palestina. Questa decisione rappresenta un passo significativo nelle politiche estere italiane, sottolineando l’impegno del Paese verso una soluzione negoziata e pacifica.
Impegno a livello europeo e internazionale
La mozione impegna il governo a sostenere, nelle opportune sedi europee e internazionali, iniziative finalizzate al riconoscimento dello Stato di Palestina. L’obiettivo è promuovere una soluzione basata sulla coesistenza di due Stati sovrani e democratici che possano riconoscersi reciprocamente e vivere fianco a fianco in pace e sicurezza.
Reazioni e respingimenti
Nonostante l’approvazione della mozione di maggioranza, altre mozioni presentate da Pd, M5S e Alleanza Verdi Sinistra sono state respinte. Il Movimento 5 Stelle ha deciso di disertare il voto, definendo l’intera procedura una “farsa”. Questa spaccatura mette in luce le diverse opinioni all’interno del panorama politico italiano riguardo alla questione palestinese.
-
No alleanze con Ecr e Id: la posizione di Schlein
La leader del Partito Democratico, Elly Schlein, ha dichiarato chiaramente la sua opposizione a qualsiasi tipo di alleanza con l’Ecr di Giorgia Meloni e con Id di Le Pen e Salvini. “Per noi non è quella la strada, non si possono fare alleanze con loro”, ha affermato Schlein durante il pre-vertice del Pse a Bruxelles.
Allargare la maggioranza ai Verdi europei
Schlein ha espresso l’importanza di allargare la maggioranza ad altre famiglie democratiche, come i Verdi europei. “Ci sono tanti obiettivi condivisi con i Verdi, come la difesa del Green Deal”, ha sottolineato la leader del PD. Questa apertura verso i Verdi riflette un impegno verso politiche ecologiche e sostenibili che sono al centro delle priorità del partito.
Priorità per la prossima Commissione Europea
Per Schlein, le priorità per la prossima Commissione Europea includono investimenti comuni e un’Europa più sociale. Questi temi sono fondamentali per il futuro dell’Unione Europea e rappresentano un punto di convergenza tra le diverse famiglie politiche democratiche. Schlein ha sottolineato la necessità di lavorare insieme per costruire un’Europa più equa e solidale.
-
Stabilità politica Italiana e incertezze europee: un’analisi di Unimpresa
Le recenti elezioni europee hanno dipinto un quadro politico di complessa interpretazione, come sottolineato dal presidente onorario di Unimpresa, Paolo Longobardi. Sul fronte nazionale, i risultati hanno consolidato la maggioranza di governo, assicurando una stabilità essenziale per il proseguimento dell’attività legislativa. Questa stabilità è cruciale per permettere al governo di completare il mandato quinquennale previsto dalla Costituzione, favorendo l’implementazione di riforme strutturali e politiche economiche di lungo termine. Tale scenario promette una crescita sostenibile, attrazione di investimenti e miglioramento della qualità della vita, con particolare attenzione allo sviluppo delle piccole e medie imprese e alla tutela del made in Italy.
D’altro canto, a livello europeo, la frammentazione del voto ha generato incertezze sulla formazione di una maggioranza nel Parlamento Europeo e sulla composizione della nuova Commissione Europea. Questa situazione di incertezza può influenzare negativamente la capacità dell’Unione Europea di rispondere efficacemente alle sfide globali come il cambiamento climatico, le crisi migratorie e la competizione economica internazionale.
Un altro punto critico evidenziato da Longobardi è la bassa affluenza alle urne, vista come una mancata opportunità per molti cittadini di partecipare attivamente al processo democratico. Egli sottolinea l’importanza della partecipazione elettorale per il funzionamento delle istituzioni democratiche e la legittimazione delle decisioni politiche, auspicando iniziative future che possano incentivare una maggiore partecipazione.
Nonostante le complessità, Longobardi esprime fiducia nella capacità dell’Unione Europea di superare queste sfide attraverso il dialogo e la cooperazione tra gli Stati membri. La coesione e la solidarietà saranno decisive per garantire una governance efficace e un futuro prospero per tutti i cittadini europei.
In conclusione, i risultati delle elezioni europee offrono al contempo opportunità e sfide: stabilità a livello nazionale e complessità politica a livello europeo. È essenziale che i leader europei collaborino per garantire una governance stabile e inclusiva, capace di affrontare le sfide comuni.