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Intervista allo scrittore Gianni Morelli

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Gianni Maurizio Morelli è nato nella seconda metà del XX secolo. Ha viaggiato e vissuto in molti paesi, soprattutto in America Latina e negli Stati Uniti. Ha pubblicato il suo primo libro nel 1979. Ha lavorato per il Consiglio Nazionale delle Ricerche e dirige il laboratorio editoriale ICEIGeo di Milano.

È stato coideatore delle guide Clup. Ha collaborato e scritto, tra gli altri, per Istituto Geografico De Agostini, Franco Angeli, Smemoranda, Mondadori, Giunti, White Star, National Geographic. Ha pubblicato corsi di geografia per la scuola e numerosi saggi.

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“Un Campari a Veracruz” è il terzo romanzo di una trilogia latinoamericana che comprende Amori, altopiani e macchine parlanti (Garzanti) e Rosso Avana (ADV Publishing House, Lugano), entrambi tradotti in spagnolo.

In occasione dell’uscita del nuovo romanzo “UN CAMPARI A VERACRUZ” abbiamo avuto il piacere di intervistare lo scrittore.

Dopo “Amori, altopiani e macchine parlanti” e “Rosso Avana” si completa la trilogia latinoamericana con il nuovo romanzo “Un Campari a Veracruz”. Quando ha iniziato a lavorare alla stesura del romanzo e in quanto tempo l’ha scritto?

Nel 2016, in 5 anni

Quali sono state le sue fonti d’ispirazione?

Incontri, situazioni, emozioni, notizie, amicizie, riflessioni, oggetti, discorsi raccolti durante i miei viaggi. Più qualche lettura ad hoc

Da quale idea nasce la copertina del libro?

Dalla rincorsa di un sogno esplicito con una forza emotiva trascinante.

Che atmosfera si respira in questo romanzo?

Atmosfere diverse, dalle luci che danzano sull’acqua nel porto di notte all’ultimo Campari all’alba del giorno in cui tutto finisce.

Viaggiare per lei è…

Per molti, molti anni è stata la mia vita (dirigevo la collana ClupGuide), adesso è un tassello delle mie riflessioni, dei miei pensieri, della mia immaginazione.

Ha viaggiato e vissuto in molti paesi, soprattutto in America Latina. C’è un luogo al quale sono legati ricordi per lei significativi?

L’Avana, Baracoa, Il Volcan Arenal, le foreste del Costa Rica, Islas de Mais, la Costa settentrionale dello Yucatán, Sucre e la strada per arrivarci, il deserto del Namib, Il cielo di Swakopmund e della  Quiver Tree Forest, l’oasi di Siwa, Il Cairo negli anni Novanta, il Niger che scorre nel niente, la Birmania negli Anni Ottanta.

Qualche anticipazione per i suoi prossimi lavori?

Se la trilogia è finita, e non è detto, in senso stretto, credo che cambierò completamente scenografia, partitura e copione.

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