“Complicated” è il nuovo singolo di Soulfixer, un brano che usa le frequenze come tela per raccontare gli orrori subiti dal narcisismo e dalla psicopatia. Il testo nasce dalle rivelazioni di un sopravvissuto a cui piace fare musica, con la speranza di infondere un minimo di coscienza in questa ormai semicadente società. Una canzone per denunciare le manipolazioni che siamo tutti i giorni costretti ad accettare e le violenze che passano inosservate a causa di plagi subiti, destinate ad affliggere la società ed a ripresentarsi in forza maggiore se non fermate. Un pezzo per guarire da traumi paragonabili a quelli di chi ha affrontato una guerra.
Com’è iniziato il tuo percorso?
Salve, è iniziato quando ho conosciuto mio padre, un vero pioniere.
Come potremmo definire il tuo genere?
Non lo so, piacerebbe anche a me capire cosa sto combinando con la mia DAW.
Che messaggio vorresti lanciare con la tua musica?
Dunque, non scorrono bei tempi qui per via di alcune maledizioni e si da al caso che io so come sgrovigliare questa matassa. Tuttavia, siamo solo maledetti, dietro queste maledizioni, ci sono grandi leggende.
Da poco è uscito il tuo nuovo singolo. Ti va di presentarlo ai nostri lettori?
È una svolta che introduce i producer all’utilizzo di strumenti musicali di qualsiasi tipo, che rientri in una teoria musicale ben fondata ed efficace. Sfruttare le macchine digitali al massimo del loro potenziale e unire il tutto al principio di progresso, non distruzione.
Come artista, quanto è importante la ricerca e la sperimentazione di nuove sonorità?
Una volta perfezionato, quel processo di sperimentazione risulta spontaneo. È una dote che deve essere coltivata. Bisogna diventare chirurgici nei pensieri e nei movimenti e al contrario di come si pensa, ci vuole controllo. È una semplice skill e quello che conta davvero è cosa c’è dentro di voi.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Non lo so, ho ancora paura di espormi troppo.