Categoria: Ambiente

  • Nucleare e gas: l’Italia scommette sull’energia del futuro

    Nucleare e gas: l’Italia scommette sull’energia del futuro

    Un blackout evitato e una sfida accolta

    Dopo il recente blackout in Spagna, in molti si sono chiesti: può succedere anche in Italia? Il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin rassicura: “siamo tranquilli”, grazie a una rete più solida e monitorata. Tuttavia, una verifica tecnica è stata avviata per prudenza, considerando anche i cyber attacchi come nuova minaccia energetica. La sicurezza della rete elettrica è diventata una priorità strategica nazionale.

    Gas: riserve in crescita per un inverno sereno

    L’inverno non fa più paura: già da metà aprile è iniziato il riempimento degli stoccaggi di gas, con 60.000 metri cubi al giorno. L’obiettivo? Raggiungere 16 miliardi di metri cubi entro ottobre, comprese le riserve strategiche. Questo garantirà stabilità e copertura per i mesi freddi, rendendo l’Italia meno dipendente da fattori esterni.

    Nucleare: non una scelta estrema, ma una carta in più

    Il vero cuore dell’intervento del ministro è il nucleare. Non come sostituto, ma come complemento alle energie rinnovabili. La roadmap è chiara: entro l’estate la legge passerà in Commissione, per essere approvata entro fine anno. Dopodiché, partiranno i dodici mesi di provvedimenti attuativi, aprendo ufficialmente una nuova fase per l’Italia.

    Piccoli reattori, grandi opportunità

    Il ritorno al nucleare apre le porte a un’altra frontiera: quella manifatturiera. L’Italia vanta competenze avanzate nel settore e potrebbe diventare un hub per la produzione di piccoli reattori modulari (SMR). Una sfida che va ben oltre l’ambito energetico, coinvolgendo industria, innovazione e occupazione.

  • Stoccaggio intelligente dell’energia termica: i puffer per una casa ecologica

    Stoccaggio intelligente dell’energia termica: i puffer per una casa ecologica

    Le caldaie sono strumenti fondamentali per la vita quotidiana. Grazie ad esse è infatti possibile controllare e gestire il calore all’interno di un’abitazione, ma se non si è in possesso di modelli a classe energetica alta i consumi rischiano di essere davvero elevati.

    Per questo motivo esistono degli strumenti in grado di ottimizzare l’efficienza delle caldaie al fine di ridurne i consumi e di migliorare, conseguentemente, il loro rendimento: i puffer.

    Cosa sono i puffer

    Per puffer si intende un vero e proprio serbatoio in cui è possibile accumulare l’acqua calda che poi verrà successivamente immessa nel circuito per il riscaldamento. Questo dispositivo è essenziale al fine di evitare gli sprechi, in quanto consente di conservare l’acqua calda per poterla poi riutilizzare in un secondo momento. Scegliere puffer per pompe di calore, quindi, può rivelarsi una scelta lungimirante in ottica risparmio, cosi come per qualsiasi altro prodotto di questa categoria.

    Come funzionano

    Questi strumenti sono collegati direttamente all’impianto di riscaldamento, e vengono riempiti attraverso l’azione della caldaia.Il puffer poi si occupa di trasmettere l’acqua nell’impianto una volta che la caldaia opera il riscaldamento della stessa, dando cosi vita ad un sistema che riduce di molto i consumi e che si mantiene sempre caldo.

    Attraverso questo sistema è possibile riscaldare gli ambienti anche quando la caldaia è in stand-by, e di conseguenza si può evitare di riattivarla spesso. Importante inoltre aggiungere che questi dispositivi dispongono di diversi strati di isolante, in modo da combattere la dispersione del calore e mantenere calda l’acqua contenuta al suo interno, evitando cosi di doverla riscaldare più volte.

    Puffer per pompe di calore: una scelta ecologica e conveniente

    Sebbene questa tipologia di accumulatori termici si sposi bene con qualsiasi tipo di caldaia, esso si rivela particolarmente prezioso per le già citate pompe di calore. Questi modelli si sposano perfettamente con quelle che sono le esigenze moderne, in cui la sostenibilità ricopre un ruolo da protagonista.

    Questo tipo di tecnologia infatti è particolarmente efficiente da un punto di vista energetico, riducendo al minimo l’impatto sull’ambiente.

    Sebbene questi due dispositivi insieme possano essere più costosi, per via dei loro sistemi modernissimi e all’avanguardia, il risparmio potenziale che sono in grado di portare nel lungo periodo rappresenta un vantaggio straordinario e impossibile da ignorare.

    Perché scegliere di installare i puffer?

    Questi dispositivi portano innumerevoli aspetti positivi e interessanti, che spaziano dall’aspetto puramente legato al risparmio ai benefici sulla “vita” dell’impianto. Grazie alla loro azione è infatti possibile ridurre drasticamente i consumi e le emissioni, oltre che gli sprechi, e ciò rappresenta un enorme punto di forza da un punto di vista economico.

    Esso inoltre si presenta estremamente versatile e adatto a ogni tipo di impianto, specialmente quelli che utilizzano energia rinnovabile, vista la loro capacità di combustione qualitativamente elevata. L’acqua conservata al suo interno può essere inoltre utilizzata per generare acqua calda sanitaria, un fattore che non può di certo essere escluso quando si analizzano i motivi per cui sceglierlo. Infine i puffer offrono una grande capacità di contenere i picchi di richiesta termica.

  • L’Italia punta sull’idrogeno: presentata la strategia nazionale per il settore

    L’Italia punta sull’idrogeno: presentata la strategia nazionale per il settore

    La strategia nazionale sull’idrogeno: un passo decisivo per la transizione energetica italiana

    Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) ha presentato oggi la Strategia Nazionale sull’Idrogeno, considerata un punto di svolta per il futuro del settore energetico italiano. La strategia non solo stabilisce una direzione chiara per lo sviluppo del mercato dell’idrogeno, ma ribadisce l’impegno dell’Italia verso una transizione energetica sostenibile, puntando su innovazione e indipendenza energetica.

    Gli obiettivi della strategia: sviluppare la domanda e rafforzare l’offerta

    La strategia identifica obiettivi specifici che mirano a:

    • Favorire lo sviluppo della domanda di idrogeno nell’industria e nei trasporti, coinvolgendo attivamente gli utilizzatori finali attraverso progetti ambiziosi e di vasta scala.
    • Sostenere la produzione di idrogeno con incentivi finanziari e normativi volti a ridurre i costi operativi e promuovere lo sviluppo di competenze altamente specializzate.
    • Costruire le infrastrutture necessarie per il trasporto, lo stoccaggio e la distribuzione dell’idrogeno, garantendo una rete logistica efficiente.

