Già in radio “Andiamo al mare” il nuovo singolo di Davide De Marinis con Vito Diomede e Asia, disponibile dallo stesso giorno in digitale. Il brano prodotto, arrangiato, suonato e mixato da Paolo Agosta presso il Bunker Home Studio è stato masterizzato da Marco Barusso presso il BRX Studio. La produzione esecutiva è di Vito Diomede.
Il sound estivo mischia la cassa in quattro a un basso dance ’70, le chitarre acustiche con quelle elettriche funky con il wah-wah. Le timbriche dei Synth si fondono con i sempre verdi Hammond Blues e gli Slide Hawaiani e il tutto fa da cornice a tre diverse bellissime voci pop.
«Durante una bellissima giornata estiva d’inverno ispirato da un clima fuori stagione ho scritto questo brano – racconta Davide De Marinis – e il progetto artistico invece prende forma in un bar di Milano, dopo un caffè preso insieme al mio amico e artista Vito Diomede. Ci siamo chiusi in studio con il mio produttore Paolo Agosta e abbiamo deciso di coinvolgere anche una giovane artista pugliese scoperta da Vito, Asia Santacroce, in arte Asia. Questa canzone parla di leggerezza, di andare al mare per trovare la serenità e anche perché no, un nuovo amore. Siamo tutti molto entusiasti del risultato raggiunto e speriamo che questa canzone possa emozionare, farsi cantare e anche ballare.”
L’idea del video, regia di Paolo Agosta, è stata quella di portare i tre artisti sulla costa pugliese e di farli cantare e ballare tra Polignano a Mare e Mola di Bari, in città a bordo di un simpatico Tuc-Tuc e in spiaggia assieme a tanti amici che hanno voluto partecipare. Per il look si è scelto giocare sull’ironia, il colore e l’eleganza. Davide vestito da sub con la chitarra, maschera e boccaglio, e con abito elegante azzurro vintage, Vito outfit da turista con guantoni da box e Asia con costume e abito blu molto sexy. Nel video questi look si alternano anche con altri in cui i tre artisti sono vestiti da Blues Brothers.
Davide De Marinis nasce a Milano. Nel 1999 il suo primo singolo “Troppo Bella“, con cui raggiunge i primi posti delle classifiche e partecipa alla serata finale del Festivalbar all’Arena di Verona. Seguiranno tra gli altri: “I sentimenti nascono“, in gara nella categoria Nuove Proposte al Festival di Sanremo 2000 con “Chiedi quello che vuoi” e ancora “Gino“, “La Pancia“, “Fuori moda“, e “Non mi basti mai“. Nel 2006 l’album “Come da 2 lunedì“. Davide è anche autore di canzoni per altri artisti, tra cui Toto Cutugno. Nel 2009 arriva il singolo “Cosa cambia“, seguito da “Morandi Morandi”.
Nel 2013, ha scritto e pubblicato “Mela godo“, un brano scanzonato che celebra la bellezza delle piccole cose e negli anni successici “Stringimi più forte“, “Apro e chiudo” e “Piccanti parole“. Nel 2018, ha contribuito alla sigla “Amori della zia” per Domenica In condotta da Mara Venier. Nel 2019, ha partecipato su Rai 1 a “Ora o mai più” lanciando il suo inedito “Naturale” con il cameo nel video di Fausto Leali. Ha duettato con Wanda Nara nel brano “Nerazzurri si nasce“. A giugno 2023 ha pubblicato “Country Dance” con Enzo Salvi e Johnny Ponta e a Natale dello stesso anno con Marta Brando ha cantato “Natale Magico”.
Vito Diomede, pugliese originario di Mola di Bari, è una figura versatile nel mondo dello spettacolo e dei media. Anche se non è un cantante professionista, ha una grande passione per la musica e un talento per ascoltare i suoni e coglierne le sfumature. Iniziando come speaker radiofonico, ha intrapreso un percorso evolutivo che lo ha portato a diventare un conduttore televisivo di successo. Alcuni dei programmi televisivi di cui è stato protagonista includono “Stella del Sud”, “È Ora di…Te”, “Sul Palco”, “Il Piatto è SerVito”, “Edishowbar” e molti altri. La carriera di Vito Diomede è stata caratterizzata dalla sua volontà di sperimentare e cimentarsi in varie forme d’arte, tra cui anche la musica. La sua passione per la musica e la sua voglia di sperimentare lo hanno portato a collaborare con Davide De Marinis e Asia Santacroce, per il singolo “Andiamo al Mare”.
Asia Santacroce, in arte Asia, è una giovane artista di 19 anni originaria di Bari. Grande passione per il canto, con una personalità carismatica e una forte determinazione grazie al suo carattere solare e intraprendente. Per Asia, i valori giocano un ruolo fondamentale nella vita, e ama circondarsi di persone che condividono questa visione. Nonostante la sua giovane età, è consapevole che i momenti difficili e i periodi bui possono impartire preziose lezioni di vita, e si impegna a cercare felicità e serenità con sé stessa. Asia è stata scoperta da Vito Diomede, che l’ha coinvolta nel progetto con Davide De Marinis.
A cura di Jian Shi Cortesi, Investment Director, Azioni growth Asia/Cina di GAM
Asia: crescita e basse valutazioni
L’Asia offre un’interessante combinazione tra la crescita a lungo termine robusta e le valutazioni contenute, mentre la Cina e altri Paesi della regione sono ancora i motori della crescita globale. Secondo il Fondo Monetario Internazionale (FMI), l’Asia ha contribuito al 70% circa della crescita globale nel 2023, e prevediamo che la percentuale resti alta anche nel 2024. La Cina probabilmente raggiungerà una crescita del Pil del 4-5% anche grazie alle politiche introdotte nel 20231. Taiwan e Corea dovrebbero beneficiare della ripresa della domanda di semiconduttori e hardware tecnologico. La crescita in India verosimilmente continuerà ad accelerare grazie all’espansione del settore manifatturiero.
Tecnologia: un segmento di crescita importante in Asia
Uno dei settori alla base della crescita in Asia è quello tecnologico. Primo, i settori correlati ai semiconduttori stanno prosperando in Cina che sta cercando di diventare autosufficiente nei semiconduttori dopo le restrizioni imposte dagli Stati Uniti alle vendite nel Paese. Tutti i segmenti correlati, dal software di automazione della progettazione elettronica EDA fino alla fonderia, sono in rapida crescita in Cina. Secondo, l’India e il Sud-est asiatico stanno beneficiando del ricollocamento delle catene di distribuzione di tecnologia, soprattutto nel campo del montaggio. Terzo, le società internet in Cina puntano sempre più frequentemente ai mercati esteri per crescere al di là dei mercati locali. Tra queste, Temu (lanciata da PDD), Shopee (società fondata a Singapore e partecipata di Tencent), Lazada (controllata di Alibaba), TikTok (controllata di ByteDance) e SHEIN (società privata cinese). Il Sud-est asiatico è stato un mercato interessante rispetto agli Stati Uniti, all’Europa e all’America Latina per via del suo maggiore potenziale di crescita e dell’accettazione da parte dei consumatori. Le vendite dell’e-commerce nel Sud-est asiatico, secondo McKinsey, sono quintuplicate tra il 2016 e il 2021. Nei prossimi anni ci aspettiamo un consolidamento e un cambio di strategia a favore di una crescita redditizia.
Cina: verso industrie ad alto valore aggiunto
Un altro fattore che caratterizza la crescita in Asia è la transizione della Cina da un’economia basata sul settore immobiliare a un’economia più diversificata e ad alto valore aggiunto. Le azioni asiatiche sono sottovalutate a causa delle eccessive pressioni a vendere. L’indice MSCI Asia ex Japan in questo momento si trova sui minimi storici. Negli ultimi tre anni la Cina è stato il freno principale per la performance dell’azionario in Asia, mentre altri mercati asiatici hanno fatto relativamente meglio. L’indice MSCI China è crollato di quasi il 60% dai picchi del 2021 (al 31 ottobre 2023). L’economia cinese sta subendo una profonda transizione per ridurre la sua dipendenza dal settore delle costruzioni e puntare sulle industrie ad alto valore aggiunto.
Nel 2024, la stagnazione del settore immobiliare e il ricollocamento del manifatturiero di basso profilo verso Paesi più convenienti continueranno a gravare sulla crescita economica. Tuttavia, accelerando il fallimento e la liquidazione delle attività delle società di sviluppo immobiliare in crisi, si contribuirà a una ripresa del settore. Tra i principali fattori alla base della crescita economica in Cina nel 2024 ci saranno il manifatturiero avanzato (aeroplani e robotica), le nuove energie (solare), i veicoli elettrici, i consumi esperienziali (viaggi), l’autonomia tecnologica (intelligenza artificiale e semiconduttori), oltre al settore sanitario e biotech.
Considerata la natura anticiclica della politica cinese, crediamo che il governo del Paese proseguirà anche l’anno prossimo con le politiche volte a stabilizzare le vendite di immobili e a stimolare la crescita economica. L’inflazione contenuta favorisce politiche monetarie espansive. La crescita economica, secondo noi, sarà favorita dalla spesa fiscale nell’edilizia sociale e dalle ripercussioni locali delle iniziative One Belt One Road.
Opportunità di sfruttare le anomalie dei prezzi
Nonostante le difficoltà e le incertezze, lo scenario di mercato attuale offre numerose opportunità di investimento interessanti, in particolare in Cina. L’indice MSCI China è rimasto indietro rispetto alla crescita economica e degli utili per 10 anni. Le aree che sono meno comprese dagli investitori sono quelle che offrono le opportunità più interessanti.Molte società hanno generato ottimi utili, ma finora alcune sono state ignorate dal mercato. Alcuni titoli hanno reagito bene alla crescita degli utili, tra cui le società di formazione. Molte aziende asiatiche dispongono di abbondante liquidità e hanno annunciato piani di riacquisto di azioni proprie. La liquidità abbondante consente anche di aumentare le distribuzioni di dividendi. Entrambi questi fattori potrebbero far salire i prezzi azionari.
Rileviamo opportunità nei seguenti ambiti:
Il ciclo tecnologico è in ripresa in Asia, grazie ai produttori di semiconduttori e hardware in Corea, Cina e Taiwan.
L’intelligenza artificiale si sta facendo strada. I titoli correlati all’AI, tra cui le società internet cinesi del settore, hanno ottime prospettive di crescita.
La crescita a lungo termine nei viaggi e nella formazione, tra cui la preparazione dei test per studiare all’estero e le piattaforme di viaggi online, dipende dall’ascesa della classe media e dalla domanda di esperienze di qualità.
I veicoli elettrici e i produttori di batterie, dove i leader di settore hanno un vantaggio competitivo in un mercato in rapida crescita.
La crescita a lungo termine del sanitario e l’ascesa delle biotecnologie in Asia, tra cui alcune delle principali aziende farmaceutiche e le organizzazioni di produzione e sviluppo a contratto in India, Corea e Cina, sono favorite dall’invecchiamento della popolazione, dalla consapevolezza su salute e benessere, e dall’innovazione in campo biotecnologico.
A cura di Joohee An, Chief Investment Officer, Mirae Asset Global Investments, asset manager rappresentato in Italia da Amchor IS
I venti contrari affrontati quest’anno sono destinati a diventare venti favorevoli nel 2024 per l’Asia (ex Japan), in particolare per quanto riguarda la forza del dollaro USA e i differenziali di rendimento. Molte valute asiatiche si sono deprezzate rispetto al dollaro USA, mentre i rendimenti statunitensi sono rimasti elevati in un contesto di inflazione. La traiettoria del dollaro e dei rendimenti rimane incerta; tuttavia, verso la fine del 2023 sono stati osservati timidi segnali di inversione.
