Roma, 14 febbraio 2014 – Alitosi in agguato a San Valentino per oltre la metà degli Italiani. Ma per arrivare pronti alla prova del bacio spesso collutorio, mentine e spazzolino elettrico – oltre ai classici accorgimenti di tipo alimentare – possono non bastare, visto che l’alitosi è uno dei principali sintomi di parodontite. Un’infezione cronica, che provoca la progressiva perdita di tessuto osseo attorno ai denti. Ne è affetto quasi il 60% della popolazione adulta, a partire dai 25 anni d’età, e a quanto pare il bacio può trasformarsi in un formidabile strumento di trasmissione dei batteri parodontali fra partner.La conferma viene da uno studio dell’Istituto di Ricerca e Formazione in Microdentistry, pubblicato su Igiene e Sanità Pubblica, secondo cui la convivenza rende le analisi microbiologiche del cavo orale dei partner praticamente sovrapponibili, sia nella composizione microbica, sia nelle proporzioni reciproche dei vari patogeni. “In pratica la diagnosi di parodontite in un membro della coppia – sottolinea Francesco Martelli, direttore scientifico dell’Istituto e autore dello studio – rappresenta un importante indicatore di rischio di infezione parodontale anche per il partner, che può svilupparla, in maniera più o meno grave, a seconda del suo grado di suscettibilità genetica. Da qui l’importanza di una diagnosi precoce per chiarire la fonte di infezione, al fine di valutare protocolli di prevenzione anche per il partner”.
Per salvaguardare la vita di coppia e scongiurare il rischio di infezione è fondamentale sottoporsi a visite di controllo periodico dal dentista e – nel caso di sospetta parodontite – allo screening diagnostico biomolecolare con l’esecuzione del test microbiologico e di quello genetico, in grado di prevedere le varianti geniche che influenzano la persistenza dei batteri patogeni nelle aree sotto-gengivali e di conseguenza i risultati terapeutici.
“A rivelarsi efficace nella risoluzione definitiva dell’infezione – continua Martelli – è il trattamento MicroFotoDinamico con laser ad alta potenza, che consente una personalizzazione della terapia, grazie ai risultati dei test biomolecolari, e garantisce una profonda decontaminazione dei batteri presenti nelle tasche parodontali, attraverso un’azione meno invasiva, meno dolorosa e più precisa rispetto alla chirurgia tradizionale, resa possibile anche dall’uso del Microscopio Operatorio in tutte le fasi del trattamento”.
I dati epidemiologici che fanno riferimento alle popolazioni dei paesi occidentali mostrano che la malattia parodontale è molto diffusa e tende ad aumentare con l’età. “Colpisce circa il 30% dei soggetti di età compresa tra i 25 e i 29 anni – ricorda Nicola Comodo, direttore del Dipartimento Sanità Pubblica dell’Università di Firenze – e il 40% dei soggetti di età compresa tra i 30 e i 40 anni. Oltre il 50% dei soggetti con un’età compresa tra i 55 ed i 64 anni presenta almeno una tasca parodontale. Se si prende in considerazione la distribuzione delle tasche uguali o superiori ai 6 mm, circa il 50% degli individui di età oltre i 65 anni presenta almeno una tasca di tale profondità. È fondamentale tener presente che la capacità di risposta del sistema immunitario dell’ospite ha un ruolo chiave nel contrastare il processo infettivo-infiammatorio”.
Nonostante la prevalenza e l’incidenza crescente della patologia, gli Italiani hanno ancora una scarsa conoscenza della parodontite. Secondo gli ultimi dati Astra Ricerche – tratti dall’indagine campionaria Gli Italiani, le malattie dentali e la parodontite – solo il 31,2% ne ha una conoscenza adeguata, circa la metà conosce la patologia ma in modo superficiale e il 18,5% (corrispondente a circa 5,7 milioni di individui) non ne sa nulla.
Il test di autovalutazione della parodontite su: www.parodontite.it/cura-piorrea/test-parodontite.