Tag: Bank of England

  • BCE vs BoE: chi taglierà i tassi per prima

    BCE vs BoE: chi taglierà i tassi per prima

    A cura di Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm*

    Milano, 2 febbraio 2024 – Come previsto, la Banca d’Inghilterra – sulla scia della decisione della Fed di mercoledì – ha mantenuto invariato il tasso sulla sterlina al 5,25%, nonostante negli ultimi tempi si fosse dichiarata più possibilista della sua omologa statunitense riguardo all’eventualità di un taglio dei tassi.

    L’inflazione complessiva Oltremanica ha registrato un lento ma costante declino dai massimi dell’ottobre 2022, quando toccò l’11,1%, all’attuale 4%, con i mercati e gli investitori in fibrillazione, pronti a cogliere ogni segnale di un possibile taglio dei tassi. Tuttavia, il momento non sembra ancora arrivato. Il Comitato di Politica Monetaria ieri si è mostrato diviso: un membro ha votato per un taglio dei tassi, due membri per un aumento e la maggioranza si è dichiarata favorevole allo stop. Il fatto che le opinioni dei policymaker siano così in contrasto tra loro dimostra che la BoE ha ancora davanti a sé diversi ostacoli.

    La linea della BoE è condivisa anche dalla BCE, la quale ha dichiarato che, prima di poter pensare a un taglio dei tassi, la priorità resta quella di riportare l’inflazione entro il 2%. Dopo l’aumento a sorpresa registrato lo scorso dicembre (+2,9% rispetto al +2,4% di novembre), i dati preliminari di gennaio hanno mostrato un leggero calo dell’inflazione complessiva al 2,8%, in linea con le attese. Nel frattempo, l’inflazione core è scesa al 3,3% a gennaio dal 3,4% di dicembre, rispetto al 3,2% previsto. I dati europei indicano chiaramente che la BCE è più vicina del Regno Unito al traguardo del 2% e quindi potrebbe battere sul tempo la BoE nella lotta all’inflazione e optare prima per un taglio dei tassi.

    Anche la Fed guarda all’obiettivo del 2% e lascia i tassi invariati

    Come previsto, anche la Federal Reserve, nel corso della riunione di mercoledì, ha mantenuto invariati i tassi di interesse per la quarta volta consecutiva, fermi tra il 5,25% e il 5,5%. La banca centrale americana ha rinnovato il suo impegno a raggiungere il traguardo di un’inflazione al 2%, per cui un cambio di policy appare attualmente prematuro. Rispetto ai loro predecessori, i policymaker di oggi sembrano più orientati alla prudenza, intenzionati ad aspettare che l’obiettivo sia praticamente in vista prima di iniziare a tagliare i tassi. D’altra parte, considerata la crescita ancora robusta dell’economia statunitense, il rischio di tenere i tassi più alti più a lungo sembra al momento relativamente basso.

  • Regno Unito, “crescita zero” fino al 2025 secondo le stime della BoE

    Regno Unito, “crescita zero” fino al 2025 secondo le stime della BoE

    A cura di Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm

    Milano, 10 novembre 2023 – Nel terzo trimestre 2023 l’economia UK è entrata in una fase di stagnazione: lo confermano i dati sul PIL britannico appena pubblicati che, sebbene superiori rispetto alla contrazione dello 0,1 prevista dagli economisti, mostrano una crescita del +0,6% su base annua, con cui si chiuderebbe il peggior trimestre dell’anno.

    Evitato per il momento il pericolo di una recessione, per il prossimo futuro si prevedono tassi sempre elevati (oggi al 5,25%) e debolezza in tutti i settori dell’economia, tanto che la Banca d’Inghilterra ipotizza uno scenario di “crescita zero” fino al 2025.

    Duro anche il confronto con gli Stati Uniti, che, a differenza del Regno Unito, presentano un’economia in solida espansione, che tiene testa alle attese di recessione con una crescita di quasi il 5% nel terzo trimestre. 

