Categoria: libri

  • Libri. “La ricerca”. Tre romanzi brevi che indagano sui sentimenti

    Libri. “La ricerca”. Tre romanzi brevi che indagano sui sentimenti

    Tre romanzi brevi, scritti dallo stesso autore, Ugo Lagazzi, compongono la nuova opera targata Aletti editore, che va ad arricchire la collana “I Diamanti della Narrativa”.

    “La ricerca – tre romanzi brevi” è questo il titolo del libro composto da: “ll Primario. Storie di persone difficili”, “La Signorina triste” e “Lo scherzo della memoria”. Questi tre romanzi brevi hanno un unico fil rouge, ossia un tema comune riguardante la vera identità delle persone e dei loro sentimenti, primo dei quali l’amore. Ma anche la libertà, il perdono. I protagonisti lottano per amare e per capire loro stessi. Le trame sono svolte attraverso la vita dei personaggi e, quindi, costoro non sono descritti come statue ma agiscono, partendo dall’inizio e arrivando alla fine. Lo fanno in un numero di pagine relativamente esiguo, seguendo una narrazione molto densa; una scrittura moderna e asciutta che fornisce molte informazioni al lettore, tenendolo incollato al libro.

    Tre storie che trattano, ognuna, argomentazioni specifiche, attuali e intense. “Il Primario. Storie di persone difficiliinclude molti elementi storici; “La Signorina tristeè un romanzo prettamente femminista e contro l’omofobia; “Lo scherzo della memoriaè una storia sulle identità delle persone e sull’amore, appunto una ricerca, da cui il titolo del libro. Questi romanzi, essendo molto diversi tra di loro possono essere goduti separatamente, oppure letti con una visione d’insieme. E a tal proposito – racconta l’autore, sessantenne di Genova, laureato in Giurisprudenza – «sono stato aiutato dal mio editore, Giuseppe Aletti, che è un artista come me. Lui ha capito che i tre romanzi andavano pubblicati insieme benché ciascuno fosse indipendente e non privo di dignità. C’è in essi un continuo chiedersi che cosa siano i sentimenti, l’amore, e le proprie identità, un tema importante nella società moderna». Ugo Lagazzi è uno scrittore che parla della vita, dunque, la sua scrittura è impregnata di realtà. La vita, infatti, è reale. «Ho atteso di averne vissuta abbastanza e, così, arrivato il momento, basta, ho gettato il resto e ho preso la penna in mano». Si definisce un «papà imparziale di tre figli». Ma, se proprio dovesse scegliere uno più autobiografico, tra i suoi romanzi, è “Lo scherzo della memoria”, non nei fatti narrati ma nella corrispondenza tra autore e protagonista.

    «La scrittura è magia – secondo Lagazzi -. E’ un bel momento. E’ un amore fatto di preliminari. Io inizio con la biro e un foglio bianco. Poi trascrivo l’opera completa su di una Olivetti e sul word del PC. Infine, abbraccio il mio libro stampato». Una missione per l’autore genovese, quella di riuscire a trasmettere valori importanti, di positività, senza cedere allo sconforto e alla violenza che, troppo spesso caratterizzano la società attuale. «Vorrei ricordare e far ricordare – spiega lo scrittore Lagazzi – che cos’è l’amore e il bisogno dell’ altro, dove violenza e confusione ci lasciano soli. Vorrei ribadire la mia condanna alla guerra, all’omofobia. Vorrei difendere il concetto che le donne vanno rispettate e che la libertà è un bene prezioso e totale. E Dio sa, se di questi tempi, ce n’è bisogno».

    Tre le librerie in cui è possibile trovare il romanzo, la “Feltrinelli” di Genova. Ma anche tutti i più importanti store online. Inoltre, il libro è ospitato nella biblioteca civica “Berio” di Genova.

  • “Tutti vogliono un fenomeno”, arriva la nuova biografia su Fabri Fibra

    “Tutti vogliono un fenomeno”, arriva la nuova biografia su Fabri Fibra

    Tutti vogliono un fenomeno, la storia di Fabri Fibra” è il titolo della nuova biografia firmata Michele Monina, pubblicata da Il Castello marchio Chinaski edizioni in uscita mercoledì 21 giugno.
    Monina, conterraneo di Fibra, inaugura il volume proprio da questa comunanza di origini per analizzare e spiegare una fenomenologia, più che un artista. Nel suo stile colloquiale e diretto, prepara il lettore con un’analisi geo-antropologica di Senigallia, di Ancona e delle Marche. Quel background culturale dove nasce e si evolve il protagonista, diventando una delle personalità più controverse del panorama musicale nazionale.

    La provincia e l’impulso a fare rap dopo un concerto degli Assalti Frontali nel 1992 (“Le parole di Militant A arrivano in faccia a Fabrizio come un pugno. Da questo momento comincia ad appuntare su quaderni e diari le sue prime rime sgangherate”). Dalla prima formazione Uomini di Mare, al sostegno di Neffa (“Lui mi ha impostato la metrica, mi ha spiegato che dovevo lavorare più sulle parole lunghe che sulle brevi”) e il debutto solista del 2002 con l’album “Turbe Giovanili”.   

    Abbandonati i primi impieghi come ragioniere e operario, Fibra diventa quell’artista completo che più di ogni altro è riuscito a trovare una via italiana al rap. Tra paradossi spietato cinismo, il rapper si distingue per un approccio politicamente scorretto sarcastico nel suo comportamento, come nella scrittura. Monina mette in evidenza i suoi controsensi, talvolta manifestazione di una personalità eccentrica, in altri casi frutto di qualche compromesso discografico e comunicativo.

    I capitoli del libro analizzano cronologicamente la sua discografia, dai primi passi con demo e mixtape al successo di massa del 2006 con l’album “Tradimento” fino all’ultimo lavoro “Caos” del 2022. Tra l’analisi metodica delle rime e gli avvenimenti più significativi della storia dell’artista, non mancano approfondimenti aneddoti. Dal rapporto con il fratello Nesli alla sua manager Paola Zukar, dalle accuse di omofobia a quelle ricevute dal Presidente del Tribunale dei Minori di Milano, fino a un processo contro Valerio Scanu.
    Tra decine di dissing inviati e ricevuti (TormentoVaccaFedezMiss SimpatiaGrido…solo per citarne alcuni), Monina traccia un ritratto appassionato del protagonista facendo emergere per chiaroscuri il sottile confine tra Fabri Fibra e Fabrizio Tarducci.
    Sullo sfondo uno spaccato dello showbiz del nostro paese, e in particolare il rap game di casa nostra messo a confronto con la storia della cultura Hip-Hop internazionale.

  • Libri – “Dal Giappone al mondo, lo haiku moderno spicca il volo”

    Libri – “Dal Giappone al mondo, lo haiku moderno spicca il volo”

    I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno a Tokyo con Diego Martina

    il suo autore Akano Yotsuba e la poetessa Hotta Kika

    Evento in occasione della pubblicazione in lingua italiana della raccolta di haiku “Chiodi battuti” di Akano Yotsuba (I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno, 2023) 25 giugno 2023 dalle ore 14,00 alle 15,30 presso Aoyama Book Center – Tokyo – Giappone, 150-0001 Tokyo, Shibuya City, Jingumae, 5 Chome−53−67 Cosmos Aoyama Chika 2 (コスモス青山地下 2).

    Interverranno con il poeta haijin Akano Yotsuba, il traduttore e curatore della raccolta Diego Martina e la poetessa di haiku e tanka Hotta Kika

    L’evento si propone come importante occasione per rilanciare lo haiku nella sua veste di letteratura moderna, varcando e superando i confini classici entro cui lo ha circoscritto la tradizione letteraria giapponese. Assieme al poeta haijin Akano Yotsuba, interverranno il traduttore e curatore della raccolta Diego Martina e la poetessa di haiku e tanka Hotta Kika. L’evento si terrà il giorno 25 giugno 2023, dalle ore 14.00 alle 15.30, presso la sede principale della libreria “Aoyama Book Center” a Tokyo.

    CHIODI BATTUTI di Akano Yotsuba – haiku scelti (I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno)

    Nel discorso tenuto durante la cerimonia di premiazione alla 34esima edizione del Premio Nuove Voci dello Haiku Moderno (現代俳句新人賞), il vincitore Akano Yotsuba (1977-) ha definito lo haiku «la forma poetica più bella dopo il silenzio», sottolineando con tali parole quanto la brevità (di fatto quasi prossima al silenzio) giochi in esso un ruolo fondamentale. Yotsuba non è certo il solo: già in passato, infatti, autori come Terayama Shūji avevano definito lo haiku «un ago», rintracciando nella brevità della forma la ragione della sua “puntura poetica”. Tuttavia, è proprio questa brevità concisa a essere talvolta considerata il limite intrinseco dello haiku, in quanto difficilmente ciò che è grande riesce a trovare spazio in ciò che è piccolo. Ma tale assunto – pure ipotizzabile a seconda dei casi – viene del tutto azzerato nei componimenti di Yotsuba, dove lo haiku non è più ciò che intende esprimere, quanto ciò che intende indicare. Proprio come nel celebre insegnamento Zen del dito che indica la luna, dunque, lo haiku si fa dito, e nel leggere i singoli componimenti c’è chi scorgerà la luna di volta in volta indicata e chi, per forza di cose, si fermerà a osservare il dito. (dall’introduzione di Diego Martina)

    Profili:

    Akano Yotsuba

    Nasce a Kōchi (Shikoku) nel 1977. Dedito alla poesia haiku dal 2011, nel 2016 vince la 34esima edizione del Premio Nuove Voci dello Haiku Moderno. Alla raccolta di esordio “Sekai wo hai ni” (“Il mondo in haiku”) del 2015, seguono “Yoruari” (“Formica notturna”) nel 2018 e “Hofuri” (“Macellare”) nel 2021. Amante del jazz e polistrumentista, alle performance di sax nei live music club di Tōkyō alterna i reading dei propri haiku.

