Tag: aiom

  • CANCRO: CINQUE STUDENTI SU 10 NON CONOSCONO LA PREVENZIONE

    CANCRO: CINQUE STUDENTI SU 10 NON CONOSCONO LA PREVENZIONE

    Presentati al Ministero della Salute i risultati della sesta edizione di “Non Fare Autogol”
    AIOM, “INSEGNIAMO NELLE SCUOLE COME EVITARE IL 40% DELLE NEOPLASIE”

    In 6 anni, abbiamo raggiunto decine di migliaia di ragazzi, con un milione di opuscoli distribuiti. Il presidente Pinto: “Abbiamo compreso l’importanza di fare educazione nelle scuole. E’ a questa età che si vince la battaglia contro i tumori. Mister Allegri: “Progetto fondamentale, giusto coinvolgere i calciatori”
    Roma, 19 luglio 2016 – Il 53% degli studenti delle superiori sono “bocciati” in prevenzione del cancro. Il 78% degli under 19, infatti, ignora che si debba consumare cinque porzioni di frutta e verdura al giorno, il 32% ritiene che le sigarette light non siano molto pericolose per l’organismo. Per il 54% le lampade solari incrementano la resistenza al sole e quindi possono rappresentare un “buon rimedio” contro le scottature e quattro su dieci pensano che lo sport aumenti il livello di stress. E’ quanto emerge dal quiz “Quanto conosci le regole del benessere” a cui hanno partecipato 10.547 giovani, condotto durante “Non Fare Autogol”, la campagna promossa dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) e resa possibile da un educational grant di Roche, per spiegare ai ragazzi i corretti stili di vita.

    “Abbiamo girato l’Italia incontrando gli studenti delle superiori – spiega il prof. Carmine Pinto, presidente nazionale AIOM in un convegno al Ministero della Salute – perché la vera lotta al cancro si deve iniziare sui banchi di scuola. Ben il 40% dei tumori è causato da scorretti stili di vita e fattori di rischio modificabili”. Il progetto, da settembre a giugno scorso, ha coinvolto i campioni delle squadre di calcio di Serie A e di Serie B e alcuni allenatori italiani. “Nelle sei edizioni della campagna, abbiamo coinvolto poco meno di tremila Istituti, incontrato e dialogato con centinaia e centinaia di docenti e dirigenti scolastici, migliaia e migliaia di giovani, diffuso oltre un milione di opuscoli. Un lavoro impegnativo e fondamentale perché ci ha permesso di capire quanto sia necessario fare informazione ed educazione – sottolinea il prof. Pinto -. Come dimostra l’indagine è ancora basso il livello di conoscenza dei ragazzi delle principali regole del benessere. Dobbiamo quindi proseguire e intensificare questo tipo di attività”. Alcuni comportamenti scorretti sono molto diffusi tra i teenager italiani: il 20,8% dei quindicenni è in sovrappeso e il 3,7% addirittura obeso. Il 33% dei quindicenni maschi dichiara di consumare alcol almeno una volta la settimana e il 50% delle ragazze della stessa età afferma di aver già fumato.

    “Non Fare Autogol” è un’iniziativa partita nel marzo del 2011 che gode del patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del CONI, della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) e della Federazione Medico Sportiva Italiana (FMSI). Quest’anno il tour si è svolto in tutte le Regioni italiane che a loro volta lo hanno patrocinato e sostenuto. La campagna è stata condotta anche sul web. Per raggiungere tutti gli studenti italiani, non solo quelli che hanno avuto la fortuna di incontrare dal vivo i calciatori, è attiva la pagina Facebook (www.facebook.com/NonfareAutogol), il profilo Twitter (Twitter.com/NonfareAutogol) e un sito internet (www.nonfareautogol.it) dove tutti possono scaricare l’opuscolo e consultare altro materiale informativo.

    Per l’edizione 2015-16 Massimiliano Allegri, il mister campione d’Italia, è stato il coordinatore degli allenatori e calciatori che sono intervenuti nel tour. “Sono felice di aver potuto partecipare anche quest’anno a ‘Non Fare Autogol’ – afferma il coach della Juventus -. Come padre, prima ancora che uomo di sport, sono convinto che la scuola sia il luogo migliore per insegnare alcuni valori di fondamentale importanza per i giovani come la salvaguardia del proprio benessere e salute. Giusto aver coinvolto il mondo del calcio”. “A inizio del progetto è partito un corso di formazione per 2.500 professori delle scuole superiori – aggiunge il prof. Pinto -. L’obiettivo è stato raggiungere chi tutti i giorni è in ‘prima linea’ con i ragazzi. Abbiamo spiegato come è possibile educare i giovani anche al benessere e la risposta, da parte dei docenti, è stata davvero ottima. Dobbiamo rafforzare l’alleanza tra il mondo della medicina e quello dell’istruzione se vogliamo contrastare efficacemente i comportamenti scorretti dei teenager”.

