Home Economia L’Europa e il Regno Unito sfuggiranno alla recessione statunitense?

L’Europa e il Regno Unito sfuggiranno alla recessione statunitense?

Steven Bell, Chief Economist EMEA di Columbia Threadneedle Investments
Steven Bell, Chief Economist EMEA di Columbia Threadneedle Investments
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a cura di Steven Bell, Chief Economist EMEA di Columbia Threadneedle Investments

  • Il consenso economico vede ora un aumento del rischio di recessione negli Stati Uniti e una riduzione dello stesso rischio nel Regno Unito e nell’Eurozona. Si tratta di un grande cambiamento rispetto all’inizio dell’anno.
  • I problemi delle banche regionali statunitensi non sembrano portare a una contrazione del credito, eppure sembra che sia in corso una stretta.
  • I dati economici stanno migliorando in Europa e nel Regno Unito e questa tendenza potrebbe continuare per il resto del 2023.
  • Una recessione negli Stati Uniti rappresenterebbe una cattiva notizia per le azioni statunitensi, ma prevediamo che l’eventuale calo sarà modesto. Le azioni europee e britanniche potrebbero sovraperformare in termini relativi.

Attualmente il consenso economico vede un aumento del rischio di recessione negli Stati Uniti e una riduzione del medesimo rischio nel Regno Unito e nell’Eurozona. Si tratta di un grande cambiamento rispetto all’inizio dell’anno, quando la probabilità di recessione nei successivi 12 mesi era stimata a un notevole 90% nel Regno Unito, all’80% in Europa e al 60% negli Stati Uniti.

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La scorsa settimana si è, infatti, assistito a un drammatico balzo nelle richieste di disoccupazione iniziali negli Stati Uniti e in passato un simile movimento è stato seguito da una recessione; tuttavia, sembra che tale movimento rifletta una frode nel Massachusetts e una ricerca di Deutsche Bank suggerisce che la tendenza al rialzo delle richieste di disoccupazione, che ha caratterizzato il 2023 fino ad oggi, tenderà a scomparire se si tiene conto di queste richieste fraudolente.

Inoltre, i timori di molti – me compreso – che i problemi delle banche regionali statunitensi possano portare a una contrazione del credito sono stati smentiti da nuovi dati la scorsa settimana. Sia l’indagine della Fed sui funzionari di prestito senior, che l’indagine sulle piccole imprese, non hanno mostrato un calo della disponibilità di credito. Anzi, hanno evidenziato il contrario.

Quindi gli economisti si stanno sbagliando sul rischio di recessione negli Stati Uniti? A mio parere no, e rimango fedele alla previsione di una recessione statunitense entro la fine dell’anno. La stretta creditizia potrebbe essere stata evitata, ma la stretta è ancora in corso. Il credito può risultare ancora disponibile, ma le condizioni sono molto più onerose e gli aumenti dei tassi avranno un loro impatto. I mutuatari stanno riducendo la domanda di credito e i consumatori sono a corto di risorse. Quest’ultimi nel 2022 hanno attinto a piene mani dai loro “salvadanai Covid”, ma ci sono diversi segnali che indicano come questo sostegno si sia arrestato. Questa settimana otterremo maggiori informazioni sulle prospettive di spesa dei consumatori grazie ai dati sulle vendite al dettaglio e alle relazioni sugli utili di Walmart e Home Depot.

Se gli Stati Uniti entreranno in recessione entro la fine dell’anno, il Regno Unito e l’Europa seguiranno il loro esempio? Ritengo che i dati economici continueranno a migliorare in Europa e nel Regno Unito nel corso del 2023. In entrambi i paesi la fiducia dei consumatori sta migliorando, grazie al calo dei prezzi dell’energia, e questo potrebbe portare a un aumento della spesa. Probabilmente vedremo queste tendenze replicarsi anche nelle imprese.

Cosa significa tutto questo per i mercati finanziari? La recessione negli Stati Uniti comporterà probabilmente un calo delle azioni statunitensi e, dato l’umore ribassista prevalente tra gli analisti e gli investitori, qualsiasi calo dovrebbe rivelarsi modesto. Tuttavia, è probabile che le azioni degli Stati Uniti sottoperformino rispetto a quelle dell’Europa e del Regno Unito. In secondo luogo, i tassi d’interesse statunitensi dovrebbero scendere entro la fine dell’anno, anche se prima saliranno ulteriormente. Ciò significa che il rimbalzo del dollaro della scorsa settimana dovrebbe rivelarsi temporaneo. Pertanto, dopo qualche oscillazione, le obbligazioni statunitensi dovrebbero recuperare.

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