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Coppola (PCI Salerno), Desertificazione sociale in provincia di Salerno

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Raffaele Coppola
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L’indagine sulla qualità della vita del Sole24Ore relativa all’anno 2016 ha confermato un quadro caratterizzato da gravi criticità per il Mezzogiorno e per la Campania.

Segnatamente, la provincia di Salerno ha evidenziato difficoltà nella produzione di PIL pro capite a causa di un modello di sviluppo ancora in bilico tra terziarizzazione avanzata e desertificazione industriale “agevolata” dalla lunga crisi recessiva non ancora alle spalle.

Analizzando i risultati dei sei focus dell’indagine (Reddito, risparmi e consumi; Affari, lavoro e innovazione; Ambiente, servizi e welfare; Demografia, famiglia e integrazione; Giustizia, sicurezza e reati; Cultura, tempo libero e partecipazione) la provincia di Salerno si colloca al 103° posto, perdendo ben undici posizioni rispetto all’anno 2015.

In Campania seguono la provincia di Salerno quella di Napoli (107° posto, perdendo sei posizioni) e quella di Caserta (108° posto, come nel 2015); sono messe meglio, invece, la provincia di Avellino (93° posto, perdendo dodici posizioni) e quella di Benevento (86° posto, guadagnando tredici posizioni).
Il posizionamento della provincia di Salerno nelle graduatorie relative ai vari campi di analisi confermano il quadro critico: nella classifica Reddito/risparmi/consumi 105° posto (su 110, seguita soltanto da Olbia, Ragusa, Trapani, Matera e Crotone); in quella Affari/lavoro e innovazione 82° posto; in quella Servizi/ambiente/welfare 92° posto; in quella Demografia/famiglia/integrazione 89° posto; in quella Giustizia/sicurezza/reati al 104° posto; in quella Cultura/ tempo libero/partecipazione al 76° posto.

Il PIL pro capite indica chiaramente la complessità dello scenario negativo nel quale si muove la popolazione della provincia di Salerno: la media in provincia è pari a € 15.235 a fronte di un dato nazionale di € 22.282.

Il divario si commenta da solo e si allarga ancora se si confronta il dato provinciale con quello delle prime province in graduatoria nazionale: quella di Milano si è attestata ad € 45.101, quella di Bolzano ad € 36.329 e quella di Bologna ad € 34.165.

Differente anche la consistenza – marcata – dell’assegno pensionistico mensile: in provincia di Salerno è mediamente pari ad € 645 (93° posto) laddove, a livello nazionale il dato (medio)  ammonta ad € 806.

Di conseguenza compressi sono anche i consumi: in relazione ai beni durevoli, la spesa media registrata nell’anno 2015 è stata di € 1.408 (101° posto) e quindi ben al di sotto di quella nazionale pari ad € 2.066; dati questi che allontanano la provincia di Salerno dalla capacità di spesa delle famiglie sia del Nord che anche del Centro (la provincia di Biella € 2.872, 1° posto; la provincia di Prato € 2.866, 2° posto; la provincia di Bolzano e quella di Modena € 2.707, 3° posto entrambe). Scontata ed ovvia, quindi, la ripercussione sui risparmi in banca: i depositi pro capite si configurano in provincia di Salerno in € 15.529 (79° posto) ed al di sotto della media nazionale che è pari ad € 19.395.

Mediamente un deposito bancario del cittadino di Milano ammonta ad € 49.734 (1° posto); quello di un cittadino di Roma ad € 42.124 (2° posto); quello di un cittadino di Treviso ad € 37.564 (3° posto); quello di un cittadino di Bolzano ad € 33.713 (4° posto).

A completare il triste spaccato sociale del Sole 24Ore anche altri due indicatori: il tasso di disoccupazione nella fascia d’età 15/24 anni che in provincia di Salerno evidenzia un drammatico valore del 50,8% (85° posto) a fronte di una media-Italia del 40,1% ed il tasso di occupazione che riporta un valore del 45,1% (88° posto) laddove la media-Italia è del 56,5%.

E’ in queste due ultime distanze che si spiega il divario che pesa come un macigno sulla vita delle popolazioni del Sud ed in particolare della provincia di Salerno.
Le istituzioni politiche regionali proclamano a gran voce il cambiamento ma sono vittime e complici, nello stesso tempo, della politica rapace di austerità verso i bisogni sociali portata avanti da sempre dai governi nazionali ed accentuatasi negli ultimi venti anni; quelle provinciali sono ibernate in attesa di conoscere il loro destino politico e senza la disponibilità di un euro in cassa.

Il cambiamento, l’inversione di tendenza, non sono all’ordine del giorno delle agende politiche delle classi e delle lobbies dominanti; solo un’incredibile e decisa azione dal basso può minare le fondamenta del potere economico e finanziario capitalista che sta spingendo alla solia della povertà assoluta migliaia di famiglie nel Mezzogiorno ed in provincia di Salerno.

Un’azione potente ed organizzata può e deve essere guidata dai comunisti, partito della classe lavoratrice da sempre in prima linea a difesa delle classi più deboli; il compito è immane, serve unità di tutte le forze di alternativa sociale affinché venga data coscienza alle famiglie tutte che cambiare lo stato di cose presenti è possibile!!

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