    Un ruolo chiave per l’idrogeno nella decarbonizzazione e sicurezza energetica

    Il settore dell’idrogeno è considerato cruciale per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione e ridurre la dipendenza dalle fonti fossili. Secondo il presidente di H2IT, Alberto Dossi, l’idrogeno rappresenta un vettore energetico strategico per garantire non solo la sostenibilità, ma anche la competitività tecnologica del Paese a livello globale.

    Trasformare le linee guida in azioni concrete: una sfida per il futuro

    La pubblicazione della strategia è un punto di partenza, ma non basta. Alberto Dossi ha evidenziato l’importanza di passare dalle parole ai fatti:

    “Occorre un piano operativo che traduca le linee guida in azioni concrete. Servono strumenti a breve, medio e lungo termine per accompagnare le imprese, incentivare la domanda e garantire regole certe per tutto il settore.”

    Per realizzare questa visione, sarà necessario un coordinamento tra i ministeri e un forte coinvolgimento delle imprese del settore.

    H2IT: un network strategico per lo sviluppo del settore idrogeno in Italia

    Fondata nel 2005, H2IT è un’associazione che aggrega oltre 170 soci tra grandi, medie e piccole imprese, centri di ricerca e università. Questo network rappresenta l’intera catena del valore dell’idrogeno, dalla produzione agli usi finali, coprendo settori chiave come la mobilità, l’industria e la produzione di energia.

    Con un impegno costante, H2IT si pone come obiettivo quello di favorire la creazione di infrastrutture, supportare la crescita del mercato dell’idrogeno e assicurare un ruolo di leadership per l’Italia nel panorama globale.

  • Cop29: un nuovo obiettivo finanziario per il cambiamento climatico

    Cop29: un nuovo obiettivo finanziario per il cambiamento climatico

    Un passo avanti per i finanziamenti climatici

    La cop29 ha stabilito un obiettivo finanziario ambizioso: raccogliere 300 miliardi di dollari all’anno per sostenere i Paesi più poveri nell’affrontare il cambiamento climatico. Questo accordo mira a mobilitare risorse economiche dai Paesi sviluppati verso quelli in via di sviluppo, per accelerare la transizione energetica e mitigare gli impatti ambientali.

    Verso un mercato globale dei carbon credit

    Un punto centrale della conferenza è stato l’accordo sull’Articolo 6.4 del Trattato di Parigi. Questo stabilisce un mercato unico per i carbon credit, che potrebbe mobilitare miliardi di dollari. Fino a oggi, i carbon credit erano limitati ad accordi bilaterali, spesso inefficaci e criticati per mancanza di integrità. Ora, con regole più trasparenti e una supervisione delle Nazioni Unite, si punta a migliorare l’efficacia e la qualità dei progetti legati alle compensazioni delle emissioni.

    Opportunità e sfide degli investimenti esg

    La sostenibilità resta centrale per gli investimenti esg, ma è fondamentale selezionare attività economiche che abbiano un impatto positivo su obiettivi ambientali e sociali. Ridurre l’esposizione ad aziende controverse e diversificare in green bond ed etf sostenibili sono strategie chiave per minimizzare i rischi legati alla transizione climatica e massimizzare i rendimenti a lungo termine.

    Cina e Usa: la sfida per la leadership climatica

    La Cina si conferma leader globale nell’energia rinnovabile, investendo miliardi in tecnologie verdi, mentre negli Stati Uniti l’elezione di Donald Trump mette in dubbio l’impegno verso il Trattato di Parigi. Tuttavia, la transizione energetica rappresenta una chiara opportunità economica e geopolitica che nessun Paese può ignorare.

  • Cop29: un passo avanti verso la sostenibilità, ma la strada è lunga

    Cop29: un passo avanti verso la sostenibilità, ma la strada è lunga

    La sfida della cop29: un accordo inevitabile e necessario

    Alla COP29 di Baku è stato raggiunto un compromesso che, pur non essendo definitivo, segna un passo importante nella lotta contro la crisi climatica. Secondo il presidente onorario di Unimpresa, Paolo Longobardi, questo accordo rappresenta un segnale di speranza: “Per una volta, la comunità internazionale ha scelto il dialogo invece dell’inerzia”.

    Un impegno globale per la transizione climatica

    L’accordo punta su due elementi chiave:

    • La consapevolezza che nessuno può affrontare la crisi da solo.
    • La necessità di una collaborazione internazionale per una transizione climatica equa.

    Con 300 miliardi di dollari all’anno da mobilitare entro il 2035, si vuole sostenere i Paesi in via di sviluppo, superando il limite dei 100 miliardi fissati in passato. Tuttavia, Longobardi avverte: “Non è sufficiente. Servono azioni concrete e un controllo rigoroso”

    Transizione sostenibile: ambientale, economica e sociale

    Un aspetto fondamentale sarà garantire che i costi della transizione non gravino sulle fasce più deboli o sui Paesi meno sviluppati. “Le energie rinnovabili devono rappresentare un’opportunità, non una nuova disuguaglianza globale” sottolinea Longobardi.

    Monitorare i progressi per evitare ritardi

    Il vero banco di prova sarà trasformare le promesse in azioni concrete. Il mancato accordo su un piano per ridurre l’uso dei combustibili fossili rimane un nodo da sciogliere. Tuttavia, il coinvolgimento di istituzioni come la Banca Mondiale e i fondi privati rappresenta un segnale positivo.

    E tu, cosa ne pensi? Esprimi la tua opinione nel form qui sotto!

  • Energia democratica: sogno o realtà? Il futuro delle rinnovabili tra opportunità e sfide

    Energia democratica: sogno o realtà? Il futuro delle rinnovabili tra opportunità e sfide

    Il 28 agosto a Lignano Sabbiadoro, durante il terzo incontro della rassegna Economia sotto l’Ombrellone, si discuterà di “energia democratica” e della produzione di energia da fonti rinnovabili. Questo evento pone l’accento su un tema cruciale: è possibile conciliare democrazia energetica e sostenibilità ambientale?

    La nascita del concetto di energia democratica
    Il concetto di “energia democratica” nasce nel 2012 all’interno del movimento per la giustizia climatica, con l’idea che una transizione sostenibile sia possibile solo se il potere decisionale è nelle mani dei cittadini e delle comunità, piuttosto che delle grandi corporation. Questa visione vede l’energia come un bene pubblico e un diritto fondamentale.

