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  • Farmaci biologici: ne fa uso un paziente su dieci

    Farmaci biologici: ne fa uso un paziente su dieci

    Sono sempre più efficaci i farmaci biologici: basti pensare che, in merito all’artrite reumatoide, nel 60% dei casi inducono alla remissione completa della patologia. Un italiano su dieci li utilizza in caso di malattie reumatologiche: un dato che sottolinea come la ricerca stia procedendo sempre di più su questa strada sperimentale, ma al contempo efficace ed efficiente.

    IL CONGRESSO – Farmaci biologici, intolleranze alimentari nello sport, psoriasi, celiachia e doping al centro dell’ottava edizione del Congresso Biological therapies in medicine, che si è aperto ieri a Ischia (Teatro Polifunzionale, in Via Delle Ginestre), presieduto dal Prof. Amato de Paulis. Durante l’evento saranno illustrate ai partecipanti le più recenti linee guida nella diagnosi, prevenzione e trattamento di diverse patologie autoimmuni ed allergiche. Ma saranno anche trattati temi relativi ai percorsi diagnostico-terapeutici delle principali patologie allergiche quali asma grave, rinite, angioedema, dermatite atopica e psoriasi, affrontandone gli aspetti salienti e specificandone le nuove terapie.

    [easy_ad_inject_1]”Quelle biologiche sono terapie innovative che permettono di ottenere ottimi risultati – spiega il Prof. Amato de Paulis, Professore di medicina interna del Dipartimento di Scienze mediche traslazionali di Napoli e membro del direttivo della SIAAIC – tramite meccanismi immunologici: con queste nuove modalità possiamo approcciare a diverse patologie umane. Come l’angioedema ereditario, per il quale esiste un farmaco apposito, o l’orticaria cronica, il cui farmaco sarà presto sul mercato. Ma si parlerà anche delle diverse possibilità di somministrazione, nonché degli alti costi degli stessi. Nell’anno dell’Expo spazio anche all’alimentazione e cibo e alle terapie che riguardano le relative problematiche, ma anche ai nuovi presidi terapeutici per contrastare la fibrosi polmonare, malattia molto grave le cui condizioni di vita sono particolarmente gravose per tutti i pazienti. Come nelle precedenti edizioni ampio spazio sarà dato ai temi del doping e della medicalizzazione dei calciatori, con la presenza di autorevoli esponenti della FIGC (Federazione Italiana Gioco Calcio)”.

    I FARMACI BIOLOGICI – “Risultano sempre più efficaci i farmaci biologici – spiega il Prof. De Paulis – basti pensare che in merito all’artrite reumatoide nel 60% dei casi inducono alla remissione completa della patologia. Nell’asma grave è fondamentale il contributo di un alleato biologico, mentre nell’orticaria cronica sarà lanciato nelle prossime settimane, ma i dati preliminari confermano un’altissima risoluzione. Stesso discorso per altre malattie finora ritenute incurabili, mentre sono in corso ancora studi per incentivare la produzione di nuovi farmaci biologici per altre patologie, che spesso sono curate con il semplice cortisone”.

    I CONSIGLI DEGLI SPECIALISTI – Fondamentale la fase dello screening del paziente con grande attenzione, perché il soggetto potrebbe avere una tubercolosi latente che potrebbe aggravare il suo quadro clinico. Altre situazioni preoccupanti possono essere quelle causate da un eventuale scompenso cardiaco, ed è anche importante fare un follow up del paziente durante il trattamento perché, benché sia in cura, si potrebbero rilevare l’insorgenza di alcune infezioni.

