Home Salute Terremoto: la SIPPS fornisce utili consigli per parlarne con i bambini

Terremoto: la SIPPS fornisce utili consigli per parlarne con i bambini

terremoto
terremoto in Giappone
Pubblicità
Condividi

La Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale al fianco dei più piccoli

Roma, 8 novembre 2016 – Sono passati dieci giorni da quando la terra ha tremato nel centro Italia: erano le 7.40 del 30 ottobre e da quel momento la vita di numerose persone è cambiata radicalmente. La macchina dei soccorsi ha risposto prontamente. Merito di un team di soccorritori costituito da diverse professionalità che si è mosso in un’unica direzione, quella di salvaguardare quanti hanno perso tutto: in aiuto dei terremotati sono scesi in campo medici infermieri, operatori del 118, della protezione civile, della Croce Rossa, delle forze dell’ordine, degli enti locali e del sistema sanitario nazionale, delle organizzazioni di volontariato, vigili del fuoco, militari, polizia, educatori e medici. Di questo elenco fanno ovviamente parte i pediatri.
“Non possiamo esimerci dal fornire alle famiglie un aiuto concreto – afferma il Dott. Giuseppe Di Mauro, Presidente della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale – non soltanto sanitario ma anche psicologico, a maggior ragione se, come nel caso del terremoto di Umbria e Marche, l’evento sembra non giungere mai a conclusione”.

Pubblicità

“L’impeto travolgente e distruttivo del terremoto destabilizza – spiega la Dottoressa Mery Azman, esperta in counseling a Milano – incute sconcerto e diffonde una sensazione di impotenza; ridisegna la geografia del territorio, cancella i ricordi, segna in maniera incisiva la memoria storica del luogo e intacca le stesse radici culturali, sociali e lavorative degli abitanti: in altre parole, cancella i punti di riferimento e impone l’accettazione inoppugnabile di perdite umane e materiali e l’adattamento a nuove abitudini di vita. Compito delicato e gravoso del pediatra – prosegue – è quello di sostenere i genitori affinché, a loro volta, possano aiutare i propri figli a superare i momenti più critici.

Ecco, in sintesi, qualche indicazione pratica per parlare di terremoto con i bambini, tenendo presente che ognuno di loro ha una sensibilità e un vissuto propri:
·Valorizzare gli esempi di solidarietà, non soltanto dei vicini e di chi è presente sul territorio ma dell’intera nazione: il calore umano dà forza e aiuta a vincere il senso di solitudine e abbandono che tende a diffondersi spontaneamente dopo una catastrofe
·Trovare spunti in grado di creare aspettative stimolanti e tali da giustificare sofferenze e disagi di cui è sempre opportuno sottolineare il carattere di eccezionalità e temporaneità: si ricostruirà una casa più bella e sicura, in cui il bambino potrà proiettarsi con la sua fantasia, la scuola sarà colorata e spaziosa, il paese risorgerà sarà più bello di prima e così via
·Individuare sempre gli aspetti positivi di ogni situazione, evitando di manifestare apprensione: le case provvisorie, per esempio, pur senza offrire tutti i comfort, promuovono la socializzazione, creando vere comunità in cui tutto, dalle gioie ai timori, dalle ansie fino alle speranze, viene condiviso
·Utilizzare approcci differenti a seconda dell’età del bambino: ai più piccoli, per spiegare il terremoto, possono bastare racconti di fantasia, mentre ai più grandi è fondamentale illustrare come comportarsi durante una scossa sismica ed eventualmente prestare aiuto a chi ne dovesse avere bisogno. In ogni caso è bene rispondere a ogni domanda, anche se ripetitiva, cercando di comprenderne la ragione intima
·Aiutare sempre il bambino a esternare ciò che prova e a dare un nome alle proprie emozioni, facendolo sentire protetto: il disegno, per esempio, è un ottimo strumento espressivo in ogni fascia d’età, che può assumere una valenza perfino terapeutica.
·È sempre opportuno che sia il bambino a gestire i propri ricordi: non è produttivo rievocare le sue reminiscenze o esprimere nostalgia per ciò che non esiste più, ma vivere piuttosto nel presente guardando al futuro e lasciando che sia lui a manifestare, in maniera più o meno diretta, le sue paure e i suoi bisogni di rassicurazione
·Un messaggio importante è che i terremoti, al pari di nubifragi, uragani o siccità, sono eventi naturali e in alcuni luoghi si verificano con maggiore frequenza o probabilità, ed è importante essere preparati ad affrontarli: i genitori sono un modello di riferimento per i bambini e la ripresa il più precocemente possibile delle ordinarie attività quotidiane, nella misura del possibile, nonché un impegno concreto, qualunque esso sia, nel dare aiuto chi ha più bisogno sono esempi eloquenti e istruttivi
·Intercettare e segnalare al pediatra i possibili segnali di ansia e disagio che, in molti casi, sono mascherati da sintomi senza apparente causa organica, quali per esempio, mal di testa, mal di pancia, diarrea, dolori più o meno vaghi, che potranno richiedere un approccio specifico”.

A tale riguardo una figura di particolare importanza è lo psicologo dell’emergenza: “Si tratta – informa Piercarlo Salari, pediatra a Milano e responsabile del Gruppo di lavoro per il sostegno alla genitorialità SIPPS – di uno specialista che studia i processi psicologici (psicofisiologici, cognitivi, emotivi, relazionali e comportamentali) attivati in situazioni fuori dall’ordinario, che mettono alla prova le capacità di adattamento e il benessere delle persone. Si occupa delle persone direttamente coinvolte negli eventi critici (vittime primarie), dei loro familiari e amici, dei testimoni dello stesso evento (vittime secondarie), dei soccorritori (vittime terziarie) e della comunità dove sono avvenuti gli accadimenti traumatici. Contribuisce anche a organizzare i soccorsi in modo da facilitare la programmazione e lavorano in termini di prevenzione”.

“La Psicologia dell’emergenza – conclude Salari – coniuga dunque i contributi di vari ambiti disciplinari: dalla medicina alla sociologia, a varie aree psicologiche come quelle della psicologia clinica, sociale, della comunicazione, ambientale, dello sviluppo, di comunità e della salute. Gli psicologi dell’emergenza costituiscono una risorsa preziosa, e complementare al pediatra, in grado di offrire ai genitori un aiuto qualificato in tutti gli ambiti della sfera psico-comportamentale nelle situazioni in cui si rende necessario un approccio multidisciplinare per superare una catastrofe purtroppo non prevenibile e non governabile come il terremoto”.

Pubblicità

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui
Captcha verification failed!
Punteggio utente captcha non riuscito. Ci contatti per favore!