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  • Capital Group: Veicoli elettrici nella corsia di sorpasso: chi vincerà la gara?

    Capital Group: Veicoli elettrici nella corsia di sorpasso: chi vincerà la gara?

    A cura di Michael Cohen Gestore di portafoglio di Capital Group

    In passato, una visita allo showroom del Salone dell’Auto in Germania era l’occasione per ammirare l’ultimo modello di Mercedes-Benz, Volkswagen o Bentley a benzina. Quest’anno la situazione è diversa e si percepisce che il futuro sarà dei veicoli elettrici. Due sono le domande principali che tutti si pongono: i consumatori europei saranno interessati ad acquistare veicoli elettrici (VE) cinesi? E i produttori di auto cinesi abbatteranno i prezzi per acquisire quote di mercato? 

    Ad oggi la Cina ha sorpassato il Giappone come maggiore esportatore di automobili su scala globale, un successo inimmaginabile solo un decennio fa. Numerosi produttori di VE cinesi stanno iniziando a muoversi nel mercato europeo, saggiando la domanda di veicoli elettrici cinesi nei mercati sviluppati.

    Le conseguenze si fanno già sentire in Europa, dove gli enti di regolamentazione e i vertici politici stanno cercando di capire come tutelare al meglio il loro settore automobilistico tradizionalmente solido. È troppo presto per sapere come si svilupperà la situazione, ma sembra chiaro che l’assetto odierno cambierà le dinamiche operative dei produttori di auto europei e le modalità con cui gli investitori ne valuteranno il business in futuro. 

    La Cina ha la tecnologia necessaria per competere su scala globale

    È sempre più chiaro che la Cina è ora in pole position nella produzione di veicoli elettrici e nella tecnologia delle batterie. Il Paese ha spinto molto sull’acceleratore intorno al 2009 e ad oggi rappresenta circa il 60% della produzione di veicoli elettrici globale.

    La dominanza della Cina in questo campo ci ricorda inoltre la sua capacità di avanzare lungo la curva della tecnologia e creare enormi economie di scala quando il governo e gli imprenditori uniscono le forze in un settore specifico. In Cina, il costo della manodopera inferiore, i progressi nel campo dei software e l’abbondanza di minerali chiave utilizzati nelle batterie dei VE stanno dando ai produttori di auto un vantaggio strategico. I produttori cinesi, ad esempio, hanno una maggiore capacità di costruire piattaforme integrate in-house piuttosto che affidarsi ai vendor esterni. È inoltre ormai chiaro che i produttori europei stanno perdendo terreno in Cina, almeno per ora. I marchi cinesi come BYD, Li Auto e XPeng hanno acquisito popolarità non solo tra i consumatori nazionali ma anche in diversi mercati europei e asiatici.

    Nell’ultimo paio d’anni, le società cinesi hanno raggiunto l’eccellenza nella progettazione dei modelli e nei software di infotainment per i clienti nazionali. Le auto traboccano di tecnologia e l’80% di esse è dotato di sistemi LiDAR (Light Detection and Ranging) in grado di misurare la distanza tra i punti di riferimento. In Europa solo i veicoli premium sono equipaggiati con tale tecnologia. Anche i sistemi di infotainment, che rappresentano sostanzialmente il computer dell’auto, sono più avanzati e gli interni di alcune auto sono una sorta di IMAX su quattro ruote.

    Gli enti di regolamentazione europei dovranno trovare un equilibrio a livello geopolitico.

    L’Europa sta facendo un passo indietro nel tentativo di tutelare il suo settore automobilistico, che contribuisce in gran parte al mercato del lavoro e alla crescita economica generale. A settembre, la Commissione Europea ha avviato un’indagine sulle importazioni di veicoli elettrici dalla Cina e sulla possibilità che i produttori di auto cinesi stiano beneficiando dei sussidi pubblici.

