Tag: ginecologia

  • ALLATTAMENTO MATERNO: PROMOZIONE, TUTELA E SOSTEGNO GRAZIE AD UNA POLICY CONDIVISA

    Le società scientifiche e le federazioni professionali italiane dell’area perinatale e pediatrica si attivano in maniera integrata per recuperare l’allattamento dopo la pandemia da COVID-19

    Un riconoscimento ufficiale verrà attribuito ai Centri di Neonatologia e di Ginecologia ed Ostetricia, che riusciranno ad implementare la politica aziendale

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  • SIPPS: PARTO CESAREO DETERMINA DISBIOSI MICROBIOTA INTESTINALEMINIELLO: PUÒ CAUSARE MALATTIE ALLERGICHE, AUTOIMMUNI E METABOLICHE

    SIPPS: PARTO CESAREO DETERMINA DISBIOSI MICROBIOTA INTESTINALEMINIELLO: PUÒ CAUSARE MALATTIE ALLERGICHE, AUTOIMMUNI E METABOLICHE

    Roma, 6 dic. – “Se si sballa il microbiota nella prima epoca di vita, si modifica il sistema immunitario, e un bambino con una disbiosi è predisposto a malattie allergiche, autoimmuni e metaboliche.

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  • Sesso sicuro. I ginecologi imparano a parlarne

    Sesso sicuro. I ginecologi imparano a parlarne

    Roma, 24 maggio 2017 – È la Ginecologia la prima specialistica italiana a “mettersi in gioco” sul piano della comunicazione medico-paziente, dal confronto diretto al dialogo sui social, per favorire il reale cambiamento degli stili di vita in tema di salute sessuale e tutela della vita riproduttiva. È questo l’obiettivo del primo master “Health Communication in Ginecologia” promosso dall’Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani (AOGOI) in collaborazione con l’Università IULM di Milano: insegnare ai medici a parlare di “sesso sicuro” e di infezioni a trasmissione sessuale (ITS), una vera e propria emergenza in termini di salute pubblica, ma rispetto alle quali si comunica ancora poco e con un certo imbarazzo.

    Al secondo posto tra le infezioni più diffuse in Europa dopo quelle respiratorie, le ITS hanno fatto registrare in Italia oltre 95mila nuovi casi negli ultimi dieci anni, di cui il 20% nei giovani tra i 15 e i 24 anni che si affacciano alla sessualità in modo spesso disinformato. In progressivo aumento l’incidenza di clamidia, herpes genitale e papillomavirus umano (HPV), quest’ultimo causa oltre che di numerose neoplasie (in primis il cancro del collo dell’utero) anche dei condilomi, ad oggi la prima ITS per numero di visite e diagnosi nei Paesi occidentali. Sono infine tornate alla ribalta infezioni come la sifilide o la gonorrea (+79%), tutte malattie che possono causare infertilità e complicanze per la salute riproduttiva in entrambi i sessi.

    “Il ginecologo ha un ruolo fondamentale nella prevenzione e moltissimo dipende dalla sua capacità di affrontare l’argomento in maniera esplicita ma empatica, senza minimizzare i rischi per la salute sessuale e riproduttiva della coppia”, ha dichiarato Elsa Viora, Presidente AOGOI. “La comunicazione è quindi diventata parte essenziale del lavoro del medico che deve essere formato anche in questo campo, al di là del percorso accademico. Per questo motivo l’AOGOI ha deciso di investire le proprie risorse in un master dedicato alla comunicazione come parte integrante del proprio impegno nella formazione professionale e nella sempre maggiore umanizzazione del rapporto medico-paziente. Abbiamo scelto di partire da un tema di estrema rilevanza sociale, auspicando che a questa iniziativa ne seguano altre”, ha aggiunto Viora.

    “Nella pratica clinica quotidiana il ginecologo, più di qualsiasi altro professionista della salute, ha a che fare con tematiche particolarmente delicate e difficili da gestire, in particolar modo quando ci si rivolge alle giovani generazioni. Al di là delle indispensabili competenze scientifiche, non è sempre facile trasferire i messaggi sulla salute in maniera chiara ed esaustiva, facendo sì che riescano realmente ad incidere sui comportamenti individuali. La professionalità da sola non basta in un ambito di forte impatto emotivo come la ginecologia: è necessario superare le barriere che ostacolano un dialogo diretto con le pazienti e saper comunicare in maniera empatica per indirizzare la donna e la coppia lungo un percorso appropriato di controlli e di prevenzione e promuovere l’adozione di corrette abitudini sessuali a tutte le età”, ha spiegato Carlo Maria Stigliano, AOGOI, Direttore Scientifico del Master.

