Tag: COP27

  • GAM: guardiamo alla COP 28

    GAM: guardiamo alla COP 28

    A cura di Stephanie Maier, Global Head of Sustainable and Impact Investment di GAM

    L’applicazione del Regolamento UE sull’informativa sulla sostenibilità nei servizi finanziari (SFDR) e della Tassonomia correlata è proseguita nel 2022, con l’introduzione del “livello 2” (standard tecnici RTS) che prevede la divulgazione di informazioni più specifiche, tra cui la valutazione degli effetti negativi sui fattori di sostenibilità (l’impatto delle decisioni e della consulenza di investimento che producono effetti molto negativi sui fattori di sostenibilità). A partire da gennaio 2023 verranno pubblicati i primi rapporti periodici (modelli che riguardano le caratteristiche sociali e/o ambientali a livello del fondo, gli effetti negativi sui fattori di sostenibilità e gli investimenti sostenibili se rilevanti) per i fondi “Articolo 8” e “Articolo 9”. Abbinate alle variazioni della direttiva MIFID II introdotte ad agosto che prevedono l’integrazione delle preferenze di sostenibilità nella valutazione di adeguatezza, tali norme miglioreranno l’informativa sul profilo di sostenibilità di fondi diversi.

    Potrebbero esserci altre variazioni man mano che la regolamentazione amplia l’ambito di applicazione, dalle informative alle denominazioni, dato che le autorità cercano di fare chiarezza e portare coerenza. L’ESMA nell’UE, l’FCA nel Regno Unito e la SEC negli Stati Uniti hanno emesso nuove linee guida e proposte per la denominazione dei fondi e relativi requisiti. Ciò porterà verosimilmente a cambiamenti non solo nella denominazione dei fondi e nella loro classificazione ma, in qualche caso, anche negli approcci di investimento. 

    Le ripercussioni delle tassonomie aumenteranno: dopo la Tassonomia UE ci sono altre 30 tassonomie a livello globale in via di sviluppo o applicazione. Per quanto la maggior parte si fondi sugli stessi principi, indubbiamente le tassonomie nazionali devono considerare il contesto politico specifico e incanalare i finanziamenti in base al fabbisogno di quell’economia, che il focus sia sull’economia verde o sulla transizione. Man mano che le tassonomie si espandono e la reportistica correlata migliora, ci saranno maggiori ripercussioni anche sulle decisioni di investimento. Indubbiamente la diffusione di modelli, codici identificativi e tassonomie comporterà problemi applicativi, ma ci saranno probabilmente cambiamenti importanti nel modo e negli strumenti in cui saranno investiti i capitali.

    Cosa ci riserva la COP28

    Dopo gli accordi inadeguati presi a fine novembre alla COP27 in Egitto, l’attenzione ora si rivolge al programma della COP28. Mentre la COP27 non ha fatto molto per accelerare la risposta politica per il contenimento dei rischi climatici, è aumentato l’impegno per l’adattamento ai cambiamenti climatici. Il principale successo della COP27 è stato l’accordo “per costituire un fondo per rispondere alle perdite e ai danni” al fine di aiutare i Paesi più vulnerabili a contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici. Era un tema controverso da tempo e, anche se mancano ancora i dettagli dell’accordo, si è fatto un passo avanti importante. Al G7 che si è svolto in parallelo, l’Indonesia e l’International Partner Group (che comprende, tra l’altro, il Giappone, gli Stati Uniti, l’Unione Europea e il Regno Unito) hanno rilasciato una dichiarazione condivisa sul piano Indonesia Just Energy Transition Plan per accelerare l’uso dell’energia rinnovabile e ridurre il carbone.

    Gli scarsi risultati della COP27 ci spingono a rivolgere l’attenzione alla COP28. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha già indetto un summit sul clima nel 2023, prima delle COP28, per affrontare il divario di “ambizione”, tra le intenzioni e gli interventi concreti, per mantenere l’innalzamento delle temperature globali entro 1,5°C. La prossima COP che si terrà negli Emirati Arabi Uniti farà il punto sui progressi fatti e probabilmente evidenzierà tale divario, attirando ulteriormente l’attenzione sulla finanza per il clima.

