Sta facendo il giro della rete la notizia che in Giappone ci sarebbe un farmaco denominato Avigan che avrebbe una importante efficacia contro il coronavirus COVID-19.
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Almeno 25mila pazienti coinfetti da Hiv ed Epatite C senza farmaci. L’appello all’Aifa
Riccione, 7 maggio 2015 – E’ entrato in vigore in Italia la determinazione di prezzo e rimborso, pubblicata in Gazzetta Ufficiale di Daclatasvir, un potente inibitore pan-genotipico del complesso di replicazione NS5A , per l’uso in associazione con altri medicinali nei genotipi 1, 3 e 4 per il trattamento dell’infezione cronica da virus dell’epatite C (HCV) in pazienti adulti.
“L’arrivo di un nuovo farmaco nella prescrivibilità del trattamento da Epatite C – afferma il Prof. Massimo Andreoni, Presidente SIMIT, Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali – è un’ottima notizia sia per medici, sia per pazienti, che avranno un ulteriore strumento nella lotta contro l’infezione, ma anche per il problema della sostenibilità economica, perché più farmaci vi sono o vi saranno sul mercato, più i costi della terapia saranno ridotti”.[easy_ad_inject_1]IL CONGRESSO – Si parlerà anche di questo durante la VII Conferenza italiana su Aids e retrovirus (Icar), che si svolgerà dal 17 al 19 maggio a Riccione, presso il Palazzo dei Congressi. L’evento pone all’attenzione della comunità scientifica la necessità di individuare percorsi di diagnosi e cura dell’infezione da HIV che si basino sulle interazioni tra ricerca di base, ricerca diagnostico-clinica ed esigenze delle persone sieropositive – precisa una delle presidenti del Congresso la Prof.ssa Cristina Mussini dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Tra le tematiche di questa edizione ci sono la medicina di genere, declinata non solo al femminile, e la resistenza naturale all’infezione da HIV, nonché alla comprensione di nuove strategie di eradicazione.
NUOVE LINEE GUIDA EUROPEE – Sono state presentate negli ultimi giorni le nuove linee guida europee per la cura dell’Epatite C: massima attenzione sulla questione della sostenibilità e sull’arrivo di nuovi ulteriori farmaci. Ma ancora più importante è stato il richiamo su come i pazienti con coinfezione Hiv ed Epatite, sebbene il trattamento abbia probabilità di risposta identiche a quelle del paziente monoinfetto, abbiano una evoluzione di malattia molto più rapida rispetto a quello monoinfetto e debbano pertanto avere un accesso prioritario alla terapia. In base a questo dato, confermato da altre ricerche della letteratura scientifica, le associazioni dei malati e la Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali richiamano l’attenzione dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) e del Ministero affinchè i pazienti coinfetti possano essere considerati categoria prioritaria per il trattamento dell’epatite C.
L’APPELLO ALL’AIFA – “Alcuni pazienti, quelli con un grado di fibrosi lieve/moderato al momento sono esclusi dal trattamento – spiega il Prof. Massimo Andreoni- e per i pazienti co-infetti è più preoccupante, in quanto l’evoluzione della malattia è più rapida. Il numero dei pazienti non trattati è difficile da stabilire, perché possono essere curati soltanto pazienti in fase avanzata di malattia. Ma si parla di diverse migliaia, sicuramente più di 10mila, mentre possiamo stimare i pazienti co-infetti nel numero di 25mila. In un criterio di sostenibilità della spesa quella dell’AIFA è una scelta logica, ma chiediamo ugualmente di trovare nuovi fondi per supportare anche questi pazienti che, se non trattati bene, possono incorrere in un’evoluzione preoccupante della malattia”.
COSTI E OBIETTIVI – “Una discussione – spiega una dei tre presidenti del Congresso Prof.ssa Cristina Mussini che sarà riproposta e approfondita proprio durante il congresso, con gli epatologi della SIMIT e con quelli di AISF, che presenteranno lavori al fine di promuovere questa sensibilità. Infatti, sarebbe importante che, come sottolineano le nuove Linee Guida Europee, anche in Italia i pazienti con co-infezione HIV-HCV possano avere accesso ai nuovi farmaci in presenza di un grado di fibrosi anche lieve”.
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Primari oncologi: Ministero e Aifa hanno l’occasione per rivedere i prezzi dei farmaci ad alto costo
Roma, 6 marzo 2015 – “CIPOMO chiede di avviare una rinegoziazione del prezzo del bevacizumab con l’azienda produttrice e una revisione dei prezzi – di tutti i farmaci ad alto costo introdotti da oltre 5 anni – che renda il costo più proporzionato ai benefici effettivi ottenuti e assicuri quindi la sostenibilità del costo dei nuovi trattamenti nel prossimo futuro” – con queste parole il Dott. Fasola, Presidente del CIPOMO, ha messo in luce – in una lettera indirizzata al Ministro Lorenzin e al Direttore Generale dell’AIFA, agenzia italiana per il Farmaco, Luca Pani – l’impellente necessità di rivalutare l’allocazione delle risorse disponibili per la cura dei pazienti oncologici, alla luce di alcuni studi che confermano come farmaci molto costosi portino, in realtà, a benefici “minimi”.
[easy_ad_inject_1]Il più recente fra i suddetti studi è quello di Goldestein – appena pubblicato online sulla rivista scientifica Journal of Clinical Oncology – che documenta per il bevacizumab – farmaco utilizzato soprattutto per il carcinoma del colon retto metastatico – un rapporto incrementale costo/efficacia (ICER) di oltre 550 mila dollari per QUALY ed effetti poco rilevanti sui pazienti trattati.
Alla luce di una valutazione basata sul criterio ICER, gli effetti negativi di quella che potrebbe quindi considerarsi un’irragionevole allocazione delle risorse disponibili – se non un vero e proprio “spreco” – sono molteplici; in primo luogo, spendere tanto per un farmaco dagli effetti “modesti” ostacola, come nel caso dell’ipilimumab e del pertuzumab – l’introduzione di farmaci più efficaci e potenzialmente salva vita. Inoltre, se si riuscisse a contenere la spesa sanitaria relativa a farmaci come il bevacizumab – che in Italia costituisce una delle prime voci di costo per le Unità Operative di Oncologia, rappresentando dal 10% al 20% circa del totale dei costi per farmaci – si eviterebbe ai pazienti il rischio di ritardi e ineguaglianze nell’accessibilità a cure più efficaci.
Le richieste del CIPOMO, da sempre attento all’ottimizzazione delle risorse e alla sostenibilità delle cure, si concretizzano poi in un appello preciso, ovvero quello di attivare il Gruppo di Lavoro presso AIFA per esaminare i risultati dello studio pubblicato sul Journal of Clinical Oncology e rinegoziare i prezzi dei farmaci ad alto costo introdotti da oltre 5 anni: rideterminare il prezzo alla luce del criterio ICER è un atto di responsabilità in termini di spesa, e una presa di coscienza sociale del problema, in perfetta coerenza con le indicazioni del Patto per la Salute.
All’appello ha fatto seguito la pronta risposta del Ministro Lorenzin e del Direttore Generale Luca Pani e si concretizzerà con un prossimo incontro di una delegazione CIPOMO – guidata dal Presidente Gianpiero Fasola- presso il Ministero nel corso del quale verrà illustrata l’esigenza di attivare al più presto il Gruppo di Lavoro presso AIFA.
Cipomo