    A nostro avviso l’Unione Europea (UE) sta oggi cercando di reagire alle difficoltà derivanti dalla sua dipendenza dalla Cina. In un contesto di rischi geopolitici crescenti, l’UE probabilmente vuole evitare una situazione analoga a quella che si era venuta a creare a causa dell’eccessiva dipendenza dall’energia russa quando la Russia ha invaso l’Ucraina. Siamo inoltre dell’idea che l’UE stia ancora pagando le conseguenze della marcia indietro nel campo dei pannelli solari oltre un decennio fa, che si è tradotta nella cessione della principale quota di mercato ai produttori cinesi. 

    La Commissione dovrà valutare attentamente gli interessi dei suoi Stati membri principali, in particolare Francia e Germania, i due Paesi più coinvolti.

    Fino a questo momento il governo francese ha adottato una linea più dura perché i veicoli elettrici cinesi potrebbero influenzare il mercato a basso/medio costo per le auto vendute in Europa, il segmento di maggiore interesse per gli automaker francesi. Inoltre, questi ultimi non hanno mai avuto un particolare successo in Cina, pertanto hanno meno da perdere. Per la Germania la situazione è diversa: i produttori di auto hanno una presenza sostanziale in Cina ma negli ultimi anni stanno gradualmente perdendo quote di mercato.

    Nel frattempo, lo Stato membro dell’UE più legato alla Cina è l’Ungheria. Alcune società cinesi come CATL, BYD e Nio hanno sfruttato l’Ungheria come una rampa di lancio per l’Europa. La Germania stessa ha accolto favorevolmente un investimento nella produzione di batterie da Gotion, produttore di batterie cinesi partner di Volkswagen.

    Siamo quindi dell’avviso che la Commissione Europea potrebbe decidere di evitare immediati e sostanziali incrementi dei dazi sui VE cinesi e focalizzarsi su una maggiore localizzazione delle supply chain dei VE. Considerando gli ampi collegamenti commerciali tra Europa e Cina, che vanno ben oltre le auto, è probabile che la Commissione preferisca evitare azioni ritorsive dal governo cinese. Ad oggi le importazioni di VE cinesi sono soggette a dazi d’importazione UE pari al 10%, mentre le importazioni di manifattura europea in Cina sono tassate tra il 15 e il 25% in funzione del modello. 

    Non dobbiamo poi dimenticare l’impegno dell’UE a chiudere la produzione di tutte le auto con motore a combustione interna entro il 2030. Pur essendoci stato scarso dibattito in merito a una possibile estensione della deadline, tale possibilità non può essere esclusa, in considerazione della dipendenza dai VE che la stessa creerebbe. Tutto dipenderà dall’esito dell’indagine anti-sussidi della Commissione.

    I produttori di auto europei devono cambiare marcia per mettersi al passo

    I principali produttori di auto europei si trovano probabilmente ad affrontare il contesto di business più complesso di sempre. Il loro svantaggio in termini di costi è significativo e saranno necessari ampi investimenti per mettersi al passo con i produttori di VE cinesi e con Tesla, il principale produttore statunitense di VE di lusso.

    Le attuali valutazioni dei maggiori automaker in Europa non scontano un futuro molto luminoso.  Molti trattano a meno di 4x gli utili attesi per i prossimi 12 mesi, secondo le stime di consensus raccolte da FactSet all’8 novembre 2023.

    Le aziende stesse ne sono consapevoli e stanno cercando di reagire. Volkswagen intende investire più di €180 miliardi nei prossimi cinque anni per sviluppare la sua strategia per i VE. Mercedes-Benz ha messo a budget oltre €40 miliardi per i veicoli elettrici fino al 2030. Anche BMW e Stellantis hanno annunciato sostanziali investimenti.

    A nostro avviso i produttori premium tedeschi BMW, Mercedes-Benz e Porsche sembrano i meglio posizionati per avere successo nel segmento dei VE. Mercedes, ad esempio, ha annunciato una line-up di VE di nuova generazione molto interessante, con l’avvio della produzione previsto per i prossimi due/tre anni.