    Le opportunità delle rinnovabili per cittadini e comunità
    Le energie rinnovabili, come il fotovoltaico e l’eolico, offrono la possibilità a privati cittadini, piccole aziende e comunità di produrre energia autonomamente, favorendo l’autoconsumo e riducendo i costi di trasporto. Ma si può davvero parlare di “energia democratica” quando gli investimenti si concentrano sempre di più in impianti di grande scala?

    Le sfide ecologiche delle rinnovabili su larga scala
    Nonostante i vantaggi per piccoli produttori, la crescente diffusione di parchi fotovoltaici ed eolici di grandi dimensioni solleva domande sulla loro reale sostenibilità ambientale. In alcune aree del mondo, questi impianti stanno sottraendo terra all’agricoltura, mettendo in discussione la loro compatibilità con un modello di sviluppo realmente sostenibile.

    Il dibattito a Lignano Sabbiadoro
    Durante l’incontro a Lignano Sabbiadoro, esperti del settore come Eros Miani, Marzio Ottone e Marco Tam, guidati dal moderatore Carlo Tomaso Parmegiani, discuteranno delle prospettive future delle energie rinnovabili e della loro capacità di mantenere le promesse di democrazia e sostenibilità.

    Il pubblico avrà l’opportunità di interagire direttamente con i relatori durante un aperitivo informale, approfondendo ulteriormente i temi trattati. E tu, cosa ne pensi? Commenta qui sotto e facci sapere la tua opinione.

  • Emergenza idrica in Abruzzo: Chieti e L’Aquila tra i peggiori comuni italiani per dispersione d’acqua

    Emergenza idrica in Abruzzo: Chieti e L’Aquila tra i peggiori comuni italiani per dispersione d’acqua

    I dati allarmanti sulla dispersione idrica

    I comuni di Chieti e L’Aquila occupano rispettivamente il secondo e terzo posto in Italia per la dispersione di acqua potabile, con perdite che raggiungono il 70,4% a Chieti e il 68,9% a L’Aquila. Solo Potenza registra una situazione peggiore con il 71%. L’Abruzzo nel complesso è la seconda regione italiana per dispersione, con una media del 62,5%, contro il 42,4% nazionale.

    Impatti sulle imprese abruzzesi

    L’emergenza idrica colpisce duramente le imprese artigiane in Abruzzo, soprattutto quelle che operano nei settori manifatturieri con alta intensità di utilizzo dell’acqua. Sono 1.312 le imprese artigiane a rischio, dando lavoro a oltre 4.000 addetti. Complessivamente, le imprese che operano nei settori ad alto consumo d’acqua sono 2.467, con quasi 29.000 lavoratori coinvolti.

    Il confronto a Pescara

    Durante un incontro con Ersi e Aca a Pescara, Confartigianato Chieti L’Aquila ha ribadito la gravità della situazione. Il presidente della categoria Commercio, Niki Sprecacenere, ha evidenziato l’inadeguatezza delle misure adottate finora, sottolineando i disagi causati dalle interruzioni idriche non programmate e le difficoltà quotidiane delle famiglie.

    L’appello di Confartigianato

    Camillo Saraullo e Daniele Giangiulli, rispettivamente presidente e direttore generale di Confartigianato Chieti L’Aquila, hanno lanciato un appello per interventi urgenti. La dispersione idrica sta mettendo in ginocchio le imprese e creando gravi disagi per le famiglie. È indispensabile trovare soluzioni immediate per migliorare l’efficienza del sistema idrico abruzzese, ridurre le perdite e garantire un servizio adeguato agli utenti.

  • Copernicus: giugno 2024 è stato il mese più caldo mai registrato

    Copernicus: giugno 2024 è stato il mese più caldo mai registrato

    Nuovo record di caldo globale a giugno 2024

    L’osservatorio europeo Copernicus ha annunciato che il mese di giugno 2024 è stato il più caldo mai registrato, superando il precedente record stabilito lo scorso anno. Questo aumento delle temperature è attribuito alle emissioni di gas serra che continuano a influenzare il clima globale.

    Effetti delle emissioni di gas serra

    L’effetto delle emissioni di gas serra è evidente nell’andamento delle temperature globali. Tra luglio 2023 e giugno 2024, la temperatura media del pianeta è stata di 1,64°C superiore alla media del periodo preindustriale (1850-1900). Questo dato sottolinea l’urgenza di affrontare il cambiamento climatico e ridurre le emissioni.

    Ondate di caldo in tutto il mondo

    Giugno 2024 ha visto ondate di caldo significative in varie parti del mondo, tra cui Messico, Cina e Arabia Saudita. Questo mese è stato anche il tredicesimo consecutivo a registrare temperature record, evidenziando una tendenza preoccupante che richiede azioni immediate a livello globale.

  • Fotovoltaico in Italia: una risorsa strategica a rischio

    Fotovoltaico in Italia: una risorsa strategica a rischio

    Milano, 8 luglio 2024 – ANIE Rinnovabili esprime preoccupazioni per le recenti normative che minacciano il settore del fotovoltaico, un settore che vale 10,7 miliardi di euro per il mercato interno.

    Preoccupazioni per le normative recenti

    ANIE Rinnovabili ha sollevato serie preoccupazioni riguardo alle recenti normative e iniziative regionali, come quelle della Sardegna, che mettono a rischio lo sviluppo del fotovoltaico.

    Il DL Agricoltura  e il DM Aree Idonee introducono aree di rischio normativo che amplificheranno in modo sostanziale l’incertezza del settore. La discrezionalità delle Regioni nell’applicazione dei criteri per le aree idonee comporterà la nascita di contenziosi legali e il rallentamento dei processi decisionali, rendendoli poco chiari e minandone la trasparenza.

    Le Regioni, inoltre, potranno azzerare tali aree qualora venissero applicate le fasce di rispetto dei 7 km stabiliti dal codice del paesaggio. L’esempio della Regione Sardegna, che con la Legge Regionale n. 5 del 3 luglio 2024 ha sospeso gli iter autorizzativi e la costruzione di impianti già avviati, è indicativo della situazione che potrebbe verificarsi. Per questo, ANIE Rinnovabili auspica da parte del Consiglio dei Ministri l’impugnazione di tale legge.

