Tag: tumore

  • Stretta sul fumo di sigaretta ed e-cig: le associazioni di pazienti con tumore condividono e appoggiano le scelte del Ministero della Salute

    Stretta sul fumo di sigaretta ed e-cig: le associazioni di pazienti con tumore condividono e appoggiano le scelte del Ministero della Salute

    Roma, 20 gennaio 2023 – Oggi un italiano su 4 fuma e chi fuma ha un rischio decuplicato per diverse malattie, in particolare tumori del polmone e delle alte vie respiratorie. La nuova e pesante stretta in arrivo sul fumo di sigaretta, annunciata in questi giorni dal Ministro della Salute, Orazio Schillaci, che ha deciso di aggiornare e ampliare la Legge 3/2003, è una vera e propria guerra al tabagismo, in linea con quanto sostiene il Piano Europeo contro il cancro 2021, che si propone di creare una generazione di cittadini libera dal fumo entro il 2040, con meno del 5% della popolazione consumatrice di tabacco.

    Il Gruppo “La salute: un bene da difendere, un diritto da promuovere”, da anni al fianco delle persone con tumore per tutelarne i diritti, scende in campo ancora una volta e sulla “questione” fumo rifiuta qualunque alibi e si schiera dalla parte del Ministero della Salute nella lotta al vizio del fumo.

    «Apprezziamo molto le scelte decise dal Ministro Schillaci in merito al fumo di sigaretta, sia tradizionale che elettronica – dichiara Annamaria Mancuso, Presidente Salute Donna Onlus e Coordinatrice del Gruppo – condividiamo e appoggiamo appieno queste azioni, perché già da tempo le Associazioni che aderiscono al nostro progetto e si occupano di oncologia promuovono stili di vita corretti, soprattutto tra i giovani, per evitare che da adulti si ammalino di patologie gravi, anche incurabili. A volte, come nel caso della lotta al fumo, è necessario scegliere la strada del divieto e della limitazione, per far capire ai ragazzi quanto il tabacco è pericoloso per la salute individuale e collettiva. Ben venga l’estensione del divieto all’aperto in presenza di bambini e donne in gravidanza, la limitazione alle sigarette elettroniche e ai prodotti del tabacco riscaldati, l’eliminazione delle sale fumatori nei locali chiusi e l’estensione del divieto di pubblicità ai prodotti contenenti nicotina. Noi non vogliamo colpevolizzare i fumatori, anzi, vogliamo salvaguardare la loro salute e quella di chi non fuma. Il fumo crea dipendenza dalla quale è quasi impossibile uscire senza l’aiuto di esperti. Auspichiamo, quindi, che il Ministro della Salute Schillaci voglia anche potenziare i Centri antifumo laddove mancano e disincentivare i potenziali nuovi fumatori con politiche di riduzione del rischio».

    Il numero dei fumatori è in crescita: bisogna mettere in campo la prevenzione e stili di vita corretti come deterrenti al tabagismo, tutt’ora principale causa di morbilità e mortalità prevenibile in Italia. Dopo un periodo di stagnazione assistiamo a un aumento di 2 punti percentuali dei fumatori: erano il 22% nel 2019, ultimo anno di rilevazione pre-pandemia, oggi siamo al 24,2%, con una crescita che riguarda stavolta entrambi i sessi.

    Il 50% dei decessi oncologici potrebbe essere evitato intervenendo su fattori di rischio prevenibili come il fumo di tabacco.

    «Non giriamoci intorno – afferma Silvia Novello, Professore Ordinario di Oncologia Medica, Università degli Studi di Torino, Responsabile SSD Oncologia Polmonare, Dipartimento di Oncologia, AOU San Luigi Gonzaga Orbassano e Presidente WALCE Onlus – il fumo di sigaretta è il principale fattore di rischio per l’insorgenza dei tumori polmonari e ad esso è ascrivibile l’85%-90% di tutte queste neoplasie. Il rischio di sviluppare un tumore del polmone è direttamente proporzionale alla durata dell’esposizione al fumo di tabacco e al numero di sigarette fumate. Parliamo di un rischio circa 14 volte più alto nei pazienti fumatori rispetto ai non fumatori, che aumenta di 20 volte nei forti fumatori. D’altra parte, la cessazione tabagica riduce progressivamente e sensibilmente il rischio di tumore polmonare, per non parlare dell’effetto che il fumo ha su patologie non oncologiche (vascolari, cardiache, metaboliche, etc). Meglio ancora è non iniziare questa vera e propria dipendenza. WALCE, da più di 10 anni, disegna e coordina programmi di prevenzione primaria personalizzati a livello locale e nazionale, in collaborazione con le istituzioni».

    Il giro di vite nella lotta al tabagismo era già stato anticipato lo scorso novembre durante la prima stesura della Legge Finanziaria, quando il Governo annunciò l’aumento delle accise su sigarette e tabacco trinciato. La nuova stretta per i fumatori arriva a 20 anni dell’approvazione della Legge 3/2003 che ha esteso il divieto di fumare in tutti i locali al chiuso, ad eccezione dei privati. Il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, promette che le ragioni economiche, che pure il Ministero sta valutando, non prevarranno sulla tutela della salute.

    «Accogliamo con soddisfazione e supportiamo le misure allo studio del Ministero della Salute per disincentivare il fumo di tabacco, l’uso delle sigarette elettroniche e il tabacco riscaldato – dice Bruno Aratri, Presidente Associazione IPOP – Insieme per i Pazienti di Oncologia Polmonare – i dati più aggiornati sono molto allarmanti in termini sia di numero di utilizzatori, in crescita, sia della loro età sempre più bassa. Spezzare la dipendenza dalla nicotina è un risultato straordinario che consente di ridurre drasticamente il rischio di sviluppare il tumore del polmone; una riduzione tanto più rilevante, quanto più precoce è l’abbandono dell’abitudine al fumo. È necessario proseguire e rafforzare l’opera di prevenzione e divieto del fumo promuovendo ricerche indipendenti e campagna antifumo, investendo in programmi per la diagnosi precoce delle patologie ad esso correlate. Servono risorse finanziarie che si potrebbero ottenere con l’incremento di tasse sui prodotti del tabacco».

    La prevalenza più alta di fumatori maschi si registra nella fascia di età compresa tra 25-44 anni, mentre nella fascia d’età 45-64 anni si registra la prevalenza più alta di donne fumatrici.