    Laddove le aziende si rendessero conto di non poter essere competitive, potrebbero unire le forze come hanno fatto in passato. Le partnership più probabili interesseranno aziende cinesi ed europee: di recente, il produttore di VE cinese XPeng ha siglato un accordo con Volkswagen per sfruttare tecnologia e filiere. Stellantis sta investendo €1,5 miliardi per acquistare il 20% del produttore di VE cinese Leapmotor.

    I produttori minori potrebbero essere limitati da budget ristretti e decidere di creare delle joint venture. A rappresentare un’eccezione sarà probabilmente il produttore francese Renault, che ha creato una nuova unità per i VE e sta riscuotendo grande successo con il suo modello Megane E-Tech. L’azienda intende produrre i suoi veicoli elettrici nel nord della Francia e prevede che l’automazione possa abbattere i costi di produzione fino al 40%. Come altri produttori, Renault ha spostato parte della produzione di auto tradizionali a benzina ad altre regioni, come l’India, per ridurre la sua struttura di costo.

    È troppo presto per decretare vincitori e vinti

    La spinta globale per ridurre la dipendenza dai motori a combustione tradizionali, l’innovazione nei software e nella tecnologia delle batterie per VE e il raggiungimento di costi competitivi a livello di manodopera rendono quello automobilistico un settore complesso in cui investire.  Le preoccupazioni legate alla domanda a breve termine insieme all’incertezza economica hanno spinto alcuni produttori di auto a ridimensionare i loro outlook rialzisti sui VE. La statunitense Ford Motor ha dichiarato nel recente report sugli utili del terzo trimestre di aver rinunciato al target di costruire 400.000 VE entro metà 2024. Tesla ha espresso preoccupazioni in merito ai tassi di interesse elevati e all’accessibilità economica dei VE.

    Nonostante il vantaggio iniziale della Cina, molti dei produttori di auto nazionali sono in perdita. La corsa alla riduzione dei costi e dei prezzi potrebbe spingere fuori dal business i produttori di VE meno capitalizzati, con una possibile ondata di consolidamenti. Fino ad allora, riteniamo che sarebbe un errore escludere i produttori di auto europei. Le valutazioni ridotte e i progressi tecnologici potrebbero offrire agli investitori degli entry point interessanti. Gli automaker europei sono forti di un passato lungo e glorioso. Hanno già affrontato situazioni simili, riuscendo a eludere la concorrenza dei produttori giapponesi.

  • GAM: Le forze disruptive che stanno ridisegnando il panorama dei veicoli elettrici in Cina

    GAM: Le forze disruptive che stanno ridisegnando il panorama dei veicoli elettrici in Cina

    A cura di Wendy Chen, Investment Manager Disruptive Growth di GAM

    La Cina è emersa come leader globale sia nella produzione che nel consumo di veicoli elettrici. Non solo la Cina ha prodotto il 35% delle auto elettriche esportate a livello globale nel 2022, ma il mercato interno cinese ha anche rappresentato il 62% delle vendite globali di veicoli elettrici nel 2022. Con i veicoli elettrici che rappresenteranno circa il 30% di tutte le vendite di auto nuove nel primo semestre del 2023, la Cina ha raggiunto in anticipo il suo obiettivo dei veicoli elettrici per il 2025 e sta guidando il mondo in termini di penetrazione dei veicoli elettrici.

    Tuttavia, a differenza del processo di adozione dell’auto in Cina 30 anni fa, dominato dai marchi esteri, le case automobilistiche nazionali stanno rubando la scena. Le vendite di veicoli elettrici in Cina sono cresciute di 10 volte negli ultimi cinque anni e tra i marchi di veicoli elettrici più venduti in Cina, tra le case automobilistiche occidentali, solo Tesla è riuscita ad arrivare ai primi posti. Inoltre, il divario in termini di volume tra i marchi nazionali e quelli internazionali si sta ampliando e le case automobilistiche locali stanno conquistando sempre più quote di mercato nel tempo.