    Confronto con l’estero

    I dati del primo semestre 2024 mostrano che il prezzo dell’energia in Italia è superiore del 38% rispetto alla Germania, del 99% rispetto alla Francia e del 139% rispetto alla Spagna. In Germania e Spagna, le rinnovabili hanno prodotto rispettivamente il 56% e il 50% dell’energia elettrica nel 2023, mentre il gas ha contribuito solo per il 12% e il 17%. In Italia, invece, le rinnovabili hanno coperto il 44% della produzione, mentre il gas il 51%.

    Implicazioni delle nuove normative

    Il DL Agricoltura e il DM Aree Idonee introducono incertezze normative che potrebbero rallentare i processi decisionali e creare contenziosi legali. La discrezionalità delle Regioni nell’applicazione dei criteri per le aree idonee potrebbe comportare ulteriori ritardi e mancanza di trasparenza. La situazione in Sardegna, dove la Legge Regionale n. 5 del 3 luglio 2024 ha sospeso gli iter autorizzativi per nuovi impianti, è un esempio preoccupante.

    Il valore delle energie rinnovabili

    Il settore delle energie rinnovabili ha contribuito con 10,7 miliardi di euro al mercato interno nel 2023, un incremento del 33% rispetto al 2022. Garantire un mix energetico competitivo è essenziale per sostenere lo sviluppo economico e l’innovazione tecnologica.

    Appello di ANIE Rinnovabili

    “Alla luce di queste criticità – spiega Andrea Cristini, Presidente di ANIE Rinnovabili – auspichiamo un intervento urgente per risolvere queste incoerenze normative e sostenere la filiera italiana delle rinnovabili.” Cristini chiede l’apertura di un dialogo costruttivo con i ministeri competenti per trovare soluzioni condivise che garantiscano un futuro energetico sostenibile e competitivo per l’Italia.

  • Chi è destinatario del nuovo obbligo di assicurazione per i rischi catastrofali?

    Chi è destinatario del nuovo obbligo di assicurazione per i rischi catastrofali?

    Negli ultimi anni abbiamo assistito allo scatenarsi delle forze della natura, che hanno provocato dei veri e propri disastri in numerose aree del nostro Paese. L’Italia ha dimostrato una grande fragilità contro eventi come ad esempio alluvioni di portata anomala. Inoltre non bisogna dimenticare che l’Italia è un Paese a forte rischio sismico, soprattutto in alcune aree.

    Per questo per alcune attività è ormai diventato un obbligo avere una assicurazione per calamità naturali. Se siete degli imprenditori è importante che restiate aggiornati su questo argomento, così da non rischiare di incorrere in eventuali sanzioni.

    Se volete saperne di più continuate a leggere nelle prossime righe.

    L’obbligo di assicurarsi contro i disastri

    Iniziamo dagli aspetti burocratici. Con la Legge di Bilancio 2024 è arrivata questa grande novità, che molti attendevano da tempo: l’obbligo di avere una assicurazione contro gli eventi catastrofici. Attualmente siamo in un periodo di transizione, visto che alle aziende viene dato tempo fino al 31 dicembre del 2024 per sottoscrivere una polizza e mettersi effettivamente in regola.

    Per ora la normativa non coinvolge i privati cittadini, ma unicamente le aziende. Nello specifico devono avere questa assicurazione le aziende con sede legale in Italia o, nel caso di imprese con sede all’estero, svolgano comunque la propria attività in Italia regolarmente.

    Cosa copre l’assicurazione

    I dettagli più specifici possono variare a seconda della polizza e del tipo di contratto proposto dalle agenzie che offrono assicurazioni contro le catastrofi naturali. In generale di solito l’obiettivo è quello di assicurare sia le proprietà immobiliari, come terreni e strutture di vario genere, sia tutti i vari macchinari necessari per portare avanti la propria attività.

    Con l’introduzione di questo obbligo si cerca di avere un tessuto imprenditoriale e produttivo che sia in grado di sopportare eventi fuori dalla norma. Purtroppo spesso i rischi legati alla natura vengono sottovalutati, con il risultato di avere aziende che non riescono più a far ripartire la loro attività una volta che è passato il disastro.

    Le sanzioni

    Per rendere l’obbligo di stipulare una assicurazione per i rischi catastrofali più efficace è stato previsto anche un sistema di sanzioni. Il valore della sanzione può variare in base a diversi fattori. Si va da un minimo di 200.000 euro ad un massimo di un milione di euro.

    Inoltre, e ciò dovrebbe far riflettere gli imprenditori, si potrà anche essere esclusi da eventuali aiuti pubblici, come contributi e sovvenzioni.

    Ovviamente il sistema relativo alle sanzioni prenderà il via dopo che i termini previsti dalla legge saranno scaduti. Si ha quindi tempo di sistemare tutto e non avere problemi.

    L’importanza delle assicurazioni

    L’arrivo di questo obbligo ha delle conseguenze anche sul mondo delle assicurazioni. Una buona agenzia dovrebbe cercare di proporre diverse soluzioni, in grado di adattarsi alle specifiche esigenze delle singole imprese.

    Per questo chi lavora in questo settore dovrebbe acquisire tutte le competenze necessarie per valutare i reali rischi caso per caso, e proporre delle opzioni vantaggiose e convenienti per i loro clienti. Il nostro suggerimento è quello di contattare gli addetti il prima possibile, così da sottoscrivere una polizza entro la scadenza prevista dalla legge.

  • Bollino arancione in 17 città italiane: l’allerta caldo del ministero della Salute

    Bollino arancione in 17 città italiane: l’allerta caldo del ministero della Salute

    Città in bollino arancione

    Il bollettino sulle ondate di calore del ministero della Salute ha segnalato 17 città italiane con il bollino arancione, a indicare temperature elevate e condizioni meteorologiche che possono avere effetti negativi sulla salute, specialmente per anziani, malati e bambini. Le città coinvolte sono Ancona, Bologna, Bolzano, Brescia, Campobasso, Catania, Firenze, Frosinone, Latina, Palermo, Perugia, Pescara, Rieti, Roma, Trieste, Verona e Viterbo.

    Nessuna città in rosso

    Il bollettino non segnala nessuna città con il bollino rosso, il livello più alto di allerta per le ondate di calore. Tuttavia, il bollino arancione implica comunque una situazione da non sottovalutare, con raccomandazioni specifiche per proteggere la salute della popolazione più vulnerabile.