    Diego Martina

    Nato nel 1986, ha studiato lingua e letteratura giapponese presso la Facoltà di Studi Orientali di Sapienza – Università di Roma, l’Università delle Lingue Straniere di Tōkyō e l’Università di Tōkyō. Tra le altre, ha curato e tradotto le raccolte di haiku “Sulle note del vento” di Maruyama Daizen, “Solo la luna in silenzio” di Natsume Sōseki e “L’odore dell’acqua” di Kuroda Momoko, di cui è stato discepolo. È membro del circolo haiku AOI e tra i vincitori della 76esima edizione del concorso Bashō-ō ken’ei haiku dedicato a Bashō. Scrive e pubblica haiku in lingua giapponese.

    Hotta Kika

    Nasce a Tōkyō nel 1975. Poeta di haiku, tanka e versi liberi, è anche traduttrice e critica letteraria. Vincitrice di numerosi premi letterari, tra cui il prestigioso Premio Emergenti per l’Arte e la Letteratura del Ministero dell’Istruzione (2021) e la 77esima edizione del Premio Haiku Moderno (2022).

  • Libri. “Sogno di un Ploto”. Viaggio nel mondo del giovane Niccolò

    Libri. “Sogno di un Ploto”. Viaggio nel mondo del giovane Niccolò

    «Fin dai primissimi frammenti di questa densa silloge bilingue s’intuisce quanta verità racchiudano i versi semplici ed estremamente eleganti di Niccolò Leogrande, giovane autore fatto di mare e di vento che ha da sempre il cuore e l’anima spalancati al mondo per farci entrare dentro tutto… ma proprio tutto, da un petalo di prato a ogni atomo dell’universo». Le parole scritte nella Prefazione da Francesco Gazzè, il paroliere fratello del noto cantante Max, consentono di introdurre il lettore, in punta di piedi ma con la giusta intensità, all’opera “Sogno di un Ploto” del giovane Niccolò Leogrande, classe 1992, cresciuto tra le calde spiagge e il mare azzurro di Taranto e i muretti a secco e i boschi della vicina Martina Franca, prima di trasferirsi a Londra per studiare architettura, letteratura e cinema.

    La storia di Niccolò e della sua opera, pubblicata nella collana “I Diamanti della Poesia”, è una nobile testimonianza di una sensibilità speciale che caratterizza il pensatore. Della condizione di chi si stacca dalla realtà e vive in uno stato di coscienza alterato, che diventa col tempo la propria normalità. E’ un invito alla riflessione sul concetto di normalità imposto dalla società. Oggi, Niccolò, a causa della sua malattia, non riesce più ad esprimersi in autonomia, ma le poesie restano lo specchio di un’anima, leggera e lontana dal mondo concreto. «La decisione di pubblicare le sue poesie – raccontano Antonello e Antonella, papà e mamma di Niccolò – tutte scritte in precedenza, è stata un nostro dono per aiutarlo a ricordare, ricordarsi e ricostruire il suo percorso». Il titolo dell’opera è tratto dall’omonima poesia “Sogno di un Ploto” scritta da Niccolò, l’ultima, in cui lui sembra voler descrivere tutto ciò che gli sta accadendo a livello interiore. Quella sensazione di essere altrove; in un altro spazio e in un altro luogo. «E’ l’inizio di un viaggio. Di un viaggio della sua coscienza verso un’altra dimensione, che è quella in cui oggi effettivamente vive».

    In una continua dialettica tra sogno, surreale, e realtà, la poesia di Niccolò ha proprio questa peculiarità, di fondere elementi di realtà e di sogno, quasi a voler descrivere la facilità con cui si può passare da una dimensione all’altra. Nei versi – scritti in un arco di tempo che va dalla sua adolescenza sino all’inizio dell’età adulta – è impressa la tematica della natura in tutte le sue forme, in maniera più frequente il mare ma anche i boschi e i loro abitanti, reali e fantastici. Ma la realtà viene spesso riletta per accompagnare il lettore in un viaggio onirico che mostra la fragilità dell’uomo, sempre sospeso tra la realtà stessa e il sogno. Nelle poesie di Niccolò non c’è un punto privilegiato di osservazione, perché è continuo lo slittamento tra esterno e interno, l’alto e il basso, il materiale e l’immateriale, l’intimo e il superficiale. Alcune liriche Niccolò le trascrive anche in inglese, proprio a dimostrazione del rapporto familiare con questa cultura, dalla letteratura, alla musica e al cinema, avendo, appunto, studiato e trascorso gli anni universitari in Inghilterra.

    «La scrittura riflette un mondo interiore confuso e irreale – spiegano la mamma e il papà di Niccolò – pertanto le rime a volte compaiono e scompaiono, le strofe non sono sempre uguali, non c’è uno schema metrico ma un uso sapiente della parola, della sua musicalità e delle assonanze, tanto da spingersi ad inventare nuovi termini. Riteniamo che il suo intento più profondo fosse quello di mostrare la fragilità dell’uomo rispetto al mistero della vita. Probabilmente Niccolò ha iniziato a sperimentare questo fondersi dell’uomo con il suo mondo onirico e, gradualmente, questo stato quasi allucinatorio sembra averlo fagocitato. Ma crediamo che nel suo percorso volesse comunicare come questo salto fuori dalla realtà così affascinante possa rivelarsi altrettanto pericoloso».

    Federica Grisolia

  • “Il Miglio”, la raccolta poetica ispirata al celebre film con Tom Hanks

    “Il Miglio”, la raccolta poetica ispirata al celebre film con Tom Hanks

    «L’esistenza terrena di ogni persona è un cammino di prova verso l’eternità; con questa certezza osservo il mio vivere quotidianamente». E’ ispirata al film “Il miglio verde” di Frank Darabont, la raccolta poetica di Valter Paro dal titolo “Il Miglio”, perché, proprio come la celebre pellicola interpretata dall’attore Tom Hanks, propone un percorso simile a quello intrapreso dai detenuti che compiono i loro ultimi passi nel braccio della morte. «Un breve tratto di corridoio – spiega l’autore residente a Meduna di Livenza (in provincia di Treviso) – dal pavimento verde, nel quale vivono l’estremo momento di intimità con sé stessi. La stessa intimità descritta nelle mie poesie nel cammino della vita. Di fatto il mio Miglio è un tratto di strada bianca che amo percorrere e dove sono racchiuse tante storie ed emozioni personali».

    I versi di Valter Paro sono pregni di riferimenti alla bellezza del Creato e della terra e alla spiritualità della religione. «Questi aspetti sono fondamentali – racconta -. Nelle prove della vita, sia fisiche che morali, ho trovato speranza e forza aggrappandomi alla Croce di Gesù Cristo e alla mia famiglia. Per questo motivo la dedica iniziale è totalmente rivolta a loro». E sull’anelito al trascendente si sofferma anche Alessandro Quasimodo, autore, attore e regista teatrale, figlio del Premio Nobel Salvatore Quasimodo, che, nella sua Prefazione, scrive: «Quando affrontiamo un viaggio avventuroso, prepariamo il necessario: itinerario, cartine, viveri, abbigliamento adeguato. Ugualmente è possibile organizzarsi per rispondere agli interrogativi sullo scopo del nostro breve o lungo cammino. Valter Paro si affida a Gesù Dio, alla Madonna e alla propria famiglia. La Vergine è un tramite tra l’umano e il divino, un punto di riferimento prioritario».

    Per l’autore, impiegato tecnico commerciale nella vita, la scrittura riveste un ruolo e un rapporto duraturo nel tempo. «Ci sono poesie nate alcuni anni fa e riviste con la maturità di oggi. Queste si completano con le poesie più recenti che le hanno traghettate nella mia nuova dimensione e consapevolezza. La scrittura ha permesso la nuova ricerca di come trasmettere le mie esperienze e verità, soprattutto come dirle in maniera diversa». La sua poesia è caratterizzata dal verso libero. I versi sono asciutti e carichi di ciò che vuole esprimere in maniera più o meno velata, cercando, inoltre, di dare ritmo musicale usando poco la punteggiatura. Nell’opera – pubblicata nella collana “I Diamanti della Narrativa” dell’Aletti editore – ricorrono temi dell’infanzia e della gioventù accostati a quello dell’amore per la Musa e gli affetti familiari, in particolar modo la mamma. Ma anche la natura del Creato, come la pioggia e il vento. E, poi, quel costante rapporto con la fede e l’eterno, materie, per Valter, essenziali e fondamentali. Esperienze personali che, impresse su un foglio, possono diventare proprie di chi le legge. «Con questo libro voglio salvare, innanzitutto, quelli che sono i ricordi di chi ci ha preceduto e che, in qualche forma, hanno contribuito al mio e al nostro cammino. In questo senso, il riferimento al Miglio percorso è sempre forte e presente come metafora della vita. Infatti può essere lungo, o corto come un tramonto».

