Categoria: libri

  • Tutto con il cuore: poesia, emozione e spettacolo al Salone del Libro di Torino

    Tutto con il cuore: poesia, emozione e spettacolo al Salone del Libro di Torino

    Un evento speciale con l’autrice Maria Cuono per celebrare tre icone dello spettacolo italiano attraverso la poesia

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  • Romanzo “Kintsugi” di Anna Cantagallo. L’intervista

    Romanzo “Kintsugi” di Anna Cantagallo. L’intervista

    “Kintsugi” di Anna Cantagallo, edito da Castelvecchi, è un romanzo sulla rinascita e la forza interiore. Ispirato all’arte giapponese del kintsugi, racconta la storia di Marigiò, una donna che, attraverso le ferite del tradimento e il peso della memoria, trova la forza di ricomporsi.

    L’autrice intreccia il percorso della protagonista con i cambiamenti storici del Novecento, rendendola testimone di un’epoca in trasformazione. Il perdono, soprattutto verso sé stessi, è la chiave che trasforma le cicatrici in segni di bellezza e consapevolezza.

    Un romanzo intenso, che invita a vedere nelle proprie ferite non debolezze, ma tracce preziose di crescita e resilienza.

    Nel romanzo “Kintsugi”, hai scelto di utilizzare l’arte giapponese del kintsugi come metafora. Come questa metafora si riflette nel percorso interiore di Marigiò?

    Alcuni anni orsono ho avuto l’occasione di vedere una mostra sul Giappone e di apprezzare particolari manufatti. Si trattava di alcune tazze di ceramica semplicissime, ma rese straordinarie da venature d’oro. Mentre giravo intorno alla teca che le conteneva, ho attirato la curiosità del curatore della mostra che ha avuto la gentilezza di acculturarmi sul Kintsugi, cioè su quell’ antica arte nipponica di riparare degli oggetti andati in frantumi, riassemblati poi con una colla arricchita di polvere d’oro.

    L’oggetto riparato sarà diverso da prima, mostrando nelle venature i segni del trauma. Il curatore mi aveva sottolineato come questa arte si può intendere come una metafora della vita.

    La traccia visiva di quella tazza e la risonanza della chiacchierata successiva mi erano rimaste dentro. Ne ho voluto fare il tema centrale del percorso interiore di Marigiò arrivata alla maturità con il suo fardello di dolori, tradimenti e rimorsi. 

    Marigiò attraversa vari stadi della vita, da figlia a madre e poi nonna. Quali sono state le sfide nel rappresentare la sua evoluzione attraverso questi ruoli, specialmente in relazione ai cambiamenti storici e sociali del Novecento?

    Quando ho iniziato a scrivere la saga, sapevo già che mi aspettava una sfida importante. Raccontare i cambiamenti sociali che fanno da sfondo alle vicende personali è stato uno stimolo per approfondire i cambiamenti interiori della protagonista. Marigò vive appieno l’evoluzione dei tempi sia nelle scelte che nella maturazione emotiva. Ne ho fatto una testimone dei mutamenti dei costumi partendo dalla seconda metà del Novecento fino agli inizi del secondo millennio. D’altra parte, il mio scopo era proprio quello di evidenziare questa importante trasformazione sociale.

    Il tradimento è un tema forte nel romanzo. In che modo il tradimento influisce sul processo di “riparazione” di Marigiò e come cambia la sua percezione delle relazioni interpersonali?

    Il tema del tradimento è centrale in questo romanzo perché tutti, ma proprio tutti, ne conosciamo ne conosciamo le varie declinazioni. Il tradimento rompe bruscamente il legame di un NOI storico (come quello familiare) o di un NOI nuovo (affinità emotive) o di un altro NOI costruito gradualmente (condivisione ideologica, religiosa ecc). Il tradimento è un gorgo che afferra e travolge. La vita d’improvviso si oscura. Niente sarà come prima. Così lo definisco, citandomi, nel retro di copertina. Del tradimento ne parlo dettagliatamente in editoriali che stanno uscendo con cadenza settimanale su mediterraneaonline.eu. Marigiò ha perpetrato dei tradimenti e lei stessa è stata tradita. Guardandosi dentro, capirà il suo processo interiore.

    Nel tuo romanzo, la memoria è un elemento centrale. Come la memoria viene utilizzata per ricostruire e “riparare” la vita di Marigiò, e quale ruolo gioca nel rafforzare il legame tra passato e presente? La lacca d’oro, simbolo di perdono e guarigione, appare come un elemento chiave nella narrazione. Come pensi che il perdono possa influire sulla capacità di trasformare le ferite del passato in qualcosa di prezioso?

    La memoria è il processo d’immersione della propria vita interiore; la memoria aiuterà Marigiò a riassemblare i pezzi andati in frantumi della sua vita. La memoria sarà il collante necessario a rimettere insieme passato e presente. Si tratta di un processo faticoso, doloroso e non scevro di rancori. Tuttavia, è il perdono verso altri, ma principalmente quello verso se stessi, che diventerà la polvere d’oro da spalmare sul collante della memoria.  La vita di Marigiò andata in frantumi, immaginata come una tazza rotta e irreparabile, torna indietro nei fotogrammi. Un pezzo dopo l’altro tutto va a ricomporsi. La lacca arricchita con l’oro darà una luce specialissima ai segni delle ferite.

     Nulla sarà come prima, ma sarà meglio di prima.

  • Kintsugi. Un viaggio nella rinascita e nella memoria

    Kintsugi. Un viaggio nella rinascita e nella memoria

    La forza della resilienza nel nuovo romanzo di Anna Cantagallo

    Disponibile in libreria e negli store digitaliKintsugi è il nuovo romanzo di Anna Cantagallo, edito da Castelvecchi. Il libro segna la conclusione di una saga familiare che attraversa decenni di cambiamenti, esplorando il tradimento, le ferite del passato e la possibilità di ricostruire la propria vita. La storia della protagonista Marigiò diventa una metafora della condizione umana, un percorso di accettazione e trasformazione che trova ispirazione nell’antica arte giapponese del Kintsugi.

    Un viaggio nel tempo e nelle emozioni

    Kintsugi si sviluppa su più piani temporali, conducendo il lettore nella masseria La Jacaranda, in Salento, nel marzo del 2014. Qui, amici e parenti si riuniscono per celebrare il 95° compleanno di Thomas “Tom” Vannucci, patriarca della famiglia e appassionato mecenate delle arti. In questo contesto, la protagonista Marigiò si confronta con i ricordi della sua vita, tra dolore e speranza, mentre la vitalità di una nipotina e l’inaspettato amore senile le offrono una nuova prospettiva.

    Il kintsugi come metafora di vita

    Nel corso del romanzo, Marigiò realizza che le ferite del passato possono essere riparate, proprio come un vaso rotto viene ricomposto con l’oro nell’arte del Kintsugi. Attraverso questa pratica giapponese, le crepe non vengono nascoste, ma valorizzate, trasformando un oggetto spezzato in qualcosa di unico e prezioso. Allo stesso modo, Marigiò accetta il proprio passato senza cancellarlo, trovando nel perdono e nella memoria gli strumenti per ricominciare.

