Home Economia Capital Group: Giappone, le riforme possono sbloccare le valutazioni azionarie?

Capital Group: Giappone, le riforme possono sbloccare le valutazioni azionarie?

Emily Liao, Equity Investment Director di Capital Group
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A cura di Emily Liao, Equity Investment Director di Capital Group

In Giappone sono in atto mutamenti significativi, e i mercati azionari se ne stanno accorgendo. Se in molte economie sviluppate l’inflazione ha creato delle difficoltà, in Giappone, alle prese con la deflazione da tre decenni, è stata accolta positivamente.

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Sul fronte delle riforme l’attenzione è fortemente concentrata sul miglioramento della corporate governance, mentre le società pongono maggiore enfasi sui rendimenti per gli azionisti. Le valutazioni appaiono ragionevoli rispetto ad altri mercati, la situazione politica è relativamente stabile, gli investimenti esteri nel settore manifatturiero stanno tornando. I tassi d’interesse rimangono inoltre contenuti rispetto a quelli di altri mercati sviluppati.

Nonostante tutti i suoi guai economici, il Giappone si è dotato di un enorme vantaggio competitivo in determinati settori. Le imprese giapponesi hanno sviluppato tecnologie esclusive in mercati di nicchia che hanno consentito loro di sviluppare business durevoli con elementi fortemente differenzianti. Tra queste aree vi sono quelle delle apparecchiature legate all’automazione industriale, dei sensori, degli strumenti di ispezione per la produzione di semiconduttori, dei sistemi di condizionamento dell’aria ad alta efficienza energetica e delle tecnologie connesse alle batterie. Altri ambiti in cui le aziende del Paese hanno acquisito quote di mercato sono quelle dei dispositivi medici e dei prodotti farmaceutici. SMC, ad esempio, è leader nell’ambito dei componenti specializzati per le apparecchiature legate all’automazione e per la produzione di semiconduttori. Shin-Etsu è il più grande produttore al mondo di wafer di silicio per i prodotti connessi ai semiconduttori, mentre TDK è tra i maggiori fabbricanti di batterie di alta gamma e circuiti specializzati impiegati nei veicoli elettrici.

Le riforme della corporate governance stanno acquisendo slancio

Molte aziende giapponesi sono arrivate ad eccellere in aree avanzate della scienza e dell’ingegneria. Eppure, i prezzi delle loro azioni, in gran parte dei casi, sono stati penalizzati da una corporate governance inadeguata. Un certo numero di società ha accumulato liquidità, creato strutture societarie isolate e gestito conglomerati non sempre efficienti o redditizi. Dall’inizio della Abenomics, nel 2012, le aziende giapponesi hanno avviato un percorso di miglioramento di redditività, allocazione dei capitali e corporate governance. Riteniamo ormai che esista una maggiore convergenza tra imprese e governo sulla necessità di migliorare standard di governance, modelli di business e strutture patrimoniali. Negli anni a venire ciò potrebbe dare luogo a maggiori rendimenti per gli azionisti tramite operazioni di disinvestimento, aumento dei dividendi staccati e acquisti di azioni proprie.

La trasformazione delle imprese tradizionali può liberare valore per gli azionisti

Alcune aziende si sono reinventate sbarazzandosi di rami d’attività non core e specializzandosi maggiormente in un certo ambito. In altre ci sono dirigenze e consigli di amministrazione vecchi o nuovi che paiono intenzionati a mettere in atto dei cambiamenti. In passato la casa farmaceutica Daiichi-Sankyo è stata penalizzata da uno sviluppo dei prodotti poco efficace, da un portafoglio di farmaci non differenziati e dalla fallita acquisizione del più grande produttore indiano di medicinali generici. Diversi anni fa l’azienda ha messo in atto un cambio di passo, tagliando vari programmi di ricerca e sviluppo per concentrarsi sulla costruzione di quella che è divenuta una pipeline promettente di terapie oncologiche innovative, e oggi figura tra le società giapponesi con la maggiore capitalizzazione di mercato e vanta una gamma differenziata di coniugati farmaco-anticorpo e uno tra i medicinali più utilizzati per il trattamento del cancro al seno. In generale, riteniamo che queste dinamiche di miglioramento grazie a iniziative autonome possano contribuire a un incremento di valutazioni, redditività del capitale proprio e valori contabili.

Le tensioni geopolitiche stanno riportando in auge gli investimenti nel settore manifatturiero

Il Giappone possiede un settore manifatturiero affidabile ed esperto. Grazie alla crescente rischiosità di fare affari in Cina, di recente il Paese del Sol Levante ha attratto maggiori investimenti esteri. Dopo decenni di deflazione e indebolimento dello yen, inoltre, i costi produzione risultano più ragionevoli. Un caso che vale la pena monitorare è la costruzione di un impianto produttivo di Taiwan Semiconductor a Kumamoto, dove secondo i media la società potrebbe costruire anche un secondo stabilimento. Tra il 2021 e oggi il governo giapponese ha attratto investimenti programmati per oltre 14 miliardi di dollari USA da parte di società di Stati Uniti, Europa, Corea del Sud e Taiwan. Tra queste vi sono la sudcoreana Samsung Electronics e la statunitense Micron Technology, entrambe leader nello sviluppo di chip di memoria.

Il Giappone, a nostro parere, è posizionato in maniera tale da acquisire capacità manifatturiera di gamma più elevata dato il proposito delle multinazionali di diversificare le proprie catene di approvvigionamento in Asia. Paesi come Vietnam e Cambogia sono in grado di produrre articoli come scarpe e giocattoli, ma non possiedono le competenze e le infrastrutture necessarie per fabbricare prodotti tecnologicamente più avanzati. Qualora questo trend proseguisse si tratterebbe di un brusco dietrofront rispetto al passato, capace di rinvigorire l’economia e favorire gli hub industriali locali.

Un rimbalzo dello yen dovrebbe contribuire favorevolmente ai rendimenti azionari

Riteniamo che, nell’arco dei prossimi 12-18 mesi, l’inflazione sia destinata verosimilmente a permanere al di sopra del target del 2% della BoJ. L’istituto potrebbe dunque trovarsi costretto a porre fine alla propria politica di tassi d’interesse negativi il prossimo anno e ad allentare ulteriormente anche la propria controversa strategia di controllo della curva dei rendimenti. Questa catena di eventi dovrebbe dare luogo a una stabilizzazione dello yen a questi livelli o perfino a un suo rafforzamento, ma molto dipenderà anche dalle altre banche centrali e, in particolare, dai tassi USA. E un rafforzamento dello yen dovrebbe essere un fatto positivo per chi investe in dollari solamente grazie all’effetto delle operazioni di conversione valutaria sui portafogli.

La riduzione dello slancio riformatore e la possibile flessione dell’economia globale rappresentano dei rischi

Nell’ultimo decennio abbiamo visto rally di mercato simili a questo scemare. Sebbene si stiano verificando degli sviluppi positivi, assumiamo un approccio cauto. Gli investitori stranieri rappresentano un’ampia porzione del mercato azionario giapponese. L’economia del Paese è trainata dalle esportazioni e fortemente incentrata sulla produzione industriale. Nell’eventualità di un indebolimento dell’economia globale o di una riduzione dello slancio riformatore, i titoli azionari potrebbero ritrovarsi sotto pressione in un contesto di avversione al rischio. Eppure, al momento, siamo più fiduciosi sul Giappone di quanto lo siamo mai stati negli ultimi due decenni.

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