  • Moneyfarm: La Banca d’Inghilterra sceglie la via più sicura con un aumento di 25 punti base

    Moneyfarm: La Banca d’Inghilterra sceglie la via più sicura con un aumento di 25 punti base

    A cura di Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm

    Milano, 03 agosto 2023 – La Banca d’Inghilterra sceglie la via più sicura aumentando i tassi di altri 25 punti base. Con il quattordicesimo aumento consecutivo il costo del credito sale al 5,25%. L’aumento dei tassi è lo strumento più comune tra quelli a disposizione di una banca centrale per affrontare un’inflazione ostinata, ma non è privo di conseguenze. Quest’ultime, infatti, sono intenzionalmente dure nei confronti dell’economia, della società e delle imprese, al fine di raffreddare l’attività economica e ridurre i costi.

    La BoE oggi avrebbe avuto anche altre due opzioni: un aumento di 50 punti base o una pausa dal ciclo di rialzi. Considerata l’inflazione ostinatamente alta nel Regno Unito, un rialzo di 50 punti base era certamente un’opzione sul tavolo, ma avrebbe inflitto una sofferenza economica più pesante. Con l’economia britannica già in fase di recessione e la crescita piatta, infatti, un aumento di 50 punti base avrebbe esacerbato il declino. Pertanto, la BoE ha deciso di non destabilizzare un’economia già fragile e di escludere un aumento di tassi più consistente.

    Nel Regno Unito l’aumento dei tassi avrà un effetto immediato sul mercato immobiliare: gli elevati costi di finanziamento stanno escludendo molti acquirenti che si affacciano per la prima volta a questo mercato, e chi ha contratto un mutuo a tasso variabile vede aumentare notevolmente le rate mensili. Questo ha raffreddato la domanda e i prezzi delle case hanno registrato il calo più consistente degli ultimi 14 anni: secondo un rapporto della Nationwide Building Society, i valori degli immobili sono diminuiti del 3,8% a luglio.

  • T. Rowe Price: BoE verso un rialzo di 25pb ad agosto nonostante le pressioni inflattive

    T. Rowe Price: BoE verso un rialzo di 25pb ad agosto nonostante le pressioni inflattive

    A cura di Tomasz Wieladek, Chief European Economist, T. Rowe Price

    La Bank of England probabilmente alzerà i tassi di 25pb questa settimana e mi aspetto che continuerà con rialzi della stessa portata fino a raggiungere un picco del tasso bancario tra il 5,75% e il 6% entro la fine dell’anno.

    L’inflazione CPI ha sorpreso al ribasso a giugno. Il calo di giugno è stato di ampia portata, ma la disinflazione dei prezzi dei generi alimentari e dell’energia ha contribuito maggiormente alla diminuzione dell’inflazione complessiva dei prezzi al consumo. L’inflazione CPI core è scesa solo dello 0,2%: dal 7,1% di maggio al 6,9% di giugno. L’inflazione dei servizi è rimasta elevata. Tuttavia, l’inflazione salariale di maggio ha sorpreso al rialzo. Poiché l’inflazione salariale è il principale ingrediente dei servizi e dell’inflazione generata internamente, letture molto forti dell’inflazione salariale implicano un rischio elevato che l’inflazione CPI rimanga significativamente al di sopra del target della Bank of England nel medio termine.

    Per riportare l’inflazione salariale a livelli coerenti con l’obiettivo, la BoE deve ridurre il surriscaldamento del mercato del lavoro. La ragione principale di questi forti dati sull’inflazione salariale è una domanda di lavoro molto forte a fronte di un’offerta di lavoro debole. Sebbene il tasso di disoccupazione sia aumentato a maggio, il rapporto tra disoccupati e posti vacanti rimane al livello più alto dal 1957. Secondo i miei calcoli, il tasso di disoccupazione dovrà salire al 6,5% perché la crescita dei salari torni a livelli coerenti con l’obiettivo della Bank of England. Sebbene l’attività reale si sia mantenuta solida quest’anno, il tasso di disoccupazione è salito al 4% a maggio dal 3,8% di aprile. Poiché la disoccupazione nel Regno Unito non è mai aumentata “solo di poco”, è possibile che in futuro la disoccupazione aumenti molto più rapidamente del previsto.