    Consigli per affrontare il caldo

    In presenza di bollino arancione, il ministero della Salute consiglia di evitare l’esposizione al sole nelle ore più calde, mantenersi idratati, indossare abiti leggeri e proteggere la pelle con creme solari. È importante prestare particolare attenzione ai soggetti più fragili, come anziani, malati cronici e bambini, per prevenire colpi di calore e altre complicazioni legate alle alte temperature.

    L’allerta per le ondate di calore richiede prudenza e preparazione. Seguendo le raccomandazioni del ministero della Salute, è possibile mitigare gli effetti negativi del caldo sulla salute e godere di un’estate più sicura.

  • Più cemento sulle coste: l’allarme di Legambiente

    Più cemento sulle coste: l’allarme di Legambiente

    Nel 2023 i reati accertati riguardanti abusi edilizi e gestione illecita delle cave sono aumentati dell’11,1%. Lo rivela il dossier “Mare Monstrum” di Legambiente.

    L’incremento degli illeciti

    Nel 2023 sono stati registrati 10.257 reati legati a abusi edilizi e concessioni demaniali, con un incremento dell’11,1% rispetto all’anno precedente. I dati, raccolti dalle Capitanerie di porto e dalle forze di polizia, evidenziano un aumento preoccupante delle attività illegali lungo le coste italiane.

    Sequestri e sanzioni in aumento

    I sequestri penali legati a questi reati sono aumentati del 17,3%, mentre gli illeciti amministrativi hanno raggiunto quota 15.062, con un incremento dell’11%. Tuttavia, le sanzioni relative a questi illeciti sono diminuite del 20,95%, passando a 34.121.

    Abusi concentrati nel Sud Italia

    Il dossier di Legambiente segnala una maggiore incidenza degli abusi edilizi e delle attività illegali nelle regioni meridionali, dove la pressione sulle coste è particolarmente elevata.

  • Premio Roberto Mancini: un decennale per innovare il futuro ambientale

    Premio Roberto Mancini: un decennale per innovare il futuro ambientale

    Roma, 30 aprile 2024 – In ricordo di Roberto Mancini, noto per il suo impegno nella lotta contro l’inquinamento nella Terra dei Fuochi, oggi si celebra il decimo anniversario della sua morte. L’Associazione Italiana Cultura e Sport (AiCS), insieme a collaboratori storici e familiari di Mancini, ha annunciato una nuova iniziativa per il Premio Roberto Mancini, quest’anno rivolto esclusivamente agli studenti delle scuole di Roma e provincia.

    L’edizione di quest’anno del premio si distingue per un approccio innovativo, puntando sulla sensibilizzazione e partecipazione delle nuove generazioni. Secondo Andrea Nesi, responsabile Ambiente di AiCS, l’obiettivo è incoraggiare i giovani a concepire e proporre progetti che mirino al recupero e alla valorizzazione di spazi verdi nelle loro immediate vicinanze, che possono variare da giardini scolastici a piazze cittadine.

    Il Premio Roberto Mancini 2022

    I progetti saranno valutati basandosi su criteri di utilità sociale, sostenibilità ambientale ed economica, promuovendo idee che abbracciano il riuso e il riciclo. La competizione prevede premi per le dieci migliori proposte, oltre a un premio speciale per il progetto vincitore, forniti dal partner dell’iniziativa, OK Pubblicità.

    Le scuole interessate possono richiedere il regolamento e iscriversi inviando una mail all’indirizzo ambiente@aics.it entro il 30 novembre 2024. Questa iniziativa non solo celebra la memoria e l’impegno di Roberto Mancini ma offre anche un’importante opportunità per i giovani di intervenire attivamente nella cura dell’ambiente, incentivando un cambiamento positivo a partire dalle loro comunità.

  • Mobilità elettrica: cos’è e come funziona la e-mobility

    Oggi tutti siamo chiamati a fare la nostra parte nel realizzare un domani che sia il più possibile sostenibile per l’ambiente che ci circonda. Possiamo ridurre di molto il nostro impatto sull’ecosistema entrando nel mondo della mobilità elettrica. Negli ultimi anni sono arrivati sul mercato molti mezzi di trasporto interamente alimentati da batterie agli ioni di litio. Si va dalle automobili elettriche ai ben noti monopattini, che spesso possono anche essere noleggiati attraverso degli appositi servizi.

    Tanti italiani hanno già scelto di acquistare una nuova vettura elettrica, attirati dalle loro vantaggiose caratteristiche. Scoprite insieme a noi tutto ciò che riguarda la e-mobility nelle prossime righe.

    Le nuove batterie agli ioni di litio

    Le moderne automobili elettriche non hanno bisogno di benzina o di altre tipologie di carburante, ma si muovono grazie unicamente alla batteria agli ioni di litio contenuta al loro interno. Queste batterie oggi sono molto diffuse, e si possono trovare non solo nel settore automobilistico, ma anche in altri ambiti, come ad esempio nell’elettronica di consumo. Ormai tutti gli smartphone e i tablet sono alimentati proprio da queste batterie, che riescono ad accumulare molta energia in uno spazio ridotto.

    Le batterie agli ioni di litio hanno una buona longevità, e riescono a sopportare senza difficoltà un gran numero di cicli di ricarica prima di iniziare a perdere la loro efficienza.

    Il progressivo miglioramento che queste batterie hanno avuto nel corso del tempo consente ora a questi veicoli di percorrere diverse centinaia di chilometri con una sola carica. L’autonomia cambia in base al modello, alla capacità della batteria e all’uso che si fa del mezzo.

    Come si ricaricano le vetture elettriche

    Ci sono molti modi per ricaricare la batteria delle vetture elettriche. Infatti, è sufficiente una comune presa elettrica, a cui collegare l’automobile attraverso un apposito cavo. Consigliamo di tenere un cavo nel bagagliaio, così da averlo pronto all’uso ovunque ci si trovi.

    Una buona opzione potrebbe essere quella di installare dei pannelli fotovoltaici, così da trasformare l’energia solare nell’elettricità necessaria per ricaricare la batteria della propria macchina. Con un accumulatore l’energia può essere conservata così da usarla al momento del bisogno.

    Si possono acquistare e installare delle colonnine private, chiamate anche wallbox, utili per velocizzare la ricarica domestica, rendendola più rapida, in maniera simile a quanto accade con le postazioni presenti sulle nostre strade.

    Per trovare tutte le postazioni di ricarica dei dintorni si possono installare delle applicazioni per smartphone. Il loro numero cresce di anno in anno, e riescono a garantire agli automobilisti una buona rete di punti dove fare rifornimento durante i loro viaggi.