    L’esperienza d’uso è stata un punto vincente per i nuovi veicoli elettrici degli OEM cinesi. Il pilota automatico di alto livello è diventato una dotazione standard e non più un servizio aggiuntivo; anche le telecamere interattive e multischermo interconnesse stanno diventando accessori comuni per i nuovi modelli. Con la proliferazione della tecnologia IoT (Internet of Things) e il miglioramento della gestione del traffico urbano, anche il V2X (Vehicle-to-Everything), che consente il coordinamento e lo scambio di dati tra i veicoli e gli altri veicoli/pedoni/infrastrutture/reti, sta diventando sempre più comune.

    Risolvere l’ansia da autonomia

    Gli OEM di veicoli elettrici hanno proposto soluzioni proprie per far fronte alla domanda dei consumatori:

    Scambio di batterie: a causa della relativa scarsità di strutture di ricarica rapida ad alta tensione, la comodità di ricarica per i veicoli elettrici è ancora lontana da quella del rifornimento di carburante per i motori a combustione interna (ICE). Mentre Tesla sta preparando le basi per i supercaricatori, altre case automobilistiche come Nio stanno sperimentando altre misure per rendere più agevole l’esperienza di ricarica, come la diffusione di stazioni di cambio batteria completamente automatiche che impiegano circa tre minuti per cambiare una batteria completamente carica.

    Veicoli elettrici ad autonomia estesa (EREV, Extended-Range Electric Vehicles): un altro metodo per risolvere l’annosa ansia da autonomia è quello di utilizzare la tecnologia EREV, che è completamente alimentata da un motore elettrico ma è dotata di un generatore a bordo per ricaricare la batteria quando è esaurita. Non solo è in grado di utilizzare gli impianti di carburante in caso di necessità, ma la batteria dell’EREV è anche più piccola e più stabile in condizioni climatiche estreme. Entrambe le case automobilistiche cinesi, BYD e Li Auto, si stanno concentrando sempre più sui veicoli con tecnologia EREV.

    Espansione all’estero: qualità e convenienza in gioco

    Grazie alla loro superiore accessibilità e varietà, i veicoli elettrici di produzione cinese si sono rivelati perfetti per l’adozione da parte di un mercato di massa nei mercati emergenti. Con l’aumento dei volumi di vendita, i vantaggi di scala probabilmente amplieranno ulteriormente il vantaggio in termini di costi. Nel frattempo, grazie alla maturità della catena di fornitura dei veicoli elettrici e agli sforzi di premiumisation nel mercato interno, anche il design degli interni e l’affidabilità dei veicoli elettrici made-in-China sono saliti ai vertici, rendendo i mercati sviluppati la prossima frontiera per l’esportazione dei veicoli elettrici cinesi.

  • Corea del Sud, un vincitore invisibile nella competizione sui veicoli elettrici?

    Corea del Sud, un vincitore invisibile nella competizione sui veicoli elettrici?

    a cura di Jan de Bruijn, Client Portfolio Manager Emerging Markets di Robeco

    L’ascesa dei veicoli elettrici è inarrestabile. L’Autorità internazionale per l’energia (AIE) prevede che le vendite dei veicoli elettrici cresceranno del 35% su base annua nel 2023, raggiungendo 14 milioni di unità, pari al 18% delle vendite globali di nuove auto. La rapida crescita del settore è stata sostenuta dallo sviluppo parallelo di un ecosistema produttivo in Cina che fornisce le batterie.

    Le case automobilistiche statunitensi ed europee stanno investendo per creare una propria base produttiva per rifornire il settore dei veicoli elettrici e molte si sono impegnate in programmi aggressivi per iniziare a sostituire le linee di prodotti con motori a combustione interna (ICE) con veicoli elettrici nel prossimo decennio. La rivalità geopolitica degli Stati Uniti con la Cina sta complicando la situazione con iniziative politiche e legislative volte a produrre in loco le tecnologie chiave, o almeno ad approvvigionarsi al di fuori della Cina.