La performance macroeconomica della Cina rappresenta un’altra dinamica che potrebbe rappresentare un vento di coda o un potenziale vento contrario. Nel 2023, le divergenze nell’attività economica tra Stati Uniti, Europa e altri mercati emergenti, in particolare la Cina, sono state pronunciate. Ciò ha contribuito alla significativa variazione di performance tra mercati emergenti e sviluppati, aggravata dalla forza del mercato statunitense. Nei prossimi mesi, quando l’attenzione si sposterà gradualmente dai rendimenti, i mercati asiatici potrebbero diventare più interessanti per gli investitori globali.
La stabilizzazione della Cina Finora le aspettative sono state più volte deluse ma, a partire dal terzo trimestre, abbiamo iniziato a vedere alcuni segnali di stabilizzazione in Cina. Il passaggio del governo a politiche più proattive, segnato da un aumento del deficit di bilancio a fine ottobre, ha sorpreso il mercato. Secondo il nostro scenario di base, prevediamo una lenta e graduale stabilizzazione della Cina nel corso del prossimo anno. Anche se ci saranno alcuni alti e bassi su base mensile, dovrebbe esserci meno “paura” per i rischi macro-sistemici.
Pertanto, nel 2024 dovremo aspettarci delle fluttuazioni, in quanto non si prevede che la ripresa sia né regolare né robusta. Tuttavia, almeno abbiamo iniziato a vedere alcuni segnali di stabilizzazione economica, in parte dovuti alla proattività del governo cinese nel sostenere il settore immobiliare. Anche se la ripresa richiederà del tempo, è importante notare che lo scenario non sarà come quello del crollo di Lehman Brothers, anche se alcuni hanno espresso notevoli preoccupazioni. Ciò è dovuto in gran parte al fatto che lamaggior parte delle banche all’interno del sistema finanziario cinese sono imprese statali (SOE), il che riduce intrinsecamente la probabilità di rischio sistemico.
Nel settore immobiliare, le preoccupazioni dei consumatori si sono concentrate sulla sospensione dei progetti immobiliari. Tuttavia, il governo sta facendo molto per aiutare gli sviluppatori a riprendere e completare i progetti esistenti. Per quanto riguarda il settore delle costruzioni, in autunno abbiamo assistito a numeri incoraggianti, ma la volatilità è tornata a farsi sentire. Poiché il settore immobiliare continua a mostrare debolezza, il governo ha continuato ad allentare le restrizioni, come le regole per l’acquisto di case nelle città più importanti. A seguito dei cambiamenti politici proattivi avviati l’estate e l’autunno scorsi, ci aspettiamo di vedere ulteriori segnali di stabilizzazione nel prossimo anno. Tuttavia, se il ritmo di stabilizzazione dovesse risultare più lento del previsto, l’anno prossimo potrebbe rappresentare un significativo vento contrario.
Le elezioni statunitensi come ulteriore fattore di oscillazione Oltre al settore immobiliare cinese, le relazioni tra Stati Uniti e Cina rimarranno un’altra fonte di rischio nel 2024, che ha influenzato il sentiment degli investitori in passato. Un numero sempre maggiore di aziende internazionali sta adottando la strategia “Cina+1” per spostare parte delle proprie attività produttive in altri Paesi accessibili ma economicamente vantaggiosi all’interno dei mercati emergenti e di frontiera. Ciò ha comportato una riduzione degli investimenti diretti esteri e ha influito sulle spese in conto capitale di queste aziende. Queste mosse hanno iniziato a ripercuotersi sul mercato del lavoro cinese, segnalando che le tensioni USA-Cina stanno estendendo la loro influenza dal sentimento degli investitori agli effetti tangibili sull’economia reale.
Con le elezioni americane all’orizzonte l’anno prossimo, è difficile prevedere un’attenuazione o un miglioramento dei rischi geopolitici tra i due Paesi. Tuttavia, è possibile che gli Stati Uniti adottino un approccio più pragmatico nei confronti della più grande economia asiatica per conquistare voti negli Stati in bilico. Tali Stati potrebbero beneficiare economicamente dell’importazione di prodotti agricoli da parte della Cina, ad esempio. D’altro canto, il discorso elettorale potrebbe avere un impatto negativo sul sentimento degli investitori nei confronti della Cina se i toni dei candidati si fanno più aggressivi.
Opportunità in Asia (ex Giappone) In Cina, la nostra strategia d’investimento privilegia un approccio bottom-up, puntando su opportunità specifiche piuttosto che sul mercato più ampio. Le nostre aspettative per l’indice cinese sono moderate a causa della situazione del settore bancario che deve essere affrontata e di alcune questioni macro che devono essere risolte. Tuttavia, siamo ottimisti nei confronti di alcune società cinesi che stanno vivendo cicli di aggiornamento degli utili e che scambiano a valutazioni quasi storicamente basse. Un esempio è rappresentato dal settore online che, dopo un significativo de-rating dovuto alle restrizioni normative e alle politiche Zero-Covid, presenta un valore emergente. Queste società continuano a registrare una crescita robusta, beneficiando delle nuove tendenze dell’intelligenza artificiale, dei servizi cloud, dei giochi online, ecc.
Le nostre previsioni rimangono positive per l’India e l’Indonesia, che stanno beneficiando di un ciclo virtuoso alimentato da una nuova domanda di investimenti. La domanda chiave per il 2024 riguarda la velocità e la forza della stabilizzazione del mercato cinese. Finora l’indice cinese è stato sottoposto a pressioni macroeconomiche più che ai fondamentali delle aziende. La destabilizzazione dei mercati cinesi o l’indebolimento dei dati macro potrebbero avvantaggiare l’India o l’Indonesia, che hanno già sovraperformato negli ultimi tre anni. Entrambi i Paesi stanno vivendo un ciclo costruttivo di crescita, trainato dagli investimenti e dai progressi nelle infrastrutture e nello sviluppo del sistema bancario. In India, in particolare, prevediamo che la crescita del PIL si modererà nei prossimi trimestri a causa del calo della produzione agricola e del rallentamento della spesa fiscale. Tuttavia, dovrebbero persistere fondamentali sani, tra cui una solida domanda dei consumatori, lo slancio degli investimenti da parte del governo per le infrastrutture e dell’industria manifatturiera e la stabilizzazione dell’inflazione, che secondo noi, sosterranno gli utili societari e la sovra-performance del mercato indiano rispetto ad altri mercati regionali.
Le imminenti elezioni in India e Indonesia del prossimo anno non sembrano introdurre rischi significativi a breve termine, data la continua attenzione globale per la Cina, che rappresenta un’ampia fetta del mercato asiatico. In India è probabile che il Bharatiya Janata Party (BJP) del primo ministro Modi vinca nuovamente, mentre in Indonesia sembra che tutti i candidati siano propensi a mantenere la direzione politica del presidente Jokowi. Infine, ci piacciono ancora alcuni nomi del settore tecnologico in Corea e Taiwan, che possono beneficiare della ripresa del ciclo della domanda di prodotti tecnologici di consumo e degli investimenti nell’intelligenza artificiale negli Stati Uniti, e che hanno un potenziale di revisione al rialzo degli utili.
A cura di Meera Patel, Senior Manager – Sustainable and Thematic Investments di GAM
In un mondo sempre più multipolare, c’è un motore che domina indiscutibilmente l’Oriente: una popolazione fiorente e diversificata di 4,3 miliardi di persone[1].
L’Asia rappresenta il 30% della superficie terrestre ma ospita il 60% della popolazione globale. Ciò crea opportunità di grande impatto, che vanno dall’aumento della produttività al miglioramento dell’inclusione finanziaria, accanto a sfide come la crescente limitatezza delle risorse e la produzione di rifiuti.
Data la notevole diversità tra i Paesi della regione, sia dal punto di vista economico che sociale, non esiste una soluzione “unica” per una crescita economica sostenuta e responsabile.
È in corso l’annoso dibattito sulla crescita esponenziale della popolazione e sui crescenti timori che questa continui a superare i limiti del pianeta. Tuttavia, le prove dell’avvicinarsi del picco demografico stanno aumentando, soprattutto a causa del rapido calo dei tassi di fertilità in Oriente.
Prendendo come metro di paragone i tassi di fertilità degli Stati Uniti, dove la donna media ha 1,64 nati durante l’età riproduttiva, le principali economie asiatiche, che coprono 1,6 miliardi di persone tra Cina, Giappone e Thailandia, sono già ben al di sotto di questo tasso riproduttivo.
Per quanto riguarda gli altri Paesi della regione, le tendenze tendono ad essere piuttosto diverse. Il tasso di fertilità dell’Indonesia è attualmente pari a 2,19 e si è mosso in linea con l’attività economica. L’opposto si può dire dell’India, dove il tasso di fertilità è sceso a 2,05 con la crescita della ricchezza del Paese.
Con l’India che ha superato la Cina come Paese più popoloso del mondo, con oltre 1,4 miliardi di persone, di cui più della metà di età inferiore ai 30 anni, il potenziale di crescita nel prossimo decennio non può essere ignorato; non lo sono nemmeno le conseguenze indesiderate di questo tema strutturale.
Dopo un’estate di temperature record e una stagione dei monsoni ritardata, che ha fatto impennare i prezzi di colture essenziali come il riso (+21% su base annua) e i pomodori (+435% su base trimestrale) e ha portato a controlli sulle esportazioni, lo sviluppo sostenibile è al centro dell’attenzione.
L’India ospita la presidenza del G20 di quest’anno con il tema “Vasudhaiva Kutumbakam” o “Una Terra, una Famiglia, un Futuro”, che si concentra sul valore e sull’interconnessione di tutta la vita sulla Terra. Poiché le emissioni pro-capite rimangono molto diverse tra l’Asia, ad esempio, e la Cina, e gli Stati Uniti e l’Europa, le emissioni pro-capite sono molto diverse. La Cina versus gli Stati Uniti e all’Europa, le discussioni sulla riduzione dei combustibili fossili e sui finanziamenti per i Paesi in via di sviluppo continuano a essere un punto critico in vista della COP28 del dicembre 2023.
Queste sfide portano con sé delle opportunità; insieme ai solidi numeri del PIL del Sud-Est asiatico di quest’anno, ai segnali di picco dei tassi e alla rapida espansione delle catene di approvvigionamento in tutta la regione, guidata dalle tensioni geopolitiche, le opportunità di investimento appaiono promettenti.
Quali opportunità dal punto di vista degli investimenti?
Uno degli effetti di una popolazione numerosa ed emergente è un cambiamento auto-rinforzante nei consumi, che va dai beni di base per la sopravvivenza come i condizionatori d’aria e i servizi igienici, alle due ruote elettriche, ai beni di lusso e ai servizi di viaggio guidati da chi spende con un meccanismo aspirazionale. Recenti studi di McKinsey prevedono una spinta al consumo valutata in 10.000 miliardi di dollari solo in Asia nel prossimo decennio e, nonostante il persistere dell’inflazione nel breve termine, questa tendenza sembra reggere bene in Asia (Cina esclusa) e si sta estendendo ai consumatori rurali.
Un’osservazione fondamentale da fare è non solo quali beni e servizi vengono acquistati, ma anche come vengono acquistati. Gli asiatici sono sempre più abituati a utilizzare e ad affidarsi alle piattaforme tecnologiche, data la seamless experience e gli incentivi all’acquisto ricorrente offerti da app come TikTok, Zomato e Shopee.