    Niente più gas di scarico

    Tornando al tema della sostenibilità ambientale vi ricordiamo che le automobili elettriche sono completamente prive di gas di scarico.

    Questi modelli si possono riconoscere facilmente perché non hanno il tubo di scappamento o altri elementi di questo genere, che nei veicoli elettrici sono completamente inutili. Nel loro motore non avviene nessuna combustione, e ciò significa che non si produce neanche la minima quantità di gas nocivi per l’ambiente. Con queste auto si può rendere più pulita l’aria delle metropoli.

  • Verso soluzioni sostenibili: Fondazione UniVerde e Marevivo unite contro la crisi idrica

    Verso soluzioni sostenibili: Fondazione UniVerde e Marevivo unite contro la crisi idrica

    (ROMA, 28 febbraio 2024) – La Fondazione UniVerde e Marevivo annunciano una nuova partnership strategica per affrontare con efficacia la crisi idrica, proponendo soluzioni normative e tecnologiche innovative per garantire un approvvigionamento idrico sostenibile e di qualità alle isole minori, evitando impatti ambientali e sprechi. Le due organizzazioni si sono espresse contro l’uso degli impianti di dissalazione tradizionali a terra, evidenziandone i costi elevati, il consumo energetico insostenibile e gli impatti negativi sulle coste, sulla flora e sulla fauna marina, oltre ai lunghi tempi di realizzazione.

    In questo contesto, viene annunciata la conferenza stampa di presentazione dello studio “Costi ambientali ed economici della dissalazione”, che si terrà giovedì 7 marzo alle ore 11:30 presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati, in vista della Giornata Mondiale dell’Acqua. Lo studio, realizzato da Giuseppe Taverna e Roberto Di Vincenzo, entrambi con esperienza nel settore idrico e nella gestione delle risorse acquatiche, esplorerà le potenzialità dei dissalatori mobili marini come soluzione alternativa per le isole minori, evidenziando i benefici ambientali ed economici derivanti dalla loro adozione.

    L’evento vedrà la partecipazione di illustri figure del panorama ambientale e politico italiano, tra cui Alfonso Pecoraro Scanio, Presidente della Fondazione UniVerde; Carmen Di Penta, Direttore Generale di Marevivo; e rappresentanti istituzionali quali Patty L’Abbate, Vicepresidente della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera dei Deputati, e altri esponenti del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e del Ministero per la Protezione Civile e le Politiche del Mare.

    La conferenza stampa, organizzata in collaborazione con Marnavi e Idroambiente e con il supporto di media partner quali Askanews, Italpress, TeleAmbiente, Opera2030 e SOS Terra Onlus, si propone di sollevare l’attenzione pubblica e istituzionale verso la necessità di adottare approcci più sostenibili nella gestione delle risorse idriche, in particolare per le comunità insulari, spesso le più vulnerabili ai cambiamenti climatici e alla scarsità d’acqua.

  • Comune di Fisciano firma con Comieco accordo per aumentare qualità della raccolta differenziata

    Comune di Fisciano firma con Comieco accordo per aumentare qualità della raccolta differenziata

    Comieco ed il Comune di Fisciano hanno sottoscritto un accordo per migliorare la qualità della raccolta differenziata di carta e cartone in città.

    L’accordo, siglato dal Sindaco del Comune di Fisciano Vincenzo Sessa, dal Direttore Generale di Comieco Carlo Montalbetti e dall’Amministratore Unico di Fisciano Sviluppo Francesco Carpentieri (in foto), prevede il rafforzamento del servizio attraverso l’acquisto di nuove attrezzature destinate principalmente a servire il circuito di raccolta domestica, effettuata dai cittadini, e l’attivazione di una app informativa sulle corrette modalità di conferimento di carta e cartone.

    L’obiettivo principale dell’operazione è incentivare gli utenti a fare la raccolta differenziata utilizzando gli appositi mastelli e carrellati in sostituzione del sacco di plastica per migliorarne la qualità ed evitare ulteriori lavorazioni a monte.

    Il progetto rappresenta un’ulteriore occasione di consolidamento degli ottimi risultati già raggiunti: nel 2023 il Comune di Fisciano ha differenziato complessivamente più di 1.200 tonnellate di carta e cartone (+14% rispetto al 2022) con un livello medio di frazioni estranee presenti intorno al 3%.

  • GAM: COP28 – è arrivato il momento di cambiare direzione?

    GAM: COP28 – è arrivato il momento di cambiare direzione?

    A cura di Stephanie Maier, Global Chief Sustainability Officer di GAM Investments

    Riesaminiamo innanzitutto la COP dello scorso anno. Con la legge per la riduzione dell’inflazione del 2022 negli Stati Uniti, si prospettavano investimenti record nell’energia pulita e in altri progetti verdi che avrebbero fatto da stimolo per ulteriori interventi su scala globale. Analogamente, si sperava in finanziamenti su vasta scala per il clima attraverso la combinazione di fondi pubblici e incentivi strategici allo scopo di stimolare gli investimenti privati. La COP27 si proponeva altresì di avviare un processo di adattamento ai cambiamenti climatici e di risarcimento dei danni e delle perdite derivanti dai disastri naturali, nell’ottica di adattarsi ai loro effetti irreversibili.

    I risultati del lavoro dello scorso anno sono stati però deludenti. Gli obiettivi poco ambiziosi della COP sono stati raggiunti attraverso interventi mediocri. Inoltre, il testo finale dell’accordo ha omesso l’impegno a ridurre gradualmente i carburanti fossili, nonostante quasi tutti gli esperti sul clima siano concordi nel ritenere necessario centrare gli obiettivi di riduzione delle emissioni. Con la COP28 non bisogna perdere di vista la posta in gioco. Viviamo in un mondo in cui gli effetti dei cambiamenti climatici stanno provocando conseguenze disastrose per le economie e le comunità. Alla fine dell’anno più caldo della storia, gli investitori chiedono interventi risoluti.

    COP28: ci risiamo

    Il piano di lavoro negli Emirati Arabi è intenso. L’analisi della situazione, attraverso il global stocktake, mostra che siamo in ritardo. Resta da vedere se la presidenza COP sarà in grado di spingere le parti a lanciare un messaggio unificato per accelerare e intensificare gli interventi futuri. Forse è arrivato il momento di cambiare direzione e di incrementare gli sforzi, come spera il Segretario esecutivo della convezione quadro delle Nazioni Unite sul clima. Un cambio di direzione potrebbe anche riflettersi sui contributi determinati a livello nazionale, in scadenza a inizio 2025, nonché sui piani di adattamento nazionale e sulle politiche dei singoli Paesi. 