    Una comunicazione efficace deve fondarsi su basi rigorosamente scientifiche ma al tempo stesso essere facilmente comprensibile. “Nell’ambito dello screening e delle patologie HPV-correlate, ad esempio, i ginecologi devono essere in grado di spiegare in maniera chiara i risultati di difficile comprensione riportati nei referti e rassicurare le donne sul successivo percorso di cura, evitando di generare inutili ansie”, ha affermato Vito Trojano, presidente emerito AOGOI e vice presidente SIGO. “Una comunicazione efficace medico-paziente – prosegue l’esperto – concorre inoltre ad accrescere la fiducia e la percezione della professionalità dello specialista e della struttura sanitaria cui la donna si rivolge ed evita inutili contenziosi in sanità”.

    Non soltanto il confronto aperto con le donne, ma anche il dialogo attraverso i nuovi media è parte integrante di una comunicazione efficace e di un percorso di educazione alla sessualità. “È importante esplorare anche la Rete e la nuova sfera dei Social dove il medico può trovarsi ad interagire con le donne, soprattutto le più giovani, alla ricerca di informazioni per sciogliere dubbi e perplessità su sessualità e salute al femminile. Facebook, Twitter, Whatsapp sono ormai diventati strumenti imprescindibili per relazionarsi con le pazienti e rispondere ai loro quesiti, e proprio per questo l’utilizzo delle nuove tecnologie comunicative sarà al centro del percorso formativo offerto ai ginecologi”, ha spiegato Mauro Ferraresi, IULM, Direttore Scientifico del Master.

    “I recenti episodi di disinformazione e le polemiche sulle vaccinazioni non hanno fatto altro che sottolineare l’importanza della buona comunicazione di cui i ginecologi devono farsi promotori. Una comunicazione diretta e franca con le pazienti: con le pazienti più giovani che si affacciano alle prime esperienze sessuali, con i genitori dei giovani adolescenti per fare corretta informazione sulle possibilità di prevenzione offerte, ad esempio, dalle vaccinazioni, infine con le donne adulte e i loro partner per promuovere una sessualità e una genitorialità consapevole”, ha affermato Antonio Chiàntera, segretario nazionale AOGOI.

  • Procreazione Medicalmente Assistita, Rischi da conoscere, Paure da sconfiggere

    Procreazione Medicalmente Assistita, Rischi da conoscere, Paure da sconfiggere

    Procreazione Medicalmente Assistita. La prevenzione del rischio clinico nella medicina della riproduzione
    Rischi da conoscere Paure da sconfiggere
    Tra i rischi da conoscere e ancora troppo sottovalutati dalle pazienti le gravidanze gemellari, ipertensione, diabete, obesità
    Tra le paure da sconfiggere le conseguenze delle stimolazioni ormonali sulla salute della donna e del nascituro

    Firenze 21 Novembre 2016 – Si è conclusa nel capoluogo toscano una due giorni di dibattiti tra esperti della medicina della riproduzione promossa dal Centro Demetra di Firenze allo scopo di esaminare e comprendere come prevenire i rischi clinici nella procreazione medicalmente assistita. “Perché i rischi clinici della PMA, al pari di qualsiasi tecnica chirurgica o di laboratorio, esistono e vanno conosciuti e prevenuti – hanno dichiarato le dott.sse Claudia Livi ed Elisabetta Chelo del Centro Demetra, e vanno analizzati e gestiti in maniera globale e trasversale, non limitandosi all’identificazione e alla valutazione dei potenziali rischi in sala chirurgica o in laboratorio, ma valutando anche aspetti come quello dell’appropriatezza nei percorsi diagnostici e terapeutici, oppure il delicato aspetto della sicurezza dei bambini nati da PMA, la gestione dell’errore, la gestione delle paure delle donne rispetto alle conseguenze delle terapie ormonali.

