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Libri: Omicidi d’Autore. Oggi intervistiamo Aldo Silva

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Aldo Silva nasce a Milano e qui compie gli studi fino all’Università nella Facoltà di Medicina. Studi abbandonati alla fine del quinto anno per gravi motivi familiari. Si occupa poi col fratello della ditta di famiglia. Liquidata l’attività nel 2009, si dedica completamente alla passione per la scrittura, un primo amore mai abbandonato del tutto, e in pochi anni produce 9 romanzi, dei quali 6 (tra cui 4 thriller) ambientati nella sua città. Appassionato di Storia e Scienze Naturali oltre che di fotografia naturalistica applica, quanto da lui appreso, nei suoi romanzi unitamente alle sue conoscenze scientifiche sempre mantenute deste, dando ai suoi scritti un taglio accattivante ed intenso nel descrivere le situazioni nelle quali vengono a trovarsi i vari personaggi sempre tratteggiati con estrema cura.

Vive attualmente a Milano, sua città di elezione, che ha raramente lasciato se non per qualche viaggio di documentazione per i suoi romanzi e per poche vacanze all’estero: in Europa, Africa ed America del Sud.

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Gli abbiamo rivolto qualche domanda sul suo nuovo romanzo intitolato “Omicidi d’Autore” pubblicato da CTL Editore.

Aldo, come è nata la sua voglia di scrivere?

La mia voglia di scrivere era già dentro di me prima ancora che me ne rendessi conto. Quindi non è ‘nata’, ma solo sbocciata naturalmente, quando l’età, gli studi e l’esperienza di vita mi hanno consentito di mettere nero su bianco una storia tutta mia. Il seguito poi è venuto da solo.

Che ingredienti servono per costruire una storia?

Fantasia, ricerca, voglia di raccontare, desiderio di condividere con altri le tue emozioni.

Quando finisce di scrivere un libro chi lo legge per primo?

Il primo a leggere un mio nuovo libro, da tempo, è un caro amico molto pignolo, che mi segnala con carta e penna, pagina per pagina tutti i refusi che io lascio, preso dal racconto che voglio scrivere, e al quale sono grato per la sua disponibilità.

Ci parli del suo romanzo dal titolo “Omicidi d’Autore”. Qual è l’idea che l’ha portata a scrivere questa storia ambientata a Milano?

Nel libro ho voluto porre l’accento sulle violenze psicologiche alle quali spesso sono soggetti i bambini nell’indifferenza degli adulti che le praticano e che con gli anni possono trasformare questi bambini ormai cresciuti in assassini dalla mente malata, alla ricerca di un risarcimento a quanto subito ingiustamente e che toppo spesso sfocia nel delitto.

Cosa vuole trasmettere ai lettori con il suo nuovo romanzo?

Richiamare l’attenzione su certi nostri comportamenti che da adulti ci sembrano ‘normali’, ma che possono avere nel tempo, su soggetti fragili, gravi conseguenze.

Sta lavorando a dei nuovi progetti in questo momento?

Sì, ma ora è ancora presto parlarne. Tante idee ancora da incanalare nella giusta direzione.

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