Home Salute Linfonodi ingrossati e bambini: i pediatri SITIP presentano le nuove linee guida

Linfonodi ingrossati e bambini: i pediatri SITIP presentano le nuove linee guida

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Palermo, 11 giugno 2014 – Il tessuto linfatico è rappresentato nel bambino in modo più rilevante che nell’adulto. Fisiologicamente, infatti, il tessuto linfoide aumenta progressivamente dalla nascita fino a raggiungere un picco intorno agli 8-11 anni con successiva involuzione dalla pubertà in poi. Le linfoadenopatie, cioè le alterazioni dei linfonodi per dimensione, numero e consistenza, nella maggior parte dei casi hanno origine infettiva e si risolvono spontaneamente nel giro di 4-6 settimane. L’origine può essere batterica quando è causata per esempio da Staphylococcus aureus, Streptococcus pyogenes o malattie da graffio dei gatti o dei cani, o virale quando è causata da Citomegalovirus, Herpes simplex ed Epatite B.

“Le nuove linee guida per la gestione delle linfoadenopatie che abbiamo presentato oggi durante il Congresso di Palermo – sottolinea la Prof.ssa Susanna Esposito, Direttore dell’Unità di Pediatria ad Alta Intensità di Cura, Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, Università degli Studi di Milano e Presidente della Società Italiana di Infettivologia Pediatrica (SITIP) – rappresentano uno strumento utile nella diagnosi e nel trattamento a domicilio e in ospedale del bambino con linfoadenopatia della testa e del collo ed hanno lo scopo di selezionare, alla luce delle migliori prove scientifiche disponibili, gli interventi più efficaci e sicuri per la gestione e le cure di queste patologie”.

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Per un’anamnesi efficace delle linfoadenopatie è importante prendere in considerazione alcuni fattori: la dimensione del linfonodo, l’età del bambino e i segni e i sintomi di accompagnamento.
Dal punto di vista pratico, in età pediatrica un linfonodo può essere considerato anormale se ha un diametro superiore a 1cm nella zona cervicale o ascellare e 1,5cm nella zona inguinale. Linfonodi cervicali di dimensioni oltre 3cm andrebbero sempre considerati potenzialmente maligni.
L’età del bambino è un altro fattore di fondamentale importanza: se malattie come la leucemia linfoblastica acuta o il linfoma non Hodgkin esordiscono più frequentemente nel bambino di età inferiore ai 6 anni, carcinoma del rinofaringe o tiroide e linfoma di Hodgkin esordiscono prevalentemente oltre i 6 anni di età; le infezioni batteriche e le infezioni da micobatteri non tubercolari sono, invece, più frequenti nei bambini di età compresa tra 1 e 4 anni.
E’ importante ricercare, inoltre, la presenza di segni e sintomi di accompagnamento: la comparsa di febbre, rinite, tosse, rash o congiuntivite suggeriscono un’origine virale; graffi di animali domestici possono suggerire, invece, bartonellosi o infezione stafilococcica.
Altri fattori da analizzare quando si sospetta una linfoadenopatia sono, poi, una storia recente di infezione delle vie aeree, otalgia, punture di insetto, rash, contatto con animali, viaggi in aree a rischio, contatto tubercolare o ingestione di alimenti contaminati come carne cruda, latte o formaggio non pastorizzato.

“In generale – aggiunge il Prof. Maurizio de Martino, Professore di Pediatria, Università di Firenze – febbre persistente, aspetto settico e decadimento delle condizioni generali possono indicare un’infezione batterica severa. Quando si sospetta una linfoadenopatia acuta i dati della letteratura sono concordi nel consigliare un atteggiamento di vigile attesa: nella maggior parte di questi casi, soprattutto se coesistono febbre o rinite, si tratta per lo più di infezioni virali delle alte vie respiratorie. Nei casi di faringotonsillite acuta può essere presa in considerazione l’esecuzione del tampone faringeo per Streptococco”.

Se si è in presenza, invece, di linfoadenopatie acute correlate ad infezioni batteriche acute, alcuni autori suggeriscono di eseguire un ciclo di 10-14 giorni di terapia antibiotica e, qualora questa non si rivelasse efficace, come spesso accade nelle linfoadenopatie in forma subacuta e cronica, gli esperti suggeriscono di eseguire più approfondite indagini ematologiche ed ecografiche.
Nei casi più gravi, alcuni sintomi come febbre, astenia, una perdita di peso superiore al 10% ed esantema possono essere un campanello d’allarme per patologie croniche quali tubercolosi, immunodeficienze e neoplasie.
Sebbene la maggior parte delle linfoadenopatie della testa e del collo in età pediatrica sia legata a patologie infettive, oltre il 25% dei tumori maligni in età pediatrica si verifica a carico della testa e del collo e i linfonodi cervicali sono quelli più frequentemente interessati.
In accordo con le linee guida NICE (NICE Referral guidelines for suspected cancer 2005), i pediatri di SITIP, evidenziano come le caratteristiche che devono indurre a sospettare una patologia neoplastica siano le seguenti:

· Linfonodi di dimensioni maggiori di 2cm
· Aumento delle dimensioni linfonodali oltre le 2 settimane
· Mancata riduzione delle dimensioni linfonodali dopo 4-6 settimane
· Mancata regressione completa dopo 8-12 settimane
· Alterazioni alla radiografia del torace
· Presenza di segni e sintomi sistemici quali febbre, perdita di peso, sudorazione notturna.

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