Da un punto di vista sociale, la digitalizzazione ha permesso di migliorare l’inclusione e l’indipendenza finanziaria, sotto la spinta dei governi e dell’emergere di operatori fintech che hanno guadagnato popolarità durante i lockdown dovuti al Covid-19. I rilevamenti del Global Findex Database dimostrano un crescente utilizzo dei pagamenti digitali nei Paesi in via di sviluppo, con un tasso di partecipazione in crescita dal 35% nel 2014 al 57% nel 2021. Un fattore chiave per migliorare l’accesso finanziario è la suddivisione delle transazioni in piccole quantità, che si sta già verificando nei settori dei pagamenti, delle assicurazioni e degli investimenti alternativi in tutta la regione.
Quando si tratta di gestire una popolazione numerosa e diffusa, una solida strategia digitale a livello governativo è fondamentale. Ciò è particolarmente evidente con gli sviluppi della partership tra pubblico e privato dell’India Stack, l’ambizioso progetto di creare una piattaforma software unificata per portare la popolazione indiana nell’era digitale. A partire dal sistema di identificazione biometrica Aadhaar, istituito oltre 10 anni fa e che registra oltre 1,3 miliardi di persone, il governo Modi ha lanciato una serie di sistemi digitali che consentono di effettuare pagamenti, transazioni governative, registrazioni sanitarie e archiviazione di documenti. I pagamenti digitali sono sostenuti dalla Unified Payments Interface (UPI) e supportati da oltre 350 banche nazionali e globali, in rapida crescita fino a diventare la quinta rete di pagamenti digitali al mondo per volume. Questo non solo porta le piccole imprese online, ma apre anche opportunità per gli operatori privati del commercio elettronico sul mercato. L’adozione della rete UPI è favorita dalla penetrazione degli smartphone, che attualmente si aggira intorno al 60%, e dall’accesso a una connessione Internet affidabile e conveniente, resa possibile da prodotti come Jio di Reliance Industries.
Questi sono solo alcuni esempi delle numerose opportunità che stanno sorgendo in tutta la regione e che permetteranno a un’ampia e crescente fetta della popolazione mondiale di accedere a prodotti finanziari vitali che potrebbero fornire una rete di sicurezza, consentendo alle famiglie con reddito medio-basso di spendere una ricchezza crescente in nuovi lussi sostenuti da un’economia più sostenibile.
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1 – Sulla base della definizione e delle statistiche della Banca Mondiale per l’Asia meridionale e l’Asia orientale e il Pacifico.
a cura di Thu Ha Chow, Head of Fixed Income Asia di Robeco
La nostra dipendenza da un approvvigionamento alimentare sicuro non può essere sottovalutata. Ciò appare evidente specialmente in Asia, dove il mantenimento di un ecosistema agricolo stabile, con così tante bocche da sfamare, è di vitale importanza. Tuttavia, le recenti pressioni inflazionistiche sulle catene di approvvigionamento non lasciano presagire nulla di buono per la resilienza economica: se non dovessero essere affrontate, potrebbero ripercuotersi sui mercati finanziari.
Dopo che le interruzioni dovute al Covid-19 hanno accresciuto la consapevolezza delle vulnerabilità delle catene di approvvigionamento sotto stress, l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha spinto i mercati a concentrarsi in modo mirato sui costi dell’energia e le ripercussioni sulle imprese. I contratti di fornitura energetica a lungo termine e i legami diretti limitati con la Russia hanno finora attenuato la reazione dell’inflazione in Asia. Tuttavia, l’attenzione dei mercati per le interruzioni e/o i costi dell’energia per le imprese offusca una prospettiva ben più preoccupante: la scarsità di cibo.
La produzione di cibo, fonte fondamentale di energia primaria per tutta l’umanità, si trova ad affrontare diversi ostacoli che lasciano presagire un rischio di scarsità, che si tradurrà in un aumento dei prezzi, se non in una carestia, in alcune parti del mondo. I fattori legati al cambiamento climatico, che stanno influenzando le condizioni di crescita delle principali colture, rappresentano un importante fattore di rischio a lungo termine che, al momento in cui scriviamo, i mercati asiatici potrebbero non incorporare. Ciò è comprensibile, dato che gli abbondanti raccolti di riso e grano degli anni precedenti hanno permesso alle economie asiatiche di accumulare scorte che potrebbero resistere a 1-2 anni di raccolti scarsi.
Il 2023 rappresenta un potenziale punto di inflessione per le prospettive dell’inflazione asiatica, guidato dalla coltura cerealicola chiave per le diete alimentari della regione: il riso. Secondo le nostre stime, i cereali rappresentano il 5,4% dei panieri regionali dell’IPC (indice dei prezzi al consumo) se ponderati per la popolazione (media semplice: 3,9%, media ponderata per il PIL: 2,8%). Il riso rappresenta la metà del consumo totale di cereali. Sebbene sia ampiamente commisurato alle diete di India e Cina, nel sud-est asiatico il riso rappresenta circa il 75% del consumo annuale di cereali. Una tale centralità fa sì che questa coltura estremamente esigente, che richiede notevoli risorse sia idriche sia a livello di manodopera e di gestione, sia un alimento fondamentale in Asia.
I fattori climatici aggravano le prospettive delle rese agricole
I fattori climatici destano preoccupazione per il raccolto 2022/23, che è stato fatto per la maggior parte nel quarto trimestre. Le ondate di calore che hanno colpito India e Cina a metà del 2022 hanno colpito le principali regioni di coltivazione del riso, causando ritardi nella semina e accrescendo l’importanza dell’irrigazione per mantenere condizioni di crescita adeguate. Le piogge seguenti hanno causato in parte inondazioni, con il rischio di spazzare via o sommergere le colture in India e Thailandia. Tali fattori hanno indotto il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA) a tagliare le previsioni di produzione di riso per il raccolto 2022/23.
È più probabile che i cambiamenti a lungo termine della temperatura e delle precipitazioni modifichino le stagioni delle colture e la loro capacità, aumentando l’incidenza di malattie e parassiti che incidono sulla resa delle colture, sulla produzione e sui mercati agroalimentari. Di conseguenza, si prevede che i cambiamenti climatici porteranno a una maggiore fluttuazione della produzione agricola, delle forniture alimentari e dei prezzi di mercato, scatenando una maggiore insicurezza alimentare e povertà nella regione, soprattutto nei Paesi dell’Asia meridionale, con ripercussioni negative sui mezzi di sussistenza di milioni di persone. L’esiguità delle scorte e le sfide climatiche in corso suggeriscono che le economie dell’Asean, dove la ponderazione del paniere di consumo per i cereali è tra le più elevate, sono le più vulnerabili a un’impennata dei prezzi del riso.
I mercati sono meno preparati di quanto pensino
Secondo le nostre stime, l’aumento delle strutture dei costi indotto dai fertilizzanti rischia un ulteriore calo del 4% della produzione di riso nella stagione del raccolto 2023/2024. Anche se apparentemente modesto, questo fattore potrebbe far lievitare i prezzi del riso del 40% in termini di dollari USA nel 2023. Gli attuali tassi di cambio si traducono in un aumento di 1,4 punti percentuali dell’inflazione globale in Asia su una base ponderata per il PIL. Ipotizzando prezzi dell’energia stabili, uno shock una tantum di un anno potrebbe far crescere le previsioni di inflazione di base di 2,2 punti percentuali. A sua volta, ciò comporta un aumento di 44 punti percentuali dei rendimenti regionali a 5 anni e di 25 punti percentuali dei rendimenti medi dei titoli di Stato.
Secondo le nostre stime, la Cina continentale, che importa circa il 4% del suo consumo di riso, potrebbe vedere una crescita dei dati sull’inflazione di 1,8 punti percentuali. Supponendo che si tratti di uno shock una tantum, ciò potrebbe far salire il rendimento medio dei titoli di Stato cinesi di 23 punti base e i rendimenti a 5 anni di 35 punti base.
Stimiamo che i mercati dei tassi cinesi prevedano un’inflazione media del 2,0% fino al 2025, ben al di sotto del ritmo del 3% cui mirano i policymaker, ma in linea con una domanda interna ancora fiacca e con la moderazione dei prezzi dell’energia. Inoltre, poiché ciò implica che la Cina abbia una delle prospettive di inflazione meno problematiche dell’Asia, ciò incoraggia ulteriormente le richieste di un’azione politica più indulgente e stimolante. Pertanto, un’impennata dei prezzi del riso potrebbe lasciare i mercati a bocca asciutta, portando a un’impennata delle curve dei rendimenti cinesi più brusca.
A cura di Robin Parbrook, Co-Head of Asian Equity Alternative Investments, Schroders
Stanno emergendo bolle in alcuni settori a Taiwan e in Corea del Sud. In quest’ultimo caso, si tratta di una tendenza simile a quella dei meme stock statunitensi, che ha portato alla drammatica ascesa e al declino di azioni come quelle di Gamestop.
Intelligenza artificiale a T-AI-wan
Di recente, a Taiwan tutto ciò che è considerato intelligenza artificiale viene rapidamente inflazionato dagli investitori retail.
In particolare, le società di assemblaggio e i produttori a contratto come Quanta, Wistron e Inventec sono aumentati del 50% nel solo mese di luglio, secondo Factset. I prezzi delle loro azioni sono più che raddoppiati anno su anno. Nel caso di Wistron, il prezzo delle azioni è più che quadruplicato nello stesso periodo.
Tutte e tre le società assemblano server IA. Gli investitori retail asiatici sembrano credere che questo cambierà i loro business in modo radicale. A nostro avviso è improbabile.
L’assemblaggio di un server di intelligenza artificiale non sarà così diverso da quello di un server tradizionale e considerando che i server IA sono molto più potenti, riteniamo che il volume complessivo di server da assemblare possa effettivamente diminuire.
Tutte e tre le aziende hanno sempre avuto margini operativi molto bassi, pari all’1-2%, sulle loro attività di assemblaggio, il che riflette la natura a basso valore aggiunto di ciò che effettivamente fanno.
Non dubitiamo che l’intelligenza artificiale sia una tecnologia potenzialmente rivoluzionaria, ma è ancora relativamente agli inizi e le applicazioni devono ancora essere definite.
“Mr Batt-Man” e la mania coreana per i veicoli elettrici
In Corea il fervore degli investitori retail appare ancora più irrazionale ed è più simile alla mania dei meme stock che abbiamo visto negli Stati Uniti.
L’investitore retail coreano è patito dei titoli di aziende che vengono percepite come produttrici di batterie per veicoli elettrici. Tutto ciò a seguito delle normative statunitensi previste dall’Inflation Reduction Act per incoraggiare gli investimenti onshore nel settore e per escludere le aziende cinesi produttrici di batterie elettriche dal mercato statunitense.
Questo ha portato a un’ondata di acquisti di titoli in questo settore in Corea, tutti incoraggiati da un discutibile informatore online che si fa chiamare “Mr Batt-Man” – o “Mr Battery” – e che ora gode di un enorme seguito.
Questo ha portato a movimenti straordinari di alcuni titoli selezionati. I titoli di aziende come Ecopro, Posco Future M, Ecopro BM e Posco (nonostante sia per l’80% un’azienda siderurgica) sono tutti raddoppiati dalla fine di marzo e sono aumentati del 60-70% nel solo mese di luglio.
Non abbiamo dubbi che questo fenomeno non avrà un lieto fine. In diversi giorni di luglio, il fatturato del mercato coreano ha sfiorato i massimi storici (l’indice KOSDAQ li ha superati), con il 40-50% del fatturato concentrato in sole quattro o cinque aziende di batterie elettriche. Anche i movimenti infragiornalieri dei titoli delle batterie sono risultati imprevedibili e volatili.
Questo fenomeno ci lascia ancora più perplessi perché, se da un lato possiamo capire l’interesse degli investitori retail nei titoli legati all’intelligenza artificiale visto il clamore a livello globale, dall’altro per il settore delle batterie per veicoli elettrici si tratta di un concetto esclusivamente coreano.
