Milano, 9 giugno 2014 – “Nonostante i numeri siano davvero preoccupanti, il fenomeno dell’ ‘emigrazione clandestina’ di minori non richiama ancora un’attenzione adeguata né gode di una legislazione realmente chiara e stringente”. A riproporre un tema tanto angosciante quanto poco discusso è l’avvocato Lorenzo Puglisi, esperto in diritto di famiglia e fondatore dell’associazione FamilyLegal. “Nel nostro Paese nel 2012 sono stati aperti 83 casi per ‘emigrazione clandestina’, che riguardano cioè minori portati via dall’Italia verso altri Paesi esteri, saliti a 105 nel 2013”.
È il Ministero della Giustizia a fornire i dati ufficiali di questo fenomeno: il triste primato spetta ai Paesi dell’Europa dell’est, nei confronti dei quali l’Italia ha il maggior numero di contenziosi aperti. In primis la Romania, che vede crescere il numero di denunce, da 19 nel 2012 a 25 nel 2013. Ben 57 nel 2012, e solo qualcuna di meno (50) nel 2013 le procedure che vedono coinvolti Paesi dell’ex blocco sovietico, in particolare Lettonia, Lituania e Ucraina, insieme ad Albania, Bosnia, Bulgaria, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia e Ungheria. A seguire la Germania, con 18 contenziosi aperti nel 2012 e 13 nel 2013, mentre crescono vertiginosamente quelli nei confronti di Inghilterra e Spagna: da 1 solo caso nel 2012 verso il Regno Unito a 6 nel 2013, mentre passano da 2 a 9 quelli avviati contro la Penisola Iberica. Un capitolo a parte è dedicato all’America Latina: da 35 casi nel 2012 a 31 nel 2013, Brasile in testa con 15 casi aperti nel 2012 e 11 nel 2013.
E sono proprio i numeri a confermare che il fenomeno dell’ ‘emigrazione clandestina’, che coinvolge il nostro Paese come il resto del mondo, ha registrato nel 2013 un aumento del 20% in Italia, passando da 130 casi in totale (fra ‘attivi’ e ‘passivi’, ovvero avviati da e verso l’Italia) nel 2012, a 160 nel 2013.
Ancora più difficile poi è azzardare stime per quei Paesi che non hanno ratificato la Convenzione dell’Aja: “Il Nord Africa detiene il triste primato dei casi irrisolti. In quell’area ciascuno Stato applica la propria legge nazionale in materia di diritto di famiglia e ciò comporta spesso la sovrapposizione di norme diverse e tra loro incompatibili, nonché l’impossibilità di far riconoscere nel Paese straniero le decisioni dell’autorità giudiziaria italiana, a meno che non vi sia un accordo bilaterale che lo consenta”, precisa Puglisi in proposito. “Il fenomeno è sicuramente in espansione per via del proliferare delle unioni miste, conseguenti alle migrazioni internazionali e alla maggiore libertà di circolazione tra i Paesi”. Negli ultimi quattro anni, il numero dei bambini nati da coppie miste è aumentato del 22%. “Ogni anno in Italia si celebrano circa 25 mila matrimoni misti e si creano altrettante convivenze more uxorio tra nostri connazionali e stranieri. Circa il 70% di queste unioni fallisce: il che significa che oltre 17 mila coppie finiscono per contendersi i figli, arrivando a rapirli. Nel 70% dei casi il responsabile della sottrazione è la madre, nel 30% il padre”, specifica Puglisi.
Gli strumenti per la soluzione dei casi di sottrazione internazionale di minori ci sono: dalla Convenzione europea del 1980 sul riconoscimento e l’esecuzione delle decisioni in materia di affidamento dei minori e ristabilimento dell’affidamento, alla Convenzione dell’ONU sui diritti del fanciullo del 1989, fino alla Convenzione de L’Aja sugli aspetti civili della sottrazione internazionale dei minori del 1980. Nel 2009 è inoltre è stata costituita una apposita task force interministeriale alla quale partecipano rappresentanti dei Ministeri degli Affari Esteri, dell’Interno e della Giustizia. Dal giugno 2011 vi collabora anche il Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
“Purtroppo, però, queste Convenzioni non trovano sempre concreta ed efficace applicazione e per tale ragione sarebbe doveroso da parte del nostro Paese intervenire inasprendo le pene già previste (reclusione da uno a quattro anni. Se il fatto è commesso nei confronti di minore che abbia compiuto i quattordici anni e con il suo consenso, la reclusione è dai sei mesi a tre anni, n.d.r.), favorendo contestualmente una campagna informativa su larga scala che sensibilizzi i cittadini tutti sui rischi a cui si va incontro sposando una persona di nazionalità straniera. L’Europa, infine, non può rimanere inerte davanti alle palesi violazioni che vengono commesse quotidianamente da alcuni Paesi dell’est che, noncuranti delle Convenzioni non facilitano, né tanto meno autorizzano il rimpatrio dei minori sottratti illegittimamente. A cosa è servita la Convenzione dell’Aja se poi non viene fatta applicare?”, chiosa Puglisi.
Home Italia Sottrazione internazionale di minori: Europa incapace di far rispettare la Convenzione dell’Aja
Sottrazione internazionale di minori: Europa incapace di far rispettare la Convenzione dell’Aja
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