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Torino: vietato l’accesso in Duomo a un cieco con il cane guidaL’UICI Piemonte: “Ennesima discriminazione inaccettabile”

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“Quello verificatosi a Torino è un fatto grave, indice di insensibilità e di indifferenza, alla faccia delle lotte che l’associazione che rappresento porta avanti da oltre 100 anni”.Lo afferma il presidente dell’Unione Ciechi e Ipovedenti del Piemonte, Franco Lepore, a margine dell’ultimo episodio di discriminazione ai danni di un non vedente, che si è visto negare l’accesso in Duomo perché accompagnato dal proprio cane guida.

L’episodio, avvenuto lo scorso 3 gennaio, ha avuto come protagonistaVittorino Biglia, non vedente residente in provincia di Imperia che, per entrare in Duomo con il suo fedele amico Spritz, uno splendido esemplare di Labrador nero, dopo essere stato bloccato da un addetto alla sicurezza ha dovutochiedere l’intervento delle forze dell’ordine.
“La legge n. 37 del 1974, così come integrata e modificata dalla legge n. 376 del 1988 e dalla legge n. 60 del 2006 – spiega il presidente regionale dell’UICI, che nella vita svolge la professione di avvocato – stabilisce che la persona cieca ha il diritto di farsi accompagnare dal proprio cane guida nei suoi viaggi sui mezzi di trasporto pubblico e in tutti gli esercizi aperti al pubblico. Chi non rispetta la legge è punibile con una sanzione amministrativa pecuniaria. Voglio ricordare- aggiunge Lepore – che i cani guida sono gli “occhi di chi non vede” e che certe discriminazioni non dovrebbero nemmeno esistere. Ci aspettiamo pertanto le pubbliche scuse dal parroco per l’increscioso episodio. La nostra Associazione si dichiara fin da ora disponibile ad incontrare i responsabili della parrocchia per spiegare loro cosa prevede la legge e per fornire la formazione adeguata a tutto il personale al fine di rendere il Duomo di Torino sempre più inclusivo”.
In tutta Italia i casi di discriminazione come quello che ha subito Vittorino Biglia sono numerosi. “Sono indignato e provo una grande amarezza per ciò che è successo – dice il protagonista della vicenda – anche perché alla fine gli unici a scusarsi con il sottoscritto sono stati i poliziotti, che ovviamente non avevano nessuna colpa. E pensare che, nei giorni precedenti, il titolare di un bar mi aveva negato l’accesso ai locali per lo stesso motivo ma in quel caso mi ero recato in un altro esercizio.Trovo inconcepibile che, per far valere i propri diritti, una persona sia costretta a chiamare le forze dell’ordine sottraendole ad attività ben più urgenti.Purtroppo si tratta di episodi sempre più frequenti, spero solo che questa vicenda serva a sensibilizzare l’opinione pubblica. Le leggi sono fondamentali ma poi servono l’educazione, il rispetto e il buon senso”.
Conclude il presidente Lepore:”Continueremo a vigilare affinché, in chiesa come al bar, episodi come questo non si ripetano più. Attendiamo scuse formali e se necessario, siamo pronti a far sentire la nostra voce in ogni sede”.

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