    Finanziamenti: sempre un problema

    Nel frattempo sono necessari investimenti continui sul fronte climatico, sia da parte del settore pubblico che privato, al fine di centrare gli obiettivi sul clima. Secondo le stime di Bloomberg New Energy Finance, ogni anno servono tra 3.100 e 5.800 miliardi di dollari di investimenti per il clima se si vuole centrare l’obiettivo di azzeramento delle emissioni nette, in particolare nelle economie in via di sviluppo. Buona parte dei fondi arriverà da fonti private, tuttavia i governi giocano un ruolo fondamentale per ridurre i rischi degli investimenti sul clima nelle economie emergenti e stimolare gli investimenti. Partendo dalla creazione di infrastrutture critiche o incentivi, gli investimenti privati potrebbero diventare più interessanti qualora i governi delle economie sviluppate garantissero un profilo di rischio e rendimento migliore. Questi Paesi però non hanno ancora rispettato la promessa di investire ogni anno 100 miliardi di dollari in ambito climatico nei Paesi in via di sviluppo. Alla COP28 gli investitori sostenibili vorranno maggiori garanzie che le promesse di finanziamenti per il clima vengano mantenute.

    La transizione energetica

    I nuovi investimenti devono attivare i flussi finanziari in grado di sostenere la transizione, la mitigazione dei rischi e l’adattamento, in particolare nelle economie in via di sviluppo. Per esempio, l’Indonesia presenterà questo mese un piano di transizione energetica da 20 miliardi di dollari, mentre il Sud Africa presenterà un piano da 8,5 miliardi di dollari per una partnership per la transizione energetica (JETP). Uno degli sviluppi previsti per la COP28 è l’impegno a triplicare la capacità delle energie rinnovabili su scala globale entro il 2030.  La versione aggiornata della roadmap per l’azzeramento delle emissioni nette entro il 2050 dell’IEA mostra l’accelerazione dell’energia solare ma una riduzione dell’uso dell’energia eolica nel 2030. Si discuterà inoltre delle implicazioni socioeconomiche della transizione energetica, come puntare a una giusta transizione che tenga in considerazione l’accesso universale all’energia e le opportunità di crescita nel mondo del lavoro. La finanza sostenibile continua dunque ad avere un ruolo importante nella transizione verso un’economia net zero, ma gli interventi dei policymaker alla COP28 potrebbero amplificarne le potenzialità.

    Aiutiamo la natura

    La natura sarà un tema sempre più rilevante, in particolare per il suo ruolo nel processo di adattamento, negli alimentari e nell’agricoltura. Si cercherà infatti di portare avanti gli accordi raggiunti con l’Agenda per l‘adattamento di Sharm-El Sheikh e gli obiettivi ambiziosi del Protocollo Kunming-Montreal. Un primo passo fondamentale sarà quello di raddoppiare i fondi per l’adattamento entro il 2025, andrà però presa in considerazione una gamma più ampia di interventi, tra cui le soluzioni basate sulla natura e gli approcci di adattamento basati sugli ecosistemi. Sono fattori decisivi per preservare l’ambiente naturale nel suo complesso. 

    Verso le politiche del futuro

    Le autorità che si incontreranno alla COP28 hanno un compito particolarmente oneroso, soprattutto considerando che il presidente della conferenza presiede anche l’azienda di stato del petrolio e del gas degli Emirati Arabi Uniti (ADNOC).

    È dunque fondamentale che i delegati non perdano di vista la posta in gioco. I risultati del summit di quest’anno a Dubai, a partire dai segnali che lancerà per un rinnovato impegno concreto, saranno alla base della politica e dello scenario degli investimenti in futuro.

  • COP28: atteso un bilancio sull’adattamento e la mitigazione climatica

    COP28: atteso un bilancio sull’adattamento e la mitigazione climatica

    A cura di Albertine Pegrum-Haram, Senior Associate, Investimento Responsabile di Columbia Threadneedle Investments

    27.11.2023

    Lo scorso ottobre l’Imperial College di Londra ha rilevato in una sua ricerca che, se mantenessimo le emissioni attuali per ulteriori 6 anni, raggiungeremmo solo il 50% di possibilità di successo nel limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi. Oggi, con un aumento di temperatura pari a circa 1,1 grado, possiamo già notare l’impatto dei cambiamenti climatici sui sistemi economici e naturali da cui dipendiamo. Gli scienziati del World Weather Attribution hanno verificato come molti degli eventi meteorologici di quest’anno – dalle piogge estreme di settembre nel Mediterraneo, agli incendi di maggio/giugno in Canada e al caldo estivo estremo in Nord America, Europa e Cina – derivino direttamente dal cambiamento climatico. Nel 2023 gli Stati Uniti hanno stabilito il record del maggior numero di disastri naturali con un costo pari a circa 1 miliardo di dollari in meno di un anno. Risulta quindi evidente come ormai gli impatti climatici siano diventati la nostra nuova normalità.

    È pertanto sempre più urgente e fondamentale finanziare sia l’adattamento che la mitigazione climatica. Gli investitori si sono tradizionalmente concentrati su quest’ultima offrendo soluzioni più chiare, come supportare i sistemi energetici e di trasporto a basse emissioni. Tuttavia, riteniamo anche che le ampiamente trascurate strategie di investimento per l’adattamento possano avere molteplici vantaggi, come ridurre le perdite e generare nuovi ulteriori canali di finanziamento per la transizione, fornendo allo stesso tempo rendimenti positivi e impatti reali.

    Alla ricerca di definizioni condivise e strumenti per la valutazione dei rischi

    Sebbene il risultato più importante della COP27 sia stata l’istituzione di un fondo per le perdite e i danni per le nazioni vulnerabili, era stata posta grande attenzione anche sui finanziamenti per l’adattamento. Ci aspettavamo che questo tema sarebbe stato al centro del dibattito in Egitto, ma i risultati tangibili sono stati scarsi. L’anno scorso, i Paesi hanno concordato un quadro di riferimento per l’adattamento, basato sull’impegno assunto a Glasgow di raddoppiare i finanziamenti per l’adattamento a 40 miliardi di dollari entro il 2025. Tuttavia, l’enfasi sul tema dei finanziamenti si è affievolito nei successivi negoziati e si è concordato di produrre un rapporto in occasione della COP28 sui progressi compiuti in materia di adattamento. Di fatto sussistono ancora disaccordi di fondo tra le parti in merito alla forma che dovrebbe assumere l’agenda sull’adattamento, data la natura particolarmente complessa degli obiettivi da definire. Nel periodo che precede la COP28, i progressi su questo fronte sono stati scarsi e le negoziazioni tese. A differenza della riduzione delle emissioni, che ha il lusso di concentrarsi su una metrica chiara (la riduzione dei gas serra), la misurazione specifica dell’adattamento è complicata a causa delle molteplici e diverse attività che rientrano all’interno di questo tema. 

