“Occhi da bambina” è il nuovo singolo di Sergio Gelsomino, estratto dall’album “Fiore di nuvola”, attualmente disponibile in radio e in digitale. Il brano dalle sonorità rock racconta delle dolorose esperienze personali dell’artista: cuori spezzati e la perdita della speranza in seguito a scelte sbagliate, che sicuramente ognuno di noi ha vissuto almeno una volta nella vita.
Per l’occasione abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lui. Buona lettura!
Ciao Sergio, com’è iniziato il tuo percorso artistico?
Diciamo un po’ per caso e un po’ consapevolmente, quando avevo 9 anni. In casa avevamo una chitarra perlopiù strimpellata da mio padre in gioventù, ma inizialmente non mi interessò più di tanto. Il primo interesse per la musica lo mostrai quando alle processioni pasquali tipiche della mia città natale Caltanissetta, vidi ben sedici bande musicali che accompagnavano per ore le altrettante statue votive, in quello sfarzo affascinante e forse un po’ tipico del sud Italia. I musicisti ricevevano benedizioni e da mangiare in senso di rispetto e gratitudine. In effetti senza la musica l’atmosfera non sarebbe stata così speciale. Così decisi di iscrivermi alla banda musicale ed imparare uno strumento a fiato. Fu il flauto traverso a scegliermi, e non io a scegliere lui, visto che era lo strumento di cui avevano più bisogno. All’inizio presi lezioni private da Silvio Vitale, il quale scoprendo il mio talento decise di farmi fare la prova d’ammissione al conservatorio eccezionalmente a soli undici anni. Così mi ritrovai ad andare al mattino alle scuole medie e il pomeriggio in conservatorio. In seguito con l’adolescenza la chitarra divenne di nuovo più interessante, visto che funzionava meglio con le ragazze, ma visto che comunque col flauto me la cavavo non male, molte band rock, metal, blues cominciarono a strizzarmi l’occhio. Così ho cominciato a scoprire l’altro lato della musica che non era per forza solo la classica. Intorno ai 18 anni fondai la mia prima band personale, nella quale cantavo, suonavo gli assoli di flauto e composi le mie prime canzoni rock.
Che messaggio vorresti lanciare con la tua musica?
Più che un messaggio, mi piacerebbe sapere che con la mia musica ho raggiunto il cuore di almeno un ascoltatore e magari gli ho reso la giornata migliore. Credo che la ricchezza in questa vita sia fatta dalle piccole cose che ci rendono felici. A volte basta un sorriso per scatenare una reazione a catena e cambiare l’atmosfera intorno a noi in un ambiente positivo. Poi chissà a lungo andare addirittura il mondo. Ecco, la musica per me ha 100 volte la forza di quel sorriso e quindi un potenziale maggiore per rendere la vita di tutti migliore.
Da poco è uscito il tuo nuovo singolo “Occhi da bambina”. Ti va di presentarlo ai nostri lettori?
La canzone è una ballata rock che racconta di quando m’innamorai degli occhi sbagliati nel momento sbagliato. Un amore irrealizzabile che mi spezzò il cuore e mi lasciò solo con la speranza che qualcosa potesse ancora cambiare in positivo e il ricordo di quello sguardo. La musica mi aiutò molto in quel momento e cercai di tirare avanti in un mondo in cui mi sentivo totalmente incompreso. Gli assoli naturalmente sono di flauto..
A giugno 2022 è stato pubblicato il tuo primo EP-Album autoprodotto “Fiore di nuvola”. Ce ne vuoi parlare?
L’album prende il nome dall’omonima quarta traccia che si distingue dalle altre in quanto molto pura e pulita, con il suono del pianoforte e del flauto in primo piano. La canzone descrive la fragilità dell’amore in tutte le sue forme ma anche la sua forza. Come le nuvole, che possono portare temporale o con un soffio di vento volano subito via. Scriverla mi ha letteralmente salvato dal periodo più buio della mia vita alcuni anni fa, per questo ho scelto di dare al disco il suo nome. La canzone ha dato allora una svolta positiva nella mia vita e adesso mi auguro che anche l’album faccia altrettanto. Nelle altre canzoni c’è un po’ di tutto: il primo brano, “Matini”, racconta le giornate passate in Sicilia insieme ai miei migliori amici, con i quali invece di andare a scuola ce ne andavamo in campagna fregandocene del mondo. Uno di loro, Gabriele Ferrara, fa ancora parte della mia cerchia ristretta ed è addirittura il grafico che ha fatto la copertina del disco. Dopo viene “Occhi da bambina”, che, come una tempesta di sentimenti, porta via la spensieratezza della canzone precedente. La terza canzone “Parole senza senso” parla del mio sentirmi incompreso e deluso dalla vita in quel famoso periodo buio di cui parlavo, e dal quale poi “Fiore di nuvola” mi ha tirato fuori. Infine, arriva “Re senza corona”, una canzone molto attuale che parla della pandemia. Una storia d’amore in sottofondo e un’Italia chiusa in casa in primo piano. La solitudine, le situazioni atipiche che sono venute a creare, il nuovo modo estremo di relazionarsi con gli altri, le piazze vuote e la musica nei balconi, i morti. Tutti temi che ancora oggi, che la vita va lentamente ritornando normale, mi fanno ancora venire i brividi quando canto questa canzone.
Se dovessi descrivere il disco con sole tre parole, quali sarebbero e perché?
Speranza. É l’ultima a morire. Nell’album c’è tanta speranza. Non bisogna mai arrendersi, i frutti delle cose buone che facciamo prima o poi li raccogliamo.
Sogno. In ogni canzone del disco sogno qualcosa: un futuro migliore, un amore, una sensazione. Anche se sognare può far male quando non raggiungiamo il nostro obiettivo, è comunque il primo passo per poter realizzare qualcosa. Dream on!
Colore. Non solo la copertina disegnata dal mio caro amico grafico Gabriele Ferrara è molto colorata, ma anche le canzoni sono un pot-pourri di emozioni e situazioni, varie anche musicalmente nel genere e nella timbrica.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Proprio mentre “Occhi da bambina” sta facendo il suo percorso in radio e l’album “Fiore di nuvola” muove i suoi passi, ho già finito di scegliere e comporre le tracce del mio prossimo disco, che sarà stavolta un album completo ed entrerà in produzione in estate. Nel frattempo mi piacerebbe incrementare le esibizioni dal vivo con e senza band, cosa per cui mi sto anche dando da fare.