A cura di Lisa Thompson, Gestore di portafoglio azionario di Capital Group
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La ricostruzione delle filiere di molti settori può giovare ai Paesi in via di sviluppo e contribuire a promuovere nuove fonti di crescita per una gamma più ampia di Paesi. Ad esempio, anziché allinearsi con una superpotenza economica, Paesi come l’Indonesia, l’India e il Messico stanno sfruttando finanziamenti e investimenti provenienti sia dai Paesi occidentali leader che dalla Cina. Inoltre, nel tentativo di diversificare le loro filiere, le multinazionali stanno anche creando impianti di produzione in diverse aree geografiche. Le società cinesi si stanno diversificando anche all’estero: alcune di esse realizzano l’assemblaggio del prodotto finito ai fini dell’esportazione negli Stati Uniti in Paesi quale il Messico.
Un incremento degli investimenti diretti esteri (IDE) può influire positivamente sulle economie locali. Quando una multinazionale costruisce un impianto di produzione, spesso attira investimenti da parte di altre società dell’ecosistema dei fornitori, che a loro volta stabiliscono una presenza fisica in quella specifica regione del mondo. Inoltre, gli investimenti IDE tendono a essere più vischiosi rispetto ai flussi di portafoglio. Oltre a rappresentare un investimento di capitale a lungo termine, i flussi relativi agli IDE hanno in genere un effetto moltiplicatore sulle economie, generando occupazione che a sua volta favorisce i consumi.
I cambiamenti a livello di filiera ampliano il panorama degli investimenti
La diversificazione delle filiere globali dovrebbe giovare a diversi mercati. L’Indonesia sta adottando un approccio concertato per diventare un importante trasformatore di nichel e parte integrante della filiera legata alle batterie per veicoli elettrici, sfruttando la sua posizione in qualità di fornitore leader mondiale di nichel – un minerale fondamentale per le batterie per i veicoli elettrici. Nel 2020, il presidente del Paese ha vietato le esportazioni di minerale di nichel non lavorato, nell’ambito di un piano più ampio che prevede la transizione del Paese da esportatore di materie prime a trasformatore di metalli a valore aggiunto.
Rispetto al suo passato caratterizzato da forte crescita e repentina contrazione – trainate dai cicli delle materie prime – il successo in questo caso potrebbe rappresentare un mutamento strutturale per l’economia. Acquisire una quota maggiore dell’intera filiera, dalla fusione del nichel alla produzione di batterie e automobili, potrebbe cambiare il profilo economico del Paese.
L’Indonesia richiama gli investimenti delle società estere. Le imprese statali cinesi hanno speso miliardi di dollari per contribuire al finanziamento e alla costruzione di impianti di raffinazione del nichel nel Paese. Nel frattempo, multinazionali come la casa automobilistica sudcoreana Hyundai, il produttore chimico tedesco BASF e la casa automobilistica statunitense Ford hanno stipulato accordi per partecipare alla lavorazione del nichel.
Di recente, il Messico ha sostituito la Cina come maggior partner commerciale degli Stati Uniti. Grazie a un solido fondamento nella produzione di automobili e di dispositivi elettronici di piccole dimensioni, oggi gli investimenti si stanno ampliando ai dispositivi medici, all’elettronica più complessa, ai mobili e ai beni industriali generali.
Gli investimenti diretti esteri sono in aumento. Alcuni dei maggiori investimenti provengono dalle case automobilistiche Tesla e BMW e dai produttori di componenti elettronici Bosch e Continental. Un altro importante investitore è la giapponese Daikin, che sta espandendo la propria produzione di sistemi di condizionamento dell’aria ad alta efficienza energetica.
La capacità produttiva dell’India si sta ampliando nei segmenti dei telefoni cellulari, elettrodomestici, computer e attrezzature per le telecomunicazioni. Il governo è stato aggressivo nel corteggiare le società giapponesi, taiwanesi e statunitensi al fine di investire in nuove capacità, tra cui Apple, Foxconn, Daikin e Mitsubishi Electric.
La transizione energetica potrebbe rappresentare un altro fattore propizio per la crescita. Da quando nel 2011 si è concluso l’ultimo superciclo del settore minerario con bilanci fortemente indebitati e capacità in eccesso, le società minerarie sono diventate più disciplinate dal punto di vista finanziario, privilegiando il valore rispetto ai volumi. Inoltre, hanno speso maggiori flussi di cassa per le distribuzioni agli azionisti anziché per l’aumento della capacità. Attualmente, con lo slancio globale alla costruzione di veicoli, reti elettriche ed edifici ad alta efficienza energetica, si registra una domanda crescente per garantire l’approvvigionamento di rame, nichel, minerale di ferro e litio. A nostro avviso, ciò convoglierà importanti investimenti in nuovi progetti minerari in alcune zone dell’Africa, del Sud America e dell’Asia.
I mercati emergenti si sono evoluti, così come le relative opportunità
22 anni fa, è stata coniata l’espressione “BRIC” per descrivere il potenziale dei mercati emergenti di Brasile, Russia, India e Cina. Non tutti si sono dimostrati all’altezza di queste aspettative entusiastiche, e le azioni dei ME sono rimaste indietro rispetto ai mercati sviluppati nell’ultimo decennio.
Riteniamo che le tendenze destinate a durare — reshoring delle filiere, forti cambiamenti demografici, crescita delle infrastrutture, transizione energetica, emergere di marchi nazionali vischiosi e di grandi dimensioni — possano ulteriormente ampliare i mercati azionari dei ME.
Inoltre, i bilanci statali sono più solidi, l’inflazione è sotto controllo e, dopo dieci anni, il mercato rialzista per il dollaro USA potrebbe attenuarsi. Oltre a questo, le valutazioni di quasi tutti i settori all’interno dell’indice MSCI EM sono prossime ai minimi decennali, il che rende l’asset class interessante nel medio e lungo termine.