    «Quanto proposto dal Ministro della Salute, Orazio Schillaci, è assolutamente opportuno e condivisibile ­– commenta Adriana Bonifacino, Presidente Fondazione IncontraDonna – perseguire gli obiettivi del Piano Europeo contro il cancro è prioritario. Un’attenzione particolare va posta ai bambini e agli adolescenti che si iniziano al fumo di sigaretta in età sempre più precoce. Gli stili di vita sono fondamentali per un risultato concreto sulla salute. La nostra Associazione auspica la realizzazione di campagne di sensibilizzazione su scala nazionale, di centri antifumo e ogni altra iniziativa concreta che possa promuovere sport, sana alimentazione e contrastare l’uso di sigarette e di tabacco riscaldato nel nostro Paese».

  • Il caso Mihajlovic e i diritti sul lavoro dei pazienti con tumore

    Roma, 8 settembre 2022 – Le Associazioni del Gruppo “La salute: un bene da difendere, un diritto da promuovere” esprimono la massima solidarietà a Sinisa Mihajlovic, allenatore di calcio licenziato da parte del Bologna FC. Una notizia non particolarmente rilevante o eccezionale nell’ambito sportivo: ma Sinisa Mihajlovic non è solo un campione, ex-giocatore e allenatore di calcio, è anche un paziente con tumore, che dal 2019 lotta contro la leucemia.

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  • Diritti sul lavoro per i pazienti con tumore: alla Camera la proposta di legge su periodo di comporto e indennità di malattia

    Roma, 9 luglio 2021 – Una maggiore tutela del diritto alla conservazione del posto di lavoro per i lavoratori dipendenti colpiti da tumore, attraverso l’esclusione dei giorni di assenza per la somministrazione ospedaliera delle terapie e per gli effetti collaterali delle terapie stesse dal cosiddetto “periodo di comporto”, e del diritto alla retribuzione per i lavoratori autonomi, con l’ampliamento del periodo previsto per il riconoscimento dell’indennità di malattia per i pazienti oncologici: sono i punti principali della proposta di legge a prima firma dell’Onorevole Enrica Segneri, che è stata appena calendarizzata in Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, entrando così nelle fasi avanzate dell’iter legislativo.

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  • Tumori. In 5 anni 31 nuove molecole disponibili in Italia

    Tumori. In 5 anni 31 nuove molecole disponibili in Italia

    Dal 2010 al 2014 commercializzate 49 terapie a livello globale. Il nostro Paese al quarto posto dopo USA, Germania e Regno Unito che però adottano sistemi diversi. Il prof. Pinto, presidente AIOM: “Rinnoviamo la richiesta del Fondo per i farmaci innovativi anche nel 2018. Serve un’alleanza fra clinici e Istituzioni”
    Madrid, 9 settembre 2017 – In cinque anni (2010 – 2014) nel mondo sono stati commercializzati 49 nuovi farmaci anticancro. L’Italia ha garantito la disponibilità a 31 di queste molecole innovative, collocandosi al quarto posto a livello mondiale dopo USA (41), Germania (38) e Regno Unito (37), e davanti a Francia (28), Canada (28), Giappone (24) e Spagna (23).

    Al Congresso della Società Europea di Oncologia Medica (ESMO, European Society for Medical Oncology) in corso a Madrid fino al 12 settembre l’attenzione dei clinici è concentrata sugli strumenti necessari per consentire l’accesso alle nuove terapie. “I sistemi di rimborsabilità concordati con l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) sono un esempio a livello internazionale – spiega il prof. Carmine Pinto, presidente nazionale AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) -. E il dato italiano è ancora più rilevante se consideriamo che i sistemi sanitari (privati o misti) degli USA e del Regno Unito rispondono a meccanismi diversi e non paragonabili al nostro che è universalistico. Nel 2016 in Italia sono stati stimati 365.800 nuovi casi di tumore, circa 1.000 ogni giorno: il 63% delle donne e il 54% degli uomini sconfiggono la malattia. Da un lato le nuove armi sempre più efficaci dall’altro l’alto livello delle cure consentono all’Italia di porsi nei primi posti in Europa per numero di guarigioni”. In particolare la sopravvivenza a 5 anni è più alta rispetto a quella dei Paesi dell’Europa centrale e settentrionale. Dato evidente nei cinque tumori più frequenti: colon (Italia 65,5%; Europa Centrale 60,5%; Europa Settentrionale 59%), seno (rispettivamente 87,1%; 83,9%; 84,7%), prostata (91,5%; 88%; 84,9%), polmone (15,8%; 14,8%; 12,2%) e vescica (79,5%; 67,9%; 73%). Il costo del cancro a livello mondiale è destinato a crescere in maniera esponenziale: è passato da 84 miliardi di dollari nel 2010 a 113 nel 2016. E si prevede un aumento fino a 150 miliardi nel 2020.

    I farmaci antineoplastici (e immunomodulatori) rappresentano nel nostro Paese la prima categoria terapeutica con un costo di quasi 4,5 miliardi di euro nel 2016, anche se la voce maggiore di spesa per l’assistenza oncologica non è rappresentata dai farmaci. “Il Governo italiano – continua la dott.ssa Stefania Gori, presidente eletto AIOM – lo scorso anno ha introdotto, su forte richiesta della nostra società scientifica, uno strumento importante per garantire la sostenibilità, un Fondo di 500 milioni di euro destinato ai farmaci oncologici innovativi. Rilanciamo anche per il 2018 la richiesta di risorse dedicate, che dovrebbero diventare parte integrante di un più ampio ‘Patto contro il cancro’. Chiediamo alle Istituzioni un programma ed una regia unici nazionali contro i tumori, che garantiscano una strategia unitaria per combattere la malattia dalla prevenzione alle terapie fino alla riabilitazione, dall’accompagnamento di fine vita, all’umanizzazione dell’assistenza fino alla ricerca, in grado così di incidere a 360 gradi sull’impatto di questa patologia nel nostro Paese. Potremmo in questo modo delineare un modello italiano di condivisione della lotta alla malattia fra clinici, pazienti e Istituzioni”.

    In questa prospettiva dovrebbero inserirsi anche i nuovi criteri per definire l’innovatività di un farmaco stabiliti dall’AIFA a marzo 2017. “La deliberazione – sottolinea il prof. Pinto – è molto importante perché ha reso accessibile il Fondo di 500 milioni di euro. Nel 2016 la Commissione tecnico scientifica dell’agenzia regolatoria ha attribuito il carattere dell’innovatività a sei farmaci di cui 2 in ematologia e 4 in oncologia medica. In base a questi nuovi criteri, dovrebbero essere valutati nei prossimi mesi ulteriori farmaci anticancro realmente innovativi che potranno essere resi disponibili ai pazienti rientrando così nel Fondo. Si tratta da un lato di molecole completamente nuove, dall’altro di trattamenti già in uso e rimborsabili ma che hanno ricevuto dall’AIFA un’estensione delle indicazioni. Lo schema proposto per la valutazione si basa su un criterio multidimensionale che tiene conto di tre elementi fondamentali: il bisogno terapeutico, il valore terapeutico aggiunto e la qualità delle prove (cioè la robustezza degli studi clinici). I farmaci innovativi dovrebbero essere inseriti nel Fondo in aderenza ai principi stabiliti dall’AIFA. Chiediamo quindi che venga previsto anche per il 2018 un adeguato Fondo Nazionale per i farmaci innovativi in Oncologia e che questo Fondo sia destinato alla copertura dei costi non solo dei farmaci ma anche dei test richiesti dal regolatorio per gli stessi farmaci”.

