Sceglieranno la facoltà dei loro sogni, credono ancora nella laurea come attestato di valore, puntano ad un lavoro preciso, ci tengono alla propria formazione, in futuro si vedono assunti a non meno di 1000 euro al mese senza ‘temere’ il contratto a tempo determinato e di loro il 18% non ha vergogna ad ammettere che per motivi economici e per sfiducia nella meritocrazia italiana non continuerà gli studi dopo il diploma. Questa è la diapositiva dei giovani italiani che si evince dal Survey “Dopo la maturità quale futuro?”, realizzato a poche ore dall’inizio della maturità 2014, da Docsity, il social degli studenti che ad oggi conta ben 800mila iscritti in Italia e nel mondo.
Il sondaggio, realizzato online tra il 10 e il 13 giugno 2014, attraverso il sito e le piattaforme sociali di Docsity, ha visto protagonista un campione profilato, realizzato su base volontaria, di 510 studenti italiani.
“Sceglierò la facoltà che più mi piace e che più mi garantirà sbocchi lavorativi”, così il 42% dei maturandi risponde alla domanda “Sceglierai la facoltà che desideri veramente?” contro il 17% che dichiara di sacrificare volentieri lo sbocco lavorativo per intraprendere un iter di studi più in linea con le proprie inclinazioni. Il 18% dichiara però che non andrà all’università, sia perché non se lo può permettere (32%) sia perché comunque, vista la crisi, non si riesce mai a trovare un posto adeguato rispetto ai propri studi (35%). Per finire, tra chi ha dichiarato di voler fermare la propria formazione al diploma, il 16% afferma che la sua scelta è dettata dal fatto che il posto di lavoro, invece che con la laurea, si ottiene spesso attraverso raccomandazioni ed è quindi inutile intraprendere il cammino universitario.
Chi ha invece deciso di continuare gli studi dopo la maturità (82%) crede largamente nell’importanza di laurearsi. Alla domanda “ha ancora valore laurearsi oggi?” il 42% risponde infatti di sì per le chance in più che si hanno quando si cerca lavoro, mentre il 34%, indipendentemente dagli sbocchi lavorativi, pensa che sia comunque, a priori, un attestato di valore. Ancora oggi, inoltre, il 40% dei partecipanti al survey dichiara di puntare ad un lavoro ben preciso e comunque di aver intrapreso il cammino universitario per la propria crescita personale (44%). Riguardo alle motivazioni che hanno pesato di più sulla volontà di iscriversi all’università, bassa percentuale registrata sia per le “pressioni famigliari” (10%), sia per la volontà/necessità di laurearsi per continuare l’impresa di famiglia (1%).
In fine, il parere dei maturandi sembra ben definito sul tema paghe e contratti di chi dopo l’università debutta nel mondo del lavoro. Il 75% degli intervistati si dichiara convinto che un neolaureato debba meritare non meno di 1000 euro mensili in busta paga. A sorpresa, con uno stacco nelle preferenze di dieci punti percentuali, vince il contratto a tempo determinato (37%) come scelta più ‘adatta’, contro il contratto a tempo indeterminato (27%), seguito a breve giro dallo stage (24%) solo se letto in un’ottica di periodo limitato per capire meglio che ruolo ricoprire nel complesso mondo del lavoro.