    Una saga familiare che lascia il segno

    Kintsugi è l’ultimo capitolo di una trilogia iniziata con Arazzo familiare e proseguita con Il sole tramonta a mezzogiorno. Nei tre romanzi, Anna Cantagallo dipinge il lungo e complesso cammino dell’emancipazione femminile, attraverso le esperienze della protagonista, prima figlia, poi madre e infine nonna. Il libro affronta temi universali come identità, memoria, perdono e rinascita, regalando al lettore una storia intensa e profonda.

    Anna Cantagallo
    Anna Cantagallo

    Anna Cantagallo: tra letteratura e teatro

    Oltre a essere scrittrice, Anna Cantagallo è medico e autrice teatrale. Il suo primo romanzo, Arazzo familiare (2021), ha ottenuto un grande successo di pubblico e critica. Il secondo capitolo, Il sole tramonta a mezzogiorno (2022), ha ricevuto riconoscimenti prestigiosi, come il primo premio ai concorsi Milano International 2021 e Iplac – Voci di Roma 2023. Ha inoltre pubblicato il libro di ricette antiche Come cibo per l’anima (2023), vincitore del secondo premio al concorso Mario Soldati 2023. Con Kintsugi, finalista al concorso Giorgione 2023, l’autrice chiude un ciclo narrativo di grande impatto emotivo.

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  • L’intelligenza artificiale al servizio della formazione: il nuovo libro di Fòrema

    L’intelligenza artificiale al servizio della formazione: il nuovo libro di Fòrema

    Fòrema, ente di formazione del sistema confindustriale veneto, pubblica un manuale pratico per introdurre l’intelligenza artificiale nella gestione del personale. Questo progetto ambizioso segna un passo importante per le aziende che vogliono abbracciare l’innovazione tecnologica e superare le barriere culturali. Scopriamo di più su questa guida pensata per i professionisti delle risorse umane.

    Una guida per trasformare la gestione delle risorse umane

    Il libro, intitolato “AI Experience con 101Ò”, è il risultato del lavoro multidisciplinare di trainer, coach, progettisti della formazione e professionisti IT di Fòrema. Con le sue 180 pagine, il volume si propone come strumento essenziale per HR manager, coach e trainer che desiderano comprendere e applicare in modo strategico l’AI. Pubblicato da Grafica Veneta e disponibile su Amazon e Kindle al prezzo di 14,90 euro, il manuale non è solo un libro ma un “contenitore di conoscenza” aggiornabile per adattarsi alle continue evoluzioni tecnologiche.

    L’obiettivo: innovazione e inclusività

    Secondo Matteo Sinigaglia, direttore generale di Fòrema, l’obiettivo del progetto è promuovere una visione dell’AIcome risorsa accessibile, sicura e inclusiva. “Molte aziende hanno ancora paura del cambiamento – spiega Sinigaglia – ma il nostro lavoro è aiutare le organizzazioni a superare questa resistenza culturale. Il manuale mostra come l’AI possa ottimizzare l’efficienza operativa e migliorare la gestione del capitale umano”.

    Chiara Milani, learning designer e curatrice del progetto, sottolinea l’importanza dell’intelligenza artificiale come supporto per chi lavora quotidianamente con le persone. “L’AI non è un sostituto, ma un alleato per guadagnare tempo e migliorare le relazioni umane in azienda”.

    Applicazioni pratiche e casi studio

    Il manuale esplora diverse applicazioni dell’intelligenza artificiale nei processi HR, tra cui:

    • Creazione automatizzata di job description prive di bias.
    • Ottimizzazione dei processi di onboarding.
    • Sviluppo dei talenti aziendali.

    Ogni sezione include esempi concreti basati sulle sperimentazioni condotte dal team di Fòrema. Particolare attenzione viene dedicata alla gestione dei dati e all’etica nell’uso delle tecnologie emergenti, come i modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM).

    Superare le barriere culturali nelle PMI

    Un tema centrale del libro è il ritardo tecnologico delle piccole e medie imprese, spesso dovuto alla paura dell’ignoto e alla percezione di complessità legata all’adozione dell’AI. Attraverso la sua esperienza, Fòrema dimostra come l’intelligenza artificiale possa diventare un alleato potente, portando vantaggi competitivi e innovazione anche nelle realtà aziendali più tradizionali.

    Un futuro collaborativo tra uomo e AI

    Gli autori del libro concludono con un invito rivolto a HR, coach e trainer: cogliere le opportunità offerte dall’AI per trasformare le pratiche aziendali e costruire un futuro in cui l’intelligenza artificiale collabori con quella umana per migliorare il benessere organizzativo.

    Sei interessato a scoprire di più su questo argomento? Esprimi la tua opinione nel form di commento in basso!

  • Carezze dell’anima: la poesia di Giovanna Bodini che trasforma il dolore in bellezza

    Carezze dell’anima: la poesia di Giovanna Bodini che trasforma il dolore in bellezza

    L’amore e la vita si intrecciano come fili sottili in una trama poetica densa di emozioni e significati. È questo il cuore pulsante di Carezze dell’anima – Frammenti di vita in versi, la raccolta di poesie di Giovanna Bodini pubblicata nella collana “I Diamanti della Poesia” di Aletti Editore. Un’opera che abbraccia la delicatezza dei sentimenti, esplorando la profondità dell’amore incondizionato, delle anime affini e della fragilità umana.

    Giovanna Bodini, tutor dell’apprendimento originaria di Vigasio (Verona), racconta attraverso i suoi versi il proprio mondo interiore. «Le carezze sono le mie poesie, al cui interno è racchiusa la mia anima – spiega l’autrice –. I frammenti di vita sono le tante esperienze vissute che mi hanno ispirata e portata a comporre questa silloge, dedicata a mio padre, figura di riferimento per me».

    La scrittura come rifugio e guarigione

    La scrittura per Bodini è un atto di coraggio: significa mettersi a nudo, affrontare il giudizio altrui e imprimere sulla pagina le proprie emozioni con estrema naturalezza. Attraverso la poesia, l’autrice riesce a trasformare il dolore in bellezza, esplorando ferite e paure che prima sembravano inaccessibili. La perdita del padre ha segnato profondamente la sua vita, e la scrittura è diventata un rifugio, una guida, una forma di guarigione.

    Cosimo Damiano Damato, regista e sceneggiatore, nella prefazione al libro definisce la poesia di Bodini una “luce sacra”. Egli scrive: «Si cerca la luce. Quando il tempo sacro appare mortale. Si cade nel buio, destinati alla caduta in attesa della cura». Un’immagine potente che ben rappresenta il senso di speranza e di ricerca spirituale che attraversa l’intera silloge.

    Un linguaggio musicale e profondo

    Le poesie di Giovanna Bodini si distinguono per un linguaggio delicato e spontaneo, capace di arrivare dritto al cuore del lettore. L’uso della rima dona musicalità ai versi, rendendo più leggeri anche i temi più complessi. La poetessa gioca con assonanze, metafore, climax ascendente e personificazioni, creando immagini vivide e coinvolgenti. Ogni componimento è un piccolo quadro, un ritratto di emozioni e sensazioni che il lettore può fare proprie.