    Mentre il conflitto in Ucraina continua, l’inflazione resta persistentemente elevata e la crisi energetica prosegue, l’accelerazione della transizione verso un’economia net zero è una priorità per i governi. Gli Stati Uniti hanno introdotto un pacchetto consistente, con l’Inflation Reduction Act che punta sulle nuove tecnologie e sull’introduzione dei veicoli elettrici e delle energie rinnovabili, mentre altri governi sono alla ricerca di soluzioni meno costose. La necessità di gestire il costo sociale e le implicazioni della transizione net zero diventerà sempre più rilevante.

    Per gli investitori, la transizione verso un’economia a bassa intensità di carbonio, oltre alla necessità di adattarsi alla nuova realtà, continua a essere al centro del panorama d’investimento. Tuttavia, se non venissero introdotti i provvedimenti adeguati e venissero ignorate le questioni sociali, aumenterebbe la probabilità di una transizione disomogenea.

    La natura come risorsa

    La natura diventa sempre più importante per gli investitori. Ciò dipende sia dal riconoscimento delle “crisi globali interconnesse dei cambiamenti climatici e della perdita di biodiversità” che dall’importanza di “proteggere, conservare e ripristinare natura ed ecosistemi per ottenere risultati sul fronte del contenimento e dell’adattamento ai cambiamenti climatici”. Alla COP27 si è discusso di oceani, foreste e agricoltura. La portata della perdita di biodiversità in corso, a un ritmo che non accadeva dall’ultima estinzione di massa, segnala che ci troviamo di fronte a un rischio sistemico. Nel momento in cui scriviamo non si è ancora conclusa la COP15 sulla Convenzione sulla diversità biologica che ha luogo a Montreal, in Canada a dicembre. Si spera che la COP15 trovi un accordo sui principali obiettivi da raggiungere entro il 2030, tra cui la tutela della terra e del mare su scala globale, la prevenzione o la riduzione dell’introduzione delle specie aliene e l’utilizzo di approcci basati sugli ecosistemi per contribuire al contenimento e all’adattamento ai cambiamenti climatici. Tale accordo potrebbe rappresentare la versione per la natura degli Accordi di Parigi sul clima.

  • GAM: Quali sono stati i principali insegnamenti della COP 27?

    GAM: Quali sono stati i principali insegnamenti della COP 27?

    A cura di Stephanie Maier, Global Head of Sustainable and Impact Investment di GAM Investments

    Le aspettative sulla COP 27 non sono state così elevate rispetto a quelle della COP 26 di Glasgow. Le ragioni sono molteplici e includono il conflitto tra Ucraina e Russia e la crisi energetica che ne è derivata, nonché il contesto più generale dell’inflazione. Una delle maggiori preoccupazioni in vista dei negoziati implicava che il clima sarebbe stato messo in secondo piano dai leader globali. Affrontare il cambiamento climatico dipende in modo significativo dagli impegni e dalle politiche dei governi. Alla COP 26 era stato indicato che i Paesi avrebbero dovuto ripresentarsi con obiettivi più solidi e ambiziosi. I Contributi determinati a livello nazionale (Nationally determined contribution, NDC) prima della COP 26 stimavano un riscaldamento di 2,4 gradi Celsius. Gli obiettivi rafforzati o migliorati prima della COP 27 sono stati pochissimi e gli obiettivi aggiuntivi che sono stati raggiunti sono stati minimi e non hanno cambiato il quadro di valutazione di 2,4 gradi, come indicato dal Climate Action Tracker.

    Tuttavia, è positiva la posizione secondo cui l’accelerazione della decarbonizzazione è fondamentale per affrontare gli attuali problemi di sicurezza e di costo dell’energia. L’Unione Europea ha assunto un forte impegno ad accelerare la transizione verde per ridurre la dipendenza dal gas russo nel suo piano REPowerEU di maggio. Il primo ministro del Regno Unito, Rishi Sunak, ha dichiarato che “la sicurezza climatica va di pari passo con la sicurezza energetica” nel suo discorso alla COP 27. Il discorso del Presidente degli Stati Uniti Biden dell’11 novembre, sulla scia di risultati delle elezioni di mid-term migliori del previsto, ha lanciato un forte grido d’allarme sul clima. Sotto l’ex presidente Trump, gli Stati Uniti erano in gran parte assenti dal dibattito sul clima, ma stiamo assistendo ad un loro ritorno in una posizione di leadership. Durante l’estate, gli Stati Uniti hanno anche approvato l’Inflation Reduction Act, finora sottovalutato. La normativa avvalora la tesi che gli