Home Salute Alzheimer: i cani curano meglio degli umani

Alzheimer: i cani curano meglio degli umani

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Firenze – Lo sanno tutti: non c’è cucciolo di uomo o di animale che non ispiri affetto, tenerezza, desidero di prendersene cura. Ecco perché i cuccioli di cane (anche se non proprio cuccioli) vengono usati per risvegliare i sentimenti e stimolare l’attività fisica anche negli anziani con demenza grave. Si tratta della pet therapy e uno studio pilota realizzato nel Centro Diurno Alzheimer Amaducci di Sesto Fiorentino (Firenze) dimostra adesso che il loro contatto è una cura ben più efficace del contatto umano.Condotto dall’Unità di Ricerca in Medicina dell’Invecchiamento dell’Università di Firenze (dottor Enrico Mossello insieme ai professori di Geriatria Giulio Masotti e Niccolò Marchionni) con Francesca Mugnai, presidente dell’associazione Antropozoa e responsabile all’ospedale pediatrico Meyer del progetto Pet therapy, la ricerca è stata pubblicata dalla rivista scientifica International Psychogeriatrics e sarà presentata domani a Pistoia nella giornata di chiusura del 5° Congresso nazionale sui Centri Diurni Alzheimer.
Due i cuccioli, ha spiegato la dottoressa Mugnai: Muffin, un barboncino di tre anni, e Gynni, una golden di sette. Dieci invece i malati: Rosa, Francesco, Anna, ecc., tutti ultrasessantenni afflitti da demenza grave, ovvero assai difficili da coinvolgere in qualunque tipo di attività.
Lo studio è stato condotto in due fasi, operatrice la stessa dottoressa Mugnai. Prima ha sottoposto i pazienti per tre settimane ad attività con l’aiuto di peluche. Poi ha sostituito i peluche con i due cani sempre per un periodo di tre settimane.
Ciò che non è accaduto nella prima fase si è invece felicemente verificato nella seconda. Il contatto con Muffin e Gynni, ha ricordato Mugnai, ha ridotto le manifestazioni di ansia e di tristezza, mentre ha aumentato in modo evidente quelle di piacere e interesse, sentimenti che in questa categoria di pazienti sono decisivi indicatori di qualità della vita.
Nel corso della seduta i malati sono usciti anche dall’immobilità con un significativo risveglio delle attività motorie. Ma ciò che ha dato particolare valore al test è che le positive variazioni di umore e di comportamento sono state osservate anche successivamente a distanza di ore.
Secondo il dottor Mossello, questi fenomeni sono da interpretare in un solo modo: la pet therapy è più efficace del semplice contatto umano per migliorare il tono affettivo e aumentare l’attività fisica dei pazienti, peraltro secondo uno schema di benefici sulla demenza già ben individuato.
La pet therapy può infatti ravvivare i meccanismi cerebrali dell’attenzione, stimola il coordinamento psicomotorio, riaccende motivazioni, aiuta a relazionarsi. Può ridurre i sintomi psicologico – comportamentali evocando emozioni positive, stimolazioni tattili piacevoli, elementi ludici. Arriva perfino a costruire una relazione non verbale con l’animale e, spingendo a portarlo a spasso, incentiva l’attività fisica.

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