    «Vorrei trasmettere la mia essenza nella sua bellezza e profondità – racconta Bodini –. Creare una connessione con il lettore, affinché possa sentire una poesia come sua e provare benessere nell’immedesimarsi». Per l’autrice, la poesia non è solo un mezzo di espressione personale, ma uno strumento di condivisione e di cura, capace di diffondere armonia e bellezza.

    E tu, lettore, cosa pensi del potere della poesia? Hai mai trovato conforto nei versi di un autore? Condividi il tuo pensiero nei commenti qui sotto!

  • L’altra morte: il noir di Gisa Ruffini La Piana arriva a Catania

    L’altra morte: il noir di Gisa Ruffini La Piana arriva a Catania

    Il romanzo noir “L’altra morte” di Gisa Ruffini La Piana farà il suo debutto a Catania il 16 gennaio alle ore 19 presso la Legatoria Prampolini (Via Vittorio Emanuele II, 333 – Catania). Il libro, finalista al Milazzo Crime Book Fest, è scritto a quattro mani da Giusy La Piana e Simona Ruffini, due esperte criminologhe che per la prima volta portano sulla carta storie ispirate a cold case realmente accaduti. A moderare l’incontro sarà Elisa Toscano, delegata FERPI Sicilia. L’ingresso è libero.

    Un thriller scritto da chi il crimine lo conosce davvero

    Gisa Ruffini La Piana è lo pseudonimo dietro cui si celano due professioniste della criminologia, che hanno deciso di unire competenze e passione per la scrittura per dar vita a romanzi basati su indagini approfondite, ricostruzioni fedeli e personaggi realistici. “L’altra morte”, pubblicato da Affiori, è il primo libro della serie e si distingue per un’ambientazione radicata nelle città di Catania, Torino e Roma.

    Le protagoniste del romanzo sono due donne forti e determinate: Maya Lee Ray, profiler dell’FBI, esperta di microespressioni facciali e con un passato nella caccia ai serial killer, e Gina Isman, criminologa siciliana specializzata in tecniche di sopravvivenza. Le due si ritrovano a collaborare per risolvere un caso che le lega indissolubilmente al proprio passato, tra paure irrisolte, verità nascoste e un’indagine che le porterà nel cuore di un intrigo oscuro.

    La trama: un mistero lungo 37 anni

    Torino, 1980. Dopo trenta giorni di prigionia, la diciottenne Veronica “Nica” Marangoni viene rilasciata dai suoi sequestratori. Ma il nome del basista rimane un mistero. Trent’anni dopo, ancora tormentata da quell’incubo, Veronica decide di assumere la profiler Maya Lee Ray per scoprire chi si cela dietro il suo rapimento. Maya, prima di accettare l’incarico, vola a Catania per coinvolgere Gina Isman nella risoluzione del cold case e per ricordarle una promessa fatta da bambine. Le due iniziano un’indagine che le porterà a Torino, alla ricerca della verità dietro il sequestro, ma si troveranno a dover affrontare paure sepolte e una cospirazione ancora in atto.

    Curiosità sul romanzo

    • “L’altra morte” conta 546 pagine e si sviluppa tra Catania, Torino e Roma.
    • Uno dei protagonisti è Angel, il cane simil-corso di Giusy La Piana.
    • Le autrici si sono conosciute oltre 15 anni fa durante un master internazionale in criminologia.
    • Il romanzo è stato accolto positivamente dalla critica e molti lettori sognano una fiction TV dedicata alle protagoniste.
    • Nella realtà, come nel libro, le autrici aiutano le donne vittime di violenza a riconquistare la propria libertà.

    Chi sono le autrici

    Giusy La Piana è scrittrice, giornalista e criminologa, con specializzazioni in Scienze della Comunicazione, Counseling, Mediazione dei Conflitti e Psicologia investigativa. Ha scritto saggi e libri come “Fare del male non mi piace”, sulla carriera criminale di Bernardo Provenzano, e “Se menti ti scopro”, manuale di comunicazione non verbale.

    Simona Ruffini è criminologa, scrittrice e consulente scientifica per radio e TV. Laureata in Psicologia forense, ha ottenuto la riapertura del caso Pasolini e ha scritto “Caro Pier Paolo, ti racconto il tuo omicidio”. È specializzata nel riconoscimento delle microespressioni facciali e scrive libri per aiutare le donne vittime di manipolazione.

    Il noir “L’altra morte” è un’opera che unisce rigore investigativo e narrazione avvincente. Cosa ne pensi di questo romanzo? Lascia un commento nel form qui sotto!

  • M.G. Marion Corradi e l’arte di trasformare il Medioevo in poesia narrativa

    M.G. Marion Corradi e l’arte di trasformare il Medioevo in poesia narrativa

    Con L’Airone e il Basilisco, M.G. Marion Corradi ci regala una finestra sul Medioevo, non solo come epoca storica ma come universo di emozioni, tensioni e trasformazioni. Il romanzo esplora con profondità il contesto storico dell’epoca, popolato da villaggi, monasteri e personaggi emblematici, e lo intreccia con le vicende intime dei protagonisti.

    Il libro rappresenta una riflessione sul confine tra realtà e invenzione, in cui la verità storica si fonde con la magia del racconto. “Può la Verità sostituire l’invenzione magica di un momento?”, si chiede l’autrice, lasciando intravedere il fascino della narrazione come strumento di libertà. Non perdete l’intervista alla scrittrice, dove scopriremo i segreti di questa opera unica e della sua genesi.

    Nel romanzo, l’amanuense Primo e l’erudito Zaccaria lavorano con testi di Dante e Marco Polo. Quanto è importante per lei il ruolo della cultura e della trasmissione del sapere in un’epoca così ricca di contrasti come il Medioevo?

    Il ruolo della cultura in quell’ epoca fu fondamentale per vari aspetti, in particolare perché in una società così rigidamente strutturata consentiva un vasto respiro di libertà con la circolazione di istanze valoriali e spirituali e, con la sua forza intrinseca, di instaurare dialoghi, relazioni, agevolare scambi, nobilitare il lavoro diplomatico e politico.

    L’amore tra Pietro e Griselda è ambientato in un contesto di superstizione e brutalità. Quanto ha influito questo sfondo sulla costruzione del loro rapporto e sul modo in cui il lettore percepisce i valori del bene e del male?

    Tanto più forte è la brutalità e la superstizione tanto più l’amore si impone: così avvenne in quel tempo e così potrebbe avvenire nell’ oggi.

    Il Medioevo è spesso associato a oscurantismo, ma nel suo libro emerge anche una forte tensione verso la conoscenza e la spiritualità. Quali aspetti di quell’epoca ritiene possano essere utili per riflettere sul nostro presente?

    Ritengo che sia la stessa nostra società ad essere precipitata nel baratro dell’oscurantismo: parola e pensiero critico hanno perso forza e vitalità e riflettere su quanto nel Medioevo parola e pensiero fossero importanti, potrebbe tornare utile.

    Nel viaggio di Pietro attraverso l’entroterra ligure, ha descritto luoghi con grande attenzione ai dettagli. Quanto crede che l’ambientazione geografica influenzi la psicologia dei personaggi e il corso della narrazione?

