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Gastroenterologi: con lo screening un malato su quattro si salva dal tumore del colon retto

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tumore del colon-retto
Tumore del colon-retto

Roma, 21 marzo 2014 – Lo screening effettuato dal gastroenterologo può ridurre del 25% la mortalità per tumore del colon retto: lo dimostra uno studio presentato da medici dell’Associazione Italiana Gastroenterologi ed endoscopisti Ospedalieri (AIGO) che conferma l’importanza della diagnosi precoce e di questo specialista per la salute pubblica. Purtroppo, tuttavia, il numero dei gastroenterologi in Italia è insufficiente: è, infatti, solo un decimo di quello necessario, anche perché le malattie dell’apparato digerente, con oltre 1.500.000 ricoveri all’anno, sono la prima causa di ospedalizzazione nel nostro Paese. Questo è il dato più importante che emerge dal primo censimento mai effettuato di questi specialisti in Italia e nato dalla collaborazione tra AIGO e Ministero della salute.

Questi due importanti studi sono presentati, insieme ai più avanzati strumenti diagnostici e alle più recenti terapie contro le patologie dell’apparato digerente, oggi dagli esperti dell’Associazione Italiana Gastroenterologici ed endoscopisti Ospedalieri durante il 20° Congresso nazionale delle malattie digestive, in corso a Napoli sino al 22 marzo 2014 e organizzato dalla Federazione Italiana Società Malattie dell’Apparato Digerente (FISMAD) in collaborazione con AIGO, SIED e SIGE.

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Sottolinea Elisabetta Buscarini, presidente dell’Associazione Italiana Gastroenterologi ed endoscopisti Ospedalieri (AIGO): “Il dato sull’importanza dello screening del tumore del colon retto è indicativo della centralità della figura del gastroenterologo nella prevenzione delle malattie dell’apparato digerente, di cui questa neoplasia è una delle più gravi rappresentando il tumore più diffuso in Italia: è, infatti, competenza del gastroenterologo intervenire per eliminare quei polipi, non ancora maligni, che, se trascurati, successivamente possono trasformarsi in forme tumorali”.
“Per tale ragione riteniamo – continua Elisabetta Buscarini – che sarebbe necessario un aumento del numero di questi specialisti e dei posti letto dedicati alla gastroenterologia nel nostro sistema sanitario: una misura da sviluppare non con nuove voci di spesa ma attraverso una più efficiente distribuzione di quelle disponibili”.

Nell’incontro, inoltre, sono presentati anche i dati di una ricerca AIGO che analizza la diffusione e la cura della stipsi in Italia, patologia che genera una spesa di 200 milioni di euro direttamente dalle tasche degli italiani.
Nel congresso sono anche presentati i dati di uno studio AIGO su oltre 1000 pazienti, in cui è stato osservato che le lesioni precancerose nello stomaco sono presenti in circa il 30% dei soggetti tra i 50 e 65 anni; lo studio ha dimostrato quali pazienti fra questi necessitano di sorveglianza.

L’importanza dello screening del tumore del colon: lo studio
Lo studio è stato compiuto in Veneto dove i programmi di screening colon-rettale sono stati avviati dalle diverse Unità Locali Socio Sanitarie (ULSS) progressivamente, dal 2002 al 2009.
Le persone di età compresa tra i 50 e i 69 anni sono stati invitati a sottoporsi ogni due anni al test del sangue occulto nelle feci. Nel corso degli otto anni dello studio sono state coinvolte complessivamente oltre 600.000 persone.
E’ stato quindi possibile confrontare, per un buon numero di anni, i tassi di mortalità per tumore del colon retto delle ULSS che per prime hanno attivato lo screening con quelli di ULSS dove lo screening non era ancora presente.
Il principale risultato di questa analisi è che, nell’intero periodo di osservazione, nelle ULSS con screening precoce si è registrata rispetto alle altre una riduzione di mortalità, già riscontrabile a 2-4 anni dall’avvio del programma di screening e quantificabile attorno al 25% su base decennale. Infatti, il tasso di mortalità è sceso da 45,7 decessi per 100.000 persone a 36,2.
L’effetto positivo dello screening è confermato anche dall’aumento dell’incidenza registrata per la malattia: l’attivazione di questa pratica, infatti, determina inizialmente un incremento delle nuove diagnosi di tumore, grazie all’anticipazione diagnostica di casi che altrimenti verrebbero diagnosticati successivamente e tardivamente.
Lo screening permette, inoltre, di identificare e bonificare elevati numeri di lesioni precancerose (adenomi avanzati), con un effetto di prevenzione primaria sul tumore del colon retto e quindi permette una riduzione dell’incidenza già a due e quattro anni dopo l’avvio dei programmi.
Per esempio, più del 50% dei 281 casi di screening diagnosticati in Veneto nel 2006 erano in stadio I, rispetto al 12% di una casistica di popolazione rilevata nel biennio 2000-1. E’ plausibile che questo spieghi la riduzione di mortalità registrata nelle ULSS precoci già prima del 2006.

Il censimento dei gastroenterologi
Secondo i dati del censimento in Italia sono operativi 1425 gastroenterologi ed endoscopisti. Sono presenti, inoltre, 174 unità operative di gastroenterologia per un totale di 2062 posti letto. Per milione di abitanti sono quindi disponibili 34 posti letto in gastroenterologia.

Si tratta di un numero insufficiente, anche per gli stessi obiettivi fissati dal Sistema Sanitario Nazionale, e pari a solo un decimo di quanto effettivamente necessario.

Secondo i dati del primo Libro bianco della gastroenterologia, infatti, le malattie dell’apparato digerente costituiscono la causa del 10% di tutti i ricoveri necessari per patologie acute. Poiché l’SSN ha fissato come obiettivo di dedicare alle patologie acute 3000 posti letto per milione di abitanti, risulta evidente che i posti letto in gastroenterologia dovrebbero essere 300 per milione e non gli attuali 34.

Le regioni con il maggior numero di letti dedicati alla gastroenterologia, tra settore pubblico e privato, sono la Valle d’Aosta (117 posti-letto), la Liguria (82,3) e l’Umbria (71,7).

Il numero di strutture sanitarie pubbliche con letti dedicati alla gastroenterologia varia da nessuna, come si registra in Molise, a 19 come accade in Lombardia.

Passando all’ambito privato, sono solo cinque le regioni che hanno strutture private con letti dedicati alla gastroenterologia: Emilia-Romagna, Lombardia, Puglia, Sardegna e Sicilia. La proporzione pubblico-privato varia in queste regioni da 16 a 1 come accade in Emilia-Romagna a 4 a 1, come si registra in Sardegna.

Nel complesso il numero di posti letto per il ricovero ordinario varia da cinque in Friuli Venezia-Giulia a 256 in Puglia. Sul totale i posti letto per day hospital variano dal 6% in Umbria al 40% in Calabria.

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