In generale, in Asia, i titoli associati alle batterie elettriche sono deboli perché gli investitori sono preoccupati per il rallentamento della domanda di veicoli elettrici in Cina e per l’enorme sovraccapacità del settore delle batterie, soprattutto per quanto riguarda i catodi, gli anodi e i separatori (i titoli che sono stati oggetto di attenzione da parte di Mr Batt-Man).
A cura di Leong Lin Jing, Senior Emerging Market Sovereign Analyst di Columbia Threadneedle Investments
21.08.2023
La Cina vuole sfruttare la propria forza e ambizione per cambiare l’architettura finanziaria globale esistente, sfidando l’egemonia e l’autorità del Fondo Monetario Internazionale
Un Fondo Monetario Asiatico consentirebbe ai paesi della regione di diversificare i propri impegni finanziari, promuovendo l’autonomia, la solidità della rete di sicurezza e la stabilità dei mercati finanziari locali
Nell’attuale contesto geopolitico un Fondo Monetario Asiatico potrebbe dare ai paesi della regione maggiore voce in capitolo nel processo decisionale, riequilibrando così l’influenza delle istituzioni finanziarie globali dell’intera Asia
Nell’aprile 2023 il primo ministro della Malaysia, Anwar Ibrahim, ha riesumato l’idea di un Fondo Monetario Asiatico (FMA). La creazione di questo organo era stata prospettata per la prima volta nel 1997 dal Giappone, all’indomani della crisi finanziaria asiatica.[1]
Un Fondo Monetario Asiatico avrebbe quali obiettivi primari la promozione della stabilità finanziaria, l’offerta di linee di credito d’emergenza, la facilitazione degli accordi di swap su valute e il miglioramento della cooperazione regionale in ambito monetario e finanziario. Permetterebbe ai paesi asiatici di affrontare i problemi legati alla bilancia dei pagamenti, le crisi valutarie e le altre sfide finanziarie comuni a tutte le economie locali. La proposta era stata purtroppo accolta con freddezza per paura che potesse destabilizzare l’architettura finanziaria globale, pregiudicando l’autorità e l’efficacia del Fondo Monetario Internazionale. Tuttavia, la necessità di risolvere le vulnerabilità della regione non è svanita, anche perché le soluzioni proposte dal FMI non sono sempre necessariamente adatte a risolvere i problemi e le sfide specifiche dei paesi asiatici.
Il desiderio di maggiore autonomia finanziaria per la regione, di una più stretta cooperazione tra i paesi che la compongono e di una rete di sicurezza finanziaria più robusta nell’Asia hanno portato, nel 2010, al lancio della Chiang Mai Initiative Multilateralization (CMIM), un progetto che ha coinvolto l’Associazione delle Nazioni del Sud-Est asiatico (ASEAN) più Cina, Corea del Sud e Giappone, e alla creazione di vari accordi bilaterali di swap su valute. Numerosi membri hanno in seguito utilizzato questi accordi di swap per coprire fabbisogni di liquidità a breve termine – ad esempio la Thailandia e la Corea del Sud durante la crisi finanziaria globale del 2008-2009 e l’Indonesia, le Filippine e la Malaysia tra il 2013 e il 2014 per stabilizzare la volatilità dei rispettivi mercati finanziari.
Sebbene questi meccanismi contribuiscano alla cooperazione finanziaria della regione e forniscano un certo livello di supporto, risentono di limiti di copertura, vigilanza e capacità di gestione delle crisi rispetto a quelle che potrebbero essere le capacità di un vero e proprio Fondo Monetario Asiatico. Ad esempio, la Chiang Mai Initiative non include lo Sri Lanka e il Pakistan, paesi spesso vittime di crisi finanziarie malgrado la loro adesione a numerosi programmi del FMI.
Nell’attuale contesto geopolitico un FMA è visto come un mezzo per ribilanciare l’influenza delle istituzioni finanziarie globali e dare ai paesi asiatici maggiore voce in capitolo nei processi decisionali, in particolare alla luce del significativo miglioramento registrato dalla qualità dell’istruzione e della governance dal 1997 ad oggi. Alcuni paesi asiatici ritengono che il Fondo Monetario Internazionale tenda a favorire gli interessi occidentali e durante la crisi finanziaria asiatica avevano infatti rimostrato, perché le loro esigenze e problemi non erano stati tenuti in sufficiente considerazione. In effetti, secondo molti l’approccio “taglia unica” del FMI potrebbe essere più nocivo che utile.
Vista la forza della Cina e la sua volontà di acquisire un ruolo di maggior rilievo nel panorama finanziario globale, non sorprende che l’idea di un FMA abbia l’appoggio del Presidente Xi Jin Ping. Oggi la Cina è il più grande prestatore bilaterale del mondo e non si trova d’accordo con le condizioni del FMI. Ha espresso l’intenzione di fornire aiuto finanziario ai paesi insolventi, ma si aspetta anche che le istituzioni finanziarie multilaterali partecipino a queste ristrutturazioni. Senza la loro partecipazione, la Cina rifiuta di accettare uno sconto sul valore del debito nei negoziati di ristrutturazione assieme ad altri creditori privati. Invece, a gennaio 2023 Pechino ha offerto allo Zambia una moratoria biennale sul rimborso di debito e interessi e prosegue i negoziati con lo Sri Lanka per il ripianamento del debito.
Un Fondo Monetario Asiatico potrebbe inoltre aiutare la Cina a realizzare le sue ambizioni di internazionalizzazione del renminbi, specialmente alla luce del fatto che altri Paesi come Russia, Brasile e Unione Europea stanno cercando di sottrarsi alla dipendenza dal dollaro statunitense.
Per gli investitori nel debito dei mercati emergenti la prospettiva di un FMA ha ripercussioni importanti. A breve termine, mentre pianifica la trasformazione dell’architettura finanziaria, Pechino potrebbe essere ancor più restia ad accettare sconti nelle ristrutturazioni del debito. Le trattative di rimborso del debito sovrano rischiano quindi di diventare ancora più complesse e lunghe di quanto non siano attualmente.
A medio termine, un nuovo Fondo Monetario Asiatico permetterebbe ai paesi della regione, e in particolare a quelli che non fanno parte della Chiang Mai Initiative, di diversificare gli impegni finanziari e ridurre la vulnerabilità a pressioni esterne e favoritismi indesiderati. Ciò potrebbe innescare un innalzamento dei rating dei rispettivi titoli sovrani, migliorando la resilienza delle relative valute. Allora perché non approfittarne, sfruttando questo ulteriore strumento di protezione contro i momenti di crisi?
[1] Nikkei Asia, Asian Monetary Fund idea revived amid U.S.-China row, aprile 2023
Asia è pronta per due importanti palchi, quello del Summer Paradise Festival di Marotta (PU) sabato 5 agosto e quello di Deejay On Stage venerdì 11 agosto.
Sabato 5 agosto 2023 a Marotta (PU) in occasione del Summer Paradise Festival prima del concerto di Gaia Gozzi salirà sul palco la giovanissima cantautrice marchigiana Asia che si esibirà in un live con i suoi brani e con cover in una sua personale versione.
Venerdì 11 agosto 2023 a Riccione, invece, in occasione di Deejay On Stage, il contest di Radio Deejay che si tiene ogni tanto per tutto il mese di agosto a Riccione, Asia presenterà sul palco un suo brano e due cover.
Commenta l’artista: “Non ci credo e non me l’aspettavo: questo continuo a ripetermi da quando si sono presentate queste due occasioni uniche. Da quando ero bambina sognavo tutto questo, ma per me restavano cose irraggiungibili, rimanevano sogni nel cassetto dove la chiave non c’era, per Asia di qualche anno fa. Nel corso del tempo ho lavorato tanto affinché potessi realizzarli, i sacrifici che io e mia mamma abbiamo fatto e stiamo facendo sono moltissimi, in particolare ricordo gli innumerevoli viaggi quando lei mi accompagnava in auto a Modena, Milano Roma dove lavoro alla mia musica, i viaggi di ritorno a tarda notte erano complicatissimi dove ci fermavamo a dormire negli autogrill o nelle piazzole perché lei era stanca di guidare ed io stavo sveglia per fare la guardia, oppure i pianti che facevo perché nonostante i miei sforzi vedevo che non succedeva nulla. Devo ammettere che questo è un bel traguardo, stavo perdendo le speranze, ci sono stati vari momenti di sconforto. E invece eccoci qui.
Aprire il concerto di Gaia al Summer Paradise Festival è un’opportunità incredibile, chi poteva immaginarselo che sarei arrivata ad avere un regalo così grande? Nel 2020 durante il lockdown cantavo davanti allo specchio facendo finta di avere il pubblico con una spazzola in mano…
Ricordo che quando ero piccola mia mamma mi portava a Riccione ad assistere ai concerti di Deejay On Stage perché sapeva che mi affascinava questo ‘mondo. Lei mi prendeva in braccio per permettermi di vedere e io le dicevo ‘Mamma io voglio cantare lì” e lei mi rassicurava dicendomi che era convinta che quel giorno sarebbe arrivato e che un giorno sarei salita sul quel palco ripetendolo anno dopo anno.
Per tutto questo devo ringraziare in primis mia mamma per non aver mai smesso di credere nel mio sogno e tutte le persone che ogni giorno mi sostengono nel mio progetto con passione ed amore. Non vedo l’ora di dare il meglio di me. Il mio obiettivo è comunicare le mie emozioni e tutto il mio entususiasmo per quello che faccio”
Biografia
Asia Antonietti, in arte Asia, ha 17 anni ed è nata il 06/12/2005 a Fano città in cui vive. È cantante, cantautrice e studente del Liceo Economico Sociale.
Ha all’attivo 5 singoli: “Lasciarsi Andare” (2020), “Lo Faccio per me”(2022), “Instabilità” (2022) , “Suicidio Gourmet” (2022) e “Se stanotte morirò” (2023).
Si appassiona alla musica fin da bambina. Nella sua vita ha già affrontato sfide impegnative e superato grandi paure. Ed è proprio questo importante bagaglio a permetterle di scrivere e raccontare esperienze in musica. Sound freschi, energici e giovanili che, complice un linguaggio pop moderno, le permettono di arrivare a chiunque la ascolti.
“Bon Voyage” è l’ultimo singolo di Asia disponibile sulle piattaforme digitali di streaming e in rotazione radiofonica da venerdì 19 maggio 2023.
A cura di Patrick Zweifel, Chief Economist di Pictet Asset Management
12.07.2023
· La globalizzazione è stata e continuerà a essere un motore di crescita potente per l’Asia, nonostante i timori diffusi di una deglobalizzazione.
· I Paesi asiatici possono fare in modo che la loro crescita sia in grado di auto-sostenersi. Potenziale di crescita significa capitale in entrata: nel 2001, il 10,2% dei flussi di capitale globali riguardava l’Asia; questa percentuale salirà al 23,6% entro il 2030. Nello stesso periodo, i flussi verso gli Stati Uniti scenderanno dal 23,6% al 18,5%. Secondo le nostre stime, entro il 2030 l’Asia (Giappone incluso) rappresenterà il 33% del PIL globale (dal 26% nel 2000), mentre la quota statunitense scenderà dal 32% al 20% nello stesso periodo.
· L’importanza crescente dell’economia asiatica la porterà anche ad assumere un ruolo più preminente sui mercati finanziari globali. Inoltre, è probabile che si venga a formare de facto un blocco commerciale legato al renminbi. Nel 2006, la correlazione tra la valuta cinese e quelle delle altre economie asiatiche era fondamentalmente pari a zero. Negli ultimi tempi è salita al 20%. Nel complesso, il blocco del RMB rappresenta ora un quarto del PIL globale ed è probabile che questa percentuale salga con l’avanzare dell’integrazione e dello sviluppo dell’area asiatica.