    I luoghi sono fondamentali nella narrazione per la nota, reciproca influenza che esiste tra psiche, soma e ambiente. Osservare e descrivere i dettagli, in particolare del mondo naturale, significa sollecitare in me e nel lettore, le sfumature dell’animo.

    Il simbolismo del basilisco come demonio e dell’airone come forza salvifica è fortemente legato alla religiosità medievale. In che modo questo dualismo si riflette nelle scelte narrative e tematiche del romanzo?

    Questo simbolismo è fondamentale in ogni scelta narrativa del romanzo. Ritengo che un rinnovato simbolismo possa diventare fondamentale soprattutto per l’oggi che rifugge dalle astrazioni e dalle riflessioni e che e’ immerso in un universo di segni sconclusionato, terrifico, comunque sempre alienante.

  • Il valore della pena: una riflessione sul sistema carcerario italiano

    Il valore della pena: una riflessione sul sistema carcerario italiano

    Il 13 dicembre 2024, alle ore 18, presso la libreria Feltrinelli di Piazza dei Martiri a Napoli, il filosofo Giuseppe Ferraro presenterà il suo ultimo libro Il valore della pena e l’imperdonabilità. Per una critica della ragione penale (Castelvecchi Editore). Un’occasione per avviare una riflessione pubblica sul sistema carcerario italiano e sul significato della pena, coinvolgendo esperti e cittadini.

    La discussione vedrà la partecipazione di Lucia Castellano, Provveditrice dell’amministrazione penitenziaria della Campania, e Don Franco Esposito, Cappellano del carcere di Poggioreale. Insieme all’autore, i relatori esploreranno il concetto di pena vera, intesa non come mera punizione, ma come esperienza che unisce cura, responsabilità e affezione.

    Secondo Ferraro, il principio di proporzione “dei delitti e delle pene” teorizzato da Beccaria non risponde più alle esigenze del sistema penale odierno. È necessario spostare l’attenzione sul valore del dolore personale, rendendo la pena appropriata e individuale. Solo così si può superare l’attuale collasso delle carceri, caratterizzate da sovraffollamento, suicidi e violenza sistemica.

    La pena, per essere autentica, deve farsi carico del significato del “perdono”, che Ferraro definisce come un “per dono”: una responsabilità che non si limita a dimenticare l’offesa, ma che spinge a valorizzare la vita anche nei contesti più difficili. Una prospettiva che richiama la necessità di una riforma radicale del sistema carcerario, capace di coniugare sicurezza e cura.

    Le recenti sentenze sugli assassinii di Giulia Cecchettin e Giulia Tramontano hanno riportato al centro il tema della imperdonabilità, spingendo a interrogarsi sul significato profondo della giustizia. Il libro di Ferraro invita a riflettere sulla pena non solo come strumento giuridico, ma come esperienza umana che coinvolge detenuti, società e istituzioni.

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  • Tempo, col mio amante stronzo: un viaggio nella rinascita e nella fragilità umana

    Tempo, col mio amante stronzo: un viaggio nella rinascita e nella fragilità umana

    Un racconto autentico sulla forza interiore
    Tempo, col mio amante stronzo“, edito da Nino Bozzi Editore, è il nuovo romanzo di Raffaele Guadagno. Disponibile in libreria e negli store digitali, il libro rappresenta una profonda riflessione sulla fragilità umana e sulla forza necessaria per superare i grandi cambiamenti della vita. L’autore ci porta in un viaggio che intreccia dolore, speranza e la bellezza dei piccoli momenti di rinascita.

    Guadagno, attraverso un’esperienza personale segnata da un ictus, racconta come l’esistenza possa essere sconvolta in un istante, ma anche come la volontà e il supporto dei propri cari possano diventare la chiave per ripartire.

    Un viaggio nell’anima e nella lotta interiore
    Con uno stile evocativo e profondo, il romanzo si rivolge a chiunque abbia affrontato momenti difficili e cerca una riflessione sul coraggio di reinventarsi. L’autore esplora il concetto di “ictus esistenziali”, eventi che trasformano ogni aspetto della vita, dalla sessualità alla percezione di sé.

    Come sottolinea Michela Tanfoglio, “Questo libro ci porta nel cuore di una vita segnata da grandi sfide, dove introspezione e lotta interiore diventano il filo conduttore di un’esistenza trasformata.” È un’opera che invita il lettore a confrontarsi con le proprie fragilità e a trovare la forza di guardare avanti.

    Le parole dell’autore
    In un’intervista, Guadagno racconta: “L’ictus è stato un terremoto nella mia vita, ma anche un’opportunità per riscoprire risorse interiori nascoste. Ogni progresso, anche il più piccolo, come il primo sorriso o il primo pensiero di gratitudine, mi ha insegnato a vedere la vita sotto una nuova luce. Questo libro è un invito a non arrendersi mai, anche quando tutto sembra perduto.”

    Un romanzo che riflette un’Italia di sfide e speranza
    La storia personale di Guadagno si intreccia con la realtà italiana, evidenziando le difficoltà di un sistema sanitario spesso in crisi, ma anche l’umanità e l’impegno di chi lavora per offrire dignità ai pazienti. È un racconto che parla non solo di sopravvivenza, ma di riscoperta del valore del presente.

    Biografia dell’autore
    Raffaele Guadagno, nato nel 1964 a Santa Maria a Vico, ha lavorato per anni nel Ministero della Giustizia, distinguendosi in importanti casi di cronaca giudiziaria. Sopravvissuto a un ictus, è ora Presidente di Alice Biella, un’associazione che sostiene le persone colpite da ictus, e continua a ispirare con il suo impegno e la sua scrittura.

    Conclusione
    “Tempo, col mio amante stronzo” è un libro che tocca il cuore e offre una prospettiva di speranza anche nei momenti più bui. Invitiamo i lettori a condividere le loro riflessioni su questo straordinario romanzo utilizzando il form per i commenti qui in basso.

  • L’airone e il basilisco: un viaggio tra storia, mistero e magia

    L’airone e il basilisco: un viaggio tra storia, mistero e magia

    Disponibile in libreria e negli store digitali, il nuovo romanzo di M.G. Marion Corradi, L’airone e il basilisco, edito da Nemapress Edizioni, ci accompagna in un Medioevo ricco di contraddizioni, dove la fede si intreccia con la superstizione, e la cultura si confronta con la brutalità quotidiana.

    Con una narrazione avvincente e dettagli storici accurati, l’autrice guida i lettori in un viaggio narrativo che esplora il confine tra il reale e il mitico, immergendoci in un mondo tanto lontano quanto affascinante.

    Il fascino del medioevo e il potere della narrazione

    Il Medioevo, epoca di grandi contrasti, è lo scenario ideale per una storia che unisce realismo storico e invenzione. Attraverso personaggi vibranti e luoghi descritti con maestria, L’airone e il basilisco ci trasporta nei villaggi e nei monasteri dell’entroterra ligure, dove la vita si muove tra le preghiere e i timori del quotidiano.

    La vicenda segue il giovane Pietro, un converso dell’abbazia genovese di Monte Peraldo, incaricato di accompagnare due confratelli in missioni delicate. Durante il suo viaggio, Pietro si innamora di Griselda, accusata di stregoneria, e affronta sfide che lo porteranno a scoprire il confine tra il bene e il male.

