Home Spettacolo Musica Devo Nod ci racconta il suo nuovo disco “Anno Zero”

Devo Nod ci racconta il suo nuovo disco “Anno Zero”

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“ANNO ZERO” di Devo Nod è un disco che richiama sonorità Post-Grunge e Dark, con influenze che spaziano dagli Alice In Chains a Marilyn Manson, con dei richiami anche al metal melodico moderno e al rock americano (Pearl Jam). Un viaggio nella mente umana partendo dai drammi esistenziali simulati di “A Family Drama”, alla libertà sensoriale punk di “I Like”, alla tentata ribellione verso il sistema di “Stop”, alla voglia di isolamento di “Free River”. A seguire si scende più in profondità nella follia di Devo Nod, con i brani “Now I Feel It”, “Kill Me, Fuck” e “Gacy” che parlano di depressione e malattie mentali. Si rinasce con “Nightfire” e “The Road” dove sembra esserci una speranza come in tutte le storie, ma la speranza si chiude con “Let Me Die”, qui il mondo è finito, Devo è l’ultimo rimasto sulla terra e a quel punto è giusto che il disco si fermi.

Com’è iniziato il tuo percorso artistico?

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È iniziato seriamente con i Phonica, una band di rock italiano con la quale ho girato l’Italia e suonato a spalla di tantissimi artisti nazionali ed internazionali come Jamiroquai, James Brown, Elisa, Le Vibrazioni e altri. Poi ho lavorato per altri progetti in lingua inglese come gli X-Ray Life e i Pacino. Ora ci provo da solo.

Come potremmo definire il tuo genere?

Post-Grunge direi, ci sono però influenze anche dal metal e dal rock moderno.

Che messaggio vorresti lanciare con la tua musica?

Non ho messaggi in particolare, scrivo di quello che mi succede o degli stati d’animo che provo.

Da poco è uscito il tuo nuovo album “Anno Zero”. Ti va di presentarlo ai nostri lettori?

È un disco molto vario, con bei chitarroni aggressivi ma anche con bellissimi brani acustici malinconici. È adatto secondo me a tutti, a chi ascolta musica più rock ama anche a chi piace la musica più commerciale. A livello di liriche è un viaggio nella mente umana, trattando in ogni canzone un argomento diverso, ma coerente nella crescita dell’individuo nell’arco di una vita intera, dai problemi d’infanzia, alla vecchiaia.

Tra le tracce del disco c’è anche “Stop”, il tuo nuovo singolo. Come è nato?

È un pezzo scritto inizialmente chitarra e voce. Strofa e ritornello funzionavano e così ho lavorato agli arrangiamenti in studio. Il testo parla della mancata forza che abbiamo nel ribellarci a ciò che non ci sta bene. Siamo bravi a contestare nei social, ma soffriamo il dominio mentale dei media su di noi.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Suonare live in giro per l’Italia, mi piacerebbe molto, ci sto lavorando.

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