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Alzheimer, la svolta umanistica della medicina

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Pistoia – “Grazie al convegno sui Centri Diurni Alzheimer, Pistoia è ormai un importante punto di riferimento nazionale per lo studio della malattia, calvario di centinaia di migliaia di pazienti e delle loro famiglie”.
Con la messa a punto di nuove Linee Guida che insistono soprattutto sugli aspetti psicologici e riabilitativi della terapia, i massimi geriatri protagonisti della 5° edizione appena conclusa si sono dati appuntamento all’anno prossimo. E il professor Ivano Paci, presidente della Fondazione CARIPP che, come noto, sostiene in toto sia questa iniziativa, sia la Casa dell’Anziano ed i Centri Diurni di Pistoia, ne traccia il bilancio con ragionato orgoglio.“L’alta qualità degli interventi e la presentazione di tante nuove ricerche”, spiega, “confermano lo straordinario valore scientifico, sociale e umano del convegno. Un successo che ben ripaga l’impegno della Fondazione. Decisivo il contributo dell’Università di Firenze cui va anche il mio personale ringraziamento”.
Il professor Giulio Masotti, presidente onorario della Società italiana di Geriatria e Gerontologia, ha organizzato il convegno con i colleghi Carlo Adriano Biagini (USL 3 di Pistoia) e Alberto Cester (ULSS 13 di Dolo-Venezia), con un comitato scientifico coordinato dallo psicogeriatra Enrico Mossello. Non senza soddisfazione ricorda i dati sull’affluenza: circa 500 partecipanti intervenuti da tutta Italia, e fra questi molti specializzandi e laureandi in Medicina e nella altre professioni sanitarie, in particolare gli studenti dei corsi di fisioterapia e infermieristica delle sede staccata di Pistoia dell’Università di Firenze.
Per quanto riguarda i contenuti, Masotti insiste invece sull’orientamento umanistico dei nuovi approcci anti Alzheimer. “Il convegno”, spiega, “ha confermato che contro la demenza senile non esistono ancora farmaci efficaci. Non c’è la pasticca miracolosa che fa guarire. L’impasse della chimica sta però producendo un diverso miracolo nel campo dell’assistenza dove emergono modalità terapeutiche rivolte al lato umano della malattia. I pazienti sono sì incurabili farmacologicamente, ma restano persone con diritti e dignità da garantire, con cui è possibile stabilire efficaci canali di comunicazione e rallentare così il processo di declino”.
Da qui le non poche attività sperimentali presentate anche in questo 5° convegno: la pet therapy, i pet robot, la terapia verde (i giardini Alzheimer), il canto, l’arte, il linguaggio.
“L’ammissione di impotenza”, aggiunge il professore, “ha portato la medicina a riscoprire il rapporto umano, l’importanza di comunicare con questi malati con atteggiamento affettuoso e mediante linguaggi verbali e soprattutto non verbali, fino a risvegliare in loro interessi e vitalità altrimenti perduti. E i Centri Diurni sono strutture indispensabili perché, usando metodi opportuni, consentono ai pazienti e alle loro famiglie di condurre una vita quasi normale”.
Le nuove Linee Guida introducono a questo proposito concetti innovativi. Si parla infatti di riabilitazione cognitiva contro la persistente convinzione che nulla si possa fare per arrestare il declino delle facoltà mentali dei pazienti. Si parla di progettazione per l’Alzheimer perché i centri di accoglienza non siano semplici piccoli ospedali asettici e spersonalizzanti, bensì ambienti accoglienti e stimolanti dove i malati possano ritrovare il proprio vissuto.
Concetti come flessibilità, inclusione, collaborazione familiare-operatore mirano a pensare spazi per l’interazione, a costruire un clima nuovo, fino ad aprire i Centri Diurni alla società in generale perché non siano più solo “la casa dei dementi”, ma quella in cui le persone con demenza possano liberamente incontrare i loro amici e concittadini.

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