    Simbolismo e magia: il significato dietro il titolo

    Il titolo stesso è un gioco di simbolismi. Il basilisco, creatura mitologica legata al demonio nella cultura medievale cristiana, rappresenta le paure e le minacce. L’airone, al contrario, diventa il simbolo della speranza e del potere del bene, un contrasto che accompagna il lettore attraverso una narrazione ricca di colpi di scena.

    M.G. Marion Corradi descrive il romanzo come un’opera che nasce dal suo Io più profondo, dove la scrittura diventa un volo libero tra suspense e luce, tra verità storica e invenzione.

    Un romanzo storico dalla forte componente umana

    Attraverso personaggi come l’amanuense Primo, l’erudito Zaccaria e lo stesso Pietro, il romanzo intreccia grandi eventi storici con le piccole storie personali. Il lettore viene coinvolto in un viaggio che esplora temi universali come l’amore, il coraggio e la lotta contro l’oscurità.

    Chi è M.G. Marion Corradi

    Nata a Genova, M.G. Marion Corradi ha esplorato diversi generi letterari, dalla poesia alla narrativa per l’infanzia, fino al romanzo. La sua scrittura fonde passato storico e temi psicologici, creando opere di grande profondità. Tra i suoi lavori precedenti spiccano Le radici del mirto e L’inconosciuta.

    L’airone e il basilisco è un romanzo che coinvolge mente e cuore, trasportandoci in un Medioevo ricco di fascino e mistero. Un’opera capace di far riflettere su noi stessi e sulla nostra storia.

    Cosa ne pensi di questa avvincente narrazione? Scrivi la tua opinione nel form qui sotto!

  • Io non sono il mio sintomo: il nuovo viaggio poetico di Renzia D’Incà

    Io non sono il mio sintomo: il nuovo viaggio poetico di Renzia D’Incà

    L’arte poetica di Renzia D’Incà

    Con io non sono il mio sintomo, pubblicato nella collana Fuochi de I Quaderni del Bardo Edizioni, Renzia D’Incà esplora il complesso intreccio tra l’apparenza e la sostanza della vita. La raccolta si presenta come un specchio letterario, in cui ogni poesia riflette emozioni contrastanti: sofferenza, desiderio, gioia e dubbio. Attraverso le sue parole, l’autrice svela l’ineluttabile tensione tra realtà e finzione, offrendo un’analisi profonda del rapporto tra ciò che appare e ciò che è realmente.

    Un linguaggio duplice e potente

    La poetica di D’Incà si caratterizza per un linguaggio stratificato: accanto alla linea principale del sentimento, emerge un livello parallelo e inconsapevole che sfida le certezze. Le metafore e le immagini evocative che popolano la raccolta non conducono a una verità definitiva, ma aprono infinite possibilità di interpretazione. Questo doppio registro esprime la volontà dell’autrice di indagare l’invisibile, mantenendo sempre viva la tensione verso la scoperta e il cambiamento.

    Temi universali tra memoria e presente

    I temi affrontati da D’Incà spaziano dall’introspezione personale all’osservazione del mondo esterno. Troviamo riferimenti a:

    • la vecchiaia e l’incertezza della natalità;
    • l’arte come possibile forma di vita;
    • il Covid-19 e le sue implicazioni sociali ed emotive;
    • le contraddizioni della natura umana, tra ipocrisia e cattiveria.

    Un ruolo centrale è riservato ai ricordi, che vengono dipinti come frammenti di una vita contraddittoria. Anche la natura e gli animali – gatti, uccelli, cicale – diventano metafore di un mondo che oscilla tra poesia e disumanità.

    La vita come teatro: un viaggio tra realtà e rappresentazione

    D’Incà ci invita a riflettere sul mondo come un grande palcoscenico, popolato da protagonisti e comparse. In questa visione teatrale, la vita si intreccia con il dolore, la solitudine e la ricerca della redenzione. Attraverso richiami culturali – da Dante a De André, da Schubert a Stendhal – l’autrice costruisce un percorso che si snoda tra l’eden e l’orrore, tra la malinconia e il desiderio di un futuro migliore.

    Conclusioni: un messaggio coraggioso e senza compromessi

    io non sono il mio sintomo è una raccolta che si distingue per la sua audacia narrativa e la sua capacità di unire emozione e riflessione. Le parole di D’Incà sono un invito a confrontarsi con le complessità dell’esistenza, abbandonando ogni certezza per abbracciare il dubbio e la molteplicità delle interpretazioni.

  • “Il vero senso dei suoi passi incerti” il nuovo romanzo di Cristina Pacinotti

    “Il vero senso dei suoi passi incerti” il nuovo romanzo di Cristina Pacinotti

    È disponibile in libreria e negli store digitali “Il vero senso dei suoi passi incerti”, il nuovo romanzo di Cristina Pacinotti edito da Morellini, che racconta la storia di un lungo viaggio alla ricerca di una nuova direzione.

    “Questo romanzo si rivolge a chi è in cerca di felicità, il primo motore che può dare senso all’esistenza. Come scriveva G. Deleuze: il potere vuole corpi tristi, ha bisogno della tristezza perché può dominarla. La gioia è quindi rivoluzionaria. Ed è il motore che muove questa storia, un racconto che si rivolge a chi crede nel viaggio come forma di straniamento e rinnovamento dello sguardo sul mondo e all’interno del proprio sé”, commenta l’autrice. “Una narrazione intrisa d’amore: amore materno, amore per la Natura, amore per un possibile partner, e soprattutto amore per la vita, in tutti i suoi aspetti. Questo romanzo, mosso dalla necessità della ricerca, come gli altri due della trilogia, è incentrato sul tema degli ecovillaggi, baluardi di resistenza alla società dominante”.

    Venerdì 29 novembre alle ore 18:00, presso il Circolo ARCI di Barbarasco (Via Roma 5), Cristina Pacinotti presenterà il suo nuovo romanzo “Il vero senso dei suoi passi incerti”. L’autrice dialogherà con Oreste Verrini, scrittore-camminatore, esplorando i temi del libro e la ricerca interiore. L’evento è patrocinato dal Comune di Tresana.

    Sinossi

    La storia di un lungo viaggio alla ricerca di una nuova direzione. Orfana di un senso di appartenenza Maria, con il figlio di quattro anni, Andrea, decide di compiere il più classico dei viaggi: quello alla volta dell’India. Siamo nel ‘95, Maria ha quasi quarant’anni. La sua esplorazione dei modi di vivere altrimenti non si nutre di ideologie vecchio stampo ma è un cammino per un autentico cambiamento di vita. Dietro le spalle il centro sociale, dove ha speso tante notti a danzare, la casa sul fiume, gli amici, la famiglia… davanti a sé il giro negli ecovillaggi e l’incontro con gli esempi viventi di alternativa autentica che le faranno comprendere come ormai la “normalità” di una vita quotidiana priva di un vero senso sia per lei impraticabile. In India ha incontrato e subito perduto l’amore. Ma la vita le fa il dono di ritrovarlo. L’incontro con Enrico fa traslare il sogno in realtà. Le scelte individuali e di coppia si espanderanno in un progetto rurale e comunitario in simbiosi con la natura. Si può raccontare la felicità? Realizzare l’utopia? La risposta che dà questo romanzo è sì, si può e, forse, in questi tempi bui, è cosa buona e giusta farlo.