    Ciò potrebbe rendere la Corea del Sud, che può vantare tre produttori di batterie a livello mondiale, un fornitore chiave per l’intero settore dei veicoli elettrici.

    Lo scenario attuale

    Il predominio della Cina nella catena di fornitura dei veicoli elettrici riflette il mercato dei consumatori, che è anche il più grande del mondo, con volumi significativi nei segmenti di piccole e medie dimensioni piuttosto che in quelli di fascia alta, dove i veicoli elettrici si sono affermati con grande successo negli Stati Uniti e in Europa.

    La crescita dei veicoli elettrici è dovuta a un sostegno politico costante, che comprende sussidi e date di scadenza legislative per le vendite di veicoli elettrici. Il costo totale di produzione di un veicolo elettrico compatto è ancora superiore del 45-50% rispetto a quello di un veicolo ICE, a causa dell’elevato costo del battery pack, che rappresenta il 40% dei costi totali.

    In Cina, ad esempio, gli incentivi hanno incoraggiato una forte crescita dei veicoli elettrici negli ultimi anni e i veicoli elettrici in Cina sono tipicamente più piccoli rispetto ad altri mercati. Nel 2021, il prezzo mediano ponderato per le vendite dei veicoli elettrici in Cina era solo del 10% superiore a quello dei veicoli ICE, rispetto al 45-50% in media negli altri mercati principali.

    La Cina sospende gli incentivi, proprio mentre gli Stati Uniti li incrementano

    A partire da gennaio 2023, il governo cinese ha posto fine al programma di incentivi per i veicoli elettrici iniziato nel 2010, quando il valore dei veicoli elettrici era ormai consolidato. Anche in molti Paesi europei gli incentivi per i veicoli elettrici sono stati ridotti o eliminati.

    Ciò è in contrasto con il mercato statunitense, che ha appena iniziato i suoi sforzi di sostegno all’elettrificazione e sta introducendo crediti d’imposta grazie all’Inflation Reduction Act (IRA), entrato in vigore nell’agosto 2022. La legge prevede l’erogazione di 370 miliardi di dollari di sussidi per la transizione energetica degli Stati Uniti, comprese le agevolazioni fiscali per i veicoli elettrici e le batterie prodotte negli Stati Uniti.

    Il vantaggio della Corea del Sud in termini di input

    Un vantaggio significativo per la Corea del Sud nel settore delle batterie è la presenza di grandi fornitori nazionali di input. I materiali catodici sono un elemento strategico importante che rappresenta il 40-50% dei costi delle batterie dei veicoli elettrici e la Corea del Sud ospita alcune aziende leader di materiali catodici. Le aziende automobilistiche hanno rafforzato la cooperazione con le aziende produttrici di materiali catodici oltre che con le aziende produttrici di batterie; tuttavia, i produttori di batterie sudcoreani hanno storicamente forti relazioni con questi fornitori che, a nostro avviso, conferiscono loro un vantaggio competitivo. SNE Research prevede che il mercato globale dei materiali catodici crescerà da 32 miliardi di dollari nel 2022 a 83 miliardi di dollari nel 2030.

    La Cina detiene una posizione dominante a livello globale per quanto riguarda tutti questi input, con la Corea del Sud e il Giappone come unici rivali, e questo in futuro potrebbe dare ai fornitori sudcoreani e giapponesi un potere di determinazione dei prezzi con i consumatori statunitensi.

    Manteniamo un forte sovrappeso sulla Corea del Sud. I fondamentali macro sono relativamente forti e stabili, mentre la Corea del Sud è stata tra i primi ad aumentare i tassi d’interesse per contrastare il forte aumento dell’inflazione registrato in tutto il mondo. La Corea del Sud è stata anche all’avanguardia nelle iniziative di crescita green e dispone di un quadro politico articolato per una crescita sostenibile sia a breve che a lungo termine. Ciò andrà a vantaggio di molte aziende sudcoreane, soprattutto quelle che operano nel settore dell’export, poiché la Corea del Sud ha un’ampia esposizione al settore dell’energia pulita.