    “E’ stato un grande onore collaborare con gli specialisti di AIOM, le scuole italiane e il mondo del calcio per realizzare una campagna così importante e innovativa – commenta Maurizio de Cicco, Presidente e Amministratore Delegato di Roche S.p.A. -. Come azienda fortemente impegnata nel Sistema Salute a fianco delle istituzioni e dei medici, crediamo che oltre a sostenere attivamente progetti con una forte valenza sociale, siamo chiamati a un importante e continuo impegno nella ricerca. Per questo motivo, Roche ha recentemente dato vita ad un’iniziativa senza precedenti: un bando volto a finanziare la ricerca indipendente ed essere così a fianco del coraggio dei tanti ricercatori italiani che si impegnano con passione, tenacia e creatività nel trovare nuove soluzioni per la salute”.

  • Etica in oncologia: dall’AIOM la Carta di Ragusa

    Etica in oncologia: dall’AIOM la Carta di Ragusa

    Roma, 20 luglio 2015 – Condivisione delle scelte terapeutiche, empatia nella relazione medico-paziente, equità di accesso alle cure innovative e valorizzazione della ricerca clinica. Sono questi i quattro principi su cui si basa la Carta di Ragusa sull’Etica in Oncologia, la prima mai realizzata in Italia dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) al termine delle “Giornate dell’Etica”, promosse recentemente in Sicilia. Per due giorni sull’Isola un gruppo multidisciplinare ha discusso e individuato 16 punti per migliorare l’integrazione dell’etica nell’organizzazione del sistema sanitario che nei comportamenti dei singoli professionisti.

    [easy_ad_inject_1]“E’ nostro preciso dovere occuparci di questi aspetti – afferma il prof. Carmine Pinto presidente nazionale AIOM -. Siamo molti orgogliosi di questo documento che vuole diventare anche una sorta di Carta dei Doveri per tutti gli specialisti coinvolti nella cura del cancro. In particolare, ci siamo soffermati sul delicato rapporto tra medici, pazienti e i loro familiari”. Ecco perché, si legge nel primo punto, “l’oncologo deve sempre più tenere in considerazione le esigenze della persona assistita e dei familiari. Senza dimenticare di prestare molta attenzione alle possibili differenze culturali, dato che curiamo anche molte persone di origine straniera. Sono da evitare – ed è un altro punto del Documento -, da parte di tutto il personale sanitario, atteggiamenti ostili verso la sofferenza del malato e dei caregivers. E’ fondamentale stabilire invece una proficua alleanza emotiva con loro”.

    Anche la comunicazione con il paziente è molto importante e “il medico oncologo ed il team curante – prosegue il documento – devono garantire il coinvolgimento della persona assistita nel processo decisionale fornendo una informazione adattata ai bisogni individuali e attuando una comunicazione efficace con pazienti e familiari”. Al tempo stesso il personale sanitario deve “fornire al malato gli strumenti conoscitivi del suo stato di salute, al fine di garantirgli la libertà di scelta, non influenzabile da esterni.

    Il medico e l’assistito devono esercitare il loro ruolo legittimo nella decisione terapeutica, dichiarando le loro preferenze e il razionale della loro scelta, nel tentativo di costruire un consenso sul trattamento più appropriato da applicare”. Gli oncologi, poi, sono obbligati a “mantenere sempre un approccio e un rigore scientifico metodologico non solo nella scelta delle terapie ma anche nella relazione medico-paziente, in base alla medicina basata sull’incidenza”.

    “Alla persona assistita deve inoltre essere garantita la continuità nel rapporto con i propri sanitari – si legge nella Carta di Ragusa – in tutte le fasi della malattia e il medico deve assicurare la condivisione partecipata delle scelte di fine vita, in particolare della “desistenza terapeutica”, affinché la rinuncia ad ulteriori trattamenti non sia avvertita come abbandono, ma come parte dell’assistenza. Il ruolo del curante non è tanto quello di rispettare la dignità del malato, ma di chiedersi quale relazione serva per dare dignità al paziente”. Pazienti, che in Italia, riescono sempre più spesso a sconfiggere la malattia, grazie all’innovazione prodotta dalla ricerca medico-scientifica e alle campagne di screening.