    Ma siamo certi che le paure delle pazienti e delle coppie coincidano con quelli che gli esperti della medicina della riproduzione considerano i rischi clinici di queste tecniche? Per comprenderlo è proprio alle pazienti che il centro si è rivolto e lo ha fatto attraverso la condivisione di un sondaggio on line dal quale è emerso che la paura principale delle donne raggiunte in rete è rappresentata dalle conseguenze della stimolazione ormonale sulla propria salute, seguita dalla paura del fallimento e dall’ansia provocata da tale paura.

    “Dati di realtà estremamente fedeli a quelli prodotti dalla rete in Italia sono emersi da uno studio recentemente condotto in Svezia e discusso in occasione dell’evento – ha sottolineato il dr. Marco Mannelli, ginecologo del centro Demetra – paura del pick up, rischi delle tecniche, conseguenze della stimolazione e sullo sfondo, sempre e comunque, la paura di fallire, quest’ultima, secondo invece l’esperienza di Luisa Musto, fondatrice dell’associazione “Strada per un sogno” la paura in assoluto più avvertita.

    “Dai dati di realtà emerge lo scollamento tra le paure delle pazienti ed i rischi che noi esperti della medicina della riproduzione incontriamo nella pratica clinica e che miriamo a prevenire – ha commentato la dott.ssa Elisabetta Chelo del Centro Demetra. A titolo esemplificativo, se per le donne una gravidanza gemellare rappresenta un coronamento assoluto del proprio desiderio di maternità, tutti gli esperti concordano invece sul fatto che si tratti ancora di un rischio importante da prevenire e di cui le pazienti devono essere consapevoli”.

    Le complicanze di una gravidanza gemellare (in Italia costituiscono il 20% di tutte le gravidanze ottenute) sono molto maggiori di una gravidanza singola, in termini di parto pretermine, mortalità perinatale, diabete gestazionale e ipertensione, condizioni entrambe del tutto sottovalutate dalla donne intervistate se non addirittura ignorate.

    “Rischi clinici da conoscere e da prevenire quindi, ma anche informazioni preziose da condividere con le pazienti – ha aggiunto la Chelo. “Molte donne, per esempio, ritengono che trasferire più embrioni aumenti le probabilità di una gravidanza, mentre i dati di realtà ci dicono che ad aumentare sono solo le probabilità di una gravidanza gemellare o trigemine e con loro le complicanze correlate. Di contro, l’elevata qualità della tecnica di crioconservazione degli embrioni non trasferiti, è in grado di tutelare la paziente rispetto ai rischi insiti in un trasferimento multiplo, rimandando, in caso di insuccesso, ad un nuovo tentativo con i medesimi margini di successo del primo– ha concluso l’esperta.

    E che dire della paura delle conseguenze della stimolazione ormonale sulla salute delle pazienti, da molte in rete definita “un bombardamento ormonale”? A tentare di sfatare questa frequente paura è la dott.ssa Livi: “Se un rischio esiste è solo quello dell’iperstimolazione ovarica, ma che oggi è fortemente ridotto. Per indurre l’ovulazione si possono infatti utilizzare protocolli di trattamento che non provocano, se non in rarissimi casi, fenomeni di tal tipo. Non c’è invece alcun dato di letteratura sull’aumento del rischio di tumore in donne che hanno assunto i farmaci per la stimolazione ovarica. I dosaggi utilizzati – ha aggiunto e concluso l’esperta – sono definiti in base a precise linee-guida che tengono conto delle caratteristiche individuali e dell’età della donna. Ovviamente le donne giovani avranno necessità di dosaggi più bassi delle over-40 ma oggi siamo in grado di valutare la riserva ovarica di ciascuna donna con il dosaggio dell’ormone anti-mulleriano (AMH), prima di iniziare una PMA per poter meglio valutare i trattamenti e le probabilità di riuscita.”

