Roma, 10 settembre 2015 – La notizia secondo la quale un cacciatore sarebbe morto perché attaccato da un cinghiale in provincia di Frosinone, era stata subito presa a pretesto dall’ANCI (l’Associazione dei Comuni Italiani) per gettare ancora benzina sul fuoco della presunta pericolosità degli animali selvatici e dei cinghiali in particolare.
[easy_ad_inject_1]Peccato però che poco dopo che l’ANCI (a firma del Sindaco di Siena, Valentini, e del Sindaco di Pavia, De Paoli) lanciava il suo attacco contro i cinghiali con tanto di richiesta di incontro al Governo, veniva chiarito che il cacciatore era morto a causa di un proiettile di fucile da caccia, non si sa ancora se esploso da lui stesso oppure da un collega, peraltro in un periodo in cui la caccia è ancora chiusa.
“Lo scivolone dell’ANCI è emblematico del clima di terrorismo che alcune istituzioni stanno creando attorno alla questione dei cinghiali ed ai presunti danni da questi provocati – commenta Massimo Vitturi, responsabile animali selvatici della LAV – non è accettabile che decine di migliaia di animali siano massacrati per motivi inesistenti, quale l’ipotetica uccisione del cacciatore. La gestione delle popolazioni di animali selvatici è una cosa seria che non può essere lasciata nelle mani dei cacciatori e dei loro supporter. Il Ministero dell’Ambiente ascolti non solo l’emotività dei Sindaci, ma anche le Associazioni animaliste”.
LAV