    La BoE dovrà bilanciare attentamente questi fattori nella sua decisione politica. Mentre i dati sui salari sarebbero chiaramente a favore di un altro rialzo di 50pb in agosto, i dati sull’inflazione CPI e sulla disoccupazione puntano verso un rialzo di 25pb. In effetti, i policymaker della BoE dovranno dare peso all’idea che il tasso di disoccupazione aumenterà più rapidamente del previsto nei prossimi mesi, il che è plausibile se si considera che, nel secondo trimestre di quest’anno, l’Office for National Statistics ha riportato il numero più alto di default aziendali dal secondo trimestre del 2009, all’epoca della crisi finanziaria globale. Sebbene si tratti di una scelta molto avventata sulla base dei soli dati, i mercati valutano al 100% un rialzo di 25pb e allo 0% un rialzo di 50pb. Ritengo che i policymaker saranno cauti e probabilmente aumenteranno di 25pb, ma i mercati potrebbero essere sorpresi se la BoE aumentasse invece di 50, il che rimane un risultato plausibile.

    Il recente discorso del vicegovernatore Ramsden ha evidenziato che la Bank of England ritiene che gli effetti della QT siano molto contenuti. Sebbene le mie stime suggeriscano che gli effetti del QT siano 3-4 volte superiori a quelli stimati dalla Banca, ritengo che ciò invii un forte segnale che il ritmo annuale del QT salirà a 90-100 miliardi di sterline all’anno dagli attuali 80 miliardi. Tuttavia, la BoE non vuole dare l’impressione che il QT sia uno strumento di politica monetaria (anche se potrebbe esserlo), quindi è più probabile che questo cambiamento venga annunciato a settembre piuttosto che questa settimana, dal momento che questa sarà un’importante riunione di politica monetaria e la Banca vuole mantenere un basso profilo sulle decisioni relative al QT. Tuttavia, la Banca potrebbe indicare che sta rivedendo il ritmo del QE questa settimana, il che di per sé potrebbe essere un segnale di una probabile modifica del ritmo del QT.

  • PGIM Fixed Income: Cosa aspettarsi dal meeting della BOE

    PGIM Fixed Income: Cosa aspettarsi dal meeting della BOE

    A cura di Katharine Neiss, Chief European economist di PGIM Fixed Income

    I prossimi dati sull’inflazione nel Regno Unito saranno un indicatore chiave per la BOE ma potrebbero non essere sufficienti a dissuaderla dall’aumentare i tassi di altri 50 pb nella riunione di agosto. In controtendenza rispetto agli Stati Uniti e all’Europa, l’inflazione core nel Regno Unito ha registrato un’accelerazione negli ultimi mesi e dovrebbe attestarsi intorno al 7% nel dato di giugno. Inoltre, il recente accordo sui salari del settore pubblico si tradurrà probabilmente in un’inflazione ostinatamente elevata. Sebbene i dati del PIL del Regno Unito per il mese di maggio abbiano mostrato una piccola contrazione, fanno seguito al dato di aprile, che ha registrato un +0,2%, indicando una crescita piatta per il secondo trimestre in generale, e non ancora una contrazione. Il dato di maggio è stato in realtà meno negativo di quanto si temesse, considerando l’ulteriore festività e le azioni di sciopero. La nostra valutazione del recente flusso di dati è che la BOE rimarrà concentrata sull’inasprimento delle condizioni di credito per raffreddare l’economia e riportare l’inflazione al target. Detto questo, come stiamo riscontrando in altre parti d’Europa, la produzione del settore manifatturiero e edile si sta indebolendo, ma per il momento con un’inflazione ancora elevata; ciò, probabilmente non è sufficiente perché la BOE faccia un passo indietro rispetto a rialzi più aggressivi, anche se il rallentamento continua o accelera, potrebbe significare che incrementi di 50 pb saranno meno probabili dopo agosto.