    Federica Grisolia

  • “L’Isuledda” è il nuovo romanzo di Antonella Ferrari, disponibile in libreria e negli store digitali

    “L’Isuledda” è il nuovo romanzo di Antonella Ferrari, disponibile in libreria e negli store digitali

    È disponibile in libreria e negli store online “L’Isuledda” il nuovo romanzo della scrittrice teatina Antonella Ferrari, edito da Morellini editore.

    Spiega l’autrice a proposito del libro:In questo romanzo ho liberato tutto il mio amore per la Sardegna. Io, abruzzese infatuata di quest’isola magica e unica, racconto la vita del paese della mia anima: San Teodoro.

    La storia parte dal 1768 per arrivare ai nostri giorni. L’allegria, il benessere interiore che la spiaggia dell’Isuledda mi trasmette, sprizzano da ogni riga. Ognuno ha il suo posto del cuore, io l’ho trovato a San Teo. Auguro a tutti di scovare un angolo di mondo dove rinascere dalle proprie ceneri, farsi coccolare dalla natura e dal mare e ricaricare lo spirito per i lunghi e ineluttabili inverni della vita”.

    «Corrono mano nella mano tra le canne alte e fitte, lui le fa strada, apre un varco e la protegge dai fusti che rimbalzano indietro con prepotenza. […] Alla fine, ognuno nota le guance rosse dell’altro e ridono senza riuscire a parlarsi. Lui si avvicina, le sfiora il viso con le labbra. “Da grande ti voglio sposare!”».

    SINOSSI

    San Teodoro, Sardegna, 1768. Oviddè è un luogo ancora schiavo di regole arcaiche, ma Giuseppe e Giulia sanno come evadere dalle imposizioni delle famiglie e godere della reciproca compagnia in un territorio ostile. Sono solo due bambini quando si giurano amore eterno, già consapevoli degli invalicabili ostacoli che troveranno sulla loro strada e dell’opposizione delle famiglie, ma certi che il sentimento che li unisce sarà più forte di un destino crudele e imponderabile. La vita, però, sa essere più dura dei sentimenti e quello che li aspetta è un futuro fatto di silenzi e dolore: solo lo spirito delle loro anime continuerà a sopravvivere nei secoli.

    San Teodoro, Sardegna, 2018. Laura, quarantenne romana, ogni estate trascorre tre mesi a San Teodoro come lavoratrice stagionale per godere del mare sardo e del clima vacanziero. Quando conosce Vanni, attraente e inafferrabile istruttore di vela, tra loro emerge una familiarità antica, una conoscenza atavica e una sintonia capace di travolgere il cuore e i sensi. Tra giochi piccanti e piccole trasgressioni, emerge un legame antico che affonda le sue radici in un passato lontano e forse dimenticato.

    BIOGRAFIA

    Antonella Ferrari è nata a Chieti, è laureata in Giurisprudenza e ha pubblicato tre romanzi: Nessun Dolore (Morlacchi editore); Un Amore di Città (Emersioni editore); Adelaide (Castelvecchi editore) che ha partecipato al Premio Campiello 2021.

    L’opera è stata pubblicata in accordo con l’agenzia EditReal di Michela Tanfoglio.

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  • Michela Tanfoglio ci racconta “PICASSO – La Mala Arte”

    Michela Tanfoglio ci racconta “PICASSO – La Mala Arte”

    Oggi vi parliamo di “PICASSO – La Mala Arte” (La Corte Editore) il libro di Michela Tanfoglio, agente letterario, editor e scrittrice. A cinquant’anni dalla morte del Maestro, uno straordinario ritratto dell’uomo che ha rivoluzionato la Storia dell’Arte, tra le tinte accese delle sue ardenti passioni e le ombre fosche dei suoi lati più oscuri. L’autrice vi farà conoscere Picasso in tutte le sue sfaccettature, attraverso un’attenta e documentata ricostruzione, potrete entrare nella vita del più grande artista del XX secolo, scoprendo i sentimenti e le ossessioni che ha saputo trasformare in opere immortali.

    Grazie Michela per aver accettato di rispondere ad alcune domande per i lettori di Italia News. Come è nato il tuo amore per i libri? Cosa ti ha spinto a diventare agente letterario, editor e scrittrice?

    Grazie a voi per questa splendida opportunità. Credo di esserci nata tra i libri. Genitori che studiavano sempre, lunghi dibattiti, poca televisione, libri ovunque, famiglia con molteplici interessi… Gente tosta, generazioni severe, sì, ma mi hanno raddrizzata fin dall’inizio. Se concludo qualcosa di buono è grazie a loro. L’amore per lo studio, la disciplina e il senso di sé si impara così: con l’esempio. La mia è solo fortuna.

    Parliamo del tuo nuovo libro dal titolo “PICASSO – La Mala Arte”. Come è nata l’idea di scriverlo? Qual è stato il punto di partenza nel processo di scrittura?

    Tutto nasce dal fatto che io vivo per quattro grandi passioni, una di queste è l’arte. Così, un giorno, tra una chiacchiera e l’altra con il mio editore Gianni La Corte, salta fuori che l’anno successivo sarebbero stati cinquant’anni dalla morte di Picasso. Iniziammo a discutere della cosa e lui mi propose una biografia romanzata, che però rifiutai: non me la sentivo. Allora feci una contro proposta: un saggio biografico alla Petacco, e gli donai una copia di Eva e Claretta – Le amanti del diavolo (Arrigo Petacco – Oscar Mondadori). Una stretta di mano, qualche firma e i lavori di ricerca ebbero inizio… Vorrei però ringraziare chi ha partecipato a questo progetto: il mai dimenticato e amatissimo Carlo F. De Filippis, Adriana Angoletta, Joseph Tomassini, Sandra Moretti, Stas Grawronski, Stefano Lesti, Davide Rondoni; gli editor: Federico Ghirardi, Giovanna Burzio, Athena Barbera e Giulio Pisano; gli uffici stampa: Scardilli Press, di Barbara Scardilli e di Ermes – Ufficio Stampa di Francesca Tamanini e Valeria Zanoni e il mio editore Gianni La Corte, che mi ha dato questa possibilità.

    Se dovessi utilizzare tre aggettivi per definire “PICASSO – La Mala Arte”, quali useresti?

    Preciso, puntuale e semplice. Ho la certezza di aver chiarito la questione Picasso: “era un genio, e ora vi spiego perché…”

    Se dovessi consigliare una colonna sonora come sottofondo durante la lettura di “PICASSO – La Mala Arte”, cosa sceglieresti?

    Di certo Paloma, di Caetano Veloso. Picasso triste, strafottente, malinconico; Picasso carismatico e seducente, Picasso che abbraccia il corpo senza vita della donna che ama. Picasso che gioca col figlio, che fotografa la figlia Maya, Picasso che si spacca la schiena dipingendo, che incassa corna, schiaffi, accuse e maldicenze, ma va avanti. Picasso che non fugge da Parigi durante l’occupazione nazista, col rischio di essere deportato in Spagna da Franco ed essere ucciso, ma che resta lì, tra blitz e controlli, per i suoi figli, le sue donne, la sua arte. Picasso che dipinge colombe e implora la pace. Immenso, no?

    Picasso è l’esempio di colui che decise di realizzare un sogno e ci riuscì. Tu sei riuscita a realizzare i tuoi sogni?

    Non ho realizzato quello di dare una copia stampata allo scrittore Carlo F. De Filippis: è scomparso un attimo prima che il libro andasse in stampa. Soffro moltissimo e mi manca al punto che ogni giorno penso che non ce la farò senza la sua presenza, ma poi ingoio e continuo. Per il resto, di desideri ne realizzo uno al giorno: lavoro per obiettivi. Sono piccoli piccoli, ma ce la faccio. Non sono felice, non lo sarò mai, ma il senso è questo: fingere che sia tutto un carnevale finché non giungerà il momento di chiudere gli occhi. La morte non mi spaventa, quando arriverà sarò pronta, e magari ci sarà Carlo di là. Chi lo sa. Un po’ ci spero.

    Stai già lavorando a un nuovo libro?

    C’è già, anzi, ce ne sono già. Quando gli altri vanno a dormire, io lavoro. Quando gli altri vanno in vacanza, lavoro. Non mi spaventa la fatica, perché amo quello che faccio. In un futuro non troppo lontano ci saranno nuove produzioni, e se vogliamo parlare degli autori EditReal, usciranno testi magnifici! Magnifici sotto ogni punto di vista!

  • Medianità, un ponte verso la Luce:  il nuovo libro sui medium di Manuela Pompas è in libreria e negli store online

    Medianità, un ponte verso la Luce:  il nuovo libro sui medium di Manuela Pompas è in libreria e negli store online

    Manuela Pompas torna con un nuovo libro: Medianità, un ponte verso la Luce (Tecniche Nuove)è disponibile in libreria e negli store online. 

    La medianità è la facoltà che permette di comunicare con la dimensione dell’invisibile, con i nostri cari e con le guide spirituali e con gli Angeli che ci seguono dall’aldilà. Un’esperienza che fino a pochi anni fa destava inquietudine e paura e che oggi viene avvicinata da molte persone per superare il dolore del lutto.