    “Ogni nuova singola diagnosi rappresenta una sfida sia per l’interna collettività che per il sistema sanitario – aggiunge Pinto -. Le nuove cure hanno aumentato sensibilmente la sopravvivenza. Al tempo stesso, però, molti farmaci presentano costi importanti che influiscono pesantemente sui bilanci degli ospedali e dei conti pubblici. Esiste quindi un problema di equità e accessibilità alle cure che devono sempre essere garantite a tutte le persone colpite dal cancro. Non deve essere il clinico – prosegue la Carta – a far prevalere considerazioni economiche sulla valutazione rischio-benefici delle possibili scelte terapeutiche. E’ invece importante che queste considerazioni siano prese ad un livello decisionale più alto e comunque il più lontano possibile dal singolo rapporto medico-paziente. Il costo dei trattamenti infine deve essere proporzionato alla loro reale efficacia e sicurezza. Devono essere esplorate nuove strategie di rimborsabilità con gli enti regolatori. Per esempio in futuro si può arrivare ad una contrattazione unica del prezzo condotta contemporaneamente alla valutazione Agenzia Europea dei Medicinali (EMA). In questo modo sarà possibile ridurre le disparità di accesso ai farmaci innovativi tra i diversi paesi del Vecchio Continente. Occorre infatti ridurre il fenomeno delle “fughe” a livello europeo e delle singole Regioni italiane per accedere ai farmaci innovativi. In questa battaglia per garantire a tutti i malati gli stessi diritti l’AIOM da anni collabora con le associazioni dei pazienti con le quali dobbiamo rafforzare i nostri rapporti”.

    Gli ultimi tre articoli della Carta di Ragusa affrontano il tema della ricerca clinica indipendente che “va sostenuta e incoraggiata, in quanto di interesse pubblico e non a fini di lucro, finalizzata a testare strategie terapeutiche per il miglioramento della pratica clinica. E’ auspicabile – prosegue il documento stilato dagli oncologi – un’organizzazione dei Comitati Etici che preveda Comitati Etici coordinatori (regionali/macroregionali) per l’espressione del Parere Unico, e, nell’ospedale dove si svolge la sperimentazione, un Clinical Trial Office, per esprimere un giudizio di fattibilità locale e supportare gli sperimentatori. La partecipazione ad attività di ricerca clinica rappresenta un valore per i pazienti, per i professionisti sanitari e per le strutture partecipanti, e come tale deve essere adeguatamente riconosciuta ed apprezzata dalle Direzioni, che devono creare le condizioni e fornire le risorse necessarie”. La Carta di Ragusa sull’Etica in Oncologia verrà distribuita, nelle prossime settimane, in tutti gli ospedali italiani a disposizione dei cittadini.
    AIOM
    Intermedia

  • Tumori: 9 cittadini su 10 chiedono un’informazione corretta

    Tumori: 9 cittadini su 10 chiedono un’informazione corretta

    Milano, 18 giugno 2015 – L’89% dei cittadini sente l’esigenza di un’informazione medico-scientifica corretta. Ma per il 40% i media (giornali, Tv, Internet) non sanno rispondere a questa richiesta quando affrontano l’argomento “tumore”. Prevenzione primaria, diagnosi precoce e stato della ricerca sono i temi su cui gli italiani vorrebbero più notizie in campo oncologico. E il termine “tumore” per il 63% fa meno paura rispetto a “cancro”. Questi risultati emersi da un’indagine FAVO (Federazione delle Associazioni di Volontariato in Oncologia) su più di 800 cittadini sottolineano l’esigenza di stabilire un nuovo rapporto fra clinici e media.