    Oltre all’accesso alle nuove terapie, un “capitolo” del “Patto contro il cancro” dovrebbe essere costituito dalla qualità della vita delle persone colpite dalla malattia, che sta diventando un parametro sempre più importante per valutare l’efficacia dei trattamenti. “La collaborazione con le associazione dei pazienti è consolidata – conclude il prof. Pinto -. Va ricordata in questo senso la versione italiana dei PRO-CTCAE (Patient Reported Outcomes – Common Terminology Criteria for Adverse Event) disponibile sul sito del National Cancer Institute. Si tratta di un questionario utilizzato nelle ricerche cliniche negli USA e in altri Paesi: il paziente, mediante la compilazione dei PRO-CTCAE, segnala in autonomia e in maniera dettagliata gli effetti collaterali delle terapie anti-tumorali. Il progetto è stato realizzato grazie alla collaborazione di oltre 200 malati in 15 centri oncologici italiani che hanno partecipato alle fasi di verifica della comprensione e validazione di questo strumento”.

  • Tumori: “Diminuiscono i decessi in Italia, -1134 morti nel 2013

    Tumori: “Diminuiscono i decessi in Italia, -1134 morti nel 2013

    Roma, 22 marzo 2017 – Per la prima volta diminuiscono in Italia i decessi per tumore: 1.134 morti in meno registrate nel 2013 (176.217) rispetto al 2012 (177.351). Migliore adesione ai programmi di screening, efficacia delle campagne di prevenzione e nuove armi stanno evidenziando risultati significativi. Passi in avanti ottenuti anche grazie all’oncologia di precisione che determina una vera e propria rivoluzione del modo di “pensare” il cancro: l’obiettivo è individuare le singolarità genetiche dei diversi tipi di tumore, per impostare la cura in rapporto alle esigenze di ogni paziente.

    A questo nuovo approccio l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) dedica un convegno nazionale che si svolge oggi al Ministero della Salute. “In diciassette anni (1990-2007) i cittadini che hanno sconfitto il cancro nel nostro Paese sono aumentati del 18% (uomini) e del 10% (donne) – afferma il prof. Carmine Pinto, presidente nazionale AIOM -. Oggi sappiamo che non esiste ‘il’ tumore ma ‘i’ tumori e che la malattia si sviluppa e progredisce diversamente in ogni persona. Perché il paziente possa ricevere una terapia di precisione sono necessarie una diagnosi accurata e una definizione del profilo molecolare della malattia con test specifici. La diagnosi può essere garantita attraverso il lavoro di laboratori di qualità in grado di fornire risultati standardizzati che supportino il lavoro dei clinici.

    L’oncologia di precisione cambia anche il concetto di appropriatezza, diventa cioè necessario verificare se il paziente riceva il test molecolare e la terapia indicati. In questo modo si possono ottenere risparmi notevoli per il sistema evitando trattamenti inutili e le conseguenti tossicità per i pazienti”. Oggi sono disponibili terapie mirate per alcuni dei tumori più frequenti (colon-retto, seno, polmone e stomaco). “All’identificazione di un fattore molecolare con ruolo predittivo deve far seguito una terapia mirata, perché questo è l’unico modo di migliorare l’aspettativa di vita dei malati – sottolinea la prof.ssa Paola Queirolo, Responsabile del DMT (Disease Management Team) Melanoma e Tumori cutanei all’IRCCS San Martino IST di Genova -. Un caso esemplare è quello del melanoma che fa registrare ogni anno nel nostro Paese quasi 14mila nuovi casi. In questo tumore della pelle funzionano trattamenti a bersaglio molecolare che agiscono su specifiche alterazioni a carico del DNA della cellula tumorale. In particolare circa il 50% dei pazienti presenta la mutazione del gene BRAF-V600. Prima dell’arrivo di queste armi innovative, la sopravvivenza mediana in stadio metastatico era di appena 6 mesi, con un tasso di mortalità a un anno del 75%.

    Queste nuove molecole hanno aperto un ‘nuovo mondo’ non solo in termini di efficacia e attività ma anche di qualità di vita per la bassissima tossicità e la facile maneggevolezza”. L’AIOM ha costituito un tavolo di lavoro permanente con la Società Italiana di Anatomia Patologica e Citopatologia (SIAPEC-IAP) per la caratterizzazione molecolare delle neoplasie in funzione terapeutica. “Da più di 10 anni – continua il prof. Paolo Marchetti, Direttore dell’Oncologia Medica all’Ospedale Sant’Andrea di Roma – abbiamo unito gli sforzi per redigere le raccomandazioni che permettono di definire con precisione le caratteristiche biologiche di cinque tipi di cancro: al seno, al colon-retto, al polmone, allo stomaco e il melanoma. La collaborazione tra oncologo e patologo è fondamentale per realizzare un approccio personalizzato alla cura del paziente. Ciò che l’anatomopatologo scrive nel referto diventa infatti uno dei pilastri fondamentali delle successive scelte terapeutiche”. La qualità dei test molecolari nel tempo è molto migliorata proprio grazie all’impegno delle due società scientifiche. “Abbiamo promosso controlli di qualità nazionali dei centri di patologia molecolare – continua il prof. Pinto –. Si tratta di un passaggio fondamentale per garantire nell’intero territorio la possibilità di accesso a test molecolari validati. Uno dei requisiti indispensabili per la reale istituzione delle reti oncologiche regionali è rappresentato proprio dalla identificazione dei laboratori di riferimento per i test di biologia molecolare.