    Nel suo libro, l’autrice, oltre alle sue esperienze personali, tra cui  un matrimonio trentennale con un famoso medium, presenta tutte le varie forme di medianità: la telescrittura, le comunicazioni con il tabellone o attraverso il tavolino (tavoli ruotanti), la medianità per incorporazione, la trance lucida, la metafonia, gli effetti fisici (levitazione, materializzazioni, apporti), inserendo tra questi ultimi anche le esperienze dei Ghostbuster. Inoltre ripercorre alcuni momenti salienti della storia dello spiritismo, presentando alcuni tra i medium più importanti del passato, approfonditi da grandi studiosi, ma anche grandi medium italiani che lei ha intervistato, come Roberto Setti del Cerchio Firenze ’77 o Demofilo Fidani di Roma e anche Gustavo Adolfo Rol, che però rifiutava qualunque etichetta. 

    Una delle novità, rispetto ai libri precedenti, è la presentazione di un fenomeno recente: un capitolo è infatti  dedicato alle scuole di medianità, prima tra tutte quella inglese, l’Arthur Findlay College, di Stansted Mountfitchet (Londra), che tutto l’anno organizza corsi settimanali in inglese, francese, tedesco e italiano, risvegliando la medianità in centinaia di persone. In seguito sono nate anche in Italia scuole di sviluppo della medianità gestite da medium molto dotate, che Manuela Pompas ha personalmente intervistato e qualche volta testato. Non solo, ma in Italia un gruppo di ricercatori universitari ha creato un test per valutare la validità delle medium, che devono dare sempre delle “evidenze”, delle notizie verificabili.

    La maggior parte delle persone si avvicina a questo settore durante i miei convegni o nei colloqui individuali soprattutto allo scopo di trovare conforto dopo la morte di una persona cara –spiega Manuela Pompas –  tuttavia la medianità può essere un cammino di evoluzione, che aiuta la crescita interiore e la trasformazione spirituale. Le guide infatti trasmettono messaggi di aiuto psicologico, ma soprattutto di tipo filosofico e spirituale, per aiutarci a vedere la vita da altri punti di vista, con 

    una maggiore consapevolezza e una visione più ampia e distaccata, come se potessimo vedere lo scorrere degli eventi… dall’alto”.

    Manuela Pompas, giornalista, scrittrice, ipnologa, è stata una pioniera nel campo del mistero, che ha iniziato a indagare fin dagli anni ’70 attraverso le inchieste per un settimanale femminile e oggi sulla sua testata online www.karmanews.it . Ha scritto una ventina di libri sul potenziale delle mente (come il long-seller Siamo tutti sensitivi), i sognila sopravvivenza (Oltre la vita, oltre la morte) e la reincarnazione (Reincarnazione, una vita, un destino e Storie di reincarnazione). È stata tra l’altro una delle prime a divulgare in Italia la regressione nelle vite passate.

  • “Pagine del diario di un lockdown …e non solo” di Giovanni De Roma.

    “Pagine del diario di un lockdown …e non solo” di Giovanni De Roma.

    Un salotto letterario nato in rete, ora trasferito nelle pagine del suo libro d’esordio.

    Tutta la vita rappresa in due mesi. Nel fitto diario, che va dal 10 marzo al 4 maggio, di un anno fatidico per l’intera umanità, quale è stato il 2020, la penna di Giovanni De Roma racconta la pandemia durante il primo isolamento, nel libro d’esordio “Pagine del diario di un lockdown …e non solo”, editato di recente da Aletti Editore.

    L’autore offre un taglio originale, rispetto ai tanti scritti scaturiti in quel periodo e che sono tesi prevalentemente al recupero della memoria di un momento eccezionale per le vite di tutti. Anche De Roma impreziosisce la routine monotona, di giornate sempre uguali, con l’impegno quotidiano di un nuovo giorno da scrivere, ma è intenzionato a non fermarsi alla stesura di un diario intimo e personale, come ce ne sono tanti. Le sue parole si connettono con il mondo e diventano il pungolo per un confronto. Giovanni allestisce in rete, con la sua cerchia di “amici” del social network Facebook, una sorta di salotto letterario a distanza, in cui agevolare lo scambio di opinioni e confronti artistici. In tal senso, nell’opera sono riportate anche citazioni di altri.

    La scrittura diventa un ottimo rimedio per affollare la solitudine, tra considerazioni, racconti, poesie, canzoni (inclusi gli accordi), appunti minimali e ancora altro; tutte forme che avvicinano l’opera al prosimetro, con qualche incursione nelle arti figurative, grazie alle pregevoli opere pittoriche realizzate sempre dalla mano di De Roma e inserite nel libro, per fornire un ritratto completo della sua realtà di uomo e artista.

    Il diario è nato dal silenzio della costrizione in casa. L’isolamento è la condizione favorevole per questo genere letterario, di cui abbiamo tanti eccelsi esempi nel passato. Gli scritti di De Roma, che nascono come un dialogo social, si sono trasferiti sulle pagine di questo libro, dove sosteranno più a lungo, a dispetto della velocità vorace di internet, con la successione di notizie fluide che non hanno la forza di lasciarsi afferrare.

    Lo scenario inusuale della Covid 19 è rappresentato con dovizie di particolari, seguendo la cronaca giornaliera, tra i moderni bollettini di guerra sulla situazione dei contagi; le strade deserte e le piazze vuote, mentre gli animali escono allo scoperto. Giorni in cui l’umanità si fermava, la natura rinasceva.

    Non c’è solo il lockdown, come avverte il titolo. Ci sono «riflessioni che sfiorano tematiche ambientalistiche, religiose, sportive, artistiche, socio-politiche, problematiche dell’intera umanità o di etnie segnate dalla medesima sorte» asserisce l’autore.

    Classe 1945, nato a Portici e vissuto a Napoli, Direttore Amministrativo del MPI ora in pensione, De Roma ha fatto confluire, nel breve lasso di tempo del racconto, tutte le passioni, gli interrogativi di un’intera esistenza, con i rimandi tra passato e presente. Un concentrato di tutto ciò che conta nella sua vita e che si allarga verso quelle degli altri, per riflettere sulle grandi questioni del mondo. Il linguaggio chiaro e dettagliato è un ulteriore invito ad avvicinarsi al testo.

    Una menzione merita anche la copertina del libro, su cui è riportato un disegno a matita di un particolare del “David” di G. L. Bernini, realizzato dal De Roma nel 1980. Si tratta, infatti, di un’immagine centrale, che ritorna nella narrazione e che esprime ancor più l’intenso intreccio tra vita e arte nell’esistenza dell’autore.

  • Natura Cura, il meraviglioso mondo delle piante officinali nel libro di Pasquale D’Agostino

    Natura Cura, il meraviglioso mondo delle piante officinali nel libro di Pasquale D’Agostino

    Con l’arrivo della primavera cresce la voglia di trascorrere il nostro tempo libero  all’aria aperta e a contatto con la Natura. Il libro dello scrittore vibonese offre l’opportunità di vivere pienamente il rapporto con la Natura, attraverso le proprietà benefiche e curative delle piante officinali. 

    Per millenni, le piante officinali e medicinali sono state l’unico rimedio efficace contro disturbi e malattie. La conoscenza approfondita delle loro caratteristiche e proprietà ha rappresentato un patrimonio diffuso sia in Oriente che in Occidente e un sapere indispensabile non solo per monaci di abbazie e conventi, ma anche per medici, scienziati, speziali e farmacisti, almeno fino all’avvento della chimica farmaceutica.

    Pasquale D’Agostino, nel libro Natura Cura, ci guida alla scoperta del meraviglioso mondo delle piante officinali e delle loro proprietà salutari e curative. Un patrimonio inestimabile che la Natura mette a disposizione di tutti, un vero e proprio dispensario dove trovare gratuitamente tutto ciò che serve al benessere e alla cura del nostro corpo.

    La passione dell’autore affonda le radici nell’infanzia e nell’ambiente che lo circonda: «Sono nato in un piccolo borgo a civiltà contadina nel vibonese – scrive – immerso tra gli uliveti e con una zona montana ricca di una fitta vegetazione nella quale si possono ammirare castagni, faggi e altri tipi di alberi e piante, dove ogni famiglia detiene vari appezzamenti di terreno agricolo. Fin da bambino, quando specialmente nel periodo primaverile sentivo il profumo della Natura che, con il suo risveglio, emana i suoi odori inebrianti, ero attratto nell’osservare le api che si posavano sui fiori degli aranci e degli altri alberi da frutto; le farfalle volare sui prati coperti di fiori; di sera, le lucciole; le rondini svolazzare in aria etc. mi domandavo quale fosse il motivo del loro essere, guardando da vicino il loro comportamento. Quando poi andavo in campagna con i miei genitori, dove spesso incontravo greggi di ovini al pascolo, mucche che aravano i terreni e altre specie animali, la mia attrazione non si limitava solo al mondo della fauna, ma mi entusiasmava scrutare anche quello della flora. Facendo mente locale, osservavo la crescita di una pianta che avevo visto qualche giorno prima notando il suo cambiamento. Arrivato all’età adulta, con la consapevolezza di una persona più matura, ho incominciato a studiare le piante e a sperimentare la loro efficacia. Osservando i risultati che si hanno nelle varie applicazioni rimanevo e rimango sempre più sorpreso di quanto la Natura ci possa far meravigliare attraverso i suoi doni».