    Biografia

    Cristina Pacinotti si è laureata con lode al DAMS di Bologna sotto la guida di Umberto Eco. A Pisa, sua città natale, ha diretto il Centro di Discipline Olistiche Nagual. Un radicale cambiamento di vita l’ha portata a dedicarsi alla formazione di ecovillaggi e comunità intenzionali soprattutto in Lunigiana, dove vive attualmente. Nel corso degli anni, ha pubblicato diverse opere di narrativa, alcune con introduzione di Dacia Maraini. L’ultimo suo romanzo, Non Ancora (Fandango, 2022), ha vinto il Premio Inedito Colline di Torino. Con l’inedito Il Ritorno del Cerchio, ha vinto il premio Grottammare 2023.

  • La forza delle emozioni in “Temporali estivi” di Adriana Angoletta

    La forza delle emozioni in “Temporali estivi” di Adriana Angoletta

    Adriana Angoletta, scrittrice dalla profonda sensibilità culturale, torna con il suo nuovo romanzo Temporali estivi, edito da Morellini. Divisa tra Padova e Cortina d’Ampezzo, città che rappresentano i luoghi del cuore e della memoria per l’autrice, Angoletta ha saputo trasformare la sua ricca formazione umanistica in una voce letteraria distintiva.

    Per oltre trent’anni ha intrecciato il mondo dell’arte e della cultura in un percorso che l’ha portata a curare numerose mostre d’arte per importanti realtà pubbliche e private, senza mai abbandonare il suo amore per la scrittura. Dal 2007, questa passione si è concretizzata in una serie di opere apprezzate, tra cui Come la neve, Il mattino che non sa, Non smettere mai di ballare, Il Mondo Nascosto e Lunghi silenzi.

    Con il nuovo romanzo, la scrittrice propone una struttura narrativa originale composta da undici racconti che si intrecciano nel romanzo, ciascuno un microcosmo capace di esplorare le emozioni e i legami umani con intensità e profondità. L’autrice riconosce che la sua esperienza nel mondo dell’arte, pur essendo ormai un capitolo chiuso, ha lasciato un’impronta significativa nella sua sensibilità creativa. Ogni racconto, come un’opera d’arte, vive di una luce propria, ma trova un’armonia con gli altri.

    Con Temporali estivi, Adriana Angoletta conferma la sua capacità di raccontare il mondo interiore con una rara autenticità, facendo dialogare letteratura e arte in un’opera che invita alla riflessione e alla scoperta. (La carriera di Adriana Angoletta, che abbraccia sia il mondo dell’arte che quello della letteratura, testimonia un impegno costante nel campo della cultura.)

    La sua carriera spazia dal mondo dell’arte a quello della letteratura. Come si influenzano reciprocamente queste due dimensioni nel suo lavoro creativo?

    Ho organizzato molte mostre d’arte in passato ma ho chiuso quella porta e attualmente scrivo. I due mondi si sono di certo influenzati a vicenda, perché il mio bagaglio culturale non è fatto di singoli compartimenti ma è un tutt’uno che forma il mio mondo interiore.

    La scelta di inserire undici racconti all’interno del romanzo è una struttura narrativa particolare. Quanto ha influito la sua esperienza artistica in questa decisione?

    Non ci ho mai pensato! Posso immaginare che la mia esperienza artistica abbia influenzato la scelta di inserire nel romanzo undici racconti in maniera inconscia: ogni opera d’arte è una creazione singola e i miei racconti sono altrettanto, storie brevi e intense che racchiudono ciascuna un significato diverso. L’Arte non ha paletti e non alza muri, permea chi la ama e la conosce, di qualunque disciplina si parli.

    Lei ha detto che “Temporali estivi” si ispira ai grandi libri che l’hanno formata. Quali sono i testi o gli autori che considera fondamentali nella sua vita e nella sua scrittura?

    Io mi considero “proustiana”, dato che ho dedicato alla Recherche tre anni della mia vita oltre a numerose letture sul tema. Altri Autori che mi hanno influenzata sono stati soprattutto Thomas Mann con i suoi romanzi brevi, La Montagna Incantata e il Doctor Faustus ,Tolstoj, tutto Dostoevskij e tanti altri. Oggi amo scrittori più “leggeri” per quantità di scritti ma profondi e inquieti come Buzzati o Erri De Luca.

    Nel suo lavoro di scrittrice e curatrice, come riesce a coinvolgere il pubblico e trasmettere le emozioni che desidera comunicare?

    Lavorare tra le opere d’arte e leggere Autori importanti mi hanno forgiato negli anni una capacità di cogliere determinate emozioni che poi, per fortuna e con un minimo di talento, riesco a trasmettere. L’attività nel mondo dell’arte si è conclusa anni orsono e oggi mi dedico solamente alla scrittura che non è frutto di fittizie costruzioni ma che fluisce in maniera spontanea dal mio mondo interiore.

    Cosa significa per lei presentare “Temporali estivi” a Padova, nella Sala Rossini del Caffè Pedrocchi? È un luogo significativo per lei, come autrice o come persona?

    Il Caffè Pedrocchi è uno dei pochi Caffè Storici d’Europa e uno dei monumenti più significativi della città di Padova. La bellezza delle sale al piano nobile mi ha sempre affascinata, ho organizzato piccole mostre in quegli spazi anni orsono e ho scelto la sala Rossini per il gusto del Bello che fa parte del mio carattere.

  • Hotel Angela: un racconto tra amore, amicizia e ricordi senza tempo

    Hotel Angela: un racconto tra amore, amicizia e ricordi senza tempo

    La trama di hotel Angela: tra fantasia e realtà

    L’ultima opera di Silvano Adami, Hotel Angela, pubblicata nella collana “I Diamanti della Narrativa” da Aletti editore, ci conduce in un emozionante intreccio di amore, amicizia e ricordi. Ambientata in un arco temporale che va dalla Seconda Guerra Mondiale ai primi anni 2000, la storia si sviluppa attraverso il racconto di un nonno ai suoi nipoti. Seduti su una panchina, di fronte all’insegna sbiadita dell’hotel che dà il titolo al libro, i bambini ascoltano vicende che intrecciano fantasia e realtà, lasciando spazio alla riflessione su ciò che è davvero importante nella vita.

    Anche se ambientata tra Firenze e Prato, l’autore sceglie di creare luoghi immaginari che si mescolano a eventi plausibili, rendendo la trama non solo avvincente, ma capace di far emergere ricordi che potrebbero appartenere a chiunque.

    Un diario di famiglia che diventa un film per la mente

    Il racconto si snoda attraverso la rilettura di un diario, appartenente al padre del protagonista, che rivela i momenti più significativi della sua esistenza. I personaggi vivono gioie e dolori, mentre l’autore riesce a trasmettere quanto sia appagante l’esperienza del vero amore e della vera amicizia. Per Adami, i ricordi non sono solo frammenti del passato, ma una componente essenziale del presente e dell’intera vita.