  • Le quattro indicazioni emerse dal primo convegno internazionale sulla Medicina della Riproduzione e Ginecologia Endocrinologia

    Le quattro indicazioni emerse dal primo convegno internazionale sulla Medicina della Riproduzione e Ginecologia Endocrinologia

    «Occorre incentivare il dialogo tra ginecologi e centri specializzati: tempo, informazione, genetica ed endometriosi i temi di confronto», afferma il centro per la fertilità ProCrea, organizzatore della due giorni di Lugano

    «È indispensabile creare un contatto diretto tra ginecologi e centri specializzati in Medicina della Riproduzione al fine di non perdere tempo prezioso e indirizzare le coppie che sono alla ricerca di un figlio verso la strada più appropriata». L’appello arriva dal primo convegno internazionale di Medicina della Riproduzione e Ginecologia Endocrinologia organizzato dal centro ProCrea di Lugano, in collaborazione con il laboratorio Risch e ProCrea Lab. La due giorni di studio e confronto che si è svolta al LAC di Lugano il 21 e 22 aprile ha evidenziato in maniera forte la necessità di «creare un ponte di comunicazione tra i medici che visitano le pazienti per la prima volta e i centri specializzati», spiega Michael Jemec membro del comitato scientifico del convegno e direttore medico del centro ProCrea di Lugano. «Occorre un nuovo approccio alla Medicina della Riproduzione: non più due mondi distaccati, ma due ambiti che dialogano e si confrontano. E che hanno come unico obiettivo il benessere della paziente. Questo primo convegno ha voluto creare momenti di confronto e crescita reciproca».

    Quattro gli elementi da tenere in considerazione.

    1. Il tempo è il nemico da combattere. «Il tempo è il primo nemico della fertilità, soprattutto nella donna: più si lasciano passare gli anni e più si abbassano le possibilità di avere una gravidanza. È quindi importante che le coppie siano indirizzate subito verso specialisti in Medicina della riproduzione», spiega Marina Bellavia, membro del comitato scientifico del convegno e specialista di ProCrea.

    2. La scienza negli ultimi anni ha fatto passi da gigante. Prosegue Bellavia: «Le continue ricerche che vengono fatte a livelli internazionale aprono scenari costantemente nuovi che possono contribuire a diagnosticare con sempre maggiore precisione il perché di una mancata gravidanza e ad individuare la possibile soluzione al problema di infertilità riscontrato. È però importante che queste informazioni siano accessibili a tutti».

    3. La genetica. «È la vera novità nell’ambito della Medicina della Riproduzione e della procreazione assistita. Grazie ai nuovi test genetici è stato rivoluzionato l’approccio arrivando a migliorare complessivamente i tassi di successo delle terapie», spiega Giuditta Filippini, direttore di ProCrea Lab il laboratorio di genetica molecolare di ProCrea. Un esempio: «Con i test genetici possiamo andare maggiormente in profondità nel valutare la qualità del seme maschile, arrivando a individuare lo spermatozoo che presenta maggiori elementi di successo, quindi di fecondazione». Con la genetica si sono sviluppati anche percorsi diagnostici capaci di individuare malattie genetiche rare che possono essere trasmesse ai figli.

    4. Un nuovo approccio all’endometriosi. «Parliamo di una malattia silenziosa, ancora troppo poco conosciuta – e quindi spesso difficilmente diagnosticata – che influisce in modo negativo sulle possibilità di diventare mamma», precisa Bellavia. «Le ultime linee guida della Eshre – European Society of Human Reproduction and Embryology – che abbiamo avuto l’opportunità di presentare, aprono di fatto una nuova frontiera per le donne che ne sono affette e sono alla ricerca di un figlio. La soluzione non deve essere necessariamente chirurgica con ricorso alla Fivet, ma ci sono situazioni dove è possibile intervenire con stimolazioni ormonali e inseminazione intrauterine per le quali le possibilità di una gravidanza sono ben 5 volte superiori rispetto solamente a qualche anno fa».

  • A PALERMO NUOVO CENTRO DI ECCELLENZA DI GINECOLOGIA ONCOLOGICA

    A PALERMO NUOVO CENTRO DI ECCELLENZA DI GINECOLOGIA ONCOLOGICA

    Primo e unico polo per le malattie onco-ginecologiche nel Meridione d’Italia, sarà diretto dal prof. Vito Chiantera, rientrato dopo importanti esperienze all’estero – Nuova speranza per migliaia di donne costrette a “viaggi della speranza”

    Palermo, 22 aprile 2016 – E’ stata inaugurato oggi, nella “Giornata nazionale della salute della donna”, la prima e unica Unità operativa complessa di ginecologia oncologica del sud Italia, presso il nuovo Padiglione oncologico dell’ospedale Civico di Palermo.