Motore di crescita
La globalizzazione è stata un motore di crescita potente per l’Asia, in particolare per le sue economie emergenti e continuerà a esserlo, nonostante i timori diffusi di una deglobalizzazione. La contrazione del commercio globale non è generalizzata: sono la sua natura e la sua composizione che stanno cambiando. Gran parte di questo cambiamento avviene in Asia, un effetto collaterale del rapido sviluppo della regione, che a sua volta è una conseguenza della globalizzazione.
In effetti, i Paesi asiatici emergenti sono arrivati a un punto in cui dispongono di tutto il necessario per sostenere la crescita. Si tratta di un insieme di economie diversificate e complementari e, in quanto tale, dipende sempre meno dal resto del mondo. Abbonda, inoltre, di tutte le principali fonti di crescita, ben distribuite tra le varie economie interconnesse: commercio, capitali, competenze e forza lavoro.
Il mito della deglobalizzazione
Gli analisti più ribassisti rimarcano spesso il fatto che il commercio mondiale di beni ha raggiunto il picco massimo nel 2008 e da allora è in calo. Nell’affermarlo, non tengono conto di due fattori.
Figura 1: stallo (temporaneo)
Commercio mondiale di beni, % del PIL
Fonte: Pictet Asset Management, CEIC, Refinitiv. Dati dal 01/01/1960 al 01/02/2023.
Il primo è che una parte sostanziale di questo declino è dovuta al fatto che la Cina ha internalizzato una quota crescente dei suoi processi produttivi man mano che si andava sviluppando. Mentre in passato la produzione di beni elettronici di consumo poteva implicarne il trasporto oltre confine (ad esempio a Taiwan) e viceversa, in alcuni casi anche per più volte, ora l’intero processo di produzione si svolge entro i confini cinesi.
Il secondo aspetto che viene trascurato è l’importanza sempre maggiore delle esportazioni di servizi, che però generalmente non vengono conteggiate nei numeri della “globalizzazione”: eppure il commercio globale di servizi è praticamente raddoppiato dal 2008.
Quasi certamente, la quota del commercio di beni nel PIL mondiale continuerà a diminuire. Tuttavia, ciò è dovuto in gran parte all’aumento dei servizi con il maturare delle economie in tutto il mondo. È probabile che il volume effettivo del commercio di beni cresca, anche considerando che i dati preliminari per il 2023 mostrano una brusca impennata del commercio dopo un decennio di movimenti per lo più laterali.
Ciò non significa che il commercio non affronti venti contrari. Ad esempio, nel 2022 gli Stati Uniti hanno rilocalizzato (ovvero riportato in patria dall’estero) circa 220.000 posti di lavoro[1]. Questa è, in parte, una reazione al COVID: le aziende hanno scoperto la fragilità delle loro catene di approvvigionamento internazionali e si sforzano di limitarne le interruzioni future. Ma la tendenza era già in atto da prima del COVID. Le tensioni geopolitiche hanno ulteriormente incoraggiato la rilocalizzazione (reshoring) e l’avvicinamento (near-shoring).
Figura 2 – Cultura dei servizi
Esportazioni mondiali di beni e servizi, 2008=100
Fonte: Pictet Asset Management, CEIC, Refinitiv. Dati dal 01/01/1990 al 01/02/2023.
Anche il reshoring, però, ha dei limiti, perché nessun Paese vorrà mai perdere del tutto il suo vantaggio competitivo nella produzione di almeno alcuni beni e servizi.
Allo stesso tempo, anche se il COVID ha causato disagi nel commercio di beni, ha anche aperto nuove strade per l’espansione dei servizi. Ad esempio, ha reso ben chiaro fino a che punto la tecnologia delle comunicazioni consente l’internazionalizzazione dei servizi. Non si tratta più solo dell’apertura di call center in India. Tra l’altro, la telemigrazione ha avviato alla competizione internazionale i servizi finanziari, giuridici, ingegneristici, di architettura, di consulenza, pubblicitari e di marketing.
L’ascesa dell’Asia emergente
La prima ondata di globalizzazione venne innescata dalla forza vapore. Trasporti più rapidi ed efficienti portarono a un boom del commercio nel XIX secolo. Gran parte dei guadagni ricadde sui Paesi più industrializzati: fino al 1987, il G7 rappresentava quasi il 70% della produzione manifatturiera mondiale[2].
L’ultima ondata di globalizzazione è stata alimentata da un’altra innovazione: internet. Questa tecnologia ha abbassato i costi di trasmissione delle informazioni, accelerando così la realizzazione e la distribuzione dei prodotti manifatturieri. Questa volta, a beneficiarne nella misura maggiore sono stati i produttori asiatici. La sola Cina realizza il 30% dei beni prodotti a livello globale e l’Asia nella sua totalità rappresenta il 41%, rispetto al 34% delle economie del G7 (si veda la Figura 3).
Figura 3 – La potenza cinese
% della produzione manifatturiera mondiale
Fonte: Pictet Asset Management, UNSTAT. Dati dal 01/01/1970 al 31/12/2021.
Accordi commerciali come ASEAN, Trans-Pacific Partnership e RCEP sono destinati a rafforzare ulteriormente la posizione dominante dell’Asia nella produzione manifatturiera grazie alla stretta integrazione delle sue economie, allo stesso tempo diversificate e complementari. Un’ulteriore spinta alla globalizzazione potrebbe giungere da un’altra innovazione: l’intelligenza artificiale. Vale la pena ricordare che la Cina è all’avanguardia anche in questo campo.
Quattro blocchi economici
Le economie asiatiche rientrano in tre blocchi di mercati emergenti e in un quarto, sviluppato. Ognuno di questi completa gli altri in quanto tutti hanno punti di forza diversi in termini di commercio, capitale, persone e informazioni.
Cina e Hong Kong rappresentano il blocco centrale, il fulcro della regione. Questo blocco domina il commercio regionale: il 25% delle esportazioni dell’Asia sviluppata va in Cina, compreso il 40% delle esportazioni australiane[3]. Sebbene sia ormai la seconda maggiore economia al mondo (e si appresti a diventare la prima), il PIL pro capite in Cina è solo un terzo di quello dei Paesi più sviluppati della regione. Il Paese soffre anche di dati demografici insoddisfacenti, ma ha abbondanza di capitali, il che gli ha consentito di investire fortemente in altre economie emergenti asiatiche.
Un secondo blocco è composto dai Paesi meno sviluppati (per lo più membri dell’ASEAN), geograficamente vicini alla Cina e che forniscono forza lavoro a buon prezzo e in abbondanza, ricevendo in cambio considerevoli flussi di capitali dai loro corregionali più ricchi. L’80% dei flussi di capitale in entrata proviene dalla Cina e dai Paesi più sviluppati della regione.
Figura 4 – Dove va il capitale
Investimento estero diretto in Paesi e aree geografiche, in % del totale mondiale, media a 3 anni
*Aggiustato per l’investimento diretto bilaterale. ASEANX comprende i Paesi dell’ASEAN più Mongolia, Nepal e Myanmar. Fonte: Pictet Asset Management, UNCTAD. Dati dal 01/01/1999 al 01/02/2023.
C’è poi il blocco dell’Asia meridionale, che comprende India, Pakistan, Bangladesh e Sri Lanka. Questi Paesi sono tra i più poveri della regione e il loro PIL pro-capite è solo un ventesimo di quello dell’Asia sviluppata. Inoltre, sono scarsamente integrati con il resto della regione. Tuttavia, godono dei vantaggi di una popolazione molto giovane e hanno fatto notevoli passi avanti nel settore dei servizi aziendali. L’India detiene da sola una quota pari al 13,2% delle esportazioni mondiali di tecnologie informatiche e delle comunicazioni, rispetto al 7,5% degli Stati Uniti. Inoltre, nonostante gli scarsi legami commerciali con il resto dell’Asia, l’interconnessione in questo settore sta crescendo rapidamente.
Infine, ci sono le economie altamente sviluppate, che comprendono Australia, Nuova Zelanda, Giappone, Corea del Sud, Taiwan e Singapore. Il PIL pro capite di queste nazioni è elevato ed esse sono fortemente urbanizzate, tecnologicamente avanzate e dispongono di capitali in eccesso.
Un incastro perfetto
Insieme, i Paesi asiatici possono fare in modo che la loro crescita sia in grado di auto-sostenersi. Potenziale di crescita significa capitale in entrata: nel 2001, il 10,2% dei flussi di capitale globali riguardava l’Asia; questa percentuale salirà al 23,6% entro il 2030[4]. Nello stesso periodo, i flussi verso gli Stati Uniti scenderanno dal 23,6% al 18,5%[5]. Secondo le nostre stime, entro il 2030 l’Asia (Giappone incluso) rappresenterà il 33% del PIL globale (dal 26% nel 2000), mentre la quota statunitense scenderà dal 32% al 20% nello stesso periodo[6].
L’ importanza crescente dell’economia asiatica la porterà anche ad assumere un ruolo più preminente sui mercati finanziari globali: ciò implica l’inclusione di una quota crescente di titoli della regione all’interno degli indici obbligazionari globali. Inoltre, è probabile che si venga a formare de facto un blocco commerciale legato al renminbi. Nel 2006, la correlazione tra la valuta cinese e quelle delle altre economie asiatiche era fondamentalmente pari a zero. Negli ultimi tempi è salita al 20%. Nel complesso, il blocco del RMB rappresenta ora un quarto del PIL globale (quanto l’eurozona) ed è probabile che questa percentuale salga con l’avanzare dell’integrazione e dello sviluppo dell’area asiatica[7].
Figura 5 – Dove cresce il mondo
Quota mondiale del PIL (in USD), %
*Eurozona, Regno Unito, Svizzera. **Canada, Australia, Nuova Zelanda, Norvegia e Svezia. Fonte: Pictet Asset Management, Refinitiv, CEIC. Dati dal 01/01/2000 al 01/01/2023.
I timori per la fine della globalizzazione sono generalmente esagerati, ma nel caso dell’Asia sono del tutto fuori luogo. L’integrazione e l’interdipendenza nella regione crescono costantemente. I quattro blocchi economici asiatici presentano una varietà e una complementarità sufficienti a sostenere autonomamente la crescita, anche in caso di un livellamento del commercio di beni in altre parti del mondo. Negli ultimi anni, i progressi dell’Asia sono stati ostacolati dal COVID, dall’aumento dei tassi d’interesse e dalle tensioni geopolitiche. Tuttavia, la tendenza al rialzo dell’economia regionale può contare su uno slancio intrinseco.
Le informazioni, opinioni e stime contenute nel presente documento riflettono un’opinione espressa alla data originale di pubblicazione e sono soggette a rischi e incertezze che potrebbero far sì che i risultati reali differiscano in maniera sostanziale da quelli qui presentati.
[1] Fonte: Pictet Asset Management, Reshoring Initiative. Dati al febbraio 2023.
[2] Fonte: Pictet Asset Management, UNSTAT. Dati al febbraio 2023.
[3] Fonte: Pictet Asset Management, CEIC, UNCTAD, World Bank. Dati al febbraio 2023.
[4] Basato su una media a 3 anni.
[5] Basato su una media globale a 3 anni, fonte: Pictet Asset Management e UNCTAD. Dati al febbraio 2023.
[6] Fonte: Pictet Asset Management, Refinitiv, CEIC. Dati al gennaio 2023.