    L’autore, originario di Modigliana ma residente a Firenze, racconta che l’ispirazione nasce spesso durante momenti di dormiveglia, trasformando le immagini sfuggenti della mente in storie che prendono vita sulla carta. È un processo che rende le sue opere profonde e sincere, specchio di una memoria personale che si apre al lettore.

    Valori autentici da tramandare alle nuove generazioni

    Attraverso Hotel Angela, Adami esplora temi come l’amore vero, l’amicizia disinteressata e la condivisione. Egli stesso riconosce quanto sia difficile oggi coltivare questi valori, in un mondo frenetico e dominato dalla tecnologia. Tuttavia, il libro rappresenta un invito a riscoprirli, perché sono universali e si trasmettono di generazione in generazione, rimanendo vivi nei ricordi e nella scrittura.

    Un’opera che coinvolge il lettore

    Hotel Angela non è solo un racconto di famiglia, ma anche un’esperienza empatica che unisce scrittore e lettore. È una celebrazione dei valori autentici che rendono la vita significativa, un invito a fermarsi, ascoltare e ricordare ciò che davvero conta.

  • Siamo tutte anormali: il saggio di OrlandO che celebra la diversità

    Siamo tutte anormali: il saggio di OrlandO che celebra la diversità

    La normalità come costrutto sociale

    Cos’è la normalità? Nel saggio Siamo tutte anormali, l’artista e scrittore OrlandO, attivo come urban & street artist nel Veneto, sfida questa domanda. Secondo l’autore, ciò che percepiamo come normale è il risultato di norme culturali e sociali, tradizioni, leggi e morali. Questa costruzione serve a mantenere un ordine nella società, ma spesso discrimina chi non si conforma.

    Un linguaggio che plasma il pensiero

    OrlandO dedica un intero capitolo al ruolo del linguaggio, uno strumento capace di veicolare bias cognitivi e stereotipi. Il titolo stesso del libro, Siamo tutte anormali, evidenzia il problema del linguaggio androcentrico. Usare il femminile plurale “tutte” anziché il maschile “tutti” sfida le convenzioni, sottolineando come le parole influenzino la nostra percezione della realtà.

    Statistica e complessità umana

    Un altro tema affrontato è l’abuso della statistica nel definire ciò che è normale. OrlandO critica l’uso semplicistico dei numeri, evidenziando i rischi di ridurre la complessità umana a mere percentuali. In una società sempre più diversificata, le generalizzazioni numeriche rischiano di escludere le minoranze, distorcendo la realtà.

    Normalità e conformismo: strumenti di discriminazione

    Il saggio esplora la relazione tra normalità e conformismo. Se la prima rappresenta ciò che una società considera accettabile, il secondo è il processo di adeguamento a queste norme. OrlandO sottolinea come questa dinamica alimenti discriminazioni, perpetuando disuguaglianze, ad esempio nel patriarcato, dove i valori maschilisti dominano a scapito delle donne.

    Un invito al dialogo inclusivo

    Per l’autore, la normalità non è una meta statica, ma un continuo dialogo tra individui e società. Ogni voce, ogni prospettiva, ha il potere di arricchire il tessuto collettivo. In un’epoca di cambiamenti rapidi, come quelli portati dalla pandemia e dalla digitalizzazione, è fondamentale ripensare il concetto di normalità per costruire una società più inclusiva e rispettosa delle differenze.

    Il saggio di OrlandO è un contributo prezioso al dibattito su identità, libertà e dignità umana. Siamo tutte anormali ci invita a vedere la diversità non come deviazione, ma come una ricchezza essenziale per il progresso della società.

    E tu, cosa ne pensi? Lascia la tua opinione nel form in basso.

  • “Una camicia rosso sangue” il nuovo romanzo di Patrizia Petruccione e Riccardo Aicardi

    “Una camicia rosso sangue” il nuovo romanzo di Patrizia Petruccione e Riccardo Aicardi

    È disponibile in libreria e negli store digitali “UNA CAMICIA ROSSO SANGUE”, il nuovo romanzo noir di PATRIZIA PETRUCCIONE e RICCARDO AICARDI edito da Robin Edizioni.

    Una serie di misteriosi delitti nella villa di una nobile famiglia inglese nella campagna siciliana tra Marsala e Mazara del Vallo allontana il garibaldino Giacomo Dho dalla lotta per la liberazione del meridione e lo impegna ancora una volta come investigatore in un’indagine complessa e delicata, in equilibrio tra gli interessi strategici della diplomazia britannica, quelli patriottici rivoluzionari di Garibaldi e Bixio e quelli esplicati dalla longa manus di Cavour di un controllo costante e ineludibile del Regno sabaudo.

    Spiegano gli autori a proposito del libro: “I nostri personaggi nascono con una fisionomia abbozzata, come il DNA dei figli che metti al mondo. Ma poi, come con i figli, quando tenti di educarli ti rendi conto che scappano di mano. Chi va di qua, chi va di là. E più crescono, più fanno come vogliono”.

    Sinossi

    GIACOMO DHO è un patriota piemontese che, dopo dieci anni vissuti in esilio a Londra, durante i quali ha collaborato con i Servizi Segreti britannici, rientra in Italia.

    La militanza politica non solo lo ha allontanato dalla patria ma anche lo ha indotto a rompere i rapporti con il padre, giudice conservatore, che ritrova solo al suo ritorno. A Torino viene ingaggiato da Cavour per un’indagine, e affiancato da un’agente piemontese, l’affascinante e ambigua Margherita.

    Massiccio ma atletico, Dho ha la carnagione bianca di un abitante del Nord Europa, di cui mantiene anche i modi e lo stile. Riflessivo e dubbioso, dal fare che sembra incerto, in realtà vive con

    onestà e fermezza gli ideali di giustizia della sua gioventù e fatica ad accettare i compromessi e il realismo politico dei suoi tempi. Sensibile al fascino femminile, passa attraverso diversi innamoramenti, ma il rapporto più complesso e sofferto lo instaura con Margherita.

    Nelle indagini che svolge mette a frutto le conoscenze apprese a Londra che gli permettono di risolvere i singoli casi con procedimenti ogni volta diversi.

    Biografia

    PATRIZIA PETRUCCIONE

    Nata a Genova, vive ad Albenga, nella Riviera ligure di Ponente. Laureata in Lettere ha svolto la professione di insegnante liceale e da diversi anni si dedica alla scrittura. Ha pubblicato due romanzi di genere giallo, “Kalipygia” e “Passioni Svelate”; il thriller poliziesco “Mare d’inganni”; il romanzo storico “D’amicizia, d’amore e di guerra” e diversi racconti.

    RICCARDO AICARDI

    Nato ad Alassio, vive ad Albenga dove ha insegnato Storia e Storia della Filosofia al liceo classico scientifico. Ha scritto e diretto pezzi teatrali per ragazzi, partecipando a diverse rassegne nazionali. È autore di articoli di storia contemporanea su riviste specializzate, consulente e collaboratore

    alla realizzazione di un documentario della serie “Guerra ai civili” sul tema delle stragi naziste in Italia. È stato inoltre promotore della mostra “Warhol mai visto”, e l’ideatore e coordinatore della rassegna “La Riviera dei Teatri”.