    [easy_ad_inject_1]“È compito di una moderna società scientifica anche diventare garante della buona informazione – spiega il prof. Carmine Pinto, presidente nazionale AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) -. Per questo promuoviamo il primo corso per giornalisti medico-scientifici e oncologi. I due mondi devono imparare a conoscere le reciproche esigenze per rispondere alla richiesta di buona informazione da parte dei cittadini. Il giornalista si aspetta dalla medicina risposte chiare e certezze, mentre la medicina spesso produce dubbi e domande alle quali tenta di rispondere. È possibile trovare una mediazione tra il rigore del linguaggio scientifico e il carattere necessariamente divulgativo di quello giornalistico. Vogliamo offrire ai clinici gli strumenti per comunicare con i media. Un medico non deve temere di essere considerato poco professionale se parla ai cittadini con un linguaggio semplice e chiaro, semplificando le informazioni perché siano comprese meglio dal pubblico. In medicina la parola ‘cancro’ non ha più il significato di spettro e il suo volto è cambiato. Oggi si può guarire, le terapie sono rispettose della qualità di vita. Ed è responsabilità dei media, non solo dei clinici, far conoscere ai cittadini ciò che la scienza ha ormai conquistato: da molti tumori oggi si guarisce”.

    Il corso si svolge oggi e domani all’Università di Parma con il patrocinio dell’Ateneo emiliano e dell’UNAMSI (Unione Nazionale Medico Scientifica di Informazione).

    “Ogni giornata prevede due sessioni – sottolinea la dott.ssa Stefania Gori, segretario nazionale AIOM -. Nella prima il ruolo di docenti sarà svolto dai clinici. Fra i temi principali che verranno approfonditi: come divulgare in modo corretto i successi (anche parziali) della lotta contro il cancro; scegliere le notizie e regolarne il flusso; leggere un lavoro clinico; seguire un congresso internazionale e capire le novità; le nuove frontiere della lotta al cancro e la ricerca traslazionale. Il modo di comunicare i temi medico-scientifici negli ultimi decenni è cambiato radicalmente. Questi argomenti, fino a una ventina di anni fa, erano per definizione di nicchia e confinati nelle riviste specialistiche. Oggi invece è grande la ‘sete’ di notizie sulla salute”.

    Secondo una recente rilevazione, il 32% degli articoli pubblicati nei principali quotidiani toccano, in qualche modo, temi medico-scientifici. Una percentuale impensabile fino a un ventennio fa. E, come evidenziato da un’indagine Censis, la salute si colloca al primo posto tra gli argomenti più interessanti scelti dai lettori dei settimanali (con il 26,8% delle preferenze rispetto al 20% di 5 anni prima), seguita da “tematiche femminili” (22%) e dalla cucina/gastronomia (21%).

    “Il cancro rientra fra i temi di salute più importanti ma dovrebbe essere affrontato al meglio – conclude il prof. Pinto -. È indispensabile che le notizie non vengano distorte suscitando speranze infondate o allarmismi pericolosi. Talvolta scienziati serissimi, per l’ansia di comunicare i risultati positivi di una nuova ricerca che forse darà frutti solo nell’arco di alcuni anni, enfatizzano le loro scoperte. E spesso i giornalisti, presi dalla frenesia della notizia, dimenticano che ad esempio la parola ‘imminente’ in medicina può significare anche cinque o dieci anni. Il giornalista scientifico non può sconfinare in una comunicazione superficiale e ad effetto, perché si occupa della vita delle persone. Informazione e medicina sono due facce della stessa medaglia, con un obiettivo comune: l’interesse dei cittadini e dei pazienti”.

    Nella seconda sessione del Corso le parti si invertiranno e i giornalisti insegneranno ai camici bianchi, ad esempio, il modo in cui comunicare la notizia medico-scientifica al pubblico, le tipicità dei diversi mezzi d’informazione (tv, radio, internet, agenzie di stampa, quotidiani e settimanali), come funziona il quotidiano e come utilizzare al meglio i new media.
    AIOM
    Intermedia

  • Oncologi: asportazione ovaio rientri in un percorso di cura

    Oncologi: asportazione ovaio rientri in un percorso di cura

    Milano, 26 marzo 2015 – “I medici devono avere la capacità di parlare con la donna a rischio di sviluppare un tumore dell’ovaio e di spiegarle tutte le conseguenze a cui va incontro a seguito dell’intervento di asportazione dell’organo. È indispensabile che la paziente abbia la capacità e gli strumenti per valutare tutti i pro e i contro. Il 40% delle donne con mutazione del gene BRCA sviluppa il cancro dell’ovaio. Va anche sottolineato che i controlli non permettono una diagnosi precoce, perché non esiste uno screening efficace per una malattia che non presenta sintomi chiari. Ma la scelta di sottoporsi all’intervento chirurgico deve rientrare in un articolato percorso di cura, in base al programma di vita della donna. Questo tipo di tumore può colpire persone molto giovani, anche di età inferiore ai 30-40 anni. Le conseguenze dell’operazione sono l’infertilità e la menopausa precoce, una decisione di questo tipo deve essere ponderata e valutata in profondità”.