    Il libro si concentra su sei piante officinali – l’Achillea (Achillea millefolium), l’Equiseto o Coda cavallina (Equisetum arvense), l’Ortica (Urtica dioica), la Salvia (Salvia officinalis), il Timo (Thymus serpyllum), l’Aloe Arborescens (Aloe Arborescens) – più altre complementari, indicate nei  percorsi fitoterapici. Sono piante che crescono spontaneamente nei prati, nei campi incolti, nei boschi, lungo i sentieri di campagna. Alcune, come la Salvia, il Timo e l’Aloe Arborescens si possono coltivare in vaso, sul balcone o sul terrazzo, nell’orto o nel giardino di casa. In alternativa, quasi tutte, si possono acquistare essiccate nelle erboristerie specializzate.

    Di ognuna, l’autore spiega dove trovarle, quando e come raccoglierle; le fasi di essiccazione e di conservazione, i disturbi che riescono a curare, le preparazioni, i dosaggi e le modalità d’uso per tisane, infusi, decotti, tinture, bagni, cataplasmi, pediluvi, ecc. Si indicano, a tal fine, due elettrodomestici, l’estrattore e l’ozonizzatore, che non tutti conoscono e che ogni famiglia dovrebbe avere. Sono un eccellente aiuto al benessere familiare e rispettano in maniera esemplare la funzionalità naturale. Grazie a due codici, chi acquista il volume potrà ricevere dall’autore, via e-mail o per telefono, assistenza gratuita di approfondimento su quanto trattato nel libro. Oppure, su richiesta, una consulenza personalizzata. Il libro è acquistabile sul sito www.natura-cura.it dove si può leggere un’intervista all’autore e trovare ulteriori informazioni.

    In più, il lettore riceverà il manuale Guida Eco al risparmio, con ricette e suggerimenti su come mantenere puliti e igienizzati gli ambienti domestici, utilizzando soltanto prodotti naturali. E in tempi di crisi, con i costi sempre crescenti, i benefici a costo zero offerti dalla Natura rappresentano una valida mano d’aiuto alle famiglie.

    Natura Cura è più di una introduzione alla fitoterapia (dal greco phyton = pianta e therapeia = cura). È un passepartout per un nuovo approccio green alla vita. È un invito a tornare alla Natura, a fare un uso più moderato di medicinali farmaceutici e prodotti chimici per l’igiene personale e per la pulizia degli ambienti, sostituendoli gradualmente con soluzioni naturali gratuite o prodotti ecologici. Ma è anche un appello a consumare cibi più genuini, a prestare attenzione alla qualità dell’acqua che beviamo e a condurre uno stile di vita più sano, magari facendo lunghe passeggiate nei boschi e all’aria aperta per ritemprare il corpo e lo spirito dallo stress quotidiano.

  • Intervista a Francesco Buzzolan in occasione dell’uscita del libro “Appunti di viaggio”

    Intervista a Francesco Buzzolan in occasione dell’uscita del libro “Appunti di viaggio”

    “Appunti di viaggio” è la nuova avventura editoriale di Francesco Buzzolan che contiene un mix tra “istruzioni per l’uso” e un saggio dedicato al viaggiatore professionale (e non). Questo testo è il preludio di un’opera in corso di stesura nell’ambito delle relazioni professionali dove al centro c’è l’uomo, i suoi bisogni e le opportunità per auto realizzarsi in un mondo di per sé sempre più complesso. 

    In occasione dell’uscita del libro abbiamo intervistato Francesco Buzzolan.

    Sei un Manager che ha sviluppato tutto il suo percorso professionale nell’area Commerciale e delle Vendite. Come sei arrivato alla scrittura?

    Un Manager è prima di tutta un uomo (a prescindere dal genere naturalmente). Avere un certo grado di responsabilità e gestire persone all’interno di una organizzazione vuol dire lavorare molto sul piano psicologico, emotivo e relazionale usando proprio le caratteristiche appartenenti alla propria sfera personale.

    Ho iniziato a scrivere molti anni fa su un diario per scaricare a terra emozioni che altrimenti non sarei riuscito a far uscire. Al tempo stesso ho usato molto e sempre di più la scrittura di tipo commerciale per mettermi in relazione con persone nuove, per coinvolgerle in progetti e per risolvere ogni genere di controversia attinente al mio lavoro.

    Direi quindi che la scrittura ha preso spazio in modo naturale (e graduale) nella mia vita, proprio come qualcosa che prima o poi era destinata a realizzarsi.

    Come mai hai deciso di scrivere “Appunti di viaggio” e da quale idea è scaturito lo spunto che poi ha dato il via alla scrittura?

    Appunti di Viaggio in realtà è il mio secondo progetto editoriale; il primo testo è stato TUTTO DA RIFARE che ho auto pubblicato nel 2020 in epoca di pandemia. Avevo quindi già rotto il ghiaccio con la scrittura e con APPUNTI DI VIAGGIO ho voluto fare una esperienza diversa, più strutturata per arrivare ad un pubblico più vasto possibile.

    L’idea di un libro che parlasse delle mie esperienze di viaggio è nata inizialmente per condividere il mare di emozioni che mi attraversava durante le mie prime trasferte in luoghi lontani dalla zona di confort dove mi immergevo nel fascino del nuovo e inesplorato. “Tanta roba”, troppa roba da tenere per sé.

    A ciò nel tempo si è aggiunta la consapevolezza dell’importanza della condivisione, sia per crescere che per trasferire il proprio bagaglio di conoscenze a qualcuno che idealmente può raccogliere il testimone. Provo più gioia e gratificazione nel dare che nel ricevere; sembrerebbe una frase fatta ma è così.

    In ultima, scrivere è lasciare traccia di sé quando non ci saremo più.

    La Francia è un paese che ami e senti particolarmente “nelle tue corde”. Perché?

    Credo sia una cosa quasi ancestrale… quando vado in quella terra mi sento come a casa, qualcosa mi dice che c’è famigliarità, intesa, senso di appartenenza. La Francia, al netto delle sue contraddizioni e problematiche, è espressione del bello, delle tradizioni, della grandezza, dell’eleganza. Anche la lingua fluisce in modo quasi automatico come se fosse già stata dentro di me dal giorno in cui sono nato.

    In Appunti di Viaggio non mi stanco di sollecitare il lettore a cogliere l’opportunità di esplorare, scoprire e sperimentare; l’amore per la Francia è nato in me proprio mentre la attraversavo facendo altro. Da turista probabilmente non sarei mai entrato negli anfratti della vita comune e non avrei mai colto quella vera essenza che ha fatto scattare in me la consapevolezza di questo legame così importante.

    La valigia è la compagna inseparabile di ogni viaggiatore. Cosa non deve mai mancare?

    Non dovrebbero mai mancare quelle cose che danno il senso di casa tua, quegli oggetti che oltre alla loro utilità fungono da aggancio mentale e ti fanno compagnia quando sei lontano.  Alcuni di essi per me, per esempio, sono le pantofole di pezza, le tisane della sera, i prodotti da toilette.

    Ma indispensabili sono anche i farmaci di auto medicazione, le ciabatte da doccia, il kit da cucito è lo “zapping bag”… per tutto il resto c’è Mastercard (per usare lo slogan pubblicitario del noto circuito internazionale per i pagamenti elettronici).

    La paura di ogni viaggiatore è quella di smarrire il bagaglio in aeroporto. Ti è mai capitato?

    Fortunatamente solo un paio di volte in centinaia di viaggi! L’ultima volta accadde una quindicina di anni fa, ero diretto in Scozia e avevo uno scalo molto breve ad Amsterdam. Ricordo il senso di smarrimento e quasi panico che provai nel realizzare che quell’imprevisto avrebbe impattato nella mia programmazione e nella mia serenità lontano da casa (la serenità mentre si è in viaggio è la sommatoria di piccoli grandi fattori).

    Decisi di raccogliere le idee e formulare un piano B davanti a un buon boccale di birra. Quel luppolo mi diede l’ispirazione di prendere l’evento con auto ironia e mi suggerì di buttarmi in uno shopping dell’ultimo minuto (l’ora lo consentiva fortunatamente) per salvare il salvabile. In quel viaggio ricordo che quello “storytelling” fu un argomento divertente e coinvolgente per rompere il ghiaccio con persone che non avevo mai visto prima; della serie unire l’utile al dilettevole.

    Per concludere, viaggiare cosa ti aiuta a comprendere?

    Quando dal finestrino dell’aereo guardo in basso mi rendo conto di quanto noi esseri umani siamo piccoli in rapporto alla terra che occupiamo; questo mi aiuta a riportare nella giusta dimensione eventuali problemi del momento e a comprendere i confini del nostro “micro cosmo” individuale.

    Personalmente viaggiare mi ha reso più tollerante e più flessibile, più aperto al nuovo e consapevole che le diversità sono in fondo ricchezza. Immergersi in culture e tradizioni diverse significa mettersi in relazione con le proprie emozioni e con quella parte di se che magari non conosciamo così bene.

    Sto realizzando che non c’è mai una sola verità ma che al contrario le prospettive sono diverse in funzione del luogo in cui si nasce, si cresce e si radicano in noi idee e convinzioni.