    Finora la maggior parte dell’attenzione degli investitori si è concentrata sulla gestione dei rischi di transizione, ma sono necessari nuovi approcci per valutare e gestire correttamente anche i rischi climatici fisici. Un tema, quest’ultimo, su cui noi di Columbia Threadneedle Investments abbiamo riflettuto e scritto molto nell’ultimo anno e riteniamo ci siano alcune considerazioni necessarie da fare quando si ha a che fare con questa tipologia di rischi all’interno dei propri investimenti. In primo luogo, è fondamentale comprendere al meglio gli strumenti usati nella gestione del rischio fisico, riconoscendo i limiti insiti nell’utilizzo di risultati prodotti da modelli climatici come dati rilevanti per gli investimenti. La maggior parte di questi modelli, a cui si ricorre per guidare le decisioni di investimento, sono nati per la ricerca accademica e i dati risultanti non rappresentano necessariamente lo strumento migliore o maggiormente adatto per designare i finanziamenti per la resilienza e l’adattamento. Auspichiamo quindi lo sviluppo di una nuova generazione di modelli a scala ridotta che possano aiutare a conseguire decisioni più granulari. In secondo luogo, ci preoccupa il fatto che gli attuali modelli macroeconomici per gli investimenti soffrano di carenze che potrebbero determinare una sottostima del rischio, come la mancanza di eventi climatici non lineari (tipping point), l’assenza di considerazione dei rischi associati e la sottostima degli impatti sulle catene di approvvigionamento. Tutto ciò può portare a un fraintendimento dell’entità del rischio. Vi sono poi ulteriori complicazioni nell’analisi di rischi e opportunità relative ai mercati emergenti e alle economie in fase di sviluppo, tra le quali la mancanza di dati sul campo, che rendono le stime dei rischi ancora più aleatorie per questi Paesi, comportando una maggiore incertezza dell’esposizione al rischio e una conseguente minor certezza nell’orientare gli investimenti.

    Guardando al futuro, riteniamo che questo settore necessiti maggiori competenze climatiche per aiutare a tradurre in chiave finanziaria i risultati dei modelli accademici utilizzati e sfruttare al meglio i dati climatici a nostra disposizione. In tal senso, si potrebbero trarre insegnamenti dalle istituzioni accademiche e dal settore assicurativo, che hanno trascorso decenni a integrare la ricerca metereologica e climatica nella classificazione e valutazione dei rischi connessi a questi fenomeni. Attualmente i dati sul rischio fisico si concentrano soprattutto sull’esposizione dell’emittente, piuttosto che sulla gestione. Per questo motivo, abbiamo voluto concentrare i nostri sforzi sul coinvolgimento delle aziende nella gestione del rischio fisico, per consentirci di ottenere una visione maggiormente approfondita e integrata del profilo di rischio complessivo, combinando i dati bottom-up ottenuti dalle aziende con quelli top-down forniti dai modelli di valutazione.

    Presente e futuro dell’adattamento climatico

    Sappiamo che il fabbisogno di investimenti per l’adattamento è oggi enorme: l’UNEP ha stimato che servirebbero 387 miliardi di dollari all’anno per realizzare le priorità nazionali in materia. Inoltre, siamo consapevoli che dovranno aumentare anche gli investimenti privati in questo specifico settore, in quanto i finanziamenti pubblici da soli non sono in grado colmare il gap finanziario. A nostro avviso, uno dei motivi dell’attuale scarsità e ampio divario nelle risorse per l’adattamento climatico risiede nella mancanza di chiarezza su cosa si intenda per attività di adattamento e ci auguriamo che la COP28 riesca a trovare una definizione chiara e condivisa da tutti. In secondo luogo, servono finanziamenti più chiari da parte dei governi per le soluzioni di adattamento, aiutando così gli investitori a garantire maggiore visibilità ai progetti, concretezza rispetto alla fattibilità degli stessi e un più tangibile potenziale ritorno sugli investimenti.

    Oggi i governi sono chiamati a presentare all’UNFCC dei “Piani nazionali di adattamento” che delineino le esigenze nazionali e le azioni da intraprendere; tuttavia, la maggior parte di questi progetti mancano di dettagli su costi e attuazione e non riescono a canalizzare in modo efficiente i capitali privati verso i progetti giusti. A tal proposito, ritorna centrale la capacità da parte degli investitori di poter valutare correttamente il rischio fisico; una migliore divulgazione a livello aziendale dell’esposizione a tale rischio e della sua gestione potrebbe spostare l’ago della bilancia nel grado di comprensione e valutazione dello stesso anche sul piano finanziario. Un simile processo consentirebbe infatti di incorporare questi dati nelle valutazioni bottom-up, anziché affidarci solo ai modelli top-down. L’incremento della domanda di divulgazione del rischio fisico da parte delle normative, quali la tassonomia dell’UE e l’obbligo di rendicontazione del TCFD (Task Force on Climate Related Financial Disclosures) nel Regno Unito, potrebbe supportare e implementare una comunicazione più granulare da parte delle aziende.

    Dall’altra parte, gli investitori dovrebbero impegnarsi direttamente con le proprie holding per ottenere informazioni più chiare sui rischi fisici e sui piani di adattamento e mitigazione dei rischi delle società in cui investono. Riteniamo, infatti, fondamentale analizzare e valutare i finanziamenti per il clima attraverso le lenti dell’adattamento e della mitigazione. Considerando che al momento non siamo sulla buona strada per limitare gli impatti climatici, i rischi fisici rappresentano un effetto da prevedere e considerare. Sappiamo che il modo più efficace per contrastare gli impatti più dannosi del cambiamento climatico è oggi quello di limitare le emissioni, ma è altrettanto evidente che i finanziamenti per l’adattamento e la mitigazione vanno di pari passo con la riduzione delle emissioni e che, per questo motivo, sarà cruciale colmare le lacune presenti oggi su questo fronte e identificare le migliori strategie per rendere effettiva l’Agenda della COP28 su questi due temi.