    Come evidenziato in un editoriale pubblicato su una famosa rivista scientifica, il New England Journal of Medicine, abbiamo solo cominciato a parlare delle potenzialità della medicina di precisione e siamo ben lontani dal raggiungimento dell’obiettivo finale”. Una delle caratteristiche di questo approccio è la multidisciplinarietà. “La collaborazione fra diversi saperi è un fattore essenziale per governare la complessità che deriva dal considerare ogni paziente come potenzialmente unico – spiega il dott. Claudio Cricelli, presidente della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG) -. Inoltre i tumori stanno diventando sempre più patologie croniche con cui i pazienti possono convivere a lungo, questo si traduce in una presa in carico crescente da parte dei medici di famiglia. L’oncologia di precisione deve affrontare la sfida della complessità: lo studio di ogni singolo paziente nella sua peculiarità porterà a un aumento esponenziale dei dati, sia qualitativo sia quantitativo. I medici di famiglia possono offrire un supporto fondamentale agli specialisti nel ‘governare’ questa mole di informazioni, un’esperienza che la SIMG ha sviluppato da tempo grazie al database Health Search”. Per la prima volta l’AIOM dedica all’oncologia di precisione un progetto nazionale, con la distribuzione in tutte le oncologie italiane di un opuscolo strutturato come un dialogo fra il presidente Pinto e Jorge Lorenzo, per cinque volte campione del mondo di motociclismo.
    “Abbiamo deciso con entusiasmo di sostenere il progetto dell’AIOM – conclude il dott. Luigi Boano, General Manager Novartis Oncology Italia – che avrà un impatto positivo per i pazienti e per il sistema sanitario. Novartis è da anni impegnata nell’Oncologia di Precisione, per sviluppare farmaci sempre più efficaci contro il cancro, che migliorino la sopravvivenza dei pazienti e la loro qualità della vita, nel rispetto della sostenibilità del sistema”.

  • TUMORI, LA RICERCA ITALIANA È AI VERTICI MONDIALI.

    TUMORI, LA RICERCA ITALIANA È AI VERTICI MONDIALI.

    ASCIERTO NEL CONSIGLIO DIRETTIVO DELLA SOCIETY FOR MELANOMA RESEARCH. Resterà in carica tre anni. Dal 6 al 9 novembre a Boston il congresso della società scientifica. Il Direttore dell’Oncologia del Pascale di Napoli: “Il nostro Paese ha sempre coinvolto il maggior numero di pazienti negli studi internazionali”. È la terza neoplasia più frequente negli under 50

    Napoli, 2 novembre 2016 – Prestigioso riconoscimento del valore della ricerca scientifica italiana. Paolo Ascierto, direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Nazionale Tumori Fondazione ‘G. Pascale’ di Napoli, è stato nominato membro dello Steering Committee, cioè del Consiglio direttivo della Società internazionale per la ricerca sul melanoma (Society for Melanoma Research). È l’unico italiano a ricoprire, da novembre per i prossimi tre anni, questa importante carica. Nel mondo ogni anno si registrano più di 232mila nuovi casi di questo tumore della pelle.

    In Italia nel 2016 sono stimate 13.800 nuove diagnosi, in costante crescita soprattutto fra i giovani: è la terza neoplasia più frequente in entrambi i sessi al di sotto dei 50 anni. “Grazie alla ricerca, oggi abbiamo a disposizione armi efficaci contro questa neoplasia in fase avanzata – spiega il prof. Ascierto, che è anche presidente della Fondazione Melanoma-. Per circa trent’anni non vi sono state reali alternative terapeutiche: la chemioterapia infatti non è mai stata efficace in questa malattia. Il 2011 è stato l’anno della svolta con l’introduzione della prima molecola immuno-oncologica che permette sopravvivenze a 10 anni nel 20% dei pazienti. Possiamo quindi parlare di cronicizzazione, un risultato impensabile prima dell’arrivo di queste terapie, visto che la sopravvivenza mediana in stadio metastatico era di appena 6 mesi, con un tasso di mortalità a un anno del 75%. Oggi si stanno aprendo importanti prospettive grazie alla combinazione delle nuove armi immuno-oncologiche. E l’Italia è sempre stata in prima linea in queste ricerche arruolando il maggior numero di pazienti”. Il Congresso della Society for Melanoma Research, in cui entrerà in carica il nuovo Steering Committee, si svolgerà a Boston dal 6 al 9 novembre.

  • Tumori: 9 cittadini su 10 chiedono un’informazione corretta

    Tumori: 9 cittadini su 10 chiedono un’informazione corretta

    Milano, 18 giugno 2015 – L’89% dei cittadini sente l’esigenza di un’informazione medico-scientifica corretta. Ma per il 40% i media (giornali, Tv, Internet) non sanno rispondere a questa richiesta quando affrontano l’argomento “tumore”. Prevenzione primaria, diagnosi precoce e stato della ricerca sono i temi su cui gli italiani vorrebbero più notizie in campo oncologico. E il termine “tumore” per il 63% fa meno paura rispetto a “cancro”. Questi risultati emersi da un’indagine FAVO (Federazione delle Associazioni di Volontariato in Oncologia) su più di 800 cittadini sottolineano l’esigenza di stabilire un nuovo rapporto fra clinici e media.

    [easy_ad_inject_1]“È compito di una moderna società scientifica anche diventare garante della buona informazione – spiega il prof. Carmine Pinto, presidente nazionale AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) -. Per questo promuoviamo il primo corso per giornalisti medico-scientifici e oncologi. I due mondi devono imparare a conoscere le reciproche esigenze per rispondere alla richiesta di buona informazione da parte dei cittadini. Il giornalista si aspetta dalla medicina risposte chiare e certezze, mentre la medicina spesso produce dubbi e domande alle quali tenta di rispondere. È possibile trovare una mediazione tra il rigore del linguaggio scientifico e il carattere necessariamente divulgativo di quello giornalistico. Vogliamo offrire ai clinici gli strumenti per comunicare con i media. Un medico non deve temere di essere considerato poco professionale se parla ai cittadini con un linguaggio semplice e chiaro, semplificando le informazioni perché siano comprese meglio dal pubblico. In medicina la parola ‘cancro’ non ha più il significato di spettro e il suo volto è cambiato. Oggi si può guarire, le terapie sono rispettose della qualità di vita. Ed è responsabilità dei media, non solo dei clinici, far conoscere ai cittadini ciò che la scienza ha ormai conquistato: da molti tumori oggi si guarisce”.

    Il corso si svolge oggi e domani all’Università di Parma con il patrocinio dell’Ateneo emiliano e dell’UNAMSI (Unione Nazionale Medico Scientifica di Informazione).

    “Ogni giornata prevede due sessioni – sottolinea la dott.ssa Stefania Gori, segretario nazionale AIOM -. Nella prima il ruolo di docenti sarà svolto dai clinici. Fra i temi principali che verranno approfonditi: come divulgare in modo corretto i successi (anche parziali) della lotta contro il cancro; scegliere le notizie e regolarne il flusso; leggere un lavoro clinico; seguire un congresso internazionale e capire le novità; le nuove frontiere della lotta al cancro e la ricerca traslazionale. Il modo di comunicare i temi medico-scientifici negli ultimi decenni è cambiato radicalmente. Questi argomenti, fino a una ventina di anni fa, erano per definizione di nicchia e confinati nelle riviste specialistiche. Oggi invece è grande la ‘sete’ di notizie sulla salute”.