    In fine per me il viaggio è sinonimo di libertà. Mi ha fatto comprendere quanto io ne abbia bisogno per essere felice e performante professionalmente al tempo stesso.

  • “Alla Musa”. Un viale di musica e versi che conduce al giardino dell’anima

    “Alla Musa”. Un viale di musica e versi che conduce al giardino dell’anima

    Elementi che delimitano un’indagine esistenziale e una ricerca di senso sono caratteristici dell’opera “Alla Musa”, scritta da Maria Laterza, e pubblicata nella collana “I Diamanti della Poesia” dell’Aletti editore.

    «L’opera – racconta l’autrice che vive a Triggiano (in provincia di Bari) – nasce in un periodo particolare della mia vita attraversato da eventi familiari e personali che hanno provato il mio essere di donna e madre. Il titolo del libro è lo stesso di uno dei componimenti “Alla Musa”, in cui dopo un viaggio interiore ho trovato il coraggio di esprimere le mie emozioni grazie alla Musa Calliope, somma ispiratrice e alla musica, che ha sempre accompagnato questo mio percorso».

    Maria Laterza, insegnante di Scuola dell’Infanzia, nel suo percorso di docente considera ogni forma di espressione artistica il mezzo più indicato per utilizzare al meglio l’energia creativa del bambino, facendo insieme, docente e alunno, un percorso che li conduce ad una maggiore consapevolezza della propria identità.

    Novità dell’opera, è la presenza di intermezzi musicali, con spartiti a cura di Walter Folliero, violinista, violista e pedagogista, abbina ormai da un trentennio l’attività concertistica a quella di didatta.

    «Alla Musa – scrive nell’Introduzione il musicista – è un percorso poetico, umano ed emozionale attraverso le mille sfaccettature della sensibilità poetica femminile. I misteri della vita e dell’amore visti dagli occhi di un bambino, le atrocità e l’orgoglio di essere donna si fondano in un percorso poetico tutto da scoprire, inframezzato da spunti musicali che esprimono con altro linguaggio le emozioni dell’anima».

    Nelle poesie ricorre spesso, come personaggio principale, la donna; donna madre, donna figlia, donna amata e amante, donna maestra, donna violata dalla guerra,perché «le tue mani sono culla per il mondo… divinità creatrice… nelle sue mani la vita!».

    I bambini, con la loro purezza e ingenuità, aiutano, invece, a cogliere la bellezza della vita, condividendo le emozioni che ogni forma di espressione artistica suscita.

    «La silloge poesia e musica – spiega l’autrice – è per me imprescindibile. Per gli antichi Greci il “potere della musica”, ossia musiké, sta nel toccare le corde dell’anima ed averne un effetto curativo. Musica, poesia e danza erano l’ideale supremo dell’arte. Le poesie nel libro seguono un ordine ben preciso, ripercorrendo le mie emozioni».

    Emozione” è, infatti, anche il titolo di una poesia, che nasce dalla contemplazione romantica del mare e dei suoi colori, sempre presente nei componimenti, quasi a volerne fare da sfondo.

    «Dalla contemplazione dei suoi magnifici colori – afferma Maria Laterza – inizia il mio viaggio metaforico, alla ricerca della suprema verità e alla realizzazione di un sogno tanto desiderato che si realizza con la poesia stessa. La Musa Calliope finalmente mi accoglie conducendomi per mano lungo un sentiero a me sconosciuto ma dai colori più belli. Con te Musa mi abbevero alla fonte pura della vita».

    Un viaggio ricco di sogni ma anche di tante illusioni, come la vita stessa, in cui la poetessa racconta emozioni realmente vissute ma anche immaginarie, amori epici e non, lasciando parlare il fato che da sempre è il suo “compagno di viaggio”.

    I versi sono ricchi di metafore, pur non seguendo uno stile ben preciso e alcuno schema metrico. «Stilisticamente – scrive, nella Prefazione, il maestro Giuseppe Aletti, formatore, poeta, critico letterario, titolare della omonima casa editrice che ha sede a Villanova di Guidonia – Maria Laterza predilige una scrittura immediata, quasi di tipo orale, prediligendo l’urgenza comunicativa di distendere le parole sulla pagina, ascoltando unicamente i sussulti emozionali che la spingono a violare la pagina bianca, e questo le concede una libertà senza confini, tra il poetico, l’epico narrativo, il colloquiale, in una continua destrutturazione che elude qualunque sovrastruttura che non sia la catarsi immediata del suo sentimento».

    E, di sentimenti, l’autrice parla anche quando pensa ai suoi lettori. «Il messaggio che voglio lasciare con i miei componimenti è quello di aver sempre il coraggio di far parlare le proprie emozioni, di non temerle e di farlo attraverso il linguaggio universale dell’arte, che rappresenta per noi sognatori «una casa senza porte e senza finestre ma sotto un cielo infinito».

    Federica Grisolia

  • Intervista allo scrittore Gianni Morelli

    Intervista allo scrittore Gianni Morelli

    Gianni Maurizio Morelli è nato nella seconda metà del XX secolo. Ha viaggiato e vissuto in molti paesi, soprattutto in America Latina e negli Stati Uniti. Ha pubblicato il suo primo libro nel 1979. Ha lavorato per il Consiglio Nazionale delle Ricerche e dirige il laboratorio editoriale ICEIGeo di Milano.

    È stato coideatore delle guide Clup. Ha collaborato e scritto, tra gli altri, per Istituto Geografico De Agostini, Franco Angeli, Smemoranda, Mondadori, Giunti, White Star, National Geographic. Ha pubblicato corsi di geografia per la scuola e numerosi saggi.

    “Un Campari a Veracruz” è il terzo romanzo di una trilogia latinoamericana che comprende Amori, altopiani e macchine parlanti (Garzanti) e Rosso Avana (ADV Publishing House, Lugano), entrambi tradotti in spagnolo.

    In occasione dell’uscita del nuovo romanzo “UN CAMPARI A VERACRUZ” abbiamo avuto il piacere di intervistare lo scrittore.

    Dopo “Amori, altopiani e macchine parlanti” e “Rosso Avana” si completa la trilogia latinoamericana con il nuovo romanzo “Un Campari a Veracruz”. Quando ha iniziato a lavorare alla stesura del romanzo e in quanto tempo l’ha scritto?

    Nel 2016, in 5 anni

    Quali sono state le sue fonti d’ispirazione?

    Incontri, situazioni, emozioni, notizie, amicizie, riflessioni, oggetti, discorsi raccolti durante i miei viaggi. Più qualche lettura ad hoc

    Da quale idea nasce la copertina del libro?

    Dalla rincorsa di un sogno esplicito con una forza emotiva trascinante.

    Che atmosfera si respira in questo romanzo?

    Atmosfere diverse, dalle luci che danzano sull’acqua nel porto di notte all’ultimo Campari all’alba del giorno in cui tutto finisce.

    Viaggiare per lei è…

    Per molti, molti anni è stata la mia vita (dirigevo la collana ClupGuide), adesso è un tassello delle mie riflessioni, dei miei pensieri, della mia immaginazione.

    Ha viaggiato e vissuto in molti paesi, soprattutto in America Latina. C’è un luogo al quale sono legati ricordi per lei significativi?

    L’Avana, Baracoa, Il Volcan Arenal, le foreste del Costa Rica, Islas de Mais, la Costa settentrionale dello Yucatán, Sucre e la strada per arrivarci, il deserto del Namib, Il cielo di Swakopmund e della  Quiver Tree Forest, l’oasi di Siwa, Il Cairo negli anni Novanta, il Niger che scorre nel niente, la Birmania negli Anni Ottanta.

    Qualche anticipazione per i suoi prossimi lavori?

    Se la trilogia è finita, e non è detto, in senso stretto, credo che cambierò completamente scenografia, partitura e copione.

  • Battipaglia (SA). Martedì Letterari: ospite di aprile Loreta Mastrolonardo con “La città puntellata”

    Battipaglia (SA). Martedì Letterari: ospite di aprile Loreta Mastrolonardo con “La città puntellata”

    OSPITE DI APRILE LA SCRITTRICE LORETA MASTROLONARDO CON “LA BALLATA DI MARIA GEMELLA

    Prosegue la rassegna “Martedì Letterari”, organizzata dall’Associazione “Rinascita – Commercianti di Battipaglia”, presieduta da Lucia Ferraioli, coordinata dal giornalista Andrea Picariello e rientrante all’interno del format “La biblioteca è anche tua”. L’iniziativa, da anni presente sul territorio, continua nella sua mission di sensibilizzare e, in qualche modo, di far “innamorare” Battipaglia e i suoi cittadini del magico piacere della lettura di un buon libro.

    Il sesto appuntamento del rinnovato format culturale, previsto per il mese di aprile, vedrà ospite Loreta Mastrolonardo, scrittrice campana che presenterà il suo romanzo “La ballata di Maria Gemella”.

    Alle ore 19:00 di martedì 18 aprile, presso il “Bar Capri”, in via Pastore n°42, a Battipaglia, si terrà la presentazione del libro con la presenza della stessa autrice. Grande attenzione verrà ovviamente riservata a quest’opera, edita da Intrecci Edizioni, che ci presenta una storia fatta di donne coraggiose e audaci, pronte a sfidare tutti gli ostacoli posti sul loro cammino dal destino, pur di essere libere.