    [easy_ad_inject_1]Il prof. Carmine Pinto, presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), sottolinea che la scelta di Angelina Jolie di sottoporsi all’intervento di ovariectomia, a un anno di distanza dal duplice intervento di mastectomia preventiva, può rappresentare un momento proficuo di riflessione, sia per i clinici che per le pazienti. Ogni anno 4.900 italiane sono colpite dal tumore dell’ovaio.

    “Otto diagnosi su 10 giungono quando il cancro è ormai in fase avanzata – continua il prof. Pinto -. In questi casi, la sopravvivenza delle pazienti è solo del 30%. Dato che si inverte radicalmente se la malattia viene scoperta in tempo. Allo stadio iniziale, infatti, la probabilità di vincere il cancro raggiunge il 90%. AIOM ha già stilato un documento operativo sulle migliori strategie d’azione con i ginecologi della SIGO (Società di Ginecologia e Ostetricia), predisponendo una serie di indicatori che le Unità Operative di riferimento sul territorio devono rispettare”.

    “Nel nostro Paese – conclude il prof. Pinto – va migliorato un aspetto fondamentale, l’accesso al test genetico per tutte le donne a rischio, cioè quelle che hanno avuto un tumore al seno da giovani o che presentano una forte familiarità. E deve essere gestita con attenzione la fase successiva a questo esame, per definire con la paziente il percorso di cura. Va sviluppata la cultura del counselling genetico, con tutti gli attori coinvolti: l’oncologo, il genetista e lo psicologo. Solo così potremo capire a fondo le aspettative della donna. Inoltre questo test non è solo preventivo, ma indica anche la sensibilità delle donne già affette da tumore ovaio a una categoria di farmaci, i PARP inibitori, che agiscono nei tumori causati dalle alterazioni dei geni BRCA. AIOM insieme alle altre Società Scientifiche coinvolte, proprio in questi giorni, sta producendo delle Raccomandazione per la gestione del test per BRCA nell’ambito del carcinoma ovarico”.
    AIOM
    Intermedia

  • AIOM: monitoriamo l’efficacia dei farmaci anticancro

    AIOM: monitoriamo l’efficacia dei farmaci anticancro

    tumore del colon-retto
    Aiom

    Roma, 11 febbraio 2015 – Milano, 11 marzo 2015 – “Il problema del costo eccessivo dei farmaci anti-cancro è una questione importante, ma va affrontato a 360 gradi, a partire dall’appropriatezza e dalla valutazione nell’ambito delle strategie di controllo della specifica patologia neoplastica. Va inquadrato in una prospettiva più ampia, che comprenda la completa realizzazione delle reti oncologiche regionali, l’immediata disponibilità delle terapie innovative in tutto il territorio, il miglioramento dei percorsi diagnostico-terapeutici-assistenziali, la valutazione post-registrativa del farmaco con il monitoraggio dell’efficacia clinica/tossicità e la semplificazione delle procedure amministrative. Inoltre, la disponibilità dei dati dei registri dei farmaci oncologici potrebbe permettere di rivedere il ‘costo’ di un farmaco sulla base della reale pratica clinica del nostro Paese, superando la complessa procedura dei rimborsi”.

    [easy_ad_inject_1]Il prof. Carmine Pinto, presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), interviene nel dibattito sulla revisione del prezzo dei farmaci anti-cancro ad alto costo. “In oncologia – spiega il prof. Pinto – i passi in avanti possono sembrare irrilevanti, in realtà la somma dei progressi nel corso degli anni ha permesso nel tempo di raggiungere risultati importanti. La storia naturale di alcuni tumori è radicalmente cambiata. Non solo oggi più del 60% delle persone colpite guarisce, ma anche la sopravvivenza nella fase avanzata è migliorata in modo significativo grazie a trattamenti sempre più efficaci. Nel cancro del colon-retto in 15 anni è passata dai 6-9 mesi agli attuali 30-32 mesi ed in quello del seno l’effetto combinato di screening e terapia adiuvante ha contribuito a ridurre la mortalità del 30%”.