    Il neonato polo di alta specialità, frutto della collaborazione tra l’Azienda Ospedaliera ARNAS Civico, il Policlinico Universitario Paolo Giaccone e l’Università di Palermo, nasce con lo scopo di dare una risposta alle richieste di cura delle donne affette da tumori ginecologici in Sicilia, e non solo. Ogni anno infatti circa 15mila donne si ammalano di tumori della sfera genitale in Italia, con un tasso d’incidenza nelle regioni meridionali ed insulari fino a 16,5 su 100.000 donne per il carcinoma endometriale e 14 su 100.000 donne per il carcinoma ovarico. Si calcola che siano oltre 3mila le donne residenti nell’Italia Meridionale che debbano affrontare questa malattia. La nuova unità, dotata di 140 posti letto, sarà diretta del prof. Vito Chiantera, da poco rientrato in Italia dopo importanti esperienze all’estero; per questa ragione, collaborerà con le professionalità già presenti sull’isola, ma anche con istituzioni di eccellenza nazionale ed internazionale quali l’Università Cattolica di Roma, e l’Università Charitè di Berlino.

    Questa U.O.C. secondo quanto spiegato dal Rettore dell’Università degli Studi di Palermo, Fabrizio Micari, dal Direttore Generale dell’ARNAS Civico, Giovanni Migliore e dal Direttore Generale AOUP Paolo Giaccone di Palermo, Renato Li Donni, nel corso dell’inaugurazione ufficiale, rappresenta il primo passo di un progetto più ampio che ha lo scopo di collegare le realtà assistenziali di Palermo e della Sicilia, creando un network che possa garantire alle donne affette da tumori ginecologici un percorso integrato di cura senza inutili e dannose migrazioni extra regionali: i cosiddetti “viaggi della speranza”. In quest’ottica si pongono anche i protocolli di intesa che verranno presto siglati tra l’Università di Palermo e le università Cattolica di Roma e di Berlino. La nascente Ginecologia Oncologica focalizzerà la propria attività sul trattamento mini-invasivo delle neoplasie ginecologiche, utilizzando le più innovative ed avanzate tecniche chirurgiche endoscopiche e la tecnologia 3D al fine di offrire alle donne il massimo risultato di cura, con il minimo impatto chirurgico. Allo stesso modo, la rete integrata di competenze permetterà un approccio multidisciplinare nei confronti dei tumori ginecologici, integrando le competenze presenti sul territorio in ambito sia ospedaliero sia universitario nei campi della radioterapia, oncologia medica, anatomia patologica e radiologia interventistica. L’Unità Operativa di Ginecologia Oncologica offrirà quindi non solo un centro di eccellenza chirurgica, ma anche e soprattutto un luogo di confronto per gli specialisti coinvolti nel trattamento delle neoplasie ginecologiche.

  • Sindrome premestruale: meno sintomi con la vitamina B

    Una percentuale molto alta di donne in età fertile (tra l’80 ed il 95%) deve fare i conti ogni mese con la cosiddetta sindrome premestruale che si manifesta con disturbi come cefalea, dolori muscolari, irritabilità, sbalzi d\’umore, tensione mammaria. Sembra però che un aiuto contro questi disturbi provenga dalle vitamine del gruppo B. La scoperta è pubblicata sul ‘Journal of Clinical Nutrition’ ed è merito di uno studio condotto su oltre 3mila donne da Patricia O. Chocano-Bedoya della University of Massachusetts.
    In particolare, secondo la ricerca, le donne che assumono tiamina (B1) e  riboflavina (B2) hanno minori probabilità (fino al 35% in meno) di  sviluppare la sindrome premestruale. La condizione, però, e che tali  vitamine siano assunte tramite gli alimenti: gli integratori non  garantiscono gli stessi benefici. La tiamina si trova in cibi come  cereali integrali, legumi, noci, mentre la riboflavina in latte, uova, carne e verdure verdi. Secondo i ricercatori è possibile che queste due vitamine del gruppo B abbiano un’influenza sui neurotrasmettitori del cervello come serotonina e dopamina, collegati alla sindrome premestruale.