    Un racconto dalle mille sfaccettature che, attraversando una terra, quella cilentana, trasuda lo spirito ribelle di chi custodisce il desiderio di prendere in mano la sua vita, mettere insieme i cocci del proprio vissuto, e continuare a mordere la vita, senza lasciarsi inghiottire da essa. L’evento, che verrà trasmesso anche in diretta streaming su Facebook, vedrà la presenza dei giornalisti Andrea Picariello e Benedetta Gambale, che dialogheranno con l’autrice, e della professoressa Maria Rosaria Conforti.

    IL LIBRO

    Agli inizi degli anni Sessanta, Rosalia fugge da un piccolo paese di montagna del Cilento per interrompere un matrimonio violento e allontanarsi dalla dispotica madre. La figlia più piccola, Caterina, viene affidata prima alle suore e poi a donna Livia che, invece, vive un matrimonio tardivo e senza figli. Caterina scaverà nella storia della sua famiglia e capirà le scelte della madre, il comportamento crudele di nonna Linda e, infine, apprezzerà il carattere della “zia” Livia. Sarà proprio lei a indicarle le ragioni per ribellarsi, rendendola fiera e libera di vivere la sua vita in un mondo tanto complesso – ma anche entusiasmante – con continui cambi di passo.

    L’AUTORE

    Loreta Mastrolonardo è nata a Camerota (SA), è stata Responsabile del Centro Servizi Sociali di Salerno, per la Regione Campania, occupandosi precedentemente di coordinamento, controllo e vigilanza di strutture per minori. È stata Capo Redattore del quindicinale “Il Gabbiano” ed ha collaborato con il quindicinale “La Graticola”. Ha pubblicato diversi articoli sulla rivista “L’Impegno”.

  • Libri. “Canne di fucile”, Un inno alla vita per evadere dal carcere mentale

    Libri. “Canne di fucile”, Un inno alla vita per evadere dal carcere mentale

    Una donna, una massaia, trasporta dei secchi d’acqua legati alle estremità di un fucile, che ricalca il significato del peso della sofferenza umana interiore di quando si sperimentano le battaglie verso noi stessi. Ma anche dalla sofferenza può nascere un valore aggiunto, qualcosa di positivo, ed ecco che dei fiori sbocciano dalle cartucce scoppiate, irrorati dall’acqua che trabocca dagli stessi secchi. E’ l’immagine illustrata nella copertina del libro “Canne di fucile”, scritto dal giovane autore Simone Borsi, e pubblicata nella collana “I Diamanti della Poesia” dell’Aletti editore. Ed è metafora dell’intera raccolta di poesie; un inno alla vita per trasmettere la forza di non abbandonarsi mai al corso degli eventi, a non gettare la spugna anche quando sembra tutto perduto e impossibile da recuperare. «Non sono dell’idea che si nasca per soffrire – racconta l’autore – ma credo che la sofferenza possa essere fonte inesauribile di ricchezza perché è proprio nei momenti più bui che si riscopre il valore della luce. Spesso nella mia poesia si fa riferimento a contrasti di luce/ombra a significare una stretta correlazione tra le due».

    E se l’insegnamento arriva dalla penna di un giovane studente che ha vissuto il dramma della morte prematura della mamma, a causa di un incidente stradale, e l’esperienza dei reparti di psichiatria, allora assume un significato ancora più toccante e autentico. «Lì mancava davvero tutto, era un ambiente traboccante di grida e sedazione. Niente di peggio per vivere, niente di meglio per iniziare a vivere nuovamente con la poesia». Una vita segnata dalla sofferenza e una diagnosi di disturbo bipolare di tipo 1, che pesa come un macigno e che ora riesce a controllare grazie alla cura farmacologica, terapeutica e affettiva. Ma Simone Borsi, classe 1994, di quel macigno ha saputo liberarsi e ha saputo, addirittura, trasformarlo in una fonte di ispirazione, determinante nella visione spesso distorta e confusa della realtà, grazie alla scrittura che «riveste il ruolo della salvatrice, àncora solida e ferrea – afferma il poeta – su cui mi sono aggrappato. Spesso comunicare a voce risulta terribilmente difficile e sconveniente. Spero che un giorno la mia poesia possa arrivare a chi vive drammi personali simili ai miei e possa essere buona novella e fonte di ispirazione. La poesia è così: un continuo contagiarsi di idee, stili ed immagini. Cerco parole pulsanti, che possano vibrare producendo un eco interminabile».

    Il filo conduttore dei versi è l’amore per sé stessi e per gli altri; se non ci fosse quello mancherebbe la vita. La famiglia e il senso di riconoscenza, di stima, che nutre verso i suoi cari, verso la sorella e la nonna, rifugio sicuro nelle intemperie della vita, fonte d’amore e maestra di vita, a cui Simone dedica molte poesie. «Il poeta Simone Borsi – scrive Hafez Haidar, più volte candidato al Premio Nobel per la Letteratura – compone poesie che scaturiscono dal cuore e dall’immaginazione e sono destinate a coloro che non hanno occhi per spiccare il volo nel magico mondo dei sogni, nel quale è possibile contemplare nuovi orizzonti e destini migliori, e a coloro che si sentono liberi figli dell’arte e hanno un cuore arlecchino. Le sue poesie hanno le ali per volare da un argomento all’altro, per spaziare oltre i confini del pensiero e dell’immaginazione».

    Anche la scelta del titolo non è casuale. «Mio padre – spiega lo studente di Chimica e Tecnologia Farmaceutiche che vive a Valmorea (un piccolo comune in provincia di Como), con il padre e la nonna paterna – un giorno stava sistemando i fucili da caccia di mio nonno, aveva un fucile a doppia canna in mano e in quel momento ero, come spesso accade, intasato di turbe mentali dovute alla malattia. Allora ho pensato alle guerre emotive, quelle più difficili da combattere, quelle per cui non sempre esiste un’arma a nostro favore. E in questi casi un fucile serve a ben poco se il nemico è il tuo pensiero alterato». Le poesie che compongono la raccolta sono omogenee per stile e contenuti, nonostante siano state scritte in momenti molto diversi tra loro. Uno stile intuitivo, in quanto coglie della realtà lo stretto necessario per assaporarne i contenuti in maniera comunque esaustiva, caratterizzato da una metrica libera, con il minimo uso della punteggiatura. «Tutti noi sappiamo quanta differenza possa fare una virgola nel dare un senso compiuto ad un discorso; è per questo che io ve l’ho tolta, voi potete decidere, voi siete il senso che manca nelle mie poesie. Ecco, quindi, che il lettore assume significativamente un ruolo principe nella mia poetica».

    E quando gli chiediamo di rivolgersi al lettore, Simone Borsi risponde così: «C’è stato un momento della mia vita in cui ho toccato i baratri della realtà ma non per questo mi sono lasciato sopraffare. Ho reagito, ho lottato con le mie e le forze di chi mi è stato vicino a sostenermi. Si può riuscire ad evadere anche dal carcere mentale più buio, basta volerlo. E per chi non riesce in questa impresa io dico: “urlate”. Fatevi sentire con tutta l’aria che avete in corpo e chiedete aiuto. Voi valete, ognuno di noi vale, solo che a volte siamo troppo ciechi per capire il senso di lettura della vita».

    Federica Grisolia

  • “C’erano Rossini, la Cacio&Pepe e Cinecittà” il nuovo libro di Mosby Eugenio Bollani 

    “C’erano Rossini, la Cacio&Pepe e Cinecittà” il nuovo libro di Mosby Eugenio Bollani 

    È disponibile “C’erano Rossini, la Cacio&Pepe e Cinecittà”, su Amazon sia in formato Kindle che fisico con copertina flessibile, il decimo libro di Mosby Eugenio Bollani che racconta le avventure tinte di giallo di Francesco Rossini videomaker e regista.

    Quasi come una serie televisiva la saga e le avventure di Francesco Rossini con il Tenente Colonnello Ginevra Conti e i loro incredibili amici sono arrivati alla decima puntata. In questi dieci libri, Francesco e i suoi amici, hanno scoperto bellezze culturali e gustato strabilianti piatti dei territori che hanno visitato; dalla Sicilia al Trentino, dalle Marche a Roma. Ogni avventura della saga rossiniana è un insieme di sapori, musica ed emozioni, non solo legate alla soluzione di un caso investigativo.

    Questa volta lo scenario è Cinecittà e l’intrigo da risolvere è dentro ad uno Show televisivo che parla di musica. Come nelle precedenti avventure, Francesco non si limita a svelare le malefatte del malvagio di turno ma si immerge, anche questa volta, insieme al lettore nella realtà che lo circonda. Quindi scoprirà i segreti di Cinecittà, si emozionerà davanti ai quadri di Caravaggio, gusterà le delizie della cucina romana, oltre che realizzare un video dedicato a Raimondo Lanza di Trabia, un famoso personaggio che con la sua tragica morte ha ispirato Vecchio Frac del grande Domenico Modugno. Ogni elemento, anche il più inaspettato, lo aiuterà a trovare la chiave di lettura per risolvere l’ennesimo drammatico caso.

