Per i pazienti a rischio di tachiaritmia ventricolare maligna, è ora disponibile un nuovo dispositivo: si chiama “Evera MRI SureScan” è prodotto da Medtronic ed è il primo defibrillatore cardiaco impiantabile compatibile con Risonanza Magnetica. Il defibrillatore, una vera “emergency room” nel torace, è l’unico dispositivo in grado di riconoscere una tachiaritmia ventricolare maligna e di erogare automaticamente una terapia elettrica immediata. Questa nuova tecnologia, disponibile oggi in tutta Italia, è stata impiantata per la prima volta presso il Laboratorio di Elettrofisiologia dell’AO San’Anna di Como, diretto dal dottor Gianluca Botto, presidente dell’AIAC – Associazione Italiana di Aritmologia e Cardiostimolazione.
“Abbiamo effettuato gli impianti di questo innovativo defibrillatore, compatibile con la risonanza magnetica, a due pazienti, rispettivamente di 59 e 81 anni con scompenso cardiaco a rischio di morte improvvisa – ha dichiarato il dottor Botto – Gli interventi, molto semplici, si sono conclusi con successo. La novità risiede nel fatto che i pazienti, benché portatori di un dispositivo medico impiantabile, potranno sottoporsi, se necessario, all’esame di risonanza magnetica, fino ad ora preclusa ai portatori di defibrillatore impiantabile.”
Un defibrillatore cardioverter impiantabile è un piccolo dispositivo “salva vita” indicato per i pazienti soggetti di fibrillazione ventricolare: in Italia ne vengono impiantati circa 12.500 all’anno, di cui 2298 in Regione Lombardia. E’ un piccolo dispositivo che viene impiantato sottopelle, appena sotto la clavicola, con una operazione chirurgica di breve durata. Attraverso i due elettrocateteri (sottili fili isolati) trasmette informazioni dal cuore al dispositivo e, ove necessario, conduce gli impulsi elettrici al muscolo cardiaco. Il defibrillatore, una vera “emergency room” nel torace, è l’unico dispositivo in grado di riconoscere una tachiaritmia ventricolare maligna e di erogare automaticamente una terapia elettrica immediata in pazienti a rischio di morte cardiaca improvvisa.
“Circa il 63% dei pazienti con defibrillatore cardiaco dovrà sottoporsi, entro 10 anni dall’impianto, a un’indagine di risonanza magnetica, esame clinico diventato ormai fondamentale per la corretta diagnosi di molte patologie”. – dichiara Botto – “Rispetto ai precedenti defibrillatori, la nuova tecnologia consente al paziente di accedere alle indagini di risonanza magnetica e, pertanto, di scoprire eventuali condizioni patologiche potenzialmente letali.”
Il dispositivo, che non è sperimentale perché ha da poco ottenuto l’autorizzazione CE, è stato impiantato oggi in contemporanea con 70 centri d’eccellenza nazionali e da maggio sarà disponibile in tutta Italia. Il nuovo prodotto, che mantiene la stessa durata di batteria – fino a 11 anni- dei dispositivi precedenti, è associato ai cateteri sicuri per l’uso in ambiente RM, con 10 anni di performance garantita con controllo attivo. Il defibrillatore, inoltre, include un algoritmo esclusivo di riduzione degli shock, che permette al dispositivo di distinguere le alterazioni del ritmo cardiaco pericolose da quelle innocue. Infatti, benché la maggioranza delle scosse erogate dal defibrillatore siano necessarie per trattare le aritmie potenzialmente fatali, secondo gli studi, una percentuale pari al 20% dei pazienti impiantati può subire scosse inappropriate, in risposta ad una aritmia benigna o rumore elettrico rilevato dal dispositivo. Tale tecnologia aiuta a eliminare intervento non necessario del defibrillatore, riducendo il tasso degli shock inappropriati del 98% l’anno.
Infine, il sistema comprende anche il nuovo monitor esterno di telemedicina MyCareLink che, posizionato a casa del paziente, trasmette i dati diagnostici direttamente all’ospedale, utilizzando la tecnologia cellulare per la telefonia mobile globale.” Tutta l’attività cardiaca del paziente sarà quindi registrata per i prossimi anni senza che questi se ne accorga, proprio come una perfetta “micro spia” che, attraverso il monitor esterno di telemedicina, farà pervenire i dati diagnostici da casa in ospedale.” conclude Botto.