    L’ACCESSO ALLE CURE – “Il problema dell’accesso alle cure – sottolinea la Prof.ssa Maria Triassi, Ordinario Igiene Generale e Applicata Direttore Dipartimento Sanità Pubblica Università Federico II Napoli – esiste soprattutto per le malattie croniche, tra cui l’artrite reumatoide. I pazienti spesso hanno dei sintomi ma non sanno a chi rivolgersi, quindi è fondamentale che venga instaurato nei singoli distretti sanitari il percorso diagnostico terapeutico assistenziale, che prevede la presa in carico del paziente, centri di primo livello e quelli di secondo livello. I pazienti devono essere quindi accompagnati all’interno del sistema sanitario regionale nei vari punti dove può trovare risposte ad hoc. Abbandonato a se stesso duplica o triplica la stessa prestazione: è per questo che bisogna puntare su un percorso assistenziale, che riduce i costi per il Sistema Sanitario Nazionale. Il primo contatto, quello fondamentale, deve essere con il medico di medicina generale, che accompagna il paziente presso la prima porta di questo percorso diagnostico terapeutico. Uno degli obiettivi delle singole regioni è cercare di abbassare i costi delle terapie, ma i veri problemi sono l’effettiva equivalenza del biosimilare con il farmaco, l’accordo con i professionisti e la compliance”.

  • Farmaci biologici, la scelta terapeutica più sicura: maggiori garanzie su alternativa biosimilare

    Farmaci biologici, la scelta terapeutica più sicura: maggiori garanzie su alternativa biosimilare