    “Nel 2013 in tutto il mondo sono stati spesi per i farmaci oncologici 91 miliardi di dollari – continua il prof. Pinto -. La media annua è cresciuta al ritmo del 5,4% nell’ultimo quinquennio rispetto a un +14,2% l’anno durante il periodo 2003-2008. Inoltre in Europa i prezzi sono del 20-40% più bassi rispetto agli Stati Uniti grazie all’effetto dei meccanismi di sconto. Sappiamo che l’Oncologia rappresenta un capitolo di spesa rilevante per i sistemi sanitari di tutto il mondo, ma il problema non può essere ridotto solo al costo delle terapie, del ‘farmaco’, altrimenti diventerebbe una questione di ‘retroguardia’. Nel nostro Paese vi sono criticità organizzative che devono essere affrontate quanto prima. È necessario uniformare e razionalizzare i processi di assistenza, implementando i percorsi diagnostico-terapeutici-assistenziali e le reti oncologiche regionali in una strategia multidisciplinare. Sono strumenti indispensabili per garantire la migliore cura a tutti i cittadini e ottimizzare l’utilizzo delle risorse. Le reti oncologiche regionali, finora rimaste sulla carta, permettono di integrare tutte le professionalità, gli strumenti e le competenze coinvolte nella gestione del problema cancro e di condurre il paziente attraverso le diverse fasi di malattia senza soluzione di continuità, con elevati standard qualitativi. La ricaduta in termini di efficacia ed efficienza è immediata. Ogni ospedale dovrebbe essere in grado di garantire uno standard assistenziale adeguato nell’ambito delle reti oncologiche, che considerano insieme volumi di attività, professionalità e tecnologie. Se non garantiamo un’assistenza omogenea su tutto il territorio, i pazienti sono costretti a migrare, a cercare soluzioni altrove. E questo rappresenta una sconfitta per tutto il sistema”.

    “La parola chiave – conclude il prof. Pinto – è appropriatezza, che sintetizza rigore metodologico nella valutazione degli interventi terapeutici, siano essi condotti con nuovi o vecchi farmaci, adeguatezza professionale e strutturale nell’erogazione della prestazione. Ciò si traduce in un corretto utilizzo delle risorse disponibili con contenimento anche della spesa sanitaria ed un’equa distribuzione dei benefici. Ma appropriatezza significa anche diritto del cittadino alla migliore cura disponibile, in qualunque struttura oncologica del Paese venga curato: la prestazione deve corrispondere alle reali necessità del paziente e rispettare le esigenze di sostenibilità del sistema. Gli oncologi italiani non si sono mai sottratti all’impegno di garantire le cure più adeguate e la compatibilità con le risorse del Sistema Sanitario Nazionale. AIOM non farà mancare il suo intervento per la valutazione dell’efficacia clinica dei nuovi farmaci in collaborazione con le Istituzioni nazionali e regionali”.
    AIOM
    Intermedia

  • AIOM: vendita farmaci in fascia C fuori farmacie può incrementare difficoltà per i pazienti

    AIOM: vendita farmaci in fascia C fuori farmacie può incrementare difficoltà per i pazienti

    tumore del colon-retto
    Aiom

    Roma, 11 febbraio 2015 – “I farmacisti italiani rappresentano da anni un reale punto di riferimento per tutti i cittadini e i pazienti di questo Paese. Sono presenti capillarmente su tutto il territorio nazionale e offrono un presidio realmente importante. Per questo riteniamo critica e non adeguata per la realtà italiana la liberalizzazione della vendita dei farmaci di fascia C in altre strutture”. Questa la posizione del presidente nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica, prof. Carmine Pinto, in relazione all’ipotesi di aprire la vendita anche agli ipermercati di questi prodotti.

    [easy_ad_inject_1]”Il farmaco, anche quello in fascia C, svolge un ruolo spesso essenziale, che non va banalizzato e va gestito da farmacisti – spiega il presidente – proprio per evitare una possibile assunzione non controllata e talora con informazioni non sufficienti su un farmaco. Non dobbiamo dimenticare poi che i maggiori consumatori sono le persone anziane, oltre 12 milioni di persone nel nostro Paese. Sono i pazienti più fragili che molto spesso devono assumere più farmaci insieme perché colpiti da più patologie croniche, talora anche in concomitanza con terapie orali oncologiche. E molti sono anche pazienti che sono riusciti a sconfiggere il cancro. Proprio per questo il farmaco in fascia C va distribuito in strutture con personale sanitario. Anche per noi come AIOM, infatti, il farmacista rappresenta un alleato importante che dovrebbe essere ulteriormente valorizzato proprio quando, grazie ai progressi della ricerca, stiamo rendendo croniche molte patologie oncologiche”.
    Intermedia
    AIOM