    Dei due autori sono già stati pubblicati, nella collana I Luoghi del Delitto, Il caso del colonnello francese, Un nemico da salvare e La scomparsa di Margherita.

  • “Temporali estivi” il nuovo romanzo della scrittrice Adriana Angoletta

    “Temporali estivi” il nuovo romanzo della scrittrice Adriana Angoletta

    Dal 6 novembre 2024 è disponibile in libreria e negli store digitali “Temporali estivi” (Morellini), il nuovo romanzo della scrittrice Adriana Angoletta.

    Spiega l’autrice a proposito del libro: “Il romanzo traduce i pensieri nati dalle mie esperienze, dall’ osservare la vita, dall’eredità di quello che mi hanno lasciato i “grandi libri”. È nata una storia che non può non colpire per la sua verità poiché scava nei luoghi più oscuri dell’animo umano. È la vicenda di un cuore, quello del protagonista, che si è ammorbidito leggendo i racconti che si susseguono e ha fatto entrare la vita che non conosceva”.

    Mercoledì 6 novembre 2024, alle ore 18:00, presso la Sala Rossini del Caffè Pedrocchi, Piano Nobile, si terrà la presentazione del nuovo romanzo “Temporali Estivi”, realizzata in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Padova. Durante l’evento, l’autrice condividerà con il pubblico le ispirazioni e il processo creativo dietro il suo nuovo lavoro. L’ingresso è libero.

    Sinossi

    Riccardo, direttore di un’importante testata giornalistica, ha una vita complicata: la moglie ricoverata in clinica per demenza precoce, una figlia problematica e un’amante sempre più esigente. Un giorno riceve via mail una serie di racconti da uno sconosciuto che si firma nevefresca@… Sono storie nelle quali ritrova incredibili analogie con episodi accaduti nella sua vita passata. Dopo averli letti e riletti subisce un lento cambiamento: l’uomo duro e realista quale è sempre stato scopre l’esistenza di un mondo interiore, emotività e sensibilità che non pensava di possedere. I racconti sono arrivati per salvargli la vita? Vuole crederlo e cerca di fare sue le riflessioni, la profondità dei pensieri e gli insegnamenti che riceve. Il finale sarà la sua catarsi.

    All’interno del romanzo troviamo quindi non solo la storia di Riccardo e degli altri personaggi ma undici racconti che toccano le corde dell’anima: rabbia, abbandono, passione, amore, redenzione e felicità, che gestiti in maniera equilibrata e armoniosa rendono la lettura veloce e avvincente.

    Biografia

    Adriana Angoletta vive tra Padova e Cortina d’Ampezzo, da dove proviene la sua famiglia. Per quasi trent’anni ha coniugato la formazione umanistica – liceo classico, laurea in Lettere e Filosofia – con l’attività di imprenditrice realizzando oltre cento mostre d’arte per importanti Committenti sia pubblici che privati. Nel 2007 ha intrapreso l’attività di scrittrice. Ha pubblicato: “Come la neve” e “Il mattino che non sa” con Giraldi Editore,“Non smettere mai di ballare” con Albatros, “Il Mondo Nascosto” ancora con Giraldi e “Lunghi silenzi” con CTL Editore. Collabora con diverse riviste.

    Se ci sta aggiungere alla fine. (La carriera di Adriana Angoletta, che abbraccia sia il mondo dell’arte che quello della letteratura, testimonia un impegno costante nel campo della cultura).

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  • Vittorio Sgarbi e l’arte del Novecento: un viaggio attraverso il fascismo al Teatro Marrucino

    Vittorio Sgarbi e l’arte del Novecento: un viaggio attraverso il fascismo al Teatro Marrucino

    Un incontro di cultura al Teatro Marrucino

    Lunedì 28 ottobre, alle ore 21:00, Vittorio Sgarbi sarà protagonista di un atteso evento al Teatro Marrucino di Chieti, promosso da Confartigianato Imprese Chieti L’Aquila e da ConfArte, il ramo dell’associazione dedicato a cultura, turismo e spettacolo. Durante la serata, Sgarbi terrà una lectio incentrata sul suo ultimo libro, “Arte e fascismo. Nell’arte non c’è fascismo, nel fascismo non c’è arte”, offrendo al pubblico un’analisi profonda e provocatoria sul ruolo dell’arte italiana negli anni più controversi del Novecento. I biglietti per l’evento sono disponibili su CiaoTickets.

    Arte e fascismo: un binomio complesso

    Nel suo ultimo lavoro editoriale, Sgarbi esplora il delicato rapporto tra arte e fascismo. Attraverso le opere di artisti come Giorgio De Chirico, Adolfo Wildt, Giorgio Morandi e Arturo Martini, il critico d’arte ripercorre come, nonostante le ombre del regime, l’arte italiana sia riuscita a preservare una propria autonomia creativa. Sgarbi spiegherà come molti di questi artisti abbiano saputo esprimere il loro talento in opere di grande valore, che oggi vengono riscoperti e apprezzati.

    Il valore di “Valori Plastici” e il movimento “Novecento”

    Durante la lectio, Sgarbi parlerà del ventennio del Novecento, dai Valori Plastici fino al movimento artistico del Novecento, e dell’importanza di figure come Margherita Sarfatti. L’incontro offrirà una panoramica sugli artisti che, insieme a lei, hanno caratterizzato quel periodo: una fase considerata da molti studiosi come uno dei momenti più intensi e fertili per l’arte italiana. Citando lo storico Pierluigi Battista, Sgarbi ricorderà come i Valori Plastici e il movimento Novecento abbiano rappresentato un periodo di straordinaria ricchezza artistica, nonostante le difficoltà storiche del regime.

    Recupero e riscoperta di artisti dimenticati

    Oltre a esplorare i nomi più noti, come De Chirico e Morandi, Sgarbi offrirà uno spazio per artisti meno noti ma altrettanto significativi, tra cui Virgilio Guidi e Fortunato Depero. Questi artisti, come molti altri in quegli anni, contribuirono al panorama artistico italiano con opere che oggi vengono rivalutate per la loro originalità e autenticità. Durante l’incontro, Sgarbi svelerà curiosità e aneddoti su queste figure, contribuendo a un recupero culturale che permette di comprendere meglio il nostro passato artistico.

    L’importanza della verità storica

    Il periodo artistico degli anni ‘20 e ‘30 è stato a lungo sottovalutato o addirittura ignorato. La serata al Teatro Marrucino sarà quindi l’occasione per approfondire il valore di questo ventennio cruciale e per comprendere il significato della verità storica nell’arte. Come affermato dallo stesso Sgarbi, questi anni sono stati “un crocevia di dimenticanze e rimozioni” che oggi possiamo ricostruire per comprendere meglio la nostra identità culturale.

    L’impegno di Confartigianato per la cultura

    L’evento con Vittorio Sgarbi fa parte del cartellone di ConfArte, la sezione dedicata alla promozione culturale di Confartigianato Imprese Chieti L’Aquila. Camillo Saraullo, presidente dell’associazione, ha sottolineato come Confartigianato e ConfArte mirino a promuovere il territorio attraverso eventi di alto profilo culturale, offrendo al pubblico momenti di confronto e riflessione.