    Come negli altri volumi della serie “C’erano Rossini …” con il vostro cellulare potete inquadrare i qr code presenti nel libro, per ammirare questa volta una clip dedicata ai “Volti di Palermo” e guardare un video di quaranta minuti dal titolo “Con incedere elegante”. Avventure multimediali condite da buoni piatti, un pizzico di cultura, musica e tanto umorismo.

    Mosby Eugenio Bollani, con la sua ultima “fatica”, la decima, sembra ci stia prendendo gusto a raccontare le avventure del suo personaggio in giro per l’Italia. “E’ sempre una sfida ogni volta, non solo per Francesco Rossini – dice Mosby Eugenio Bollani – ma anche per me che devo farmi guidare dalle sue intuizioni e dalle sue esigenze. Ogni mattina non riesco mai a bere il caffè in santa pace. Francesco, Ginevra, Simona Palmer, Giubbox e tutti gli altri del clan sono seduti accanto a me e non vedono l’ora che mi metta a scrivere, perché si aspettano di fare sempre cose nuove e divertenti. Deve essere la maledizione dello scrittore.”

    Mosby Eugenio Bollani creativo, videomaker, regista, papà, nonno. Amante delle montagne trentine e dei cannoli siciliani. È arrivato al sesto titolo della saga di Francesco Rossini pubblicato su Amazon libri. Nel suo curriculum si leggono nomi di agenzie pubblicitarie, case editrici, emittenti radio televisive. È stato uno dei primi dj delle “prime” radio libere, il primo creativo italiano a fare un videoclip musicale, tra i primi a usare giornalisti come testimonial delle proprie testate. Ha lavorato come buon secondo accanto a famosi imprenditori che si occupavano dalla televisione alle t-shirt. Ha realizzato spot per il sociale, per delle robe da vestire e anche da mangiare. Ha seguito tre Sanremo per la prima radio italiana in televisione. Ha realizzato video reportage su opere no-profit dall’Argentina alla Sicilia, ha firmato la regia di un docu-film su Pavarotti e su opere teatrali con protagonisti abili e disabili. Crede che si debba sempre imparare qualcosa di nuovo…

    https://www.facebook.com/EugenioBollaniGiallosapevo

  • Libri. “La sfida dell’Amore”. Superare il proprio ego per amare davvero

    Libri. “La sfida dell’Amore”. Superare il proprio ego per amare davvero

    Omnia vincit amor” – dicevano i latini. Ma è davvero sempre così? E qual è la sfida più grande dell’amore? «L’amore vince ogni cosa, sì, ma il più delle volte non ce la fa con il granitico ego dei sapiens. Dovrebbe essere così, e talvolta lo è, ma più spesso domina in loro una forza viscerale che impedisce che questo accada. L’amore non riesce a vincere il suo ego debordante, narcisistico, che vede solo sé stesso, e sberleffa l’amore dono». Ne è convinto il poeta Silvio Anselmo che, nella sua opera “La sfida dell’Amore”, pubblicata nella collana “I Diamanti della Poesia” dell’Aletti editore, è riuscito a cogliere il multiforme manifestarsi di quel fondamentale aspetto della vita che è l’amore. L’autore, che a lungo ha svolto ininterrottamente l’attività di attore in teatro, cinema, radio, televisione e doppiaggio, e che vive a Roma, si sofferma sulla scelta del titolo. «L’amore è da sempre una sfida alla dominante egocentratura narcisistica (inconsciamente autodistruttiva), spesso camuffata, dominante nei sapiens, assetati di potere». Nelle liriche emerge quell’incessante movimento che si manifesta nella vita, attivato soprattutto tra le sue due fondamentali polarità: la vita e la morte, e i loro derivati, indispensabili perché si formi e si conservi attivo l’infinito processo vitale. Un conflitto che porta sofferenza, ma anche il fiorire della vita e la sua evoluzione.

    Su questa dialettica insita nella realtà che si genera dallo scontro tra poli opposti, si sofferma, nella Prefazione, Alessandro Quasimodo, autore, attore e regista teatrale, figlio del Premio Nobel Salvatore Quasimodo. «Anselmo ritiene che bellezza, felicità, infinito debbano misurarsi coi rispettivi contrari. La fugacità dell’esistenza determina un valore aggiunto perché aumenta il gusto di sperimentare e conoscere. Lascia un messaggio di solidarietà e altruismo che l’umanità non vuole mettere in pratica. Secondo tale visione – aggiunge Quasimodo – Anselmo ribadisce che senza il superamento di un egocentrismo di fondo non si riesce ad amare autenticamente».

    Nella sua Premessa, invece, il poeta – che ora si dedica a una intensa ricerca spirituale, seguendo principalmente i grandi insegnamenti della tradizione indiana: Yoga-Vedanta, Yogananda e, soprattutto, il Buddhismo Theravada – spiega come sia possibile stabilire un rapporto duraturo con la persona cara. L’analisi e la dinamica che contribuiscono a far maturare l’individuo sono condotte con lucidità e chiarezza. «Con queste poesie – spiega l’autore – cerco anche di capire un po’ di più quella sfuggente meta che, consapevoli o no, vibra nel profondo del nostro essere-sentire. Riuscire a sopraffare l’egoità narcisistica che vuole solo prendere e mai dare, che vede solo sé stessa. Riuscire ad accedere alla via del dono d’amore, trovando così modo di sfuggire a un karma sempre più autodistruttivo. Sviluppare la capacità di entrare nel profondo e portare luce, nei molteplici, sfuggenti, complessi processi che rendono la vita bella e dolorosa insieme, da amare e fuggire».

    Perché la vita è, insieme, bellezza e sofferenza. «Dalla sofferenza nasce la bellezza infinita della vita, così come dalla bellezza nasce la sofferenza infinita della vita». I versi di Anselmo sono caratterizzati da una forma poetica sintetica, icastica, improntata, dunque, ad una notevole efficacia rappresentativa,insieme ad uno stile più rilassato e ragionato tipico del narrare prosastico. Con l’unico obiettivo di trasmettere al lettore un senso pieno di fiducia in tutto ciò che appare; di sentirlo nel cuore anche nei suoi aspetti contraddittori, tra esperienze dolorose e bellezza. Convinto che «il tempo non sia una vera realtà. Ma è già tutto ora, qua».

    Federica Grisolia

  • Libri. Michela Pittari presenta il suo libro “Il volto dei sogni” in collaborazione con l’AIRC

    Libri. Michela Pittari presenta il suo libro “Il volto dei sogni” in collaborazione con l’AIRC

    Si intitola “Il volto dei sogni” il primo libro di Michela Pittari, giovane autrice 29enne originaria di un piccolo paesino sulle sponde del lago Maggiore. Edito dalla F02 Studio, è un romanzo d’amore, la cui storia è ricca di sfaccettature e dal finale inaspettato e molto intrigante, descritta da una giovane donna che si interroga sempre sui tanti aspetti dell’amore, tema dove non si smette mai di imparare e di crescere. Ma dietro a questo libro c’è molto di più: il romanzo nasce dal profondo dolore provato dalla scrittrice per la perdita di entrambi i genitori per tumore, motivo per cui l’opera esce in collaborazione con l’AIRC, la nota fondazione italiana per la ricerca sul cancro, alla quale andranno una parte dei proventi di vendita.

    Un racconto intenso e sincero, che ruota intorno a Genny, bellissima ventenne dai capelli biondo scuro e gli occhi color cielo che frequenta l’ultimo anno di liceo classico insieme alle sue migliori amiche, Camilla e Lisa, e nella vita sogna di diventare una veterinaria. Come tante coetanee, Genny da tre anni ha una relazione con Oliver, un ragazzo che a causa di alcune amicizie sbagliate ha preso una cattiva strada, e si è rivelato una persona completamente diversa da ciò che era. La relazione tra i due finisce nel locale più frequentato della città, in una sera nella quale tra la rabbia ed il dolore gli occhi di Genny incrociano per la prima volta e per puro caso quelli verde smeraldo di Aron, il cui sguardo sembra leggerla così tanto in profondità da raggiungere i suoi pensieri più reconditi. Da quel momento Genny non riesce più a togliersi dalla testa quel ragazzo sconosciuto ed estremamente affascinante, ma i loro destini sono destinati a incontrarsi ancora. Genny e Aron sono due cuori legati da un filo invisibile che li fa avvicinare l’uno all’altra sempre più, fino a scoprire l’emozione di un amore completamente nuovo, un amore capace di far loro vivere sensazioni mai provate prima. Ma quando tutto appare perfetto, qualcosa spezza quel filo magico che sembrava essere indistruttibile. Senza darle nessuna spiegazione, Aron si allontana di colpo dalla vita di Genny, lasciandola sommersa da milioni di punti interrogativi, e di lacrime. L’amore per Aron, porta Genny a indagare sul motivo di quella scelta così improvvisa, ma ciò che scoprirà la lascerà senza parole…..

    La scrittrice ci rivela che il libro fa parte di una trilogia, dunque ci saranno altri due capitoli che seguiranno questo primo racconto attraverso il quale Michela Pittari ci regala parte della sua spiccata sensibilità e di quel mondo fatto di libri e scrittura che da sempre la appassiona, una dimensione nella quale si trova a proprio agio e che la fa sentire al posto giusto nel mondo. A tutto questo affianca attualmente la frequentazione del secondo anno del corso di recitazione come attrice presso la SG Academy di Germignaga.