    Secondo una recente rilevazione, il 32% degli articoli pubblicati nei principali quotidiani toccano, in qualche modo, temi medico-scientifici. Una percentuale impensabile fino a un ventennio fa. E, come evidenziato da un’indagine Censis, la salute si colloca al primo posto tra gli argomenti più interessanti scelti dai lettori dei settimanali (con il 26,8% delle preferenze rispetto al 20% di 5 anni prima), seguita da “tematiche femminili” (22%) e dalla cucina/gastronomia (21%).

    “Il cancro rientra fra i temi di salute più importanti ma dovrebbe essere affrontato al meglio – conclude il prof. Pinto -. È indispensabile che le notizie non vengano distorte suscitando speranze infondate o allarmismi pericolosi. Talvolta scienziati serissimi, per l’ansia di comunicare i risultati positivi di una nuova ricerca che forse darà frutti solo nell’arco di alcuni anni, enfatizzano le loro scoperte. E spesso i giornalisti, presi dalla frenesia della notizia, dimenticano che ad esempio la parola ‘imminente’ in medicina può significare anche cinque o dieci anni. Il giornalista scientifico non può sconfinare in una comunicazione superficiale e ad effetto, perché si occupa della vita delle persone. Informazione e medicina sono due facce della stessa medaglia, con un obiettivo comune: l’interesse dei cittadini e dei pazienti”.

    Nella seconda sessione del Corso le parti si invertiranno e i giornalisti insegneranno ai camici bianchi, ad esempio, il modo in cui comunicare la notizia medico-scientifica al pubblico, le tipicità dei diversi mezzi d’informazione (tv, radio, internet, agenzie di stampa, quotidiani e settimanali), come funziona il quotidiano e come utilizzare al meglio i new media.
    AIOM
    Intermedia

  • Fondazione Veronesi, Sms solidale per bambini malati di tumore

    Fondazione Veronesi, Sms solidale per bambini malati di tumore

    campagna Fondazione VeronesiVarese, 18 febbraio 2015 – Garantire ai bambini malati di tumore le cure più efficaci, per aumentare la probabilità di successo delle terapie e migliorare la loro qualità della vita. Questo lo scopo della campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi con SMS solidale al 45595 lanciata da Fondazione Umberto Veronesi fino al 23 febbraio 2015. L’iniziativa rientra nel progetto Gold for Kids, promosso dalla Fondazione per sostenere le cure mediche nell’oncologia pediatrica e per promuovere l’informazione e divulgazione scientifica in questo ambito.

    [easy_ad_inject_1]Ogni anno in Italia si ammalano di cancro circa 1.600 bambini (fino a 14 anni) e 1.000 adolescenti (fra 15 e 19 anni). I tumori maligni in età pediatrica sono un evento relativamente raro, ma che ha un grande impatto sui pazienti e le loro famiglie. Il 70% dei tumori infantili guarisce (con percentuali che arrivano all’80-90% nel caso di leucemie e linfomi), ma le neoplasie rappresentano comunque la prima causa di morte per malattia nei bambini.

    Per essere curati al meglio, i piccoli pazienti devono essere arruolati in un protocollo di cura, che garantiscono elevati standard internazionali e le migliori terapie disponibili rispetto alle cure non strutturate. I protocolli però hanno costi aggiuntivi quasi sempre a carico dei centri di cura che spesso non hanno i fondi necessari per attivarli.
    I fondi raccolti grazie a questa campagna della Fondazione Umberto Veronesi serviranno proprio per contribuire a finanziare questi protocolli di cura, che permetteranno ai bambini di usufruire delle terapie migliori per ogni forma di tumore.

    Nel nostro paese, infatti, l’oncologia pediatrica sta vivendo un periodo di grandi difficoltà a causa di un decreto ministeriale del 2009, deliberato per adeguarsi a una Direttiva Europea, che ha aumentato i costi di avviamento dei protocolli di cura, rendendoli difficilmente accessibili se a carico delle sole strutture ospedaliere. Le conseguenze sono state irrilevanti per gli studi clinici nell’adulto (i cui costi vengono prevalentemente coperti dalle case farmaceutiche), ma sono invece drammatiche nell’oncologia pediatrica, i cui costi devono essere affrontati interamente dagli ospedali.

    Nello specifico, la raccolta fondi con SMS solidale promossa dalla Fondazione Umberto Veronesi ha l’obiettivo di coprire i costi del protocollo EuroNet PHL-C2, uno studio internazionale sul linfoma di Hodgkin di bambini e adolescenti, coordinato dal Centro Regionale Oncologico di Aviano (PN), per curare 500 pazienti in 5 anni. Il linfoma è un tumore che si origina nel sistema linfatico, cioè quel sistema di cellule e tessuti che hanno il compito di difendere l’organismo dai patogeni esterni e dalle cellule anomale e di garantire la circolazione dei fluidi nell’organismo. Dal momento che il tessuto linfatico è presente come una rete in tutto l’organismo, il linfoma di Hodgkin si può sviluppare in diversi organi, anche se molto spesso prende origine dai linfonodi di collo, torace e braccia.
    Fondazione Umberto Veronesi

  • E’ made in Italy la nuova via per la cura del tumore al seno triplo-negativo

    E’ made in Italy la nuova via per la cura del tumore al seno triplo-negativo

    Tumori
    Tumore del seno

    San Antonio (USA), 11 dicembre 2014 – La ricerca scientifica italiana apre una nuova via per il trattamento del tumore della mammella triplo-negativo, che interessa circa il 12-17%[1] dei casi di tumore mammario. L’associazione tra paclitaxel, uno dei taxani maggiormente impiegati nella chemioterapia per questa forma neoplastica, e reparixin, farmaco frutto della ricerca Dompé somministrato per via orale, appare sicura e ben tollerata nelle donne con tumore mammario metastatico, senza interferenze farmacologiche tra le due molecole. A dirlo è uno studio di Fase Ib condotto nei principali centri di ricerca oncologica negli Stati Uniti e coordinato dalla Dottoressa Anne Schott, della University of Michigan, presentato alla 37° edizione del San Antonio Breast Cancer Symposium (San Antonio, Texas, 9-13 dicembre), il congresso di riferimento a livello mondiale sul tumore della mammella.