    Farmaci
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    Roma, 12 dicembre 2014 – Dapprima sono arrivati i farmaci biologici, farmaci innovativi e complessi che hanno cambiato il corso di importanti patologie, come tumori e malattie reumatiche, migliorando sopravvivenza e qualità di vita per moltissimi pazienti. Oggi alcune di queste patologie possono essere trattate anche con i farmaci “biosimilari”, farmaci simili ai primi ma non identici, l’alternativa disponibile una volta decaduta la copertura brevettuale dei farmaci biologici. I biosimilari sono farmaci meno costosi ma, si teme, possano offrire minori garanzie in termini di sicurezza ed efficacia rispetto ai biologici. Molte Regioni però, compresa il Lazio, alle prese con i tagli ai budget della spesa farmaceutica, si preparano ad intraprendere con decisione questa strada, indicando il biosimilare come farmaco di prima scelta per i pazienti naïve, non trattati in precedenza.
    Le esigenze di risparmio del Servizio Sanitario potrebbero quindi prevalere sulla tutela della salute dei pazienti e sul loro diritto ad accedere alle migliori terapie disponibili? È il quesito intorno al quale si confrontano da mesi amministratori pubblici, specialisti e soprattutto i pazienti, che sollevano dubbi circa sicurezza ed efficacia del biosimilare, interscambiabilità tra biologico e biosimilare e sono preoccupati che venga compromesso il principio della libera scelta del medico.
    Il dibattito è aperto e per affrontarlo a 360° la Fondazione Charta sta promuovendo in tutta Italia il ciclo di incontri “Il valore del farmaco biologico tra continuità terapeutica e sostenibilità economica”: nell’ambito di questa iniziativa oggi a Roma si svolge un incontro al quale sono invitati rappresentanti della Regione Lazio, numerosi clinici ospedalieri e universitari e le Associazioni dei pazienti che recentemente hanno presentato il “Manifesto dei diritti e dei bisogni dei pazienti” con il quale, in cinque punti chiave, chiedono alle istituzioni e agli enti regolatori maggiori garanzie.
    «Vogliamo che anche la nostra voce venga ascoltata, mentre le scelte attuali sembrano orientate a privilegiare l’aspetto economico piuttosto che quello della salvaguardia della salute del cittadino-paziente – sostiene Stefania Canarecci, Presidente AMICI Lazio Onlus – il Manifesto, nato dalla collaborazione di diverse Associazioni, tocca i punti salienti e più “caldi” della questione dei biosimilari. Gli aspetti sui quali chiediamo che venga fatta chiarezza, sono molto semplici, non astratti: efficacia e sicurezza del biosimilare, accesso omogeneo al trattamento e corretta informazione».
    Il punto di maggiore discussione è se un farmaco biosimilare equivalga o meno al farmaco originatore. Le norme degli enti regolatori europeo e italiano, EMA ed AIFA, parlano chiaro: il farmaco biosimilare è simile (analogo), ma non identico, al farmaco biologico di riferimento, il cosiddetto originatore. Di conseguenza i due non sono automaticamente interscambiabili e non vale per loro il principio della sostituibilità automatica.
    «L’AIFA sostiene che il biosimilare è simile ma non identico al biologico originator di riferimento e questa definizione è perfettamente condivisibile, nel senso che questi farmaci hanno avuto un grosso processo di fase pre-clinica (studi che caratterizzano le proprietà fisico-chimiche e l’affinità per il bersaglio che devono colpire) e nella fase che precede la sperimentazione clinica sono state evidenziate piccole differenze che indicano come similarità non vuol dire uguaglianza», afferma Alessandro Armuzzi dell’Unità Operativa di Medicina Interna e Gastroenterologia del Complesso Integrato Columbus, Università Cattolica di Roma.
    A far chiarezza sui farmaci biologici e biosimilari è dunque il Position paper dell’AIFA, dove viene per altro ribadito che la decisione clinica sul miglior trattamento da seguire rimane una scelta affidata al medico prescrittore, ma il rischio che le Regioni possano favorire farmaci meno costosi rimane: «Il rischio esiste perché di fronte ad alternative come quella dei biosimilari che costano meno, le esigenze economiche potrebbero avere il sopravvento. I servizi sanitari regionali potrebbero arrivare a dire: “questo o niente” – osserva Guido Valesini dell’Unità Operativa di Reumatologia, La Sapienza/Policlinico Umberto I di Roma – anche se i principi universalistici sui quali si basa il nostro Sistema sanitario rendono quasi “intoccabili” il diritto alla tutela della salute e la libera scelta prescrittiva, alcune Regioni hanno comunque adottato provvedimenti fortemente limitativi».
    Come si stanno muovendo quindi le Regioni? Dal punto di vista delle regole lo scenario è quanto mai variegato: alcune Regioni hanno già emanato decreti che orientano alla prescrizione dei biosimilari per il trattamento dei pazienti “drug naïve” mai trattati in precedenza e si prevede che il medico debba motivare la scelta di non prescrivere il farmaco a minor costo terapia al paziente naïve, mentre per i pazienti in trattamento con il biologico è garantita la continuità terapeutica, per cui il medico può continuare la terapia già iniziata, dandone opportuna documentazione in sede di prescrizione, la stessa regione Lazio sta preparando un documento di prossima pubblicazione.
    Dal momento che biologici e biosimilari non sono identici, ciò che viene valutato è l’effetto terapeutico del biosimilare, che deve essere lo stesso del farmaco originatore senza compromettere la sicurezza. Ma si discute se, una volta iniziata una terapia con un farmaco biologico, si possa imporre, magari per ragioni economiche, il passaggio al biosimilare, il cosiddetto “switch” anche in mancanza di adeguate evidenze cliniche. Gli specialisti sottolineano il valore della continuità terapeutica, ovvero l’opportunità di non modificare la terapia in corso con un farmaco biologico.
    Altra questione che preoccupa i pazienti è la possibilità di trasferire al biosimilare le indicazioni approvate per il biologico originatore, la cosiddetta estrapolazione automatica senza ulteriori sperimentazioni; il regolamento dell’EMA, pur consentendo l’estrapolazione dal biologico al biosimilare, impone una stretta farmacovigilanza per valutare la comparsa di effetti collaterali.
    «Per la sicurezza dei pazienti, la determinazione di interscambiabilità tra biologico e biosimilare, dovrebbe comprendere non solo gli studi completi di safety e di efficacia, ma anche programmi di coinvolgimento dei pazienti attraverso un monitoraggio attivo – sottolinea Stefania Canarecci, Presidente di AMICI Lazio Onlus – il paziente ha diritto che vengano garantiti la sicurezza del farmaco, la modalità di somministrazione, gli effetti a medio e lungo termine e l’efficacia».

    Per i pazienti affetti da patologie gravi e debilitanti, un biologico ha il valore di un farmaco salvavita e le Associazioni chiedono che si scelga l’eventuale passaggio dal biologico originatore al biosimilare su dati clinici che ne avvalorino efficacia e sicurezza piuttosto che sul risparmio.