Home Economia Ambiente DISSESTO IDROGEOLOGICO, LA CAMPANIA TRA LE REGIONI PIÙ A RISCHIO

DISSESTO IDROGEOLOGICO, LA CAMPANIA TRA LE REGIONI PIÙ A RISCHIO

Foto del 06/05/98 che mostra la terribile frana che colpì la città di Sarno
Foto del 06/05/98 che mostra la terribile frana che colpì la città di Sarno
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Salerno, 6 novembre 2018 – Il disastro idrogeologico è tra i temi che in questo periodo preoccupano particolarmente gli italiani a causa delle ondate di forte pioggia che stanno investendo l’intera penisola mietendo non poche vittime.

Sarebbero trecentomila le persone in pericolo nella sola Campania, regione italiana del sud, già colpita in passato da eventi disastrosi come la terribile alluvione che verso una valanga di fango sui cittadini inermi della città di Sarno in provincia di Salerno.

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A lanciare l’allarme è il Presidente di FederCepi Costruzioni, Antonio Lombardi che con un comunicato stampa afferma: “I recenti gravissimi episodi di dissesto idrogeologico in Veneto ed in Sicilia, costati in quest’ultimo caso nove vittime, tra cui due bambini, impongono una seria riflessione sulla corretta gestione e manutenzione del territorio affinché simili situazioni non si ripetano più.

Riflessione tanto più opportuna e necessaria in realtà, come la Campania, a rischio estremamente elevato, dove è già stato – in passato – pesantissimo il tributo di vite umane determinato dalla cattiva gestione e manutenzione del territorio.”

Secondo i dati Ispra dell’ultimo monitoraggio (287-2018), citati dal Lombardi, il 60,2% del nostro territorio regionale è a rischio frana, contro una media nazionale del 19,9%. Il 19,6% presenta un livello di pericolosità da frana elevato o molto elevato (più del doppio della media nazionale: 8,4%). Il problema interessa 302.783 residenti: 116.115 famiglie, il 5,6% del totale. Soltanto la Val d’Aosta, in tutta la penisola, presenta livelli di pericolosità superiori (81,9%).
Sempre secondo i dati Ispra tra le province più “a rischio” ci sarebbero Avellino e Salerno, con, rispettivamente, il 23,3% e il 22,5% del territorio.

“Salerno e Genova sono sono le province italiane che presentano il numero più elevato di edifici a rischio frane” ricorda Lombardi “Il quadro è davvero preoccupante: 90.789 edifici in Campania sono in zone a rischio molto elevato ed elevato (P3 e P4), l’8,6% del totale (dato Italia: 550.723 edifici 3,8% del totale). A Caserta il 5,7% (12.089), a Benevento l’11,2% (11.096), a Napoli 16.032 (13,1%) a Salerno 19.373 (12,8%).

Eppure, a fronte di una situazione così palesemente preoccupante, la politica stenta ad adottare interventi incisivi: basti pensare che rispetto al 2015, in Campania appena 11 km quadrati sono stati messi in sicurezza, con un miglioramento della rischiosità di appena lo 0,1%.

I dati predetti, ma anche gli ineluttabili costi di ripristino successivi agli eventi drammatici patiti, dovrebbero essere di monito ed insegnamento: negli ultimi dieci anni il nostro paese ha dovuto spendere oltre 40 miliardi di euro. Negli ultimi tre anni la media annua di spesa per il ripristino dei danni si è attestata a 7,5 miliardi l’anno.

Tralasciando il dolorosissimo tributo in termini di vite umane, davvero pesante: trenta soltanto nell’ultimo anno.

Le opportunità per porre fine a questa “mattanza” della natura, tutta imputabile all’incuria dell’uomo, al disinteresse, ma anche all’inefficienza della politica, esistono e vanno sfruttate adeguatamente.

Nella sola programmazione POR-FESR 2014-2020 le risorse che, a vario titolo, possono essere appostate su interventi di mitigazione del rischio idrogeologico ammontano ad oltre 1,4 miliardi (tra Asse 10 per lo sviluppo urbano sostenibile, Asse 6 per la tutela e la valorizzazione del territorio, e Asse 5, specifico per la prevenzione dei rischi naturali ed antropici).

Ma siamo ormai ben oltre la metà di quella che dovrebbe rappresentare la fase “attuativa” del Programma. Ad appena due anni dalla scadenza, occorre una tempestiva e vigorosa accelerazione delle procedure affinché ai programmi ed ai progetti (ove esistenti) conseguano finalmente cantieri ed opere.

Che quanto accaduto in Veneto ed in Sicilia sia da monito in una Regione come la nostra che presenta addirittura livelli di rischio superiore alle aree interessate dalle recenti calamità.”

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