    La ricerca, fondamentale per lo sviluppo di un nuovo approccio terapeutico espressamente mirato alle cellule staminali del cancro, target specifico dell’azione di reparixin, ha preso in esame donne con tumore mammario metastatico HER-2 negativo che non avessero ricevuto più di tre trattamenti chemioterapici precedenti, senza metastasi cerebrali. Le pazienti sono state suddivise in tre diversi gruppi, con dose a scalare di reparixin in combinazione con dosi fisse di paclitaxel (rispettivamente paclitaxel 80 mg/m2 + reparixin 400 mg oppure paclitaxel 80 mg/m2 + reparixin 800 mg o paclitaxel 80 mg/m2 + reparixin 1200 mg). Il profilo di sicurezza e tollerabilità dell’associazione dei due farmaci è risultato estremamente soddisfacente: in molte pazienti il trattamento con reparixin è proseguito per oltre sei mesi, così come il monitoraggio del processo evolutivo delle cellule staminali tumorali, la cui presenza sembrerebbe essere stata ridotta grazie al trattamento con il farmaco. Anche se preliminari, sono disponibili alcuni dati sull’efficacia, con una significativa percentuale di pazienti che continua a mostrare risposte cliniche nel trattamento a lungo termine. “I risultati dello studio sono estremamente incoraggianti per lo sviluppo futuro di reparixin – spiega Anne Schott, Associate Professor of Internal Medicine, University of Michigan. La molecola ha come bersaglio il recettore espresso dalle cellule staminali tumorali. Queste cellule hanno la capacità di riprodursi senza essere significativamente “toccate” dalla chemioterapia standard e rappresentano un target ideale per un trattamento che possa essere somministrato in completa sicurezza in associazione alla chemioterapia”.

    Reparixin è un inibitore a basso peso molecolare di CXCR1/2 che negli studi sperimentali ha dimostrato di poter ridurre le cellule staminali tumorali se somministrato da solo o in associazione con chemioterapia con farmaci della famiglia dei taxani. Con reparixin si punta ad inibire l’attività del “motore” dell’infiammazione per tenere sotto controllo lo sviluppo delle cellule staminali del tumore della mammella e, potenzialmente, anche di altre neoplasie, oltre che a modificare il microambiente che ne consente lo sviluppo.

    Nonostante i rilevanti sviluppi nella terapia dei tumori registrati negli ultimi anni, le cellule staminali tumorali rappresentano ancora una sfida aperta per la moderna oncologia. Queste “roccaforti” del tumore, infatti, spesso risultano inattaccabili dalle terapie attualmente disponibili, conservando altresì al loro interno le caratteristiche genetiche per dar vita a nuove unità tumorali pronte a ridare fiato alla malattia e a sviluppare metastasi, poiché questi trattamenti non sarebbero in grado di distruggerle completamente.

    “Il bisogno terapeutico correlato al tumore della mammella triplo-negativo è oggi una sfida importante nell’ambito della ricerca scientifica in oncologia. – afferma Eugenio Aringhieri, Amministratore Delegato Gruppo Dompé. Queste neoplasie non possono trarre vantaggio da terapie mirate e hanno come unico possibile trattamento medico la chemioterapia, che purtroppo non ha un’attività specifica sulle cellule staminali del cancro. Reparixin, sviluppato dalla ricerca del Gruppo Dompé, rappresenta il primo trattamento specifico per le cellule staminali tumorali attualmente in sviluppo. Un percorso sicuramente ancora pieno di domande che vedrà coinvolti oltre 60 centri di ricerca in oncologia in Europa e Stati Uniti, ma che affrontiamo con determinazione e senso di responsabilità. L’obiettivo è infatti quello di valutare le potenzialità terapeutiche della molecola, a tutela della vita delle donne colpite da questa forma tumorale”.

  • Torino, il 19 settembre parte il primo festival al mondo sulla prevenzione dei tumori

    Torino, il 19 settembre parte il primo festival al mondo sulla prevenzione dei tumori

    cancro? no grazie
    cancro? no grazie

    Torino, 15 settembre 2014 – La lotta ai tumori scende in piazza a Torino. Il capoluogo piemontese è infatti la prima città al mondo a ospitare “Cancro? No grazie”, il Festival della prevenzione e dell’innovazione in oncologia, dal 19 al 21 settembre 2014. Tre giorni di incontri nelle vie del centro, nelle scuole, con gli anziani, nello stadio, meeting scientifici e altri eventi per portare ai cittadini un messaggio fondamentale: contro i tumori si deve giocare d’anticipo. Perché con uno stile di vita corretto si evita il 40% di neoplasie. L’innovazione farmacologica e diagnostica, inoltre, contribuisce a diminuire la mortalità: eclatante il caso del cancro al seno, che fa registrare un -10% all’anno. Uno dei pilastri della prevenzione è l’esercizio fisico, che nel 2015 a Torino sarà protagonista assoluto.

    La città è stata eletta Capitale europea dello sport e il Festival è un’importante anteprima del programma dell’anno prossimo. “Nel 2013 in Italia si sono registrate 366mila nuove diagnosi di cancro, oltre 6.000 a Torino – commentano il prof. Mario Airoldi, Direttore della Struttura Complessa Oncologia della Città della Salute di Torino e il dott. Mario Clerico, Direttore del Dipartimento di Oncologia dell’Azienda Sanitaria Locale di Biella –. Alla fine degli anni Settanta poco più del 30% delle persone colpite da tumore sconfiggeva la malattia. Nei Novanta era diventato quasi il 47%, oggi sfioriamo il 60%. Merito soprattutto dell’innovazione scientifica, che ha prodotto armi sempre più efficaci per contrastare la patologia. Il vero obiettivo, però, è agire molto prima, anticipando ogni possibile rischio. Come? È semplice, basta alimentarsi correttamente, rimanere attivi a ogni età e stare attenti a vizi come fumo e alcol. Ma sono imprescindibili anche gli esami di screening, che identificano eventuali masse tumorali molto piccole. Il Piemonte è una regione virtuosa: grazie ai programmi del CPO (Centro Prevenzione Oncologica), nel 2012 è stato invitato a sottoporsi a mammografia il 74% delle donne in target (50-69 anni), con un’adesione del 65%. A fronte di una media nazionale del 57,5%. Qui inoltre, grazie alla Rete Oncologica, assicuriamo un’assistenza eccellente e conteniamo i costi”. Il Festival, organizzato dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), dalla Fondazione “Insieme Contro il Cancro” e da Healthy Foundation, coinvolge numerosi testimonial sportivi: Massimiliano Allegri, Valentina Vezzali, Antonio Nocerino, Aldo Montano, Ciro Ferrara e Maurizio Damilano. Questi grandi campioni prenderanno parte ai vari momenti previsti nella tre giorni (programma scaricabile dal sito www.cancronograzie.org), con il diretto coinvolgimento dell’Assessore allo Sport, Stefano Gallo. L’obiettivo è portare il messaggio della prevenzione e dell’innovazione ogni anno in una città diversa, organizzando così una manifestazione itinerante, unica nel panorama mondiale. “Dobbiamo coinvolgere sempre più i giovani e il sistema educativo – aggiunge il prof. Stefano Cascinu, Presidente nazionale AIOM –. I comportamenti scorretti in età adolescenziale vengono pagati dopo decenni. Ecco perché la nostra Società scientifica da anni entra nelle scuole a spiegare l’importanza della prevenzione, grazie anche alla popolarità e all’immagine degli atleti. Venerdì mattina saremo all’Istituto “Plana”, per una chiacchierata con gli studenti e un calciatore di Serie A sugli stili di vita. Sabato invece all’Istituto “Grassi”. Poi incontreremo i cittadini nelle piazze Carignano e Carlo Alberto”. Durante il Festival, realizzato a costo zero per le Istituzioni grazie a un educational grant di Roche, verranno distribuiti gadget utili come opuscoli informativi, metro per misurare il girovita e contapassi. Domenica mattina si terrà l’evento pubblico conclusivo: una passeggiata per le vie del centro, con guide turistiche gratuite, per unire il piacere della visita culturale alla camminata. “L’Organizzazione Mondiale della Sanità stabilisce in 5.000 passi, circa 3km, la distanza minima da coprire ogni giorno per ridurre il rischio di numerose malattie, compresi i tumori – spiega il prof. Francesco Cognetti, Presidente della Fondazione “Insieme Contro il Cancro” –. Non solo: dati scientifici dimostrano come l’esercizio fisico giovi anche ai pazienti oncologici. Svolge infatti un effetto protettivo nelle donne con neoplasia della mammella. Con 20 minuti di attività quotidiana il rischio di ricaduta diminuisce del 40%. Un beneficio ancora più evidente nelle persone in sovrappeso. Infine, domenica sera saremo allo Stadio Olimpico durante Torino-Verona per distribuire altri opuscoli e sondaggi ai tifosi, in modo da indagare lo stile di vita di una fascia di popolazione eterogenea”.

