Roma, 11 agosto 2015 – “La Regione Sicilia sembra non avere alcuna certezza circa l’ammontare effettivo della popolazione di cinghiali all’interno del Parco delle Madonie – indicata attraverso fonti di stampa in 5mila secondo un censimento del 2012 ma che secondo altri ammonterebbe a 10 mila unità – eppure annuncia una guerra contro questi ungulati ricorrendo all’uso di provvedimenti emergenziali che nulla hanno a che vedere con quanto accaduto a Cefalù”.
[easy_ad_inject_1]”La presenza dei cinghiali sull’isola non è infatti una novità essendo consolidata da secoli e comunque all’attenzione delle amministrazioni che oggi chiedono lo sterminio, almeno dal 2009. Affermare poi che quanto accaduto dimostrerebbe che i cinghiali sono troppi, non ha alcun senso perché il recente tragico incidente sarebbe potuto accadere anche se quel cinghiale fosse stato l’unico presente in tutta la Sicilia. – afferma Massimo Vitturi, Responsabile LAV Animali selvatici – Il nostro Paese deve uscire fuori dalle impacciate logiche dell’emergenza e mettere in campo efficaci azioni preventive, attuando un controllo della fertilità di questi animali piuttosto che pianificare una carneficina e mettere in vendita la carne di questi animali, trincerandosi dietro discutibili ragioni di sicurezza”.
“Non possiamo che essere addolorati per il tragico scontro mortale di un uomo con un cinghiale, ma è necessario anche domandarsi come mai nessuno stato d’emergenza venga invece deliberato per le molte decine di vittime, umane e animali, della caccia che puntualmente si verificano ogni anno: 22 morti e 66 feriti nel corso della passata stagione venatoria, con 1 morto e 3 feriti proprio in Sicilia, 118 vittime (tra morti e feriti) nella stagione 2013/2014 (Fonte Associazione Vittime della caccia) e bollettini altrettanto nefasti negli anni precedenti. Eppure per arginare questa realtà nessun provvedimento d’emergenza è stato mai disposto, forse perché, a differenza dei cinghiali, i cacciatori votano”, conclude Vitturi.