  • PGIM Fixed Income: un rialzo di 50 pb aumenta il rischio di recessione nel Regno Unito

    PGIM Fixed Income: un rialzo di 50 pb aumenta il rischio di recessione nel Regno Unito

    A cura di Guillermo Felices, global investment strategist di PGIM Fixed Income

    La BoE vuole chiaramente recuperare terreno dopo essere rimasta indietro. Il problema è che un rialzo dei tassi di 50 pb aumenta il rischio di recessione nel Regno Unito. I mercati hanno già prezzato un rialzo dei rendimenti dei Gilt, guidato dalla parte anteriore. È improbabile che la pressione all’appiattimento della curva spot cambi nel breve termine. Gli asset rischiosi, tuttavia, sono stati finora più resilienti.

    Mi aspetto che questi mercati inizino a dare maggior peso alle implicazioni negative per la crescita di una politica monetaria più restrittiva. Ciò significa pressione al ribasso sulla sterlina, nonostante l’aumento dei tassi di interesse, e pressione alla vendita sui prodotti a spread e sulle azioni. Questa dinamica non è nuova per il Regno Unito.

    Si è verificata anche prima della disfatta del mini-budget, quando l’aumento dei tassi di interesse e le preoccupazioni per la crescita hanno portato a un indebolimento degli asset rischiosi e, in particolare, della sterlina. È improbabile che questa dinamica cambi finché non vedremo una più chiara pressione al ribasso sull’inflazione core nel Regno Unito

  • PGIM Fixed Income: commento al meeting della Bank of England

    PGIM Fixed Income: commento al meeting della Bank of England

    A cura di Katharine Neiss, chief European economist di PGIM Fixed Income.

    La recente accelerazione dell’inflazione di base e della crescita dei salari ha chiaramente spaventato il Monetary Policy Committee che ha accelerato il ritmo dei rialzi dei tassi d’interesse da 25 a 50 punti base. Inoltre, è stato anche lasciato intendere che probabilmente ne arriveranno altri.

    Resta da vedere se questo passo avanti nella lotta all’inflazione della BoE sia sufficiente, ma un andamento più veloce e un punto d’arrivo più elevato per i tassi di interesse suggeriscono che sarà difficile evitare un hard landing per l’economia britannica.

    Un rialzo più aggressivo dei tassi potrebbe significare che la BoE si metterà al passo per domare l’inflazione, ma dati i ritardi nelle politiche c’è il rischio che oltre a inseguire nella salita dei tassi, la banca centrale finisca per inseguire anche nella discesa.

  • PGIM Fixed Income: Commento in vista della riunione della BoE

    PGIM Fixed Income: Commento in vista della riunione della BoE

    A cura di Katharine Neiss, chief European economist di PGIM Fixed Income

    A seguito di una serie di significative sorprese al rialzo sull’inflazione e sulla crescita dei salari nel Regno Unito, il mercato si aspetta ora una serie di ulteriori aumenti dei tassi di interesse da parte della Banca d’Inghilterra.

    Il recente flusso di dati è in netto contrasto con quanto osservato negli Stati Uniti e nell’area dell’euro, dove l’inflazione sia headline che core sta scendendo. Gli Stati Uniti sono alle prese con un mercato del lavoro troppo caldo, mentre l’area dell’euro risente ancora degli effetti dello shock energetico che si ripercuote su altri beni e servizi non energetici.

    Il Regno Unito, tuttavia, risente di entrambi gli effetti: un doppio colpo per l’inflazione. Tutto ciò suggerisce che il Regno Unito ha un problema di inflazione maggiore rispetto ai suoi pari, da cui la corsa a ulteriori rialzi dei tassi di interesse che il mercato ora si aspetta.

    Salvo ulteriori shock negativi, il nostro scenario di base prevede che la Banca d’Inghilterra continui con il suo approccio prudenziale e aumenti i tassi di 25 punti percentuali in occasione della prossima riunione politica. Tuttavia, se i dati dell’IPC di maggio dovessero risultare più incisivi del previsto, sarebbe possibile che si prospetti un rialzo di 50 pb.