    L’Italia è ultima in Europa nei programmi di prevenzione. In queste iniziative viene investito solo lo 0,5% della spesa sanitaria complessiva, contro una media UE del 2,9%. Ben al di sopra si collocano Germania (3,2), Svezia (3,6), Olanda (4,8) e Romania (6,2). Nel nostro Paese la diffusione degli screening per il tumore alla cervice e al seno è inferiore rispetto alla media OCSE. Nelle Nazioni occidentali stanno diventando sempre più pressanti le esigenze di sostenibilità economica determinate da una domanda di salute crescente. In particolare in Italia, dove la popolazione è fra le più vecchie del mondo e si prevede che entro il 2030 il 30% avrà oltre 65 anni. “Per questi motivi abbiamo deciso letteralmente di scendere in piazza per spiegare di persona ai cittadini come rimanere in forma – conclude il prof. Airoldi –. Ne va anche della sostenibilità di tutto il sistema. Per ogni euro investito nello sport e nell’esercizio fisico, se ne risparmiano tre nella sanità”.
    “Cancro? No grazie”
    Intermedia

  • Tumore del seno: ricercatori INT scoprono un meccanismo responsabile delle metastasi

    Tumore del seno: ricercatori INT scoprono un meccanismo responsabile delle metastasi

    Tumori
    Tumore del seno

    Milano, 4 settembre 2014 – Uno studio condotto da Claudia Chiodoni e dal gruppo di ricerca guidato da Mario Paolo Colombo, direttore della Struttura Complessa di Immunologia Molecolare dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e pubblicato dalla rivista scientifica Cancer Research, ha identificato un nuovo meccanismo responsabile delle metastasi nel carcinoma mammario che coinvolge una proteina della matrice extracellulare, chiamata “osteopontina”, normalmente presente al di fuori delle cellule e coinvolta nella regolazione di diversi processi fisiologici tra cui la stessa sopravvivenza cellulare.

    L’osteopontina può essere prodotta sia dalle cellule tumorali sia dalle cellule mieloidi del sistema immunitario, globuli bianchi che invece di rilasciare osteopontina all’esterno, la trattengono dentro la cellula. Mentre l’osteopontina prodotta dalla cellula tumorale ne assicura la sopravvivenza in un ambiente ostile, quella ritenuta all’interno dei globuli bianchi contribuisce alla loro attività immunosoppressiva, cioè protegge le cellule tumorali che stanno formando la metastasi dall’attacco immunologico.

    Lo studio, condotto prima in laboratorio su modelli animali, è stato poi esteso all’analisi delle metastasi polmonari di pazienti con carcinoma al seno. In queste metastasi, a conferma di quanto scoperto, è stata evidenziata la presenza di cellule mieloidi contenenti osteopontina.
    Questa scoperta sarà rilevante per sviluppare futuri farmaci in grado di contrastare le molteplici azioni dell’osteopontina nello sviluppo delle metastasi.

    Nonostante i recenti progressi nella prevenzione e nella diagnosi precoce e i nuovi approcci terapeutici volti a colpire specifici bersagli molecolari, le metastasi del carcinoma mammario rappresentano una delle maggiori cause di decesso nella popolazione femminile.

    “L’identificazione dei meccanismi responsabili della disseminazione metastatica e delle cellule, tumorali e non, coinvolte in tale processo è di vitale importanza – spiega Mario Paolo Colombo direttore della Struttura Complessa di Immunologia Molecolare dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano – Infatti anche cellule normali, quali fibroblasti, cellule endoteliali e cellule del sistema immunitario, possono contribuire in modo attivo allo sviluppo del tumore al processo metastatico. Inoltre, la matrice extra cellulare, una volta ritenuta solo un supporto meccanico e strutturale per la massa tumorale, è oggi riconosciuta parte attiva della progressione tumorale e, perciò, un nuovo possibile bersaglio per la terapia”.

    “La notevole importanza di questo lavoro – commenta Marco Pierotti Direttore Scientifico dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano – è su due livelli, il primo sottolinea il ruolo fondamentale del microambiente, tessuto e cellule, entro il quale cresce e può generare metastasi il tumore, il secondo chiarisce come certi modelli di studio nell’animale sono insostituibili e trovano poi riscontro e applicazione nell’analogo tumore dell’uomo”.

    Istituto Nazionale dei Tumori di Milano

  • Tumori cerebrali più negli uomini che nelle donne, grazie alla proteina RB

    Cervello umano
    Cervello umano

    Un recente studio, condotto dai ricercatori della Washington University di St. Louis, nel Missouri, ha trovato una spiegazione del perché alcuni tipi di tumori cerebrali sono prevalentemente più comuni negli uomini che nelle donne. I ricercatori, attraverso alcuni esperimenti, hanno verificato che le donne risultano più protette rispetto agli uomini dall’insorgenza di alcuni tipi di tumore al cervello grazie ad una proteina, la proteina retinoblastoma (RB), che aiuta a ridurre il rischio di cancro, e che risulta essere meno attiva nelle cellule del cervello maschile.

    “Questa è la prima volta che qualcuno sia riuscito ad individuare una differenza legata al sesso che influenza il rischio di tumore ed è intrinseco alle cellule, e questo è molto emozionante”, ha dichiarato l’autore della ricerca, Joshua Rubin, MD, PhD, in una nota stampa. “Questi risultati suggeriscono che dobbiamo tornare indietro e guardare a più percorsi legati al cancro, controllando anche le differenze di sesso. Distinzioni di sesso, a livello della cellula possono non solo influenzare il rischio di cancro, ma anche l’efficacia dei trattamenti.”
    I risultati della ricerca, pubblicati nel Journal of Clinical Investigation (JCI), hanno dimostrato che la proteina RB è meno attiva nelle cellule cerebrali maschili che in quelle femminili, e ciò può spiegare perché gli uomini sono più esposti all’insorgenza di tumori cerebrali, come ad esempio il glioblastoma, la forma più aggressiva di tumore al cervello.
    Lo studio fornisce ai ricercatori una migliore comprensione dei meccanismi attraverso i quali il cancro si sviluppa e si diffonde, che possono aiutarli a sviluppare terapie più efficaci ed eseguire studi clinici mirati.

  • Ricercatori: il cancro si sposta come un liquido.

    Ricercatori: il cancro si sposta come un liquido.

    cancro
    cancro

    Come si sposta il cancro? A questa domanda hanno dato risposta un gruppo internazionale di ricercatori guidati da Roberto Mayor, coordinati dallo University College of London, che hanno pubblicato il loro studio sulla rivista scientifica Journal of Cell Biology. Secondo gli scienziati le cellule cancerogene tendono a spostarsi come un fluido, e in questo stato liquido attecchisce altrove provocando ripetizioni o recidive in altri organi.
    In particolare i ricercatori hanno attenzionato una molecola, l’acido lisofosfatidico o LPA in grado di conferire alla la cellula tumorale uno stato di liquido permettendone lo spostamento.

    Gli studiosi hanno cercato di capire i meccanismi che consentono lo spostamento delle cellule cancerogene, scoprendo l’importanza, in questo senso, di una molecola che si chiama acido lisofosfatidico, LPA.
    La molecola sarebbe in grado di trasformare la cellula tumorale in una specie di stato liquido e tale meccanismo avviene durante l’espansione del cancro, quando le cellule allentano i loro legami con le cellule vicine e cominciano a muoversi in massa, proprio come avviene in un fluido.

    Studiato il loro movimento gli scienziati sono impegnati a fermare questo movimento e in qualche modo “solidificare” il cancro oltre che bloccarlo.

  • Molecola miR-199a-3p ubriaca le cellule tumorali e le distrugge

    Molecola miR-199a-3p ubriaca le cellule tumorali e le distrugge

    Tumore alla tiroide.
    Tumore alla tiroide.

    Un altro importante passo nella lotta contro le patologie tumorali è stato condotto grazie alla ricerca scientifica italiana. Il carcinoma papillare della tiroide, si può sconfiggere con molecole intossicanti. A scoprire questa possibilità sono stati i ricercatori dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano che hanno usato una molecola che costringe le cellule del tumore a riempirsi di liquido extra cellulare fino a scoppiare. Si ottiene così lo stesso effetto dell’apoptosi, il processo di autodistruzione delle cellule, interrotto proprio dal cancro.

    In sostanza i ricercatori hanno scoperto che la molecola chiamata miR-199a-3p, che in genere è presente a bassi livelli nel carcinoma della tiroide, se viene reintrodotta è in grado di intossicare le cellule tumorali. “La sua produzione porta le cellule del tumore a riempirsi di liquido extracellulare fino a scoppiare, causando una morte in massa di queste cellule” hanno dichiarato gli scienziati.

    Lo studio dei ricercatori italiani dell’ Unità meccanismi molecolari del Dipartimento di oncologia sperimentale e medicina molecolare è stata pubblicata sulla rivista scientifica Oncotarget e presentata nelle scorse ore al congresso mondiale dell’EARC, la European Association for Cancer Research, in corso a Monaco.

    L’importante risultato è stato possibile grazie al finanziamento dall’Associazione italiana ricerca sul cancro.

  • All’IRST un Simposio Internazionale sulle terapie radiometaboliche dei tumori gastro-entero-pancreatici

    MELDOLA (FC) – L’Istituto Tumori della Romagna apre le porte a un seminario di caratura internazionale dal titolo: “New Therapies for Rare Disease: terapia radiometabolica recettoriale”. Nei giorni di venerdì 4 e sabato 5 luglio l’IRST ospiterà, infatti, specialisti internazionali provenienti da Istituti di ricerca europei ed extra-europei per parlare del tema della terapia radiometabolica recettoriale personalizzata per i tumori neuroendocrini del tratto gastro-entero-pancreatico (GEP-NET). (altro…)

  • Tumore del seno, Italia al vertice della ricerca

    Chicago, 2 giugno 2014 – Nel nostro Paese vivono più di 522mila donne con tumore del seno. Le percentuali di guarigione sono in costante crescita, oggi infatti l’87% è vivo a cinque anni dalla diagnosi. Ma alcune forme di questa neoplasia sono particolarmente aggressive, in particolare quella metastatica “triplo-negativa”. Si stanno però affacciando nuove armi in grado di migliorare le percentuali di sopravvivenza, anche in questi casi. (altro…)

  • Tumore al cervello, due proteine avviano la crescita del glioblastoma

    Cervello umano
    Cervello umano

    Il glioblastoma è la forma di tumore più frequente e maligna che colpisce il sistema nervoso centrale, in media rappresenta circa il 15% di tutti casi di tumore al cervello e colpisce in particolare soggetti tra i 45 e i 70 anni. La sopravvivenza a questo tipo di tumore mediamente è inferiore ai due anni. Questo tipo di neoplasia colpisce oltre 1200 persone all’anno in Italia ed è più frequente negli uomini che nelle donne e la chirurgia, combinata ai trattamenti radio e chemioterapici, purtroppo non è ancora in grado di curare questa forma di tumore al cervello. Ma la ricerca sta facendo grandi passi per mirare a nuove terapie.

    E’ infatti notizia di oggi che alcuni ricercatori della McGill University di Montreal in Canada, in collaborazione con l’Ospedale di Treviso, l’Istituto di genetica e biofisica Adriano Buzzati Traverso di Napoli e l’Hotchkiss Brain Institute dell’Università di Calgary (Canada), in uno studio di cui è primo autore Alessandro Perin, neurochirurgo dell’Istituto Neurologico Besta di Milano, hanno individuato due nuove proteine responsabili della crescita del glioblastoma, come detto il tipo più aggressivo dei tumori al cervello. (altro…)