[7] Una zona monetaria è stimata utilizzando una regressione progressiva a due fasi di tipo Frankel-Wei, come la porzione ponderata per l’elasticità del PIL di 48 economie, in cui l’elasticità è il peso della valuta di riserva in una data valuta. Fonte: Pictet Asset Management, CEIC, Refinitiv. Dati al febbraio 2023.
A cura di Jon Withaar, Head of Asian Special Situations e Jean-Damien Cavalier, Senior Client Portfolio Manager di Pictet Asset Management
26.06.2023
In un contesto di mercato globale a dir poco febbrile, gli investitori si sono mostrati cauti sull’Asia. Ciò non significa che verranno a mancare le opportunità di investimento, ma solo che sarà necessario un approccio più articolato.
In tale contesto, gli investitori dovrebbero pensare a una strategia “market neutral” incentrata sugli extra rendimenti non dipendenti dall’orientamento del mercato, ma piuttosto trainati dalle attività aziendali e dalle riforme regionali. Gli investitori dovrebbero cercare strategie in grado di sfruttare le condizioni straordinariamente favorevoli senza esporsi al rumore di fondo degli effetti macroeconomici. Per chi desidera investire in questo modo, l’Asia offre il punto d’incontro ideale tra crescita, riforme e opportunità.
Sembra che l’Asia continuerà a essere il motore della crescita globale nei prossimi anni. Gli economisti di Pictet Asset Management prevedono un tasso di crescita annuo del 5% al netto dell’inflazione asiatica (Giappone escluso) per i prossimi cinque anni, contro l’1,2% del resto del mondo.
All’avanguardia nel mondo
Parliamo di una delle regioni più dinamiche al mondo. All’interno dei suoi ampi confini, ci sono aziende all’avanguardia che operano nell’innovazione tecnologica, altre sono giganti in settori ancora in fase di maturazione, altre ancora sono in rapida espansione accanto alle loro economie domestiche, che sono tra quelle che crescono più rapidamente al mondo. E proprio in questo momento, la regione attraversa una fase di cambiamento radicale, spinto dalla ripresa post-pandemia, da un aumento dei tassi d’interesse globali e da investitori in cerca di crescita, sempre più limitata in Occidente.
Tutte insieme, queste forze creano nell’intera Asia una miriade di opportunità per gli investitori che si concentrano su eventi societari come fusioni e acquisizioni, offerte pubbliche iniziali e altre importanti attività di raccolta di capitali.
Certo, l’Asia non è stata immune dalle sfide poste all’economia globale dall’inflazione, dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina. Nel corso dell’ultimo anno, quasi tutte le asset class della regione hanno arrancato, mentre queste forze pesavano sul sentiment degli investitori. Eppure, nonostante i timori globali legati alla liquidità a medio termine e l’irrequietezza degli investitori, ci sono diversi motivi per essere ottimisti.
A conti fatti, esistono fattori locali che in parte isolano l’Asia dalle turbolenze dell’economia globale. La Cina ha riaperto e ciò ha scatenato la domanda repressa e il turismo verso l’estero. L’economia giapponese sta germogliando, mentre le riforme della sua corporate governance iniziano a dare i primi frutti. Inoltre, i dati demografici favorevoli proteggono l’Asia emergente dal rallentamento dell’economia globale: non solo si prevede che eviterà la recessione, ma l’FMI pronostica che, entro il 2024, sarà la regione a più rapida crescita al mondo[1].
Eppure, nonostante tutte le attrattive che l’Asia offre agli investitori che operano sulla scia delle trasformazioni societarie e delle modifiche normative, l’area rimane il “selvaggio Oriente”, poco conosciuto e nel quale si investe poco, soprattutto rispetto ai mercati nordamericani ed europei, ben più affermati.
Occhi puntati sul Total Return
In un contesto di mercato globale a dir poco febbrile, gli investitori si sono mostrati cauti sull’Asia. In effetti, le strategie d’investimento più sensibili all’andamento del mercato hanno storicamente deluso quando i mercati stagnavano o erano in calo. La storia, inoltre, ci dice che è probabile che queste turbolenze di mercato persisteranno, poiché gli eccessi speculativi di oltre un decennio di investimenti in uno scenario di tassi d’interesse prossimi allo zero si scontrano con l’aumento dell’inflazione, la deglobalizzazione e il rallentamento della crescita economica. Un contesto simile è associato a un lungo periodo di stagnazione degli utili azionari e del mercato obbligazionario e a livelli più elevati di stress finanziario per imprese e famiglie. In breve, un ritorno alle condizioni di mercato rialziste appare improbabile in un futuro prossimo. Ciò non significa che verranno a mancare le opportunità di investimento, ma solo che sarà necessario un approccio più articolato.
In tale contesto, gli investitori dovrebbero pensare a una strategia “market neutral” incentrata sugli extra rendimenti non dipendenti dall’orientamento del mercato, ma piuttosto trainati dalle attività aziendali e dalle riforme regionali. Gli investitori dovrebbero cercare strategie in grado di sfruttare le condizioni straordinariamente favorevoli della regione senza esporsi al rumore di fondo degli effetti macroeconomici. Se da un lato la volatilità del contesto macro alimenta gli eventi societari, dall’altro gli investitori non vogliono necessariamente essere esposti a tali tendenze globali. Per chi desidera investire in questo modo, l’Asia offre il punto d’incontro ideale tra crescita, riforme e opportunità.
Fig. 1 – Una macchina da IPO (offerta pubblica iniziale)
IPO di società asiatiche vs globali, %, numero di operazioni
Fonte: Bloomberg, Pictet Asset Management. Dati relativi al periodo dal 31/12/2009 al 31/12/2022.
Per chi desidera investire in questo modo, l’Asia offre il punto d’incontro ideale tra crescita, riforme e opportunità. Dal Giappone (che resta uno dei Paesi più ricchi e sviluppati al mondo) al Vietnam, un mercato di frontiera dal potenziale quasi illimitato. Dalla Thailandia, con la sua valuta stabile come la roccia, alla grande potenza del silicio di Taiwan. Dalla Cina all’India, i due colossi globali, senza dimenticare l’Australia, un Paese ricco di risorse naturali indispensabili.
La natura e la varietà delle attività aziendali è amplissima: fusioni e acquisizioni; ristrutturazioni e vendite di asset; offerte pubbliche iniziali (si veda la Fig. 1) e aumenti di capitale; buyback azionari; trasformazione del commercio all’ingrosso. Tutto questo presenta una serie interessante di opportunità per gli investitori che desiderano beneficiare dei cambiamenti strutturali tenendo sotto controllo il rischio, indipendentemente dall’andamento del mercato.
Categorie di opportunità
Utilizzando approcci differenti e concentrandoci sulla ricerca di valore per gli investitori, suddividiamo gli eventi societari e le “special situations” in tre categorie.
La prima comprende una serie di catalizzatori ben definiti, in cui l’evento scatenante (o catalizzatore) è noto, ma il mercato non gli ha ancora attribuito un valore. Questo processo di determinazione dei prezzi può essere tanto più lungo e inefficiente quanto meno liquidi o più trascurati sono i mercati (come accade in gran parte dell’Asia), il che crea opportunità per investitori dinamici e ben informati. Questi catalizzatori definiti includono tutte le operazioni dei mercati azionari, come offerte pubbliche iniziali, block trade o emissioni di titoli secondari. Anche gli sviluppi normativi possono scatenare profondi cambiamenti nelle prospettive di un’azienda, lo stesso dicasi per le “special situations” come doppie quotazioni, ristrutturazioni o spin-off. Un’opportunità di investimento è costituita anche dal ribilanciamento dei componenti di un indice: i fondi indicizzati e gli investitori “long-only” venderanno i titoli in uscita dall’indice, acquistando quelli in entrata. La varietà e la diffusione geografica di questi eventi catalizzatori e il fatto che si verifichino di frequente in tutti i mercati, li rendono una fonte diversificata di rendimenti in eccesso.
La seconda categoria di eventi societari è rappresentata dalle fusioni e acquisizioni (M&A), che portano rendimenti consistenti, decorrelati e a bassa volatilità. Questo perché, pur in presenza di una modifica del controllo societario (a differenza degli altri catalizzatori definiti), il loro successo dipende semplicemente da un processo giuridico e normativo piuttosto che essere legato a movimenti del mercato.
Infine, ci sono i cosiddetti “pre-eventi”. Trattasi di fonti di rendimento in eccesso particolarmente volatili, in quanto presuppongono la previsione di importanti eventi societari grazie all’analisi approfondita e alla competenza in determinati settori e mercati. In questo ambito, il rischio di portafoglio è però mitigato da un processo sistematico di gestione del rischio e da un approccio disciplinato al “position sizing”, oltre a investimenti simultanei a copertura delle due categorie di eventi societari descritti in precedenza.
La combinazione di questi tre approcci può quindi convertire opportunità cicliche in una strategia universale.
Asia: un panorama ricco
È superfluo ricordare la diversità delle economie e l’entità delle opportunità in questa regione. Sembra che l’Asia continuerà a essere il motore della crescita globale nei prossimi anni. Gli economisti di Pictet Asset Management prevedono un tasso di crescita annuo del 5% al netto dell’inflazione asiatica (Giappone escluso) per i prossimi cinque anni, contro l’1,2% del resto del mondo (si veda la Fig. 2).
Il Giappone è una delle economie più evolute al mondo e sta riemergendo dopo 30 anni di mercato azionario ribassista anche grazie alle riforme della corporate governance, costate anni di lavoro. La Corea del Sud (a sua volta un mercato fortemente deprezzato) ha tratto insegnamento dal successo giapponese ed è nelle prime fasi di applicazione del proprio codice di governance. Sta inoltre prendendo piede l’attivismo dal basso, a lungo considerato un argomento tabù in Corea.
Fig. 2 – La grande potenza asiatica
Crescita del PIL reale, %
Fonte: Refinitiv, CEIC, previsioni Pictet Asset Management a partire dal 2023. Dati relativi al periodo dal 31/12/2009 al 10/05/2023.
Hong Kong, messa a dura prova dai rigidi protocolli COVID-19 e dei persistenti timori di carattere geopolitico, ha reagito con una recente e significativa espansione dei suoi programmi di trading transfrontaliero Stock Connect, accrescendone l’importanza come canale di investimento sia in entrata che in uscita dalla Cina.
Il Sud-Est asiatico, che beneficia notevolmente della diversificazione verso poli produttivi più economici, ha visto impennarsi gli investimenti esteri diretti nella regione malgrado il contesto macroeconomico. Il risultato è stato che nel 2022 gli investimenti regionali in M&A hanno toccato il massimo storico.
L’Australia è un Paese ricco di risorse e quelle fondamentali per la transizione energetica (litio, nichel, rame, gas) stanno attirando investimenti significativi; questo rinnovato interesse per l’esplorazione sfocia nella scoperta di numerosi nuovi giacimenti.
Infine l’India, ora il Paese più popoloso al mondo, potrebbe finalmente iniziare a mantenere le proprie promesse. Grazie all’attuazione di ampie riforme normative seguite allo scandalo del mercato azionario che ha coinvolto il Gruppo Adani, gli investitori iniziano a beneficiare di un mercato sempre più trasparente ed efficiente.
Questi fattori strutturali prettamente regionali creano e continueranno a creare eventi societari in tutta l’area, indipendentemente dalla direzione intrapresa dai mercati.
Sono in corso grandi cambiamenti e le opportunità abbondano
Oltre ad adeguarsi all’incertezza macroeconomica globale, questa regione sta attraversando anche un’evoluzione spinta dall’interno.
Ad esempio, la riapertura della Cina dopo la pandemia di COVID-19 e l’allentamento di varie normative stanno già portando a una ripresa dell’attività commerciale. Le riforme dei mercati finanziari consentono un accesso al mercato cinese senza precedenti, mentre Pechino continua a incoraggiare il consolidamento e la razionalizzazione in settori come siderurgia, trasporti, energie rinnovabili e servizi di pubblica utilità. Allo stesso tempo, le turbolenze nel settore immobiliare cinese offrono significative opportunità per una sua ristrutturazione, come già accaduto in cicli precedenti.
In Giappone, le recenti riforme volte a modernizzare la struttura della governance societaria hanno creato una serie di nuove opportunità di investimento. Questi cambiamenti hanno aiutato a migliorare l’engagement con gli azionisti, ad aumentare il rendimento azionario delle aziende, a stimolare una razionalizzazione delle partecipazioni incrociate inefficienti e a ottimizzare le politiche relative ai rendimenti degli azionisti. L’efficacia di questi provvedimenti si manifesta nei livelli record di buyback, dividendi e proposte da parte degli azionisti attivisti. A sua volta, tutto ciò ha creato opportunità di investimento incentrate sull’eliminazione delle partecipazioni incrociate, sulle rettifiche al flottante dell’indice e su provvedimenti volti a restituire capitale agli azionisti, per citarne solo alcune.
Per il Giappone, questo è solo l’inizio. Sulla base dei rapporti P/E, le aziende giapponesi sono le più convenienti del mondo sviluppato, oltre ad avere il livello d’indebitamento più basso: due fattori che potrebbero innescare un boom di fusioni e acquisizioni (M&A), che potrebbe ricevere un ulteriore impulso da fondi di private equity altamente liquidi. Il Giappone, inoltre, è rimasto l’unico Paese sviluppato con tassi d’interesse molto bassi, il che rende conveniente il finanziamento delle M&A.
Fig. 3 – Mania delle fusioni
Percentuale dell’attività M&A in Asia rispetto a quella globale, per volume delle operazioni in USD
Fonte: Bloomberg, Pictet Asset Management. Dati relativi al periodo dal 31/12/1997 al 31/12/2022.
E poi c’è il Sud-est asiatico, che prevediamo sarà il motore della crescita mondiale per il prossimo decennio, arrivando a rimpiazzare gli Stati Uniti, l’Europa e persino la Cina. Il valore delle transazioni di M&A in questa regione ha raggiunto livelli record nel 2022 e si prevede che rimarrà elevato anche nel 2023.
L’attività complessiva di M&A in tutta l’Asia rappresenta una percentuale persino superiore rispetto alle operazioni di M&A globali, in crescita dal 2% del totale nel 1998 sino al 22% nel 2022 (Fig. 3), il che rende l’Asia una scelta ideale per le strategie Event Driven.
Infatti, sono moltissimi i fattori che rendono l’Asia un terreno di caccia ideale per gli investitori che si concentrano sugli eventi societari. Economie forti e in crescita sono sinonimo di aziende forti e in crescita, affamate di capitali e desiderose di espandersi ricorrendo all’M&A. Allo stesso tempo, però, le turbolenze a livello normativo e macroeconomico ci indicano anche che il trend generale positivo è caratterizzata da una notevole irrequietezza. Molti investitori sono diffidenti nei confronti di questo tipo di incertezza, ma, in questo contesto, una strategia Market Neutral ed Event Driven, che evita scommesse macroeconomiche e valutarie e ricorre a un’analisi societaria dettagliata e a uno controllo intensivo del rischio, può generare rendimenti stabili e interessanti.
Le informazioni, opinioni e stime contenute nel presente documento riflettono un’opinione espressa alla data originale di pubblicazione e sono soggette a rischi e incertezze che potrebbero far sì che i risultati reali differiscano in maniera sostanziale da quelli qui presentati.
A cura di Martin Kuehle, Investment director, Convertible Bonds e Cedric Spiegel, Assistant Fund Manager, Convertible Bonds, Schroders
Con la fine dell’era dei tassi d’interesse estremamente bassi, i finanziamenti collegati all’equity diventano sempre più interessanti per le aziende che devono sostenere costi di prestito più elevati. Per le aziende alla ricerca di strumenti di finanziamento più economici, le obbligazioni convertibili rappresentano un’opzione sempre più popolare. La tradizionale relazione tra i prezzi e i rendimenti delle obbligazioni convertibili offre opportunità agli investitori che cercano un reddito costante con la possibilità di trarre vantaggio in caso di rally dei prezzi dei titoli azionari.
La natura ibrida delle obbligazioni convertibili le rende uniche, in quanto combinano caratteristiche sia di debito che di equity. Sono emesse da società che offrono agli investitori la possibilità di convertire l’obbligazione in un numero predeterminato di azioni ordinarie dell’emittente. Sebbene le obbligazioni convertibili generino normalmente un rendimento nominale, o tasso cedolare, inferiore a quello delle obbligazioni tradizionali, offrono agli investitori un potenziale di crescita del capitale in caso di aumento del prezzo delle azioni dell’emittente.
Le obbligazioni convertibili asiatiche sono particolarmente popolari tra gli investitori che desiderano partecipare alla riapertura economica della Cina ma sono meno tolleranti alla volatilità dei mercati azionari. Storicamente, la partecipazione media ai ribassi nelle obbligazioni convertibili asiatiche è stata al di sotto del 50%. In altre parole, le obbligazioni convertibili asiatiche hanno protetto gli investitori da più della metà dei cali del mercato azionario.
Le obbligazioni convertibili sono particolarmente interessanti nelle fasi di volatilità, in quanto possono fornire agli investitori un’esposizione al potenziale rialzo del prezzo delle azioni di un emittente, limitando al contempo il rischio di ribasso. Inoltre, possono offrire agli investitori vantaggi di diversificazione, garantendo l’accesso a una serie di emittenti e settori diversi. Protezione dai ribassi e partecipazione ai rialzi possono determinare una performance più fluida.
Ma perché scegliere ora le obbligazioni convertibili asiatiche? Offrono valutazioni interessanti rispetto ad altri mercati, in particolare a quelli statunitensi ed europei, essendo ancora sottorappresentate nei portafogli globali.
Da un punto di vista macroeconomico, l’Asia ospita alcune delle economie in più rapida crescita al mondo, tra cui la Cina. Si prevede che queste economie continueranno a espandersi a ritmo sostenuto, grazie a fattori quali l’aumento della classe media, l’urbanizzazione e le politiche governative volte a sostenere la crescita economica. Ciò rappresenta un’opportunità per le aziende che operano in questo mercato, che ospita alcune delle aziende più innovative del mondo, in particolare nel settore tecnologico. Queste aziende stanno guidando la crescita e la disruption in settori che vanno dall’e-commerce al fintech. Come strumento di rifinanziamento per le aziende in crescita, le obbligazioni convertibili potrebbero beneficiare di questa tendenza.
Ma l’Asia non è solo Cina. Il Sud-Est asiatico e l’India sono posizionati per liberare il loro pieno potenziale di crescita. Crescenti investimenti esteri, nuovi impianti di produzione e aumento delle quote di mercato delle esportazioni tenderanno a concretizzarsi nei prossimi tre-cinque anni. Una maggiore diversificazione delle catene di approvvigionamento dovrebbe essere positiva per l’India e i Paesi dell’area Asean attraverso il canale commerciale, promuovendo una maggiore integrazione economica e la riduzione delle barriere non tariffarie.
Inoltre, per quanto riguarda la transizione energetica, in Cina stanno emergendo molte opportunità, poiché la capacità di produzione di automobili del Paese ha un lag rispetto ai principali Paesi industrializzati. Questo ha portato la Cina a concentrarsi sulla produzione di veicoli elettrici, che non richiedono una sofisticata ingegneria meccanica. Una spinta proviene anche da questioni di sicurezza nazionale legata alla dipendenza della Cina dalle importazioni di greggio.
La Cina è anche leader mondiale nelle tecnologie per le energie rinnovabili, con i veicoli elettrici di prossimità urbana (Neighborhood Electric Vehicles) che rappresentano il 27,5% della produzione automobilistica totale. Le politiche del governo per incentivare l’installazione di stazioni di ricarica hanno contribuito alla rapida crescita di questo mercato nel Paese.
Ciò offre opportunità agli investitori in obbligazioni convertibili. Con i produttori di veicoli elettronici e i fornitori di batterie già presenti sul mercato delle obbligazioni convertibili, potrebbe essere facile accedere al capitale in questo settore. Inoltre, le potenziali politiche di sostegno e l’attenuazione della concorrenza sui prezzi dei veicoli elettrici dovrebbero portare a una ripresa della domanda di batterie nella seconda metà del 2023. Per raggiungere la redditività nel settore delle batterie elettriche conviene privilegiare i leader di mercato con migliori economie di scala e potere contrattuale.
In conclusione, le obbligazioni convertibili offrono un mezzo interessante per costruire un’esposizione sull’Asia e ciò può fornire ulteriori vantaggi di diversificazione agli investitori.
David Raper, Gestore del fondo Comgest Growth Asia ex Japan di Comgest
Gli investitori restano cauti sulla Cina, nonostante i dati macroeconomici incoraggianti. Le compravendite immobiliari nel settore residenziale sono in forte aumento, soprattutto nelle città di primo livello, sintomo di una domanda repressa dopo due anni difficili. Anche la crescita del credito nel settore privato ha registrato un’accelerazione. Nel frattempo, la politica monetaria cinese è rimasta accomodante, a causa della scarsa inflazione.
Shandong Weigao, il principale produttore di materiali di consumo medicali in Cina, ha pubblicato risultati poco entusiasmanti per il 2022, con una crescita sostanzialmente piatta del fatturato e dell’EBIT, mentre l’utile netto è cresciuto del 16%, spinto al rialzo dalla forte rivalutazione di una controllata prossima alla quotazione in Borsa. La pandemia ha messo in difficoltà i dipartimenti di chirurgia elettiva in quanto si è dovuto dare la precedenza ai ricoveri dei pazienti Covid. Ciononostante, negli ultimi tre anni Weigao ha visto gli utili aumentare a un tasso di crescita annuo composto (CAGR) del 13%. Ora che l’impatto della pandemia sta diminuendo, le prospettive della società sono promettenti, mentre permangono i trend di sostegno a lungo termine rappresentati dall’invecchiamento demografico e dalla sostituzione delle importazioni.
Il produttore di cavi speciali taiwanese Sinbon ha riportato dati sul fatturato e sull’utile in crescita rispettivamente del 22% e del 31% a/a. Il management conferma le previsioni di crescita a doppia cifra per il 2023. Nonostante il contesto macroeconomico incerto, la domanda di cavi Sinbon resta elevata per le stazioni di ricarica dei veicoli elettrici e le turbine eoliche.
In Corea, i risultati pubblicati da Samsung Electronics indicano che la fase peggiore della correzione delle scorte di chip di memoria è ormai superata. La società ha finalmente annunciato un taglio alla produzione, a indicare che il rapporto tra offerta e domanda potrebbe normalizzarsi nei prossimi trimestri.
FPT, tra i maggiori fornitori vietnamiti di servizi informatici, ha registrato una crescita dei ricavi e dell’utile per azione (EPS) del 20% a/a, sostenuta dai nuovi contratti sottoscritti in Giappone e in altri mercati asiatici. La società continua a prevedere un utile ante imposte in crescita del 18% nel 2023, grazie al continuo miglioramento dell’offerta di servizi di trasformazione digitale.
A cura di Joshua Crabb, Head of Asia-Pacific Equities di Robeco
Nella prima metà del 2023 i mercati azionari dell’Asia-Pacifico hanno registrato una falsa partenza: l’ottimismo sulla ripresa cinese si è affievolito mentre la Fed ha continuato a sostenere il dollaro USA confermando il suo approccio aggressivo, nonostante una serie di fallimenti di banche statunitensi di medie dimensioni. I mercati dell’Asia-Pacifico ne hanno risentito, soprattutto perché sono cresciuti i timori per le prospettive delle esportazioni di alto valore, come i semiconduttori, verso l’economia statunitense, in fase di rallentamento. L’assenza di catalizzatori a breve termine demotiva gli investitori, ma nel lungo termine riteniamo che le basi strutturali dell’Asia-Pacifico prevarranno su altri fattori e si faranno apprezzare nel tempo. È quindi un momento opportuno per investire in Asia-Pacifico in vista del prossimo ciclo di crescita.
La differenza nelle valutazioni non è giustificata
La differenza in termini di valutazioni rimane enorme, nonostante la crisi bancaria statunitense, che si sta lentamente consumando, e l’S&P 500 ha sovraperformato rispetto ai mercati dell’Asia-Pacifico. Nei precedenti cicli, dopo la bolla delle dotcom e dopo la crisi finanziaria globale, questo genere di differenza ha segnato l’avvio di un lungo periodo di netta sovraperformance per la regione Asia-Pacifico. Inoltre, le economie di questa regione non soffrono di un’inflazione elevata come quella dell’Europa, degli Stati Uniti o di alcune economie emergenti. Ciò offre ai governi della regione una certa flessibilità politica e avvalora la nostra opinione secondo cui i fondamentali macroeconomici cominceranno a riflettersi nelle valutazioni azionarie.
Le tensioni tra Stati Uniti e Cina avvantaggeranno l’ASEAN
L’assetto strutturale delle economie dell’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (ASEAN) è già positivo. Il PIL combinato dei Paesi ASEAN – valutato nel 2019 in 3.200 miliardi di dollari USA – fa di questa regione la quinta economia al mondo, con la prospettiva di diventare la quarta entro il 2030 grazie al rapido aumento degli investimenti diretti esteri nella regione. La popolazione totale di circa 700 milioni di persone, il 61% delle quali di età inferiore ai 35 anni – in combinazione con il miglioramento del livello di istruzione e l’adozione di massa del digitale, rimarcano il netto contrasto con l’Asia nordorientale e l’Europa.
Le economie dell’ASEAN, al pari dell’India, saranno le principali beneficiarie dell’offshoring dalla Cina, ossia della spinta alla delocalizzazione delle aziende straniere che intendono aumentare la ridondanza e la resilienza delle loro filiere produttive aprendo impianti di produzione in altri Paesi, imitate da alcune aziende cinesi. In questo modo le aziende dell’ASEAN si affermeranno ulteriormente come anelli chiave della catena di fornitura globale di tecnologia e manufatti. Date le tensioni in corso tra le due potenze globali, le economie dell’ASEAN, a nostro avviso, sono destinate a giocare su entrambi i fronti e, almeno dal punto di vista commerciale, cercheranno di assumere una posizione neutrale. Inoltre, il settore dei beni di consumo nell’ASEAN include società leader con profilo interessante, che dovrebbero godere di una crescita strutturale di lungo termine con il progressivo aumento dei consumi nella regione.
Nord-est asiatico
Le economie mature dell’Asia nordorientale non godono degli stessi vantaggi demografici delle nazioni più giovani a sud, ma offrono comunque interessanti opportunità di investimento. Anche in caso di “disaccoppiamento” fra Stati Uniti e Cina, altri Paesi potrebbero beneficiare della diversificazione della catena di approvvigionamento. Il ruolo della Corea del Sud come attore chiave nei semiconduttori e nella tecnologia dei display è stato rafforzato da altri settori destinati a servire la transizione energetica, per esempio dal suo forte posizionamento nelle batterie elettroniche per veicoli che stanno beneficiando direttamente della scelta degli Stati Uniti di escludere i fornitori con sede in Cina dalle agevolazioni fiscali previste dalla legge sulla riduzione dell’inflazione. Dopo un 2022 debole a causa del ciclo dei semiconduttori e della tecnologia, i titoli azionari sudcoreani hanno registrato una forte performance nel 2023, a testimonianza della tenuta dell’economia nazionale e in previsione della potenziale riclassificazione della Corea del Sud come mercato sviluppato da parte dell’MSCI, che per un effetto di riequilibrio produrrebbe afflussi verso questa economia. Per noi la Corea del Sud è un Paese ricco di società con valide proposte di valore e capacità di ritorno alla redditività.
Come la Corea del Sud, anche il mercato di Taiwan ha risentito del deprezzamento del comparto tecnologico nel 2022. Riteniamo che il ciclo dei semiconduttori possa aver toccato il fondo, offrendo buoni punti di ingresso agli investitori di lungo periodo. Nonostante le evidenti questioni geopolitiche che pesano su Taiwan, riteniamo molto improbabile la prospettiva di un’invasione cinese a sorpresa. A differenza delle loro controparti statunitensi, molte società sudcoreane e taiwanesi sono scambiate a valutazioni minime, scontando un miglioramento trascurabile delle prospettive economiche.
In sintesi: è tempo di agire
Nell’universo azionario dell’Asia-Pacifico continuiamo a individuare società in cui il prezzo delle azioni non rifletta l’effettivo potenziale aziendale e le cui valutazioni sono a nostro parere destinate ad aumentare. La debolezza macroeconomica di Stati Uniti ed Europa e le ricorrenti crisi statunitensi – l’ultima delle quali riguarda il “tetto del debito” – continuano a pesare sul sentiment. Viceversa, in Asia i rischi legati ai titoli finanziari sono più contenuti grazie a politiche monetarie e fiscali più conservative. Questi periodi di avversione al rischio, che rafforzano il dollaro USA, giocano a sfavore della nostra strategia in Asia-Pacifico. Ciononostante, dal nostro punto di vista un aumento graduale dell’allocazione in Asia-Pacifico è opportuno in quanto la regione è strategica per le due economie dominanti del mondo e l’esposizione attuale consentirà di cogliere i rialzi man mano che il divario nelle valutazioni si restringerà.
Dal 19 maggio 2023 è disponibile in rotazione radiofonica e su tutte le piattaforme di streaming digitali “Bon Voyage”, il nuovo singolo di Asia.
“Bon voyage” è un brano di protesta e di consapevolezza che tratta il tema della parità di genere in una società che esalta la parità e si circonda poi di finzione. Ecco alzarsi un grido di ribellione, una critica all’incoerenza e alla costante leadership maschile.
Il brano parla di uomini e donne, tocca tutti, le frasi arrivano distaccate e ti schiaffeggiano, ti svegliano dal torpore. Sembra quasi di non muoversi e poi tutto inizia a ruotare e ti ritrovi in uno tsunami.
Asia si descrive come una ragazza che non si vergogna di sé stessa e che non ha paura di essere giudicata per quello che indossa, osserva la società rassegnata camminando per le vie della città “Che lamentarsi non serve a nulla, tanto le cose stanno così”, ma le gira le spalle perché la parità non è solo un diritto fondamentale, ma una condizione necessaria per un mondo migliore. “Bon voyage” vuole così essere un saluto verso credenze limitanti, dove evidenziarle appare l’unico modo per parlarne ancora e normalizzarle, sottolineandone una disparità che coglie, in ogni settore, da quello economico a quello lavorativo e privato.
L’artista commenta così il nuovo brano:«Libertà sociali, parità di gender, viva gli italiani, uno tsunami di incoerenze.»
Il videoclip di “Bon Voyage” è stato girato a Modena, città fondamentale per la crescita artistica di Asia, in un complesso lavorativo fatto di uffici e per le vie della città. Le immagini vogliono essere piene di allegorie e significati. Le scene si alternano tra momenti in cui Asia libera la propria espressività a scene coreografate per rafforzare il concept del singolo, con ballerine che indossano pantaloni muovendosi in modo sensuale segno di libertà, distaccandosi da preconcetti costruiti.
Biografia
Asia Antonietti, in arte Asia, ha 17 anni ed è nata il 06/12/2005 a Fano città in cui vive. È cantante, cantautrice e studente del Liceo Economico Sociale.
Ha all’attivo 5 singoli: “Lasciarsi Andare” (2020), “Lo Faccio per me”(2022), “Instabilità” (2022) , “Suicidio Gourmet” (2022) e “Se stanotte morirò” (2023).
Si appassiona alla musica fin da bambina. Nella sua vita ha già affrontato sfide impegnative e superato grandi paure. Ed è proprio questo importante bagaglio a permetterle di scrivere e raccontare esperienze in musica. Sound freschi, energici e giovanili che, complice un linguaggio pop moderno, le permettono di arrivare a chiunque la ascolti.
“Bon Voyage” è il nuovo singolo di Asia disponibile sulle piattaforme digitali di streaming e in rotazione radiofonica da venerdì 19 maggio 2023.
Da venerdì 3 marzo 2023 sarà disponibile in rotazione radiofonica e su tutte le piattaforme di streaming digitale “Se stanotte morirò” (Magma Musica Esplosiva), il nuovo singolo di Asia.
“Se stanotte morirò”è un brano che parla di speranza e del desiderio di riuscire ad evolversi, di perdonare e perdonarsi lasciando andare ciò che è stato e avendo fede in ciò che sarà. Asia racconta la sua esperienza, quella di chi vorrebbe andare avanti ma che non riesce a farlo, perché è immobilizzata dalle paranoie di chi gli sta accanto, stufo del suo passato, ma che non riesce a smettere di parlarne. È l’insoddisfazione di chi si rende conto che tutto potrebbe finire senza preavviso. Da qui il forte desiderio di uscire dalla zona di comfort per ritrovare quel miracolo che colora la propria vita e tutto quello che gira intorno ad essa, è la voglia di andare avanti e di vivere ogni momento come se fosse l’ultimo, facendo degli errori compiuti, un insegnamento.
Spiega l’artista a proposito del brano: “Questo per me è un brano di crescita interiore e crescita artistica, che mi ha insegnato a utilizzare il passato come stimolo per fare meglio nel presente, invece che farne uso di blocco nelle esperienze”.
Il videoclip di “Se stanotte morirò” descrive un’esperienza emotiva intensa che cattura l’essenza della vita e l’accettazione della morte. Le immagini sono ambientate in una notte scura e misteriosa, con luci intermittenti che illuminano il volto della protagonista mentre balla in un limbo desolato ma consapevole.
Il video, intenso e coinvolgente, vede l’artista come protagonista che si muove tra sonorità pop moderne esprimendo momenti di energia elettrizzante, che vogliono essere la testimonianza della volontà del cambiamento.
Asia Antonietti, nome d’arte Asia, ha 17 anni e vive a Fano. Cantante e cantautrice studente del liceo economico sociale. Asia ha all’attivo quattro singoli (Lasciarsi Andare 2020, Non c’è un Giorno 2021, lo Faccio per me 2022, Instabilità 2022 e Suicidio Gourmet 2022). Si appassiona alla musica fin da bambina trovando in essa il suo rifugio sicuro. Nella sua giovane vita ha affrontato sfide impegnative superando paure importanti come la paura dell’abbandono e attacchi di panico. Ha perso in giovane età la nonna, punto di riferimento importante e subito dopo il papà. Da qui la nascita di un rapporto meraviglioso con la mamma con la quale vive e con la quale porta avanti il suo progetto artistico. Asia continua a studiare canto ed è seguita da una vocal coach e da una coach di interpretazione scenica, scrive i brani che canta nei quali emerge una maturità che va oltre la sua giovane età.
“Se stanotte morirò” è il nuovo singolo di Asia disponibile in radio e in digitale da venerdì 3 marzo 2023.
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