A cura di Tiffany Wilding, North American Economist e Allison Boxer, Economist di PIMCO
La Federal Reserve ha fatto una pausa a giugno, ma ha alzato le sue stime per i tassi di interesse nel corso dell’anno. Prevediamo un aumento a luglio, ma rimaniamo scettici su successivi rialzi.
Dopo aver aumentato i tassi di interesse in 10 riunioni consecutive dal marzo 2022, la Federal Reserve statunitense ha fatto una pausa a giugno, ma prevede un ulteriore inasprimento. Alla luce dei dati economici recenti e delle previsioni riviste dalla Fed, riteniamo che questa pausa sia probabilmente un “salto di turno” e che assisteremo a un altro – e probabilmente ultimo – rialzo dei tassi a luglio. Più in là, il nostro scenario di base prevede un indebolimento dell’economia statunitense a fine estate o in autunno, che probabilmente indurrà la Fed a sospendere i rialzi dopo luglio. Tuttavia, se i dati continueranno ad essere forti e a spingere la Fed a continuare ad aumentare i tassi, il rischio di un rallentamento più marcato probabilmente aumenterà.
I funzionari della Fed stanno bilanciando i rischi di un’inflazione elevata, che ha fatto pochi progressi nella prima metà del 2023, e gli effetti ritardati della campagna di inasprimento di 500 punti base. Sebbene i funzionari della Fed abbiano lasciato intendere di volersi prendere più tempo per valutare l’impatto della politica monetaria, l’inflazione core ostinatamente stabile e i rapporti sul mercato del lavoro che si sono susseguiti da quando la Fed ha accennato a una pausa complicano l’operazione di bilanciamento.
Pausa hawkish
Nella riunione di giugno la Fed ha lasciato invariati i tassi e la politica di bilancio, pur segnalando che potrebbero essere necessari ulteriori rialzi dei tassi. La nuova Sintesi delle Proiezioni Economiche include aggiustamenti al rialzo del dot plot; i banchieri centrali hanno alzato le proiezioni sui tassi d’interesse per il 2023, tanto che il punto mediano è salito di 50 punti base al 5,6%. Una maggioranza significativa (12 banchieri centrali su 18) vede almeno altri 50 punti base di inasprimento quest’anno, il che suggerisce che il presidente Jerome Powell e altri membri della dirigenza della Fed sono tra coloro che si aspettano ulteriori rialzi.
I funzionari della Fed hanno inoltre corretto le proiezioni economiche verso una posizione da falco, prevedendo per quest’anno un calo della disoccupazione, una crescita più sostenuta e un’inflazione più vischiosa, in linea con le loro proiezioni che prevedono la necessità di un ulteriore inasprimento della politica monetaria.
È interessante notare che diversi funzionari hanno alzato leggermente le stime di lungo periodo per quanto riguarda i tassi, una sorta di indicatore per il tasso di interesse neutrale. Sebbene la mediana sia rimasta invariata al 2,5% (in linea con l’intervallo New Neutral di PIMCO), le revisioni al rialzo suggeriscono che i funzionari potrebbero considerare se il tasso di interesse neutrale si sia evoluto dopo la pandemia.
Mantenere l’opzionalità
Nella conferenza stampa, il presidente Powell ha suggerito che la pausa nei rialzi dei tassi potrebbe essere di breve durata. Riteniamo che la Fed stia cercando di mantenere l’opzionalità di aumentare i tassi o saltare un turno in ogni singola riunione, a seconda delle condizioni. Rallentare il ritmo dell’inasprimento, pur continuando a lasciare che i mercati si aspettino altri rialzi, può contribuire a mantenere le condizioni finanziarie adeguatamente rigide e a guadagnare tempo affinché gli effetti ritardati dei precedenti rialzi dei tassi si manifestino nei dati macro.
Riteniamo che la Fed conservi la posizione secondo cui il rischio di fare troppo poco per raffreddare l’inflazione sia maggiore di quello di fare troppo. Sebbene il presidente Powell abbia lasciato intendere che la Fed potrebbe potenzialmente alzare i tassi a ogni altra riunione, le nostre previsioni di indebolimento macroeconomico nel secondo semestre sollevano dubbi sulla possibilità che la Fed realizzi tutti i rialzi (cioè, almeno altri due) previsti nelle sue ultime proiezioni.
I rischi macro sono in aumento
Nonostante i recenti dati positivi, continuiamo a vedere un’economia statunitense a due velocità. Da un lato, i dati sull’inflazione, così come il mercato del lavoro, sono rimasti resistenti, in particolare dalla precedente riunione della Fed di maggio. Dall’altro lato, la crescita delle buste paga ha continuato a rallentare, le aziende stanno riducendo le ore di lavoro e i settori dell’inflazione che sono stati ostinatamente vischiosi, come l’inflazione degli affitti, sembrano finalmente raggiungere il picco.
Anche i cambiamenti di politica governativa aggiungeranno probabilmente volatilità macro nella seconda metà dell’anno, mettendo potenzialmente in crisi l’economia statunitense proprio quando i funzionari della Fed si riuniranno per la riunione di settembre. La ripresa dei pagamenti dei prestiti agli studenti a settembre e le scadenze fiscali rinviate a ottobre potrebbero rappresentare dei significativi freni ai consumi nel terzo trimestre. Pur continuando a ritenere che bilanci sani delle famiglie possano contribuire a sostenere l’economia generale, l’aumento dei costi del servizio del debito rischia di intaccare l’eccesso di risparmio delle famiglie, riducendo quello che è stato un importante sostegno alla crescita degli Stati Uniti.
In conclusione, le nostre prospettive cicliche prevedono ancora una recessione. Riteniamo che un ulteriore rialzo a luglio porterà probabilmente la Fed al suo picco per questo ciclo, ma se dati reali più forti dovessero spingere la Fed a continuare ad effettuare rialzi, aumenterebbero anche le possibilità di un rallentamento più significativo.