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Intervista alla scrittrice Roberta Zanzonico, in libreria con “La bellezza rimasta”

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Roberta Zanzonico in libreria con il nuovo romanzo “La bellezza rimasta” pubblicato da Morellini Editore.

Da medico psichiatra, la scrittrice ha avuto il privilegio di ascoltare le storie di tante vite. Quel che più l’ha colpita nella loro narrativa è stata la fragilità (e il coraggio di affrontare una vita incerta nonostante questa). Ne “La bellezza rimasta”, si parla di questa comune fragilità, sia essa imposta dalla malattia o dalla semplice condizione umana. Quella che ci spinge a non vivere il presente e rintanarci in una vita immaginaria. La fragilità che ci fa rifugiare nella nostalgia, che ci svuota la memoria delle parti spiacevoli, che ci spinge a cercare nella vita la semplicità e non il significato. Nel suo romanzo però si parla anche del coraggio di chi decide di vivere una vita vera nonostante tutto.

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L’autrice si è raccontata a noi in questa piacevole intervista.

Grazie Roberta per aver accettato di rispondere ad alcune domande per i nostri lettori. Come è nato il suo amore per i libri?

Leggere è una mia passione fin da quando ero bambina. Già dai tempi delle elementari, mi entusiasmava avere accesso a delle realtà sconosciute attraverso la lettura. Da adolescente, ricordo che leggere mi faceva sentire consolata, mi dicevo “ah, ma allora non sono solo io a sentirmi così”. Mi sembrava che ci fosse qualcuno che avesse già capito le emozioni nuove che io provavo e che fosse riuscito a descriverle e farle capire meglio anche a me. Nel tempo, è rimasta la sensazione che la lettura non mi aiuti solo a conoscere dei mondi sconosciuti, ma anche me stessa. Leggere e scrivere sono andati di pari passo. Da bambina e adolescente, più leggevo e più scrivevo, e così ho cominciato il mio primo tentativo di romanzo a undici anni. Ci sono voluti molti anni per raffinare la scrittura e arrivare infine a “La bellezza rimasta”.

Parliamo del suo nuovo romanzo dal titolo “La bellezza rimasta”. Da quale esigenza nasce questo libro?

“Non è forse più semplice tornare indietro che andare avanti?” Questa è la domanda che si pone uno dei personaggi del romanzo e che mi sono posta anch’io. La protagonista del romanzo è una donna incapace di formare nuove memorie e che per questo è ferma nel passato. Parlando con lei, ci si può illudere che il tempo non sia mai trascorso, così da tornare indietro ai “giorni felici”. Ho riflettuto a lungo sulla nostalgia, sul passato e su come lo ricordiamo. Ho vissuto molti anni lontana da casa, e con il tempo la nostalgia è diventato un tema a me caro. Ho capito che è semplice idealizzare quel che non esiste più e cercare nel passato una via di fuga dal presente. Mi sono poi interrogata su quanti altri modi esistono per fugare il dolore e cercare rifugio in una versione idealizzata della realtà. Sicuramente la mia professione mi ha aiutata a interrogarmi e a scoprire modi diversi in cui le nostre fragilità possono spingerci a cercare l’evasione più che l’accettazione. Nel romanzo, tutti i personaggi cercano un modo di evadere il presente: alcuni tornando al passato attraverso le conversazioni con la protagonista, altri cercando di prendere un treno che li porti via, un personaggio persino attraverso la follia. La fragilità è il tema sotteso a tutto il romanzo.

La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stessa per deciderlo tra varie alternative?

Più che il titolo, ho combattuto per trovare un finale. Fintanto che quello era incerto, anche il titolo continuava a cambiare. Una volta scritto l’ultimo capitolo, il titolo è venuto da sé.

Se dovesse utilizzare tre aggettivi per definire “La bellezza rimasta”, quali userebbe?

Dolceamaro, delicato, introspettivo.

Se dovesse consigliare una colonna sonora come sottofondo durante la lettura de “La bellezza rimasta”, cosa sceglierebbe?

“Insieme a te non ci sto più”, mi piace molto la versione di Battiato. Il romanzo si apre con una donna anziana che, dopo tanti anni passati accanto a un uomo burbero, decide di allontanarsi dal marito per andare verso una nuova vita. Mentre scrivevo questa scena, pensavo che la colonna sonora perfetta per il primo capitolo sarebbe stata questa canzone. In realtà il lettore capirà presto che non è poi così semplice andare avanti. Il romanzo parla dell’incapacità di lasciarsi indietro il passato e chi una volta, in quel passato, ci ha innamorati. La canzone sprona a lasciar andare chi non ha più spazio nel nostro presente, perché alla fine “chi se ne va che male fa?”.

Sta già lavorando a un nuovo romanzo?

Ho delle idee, spero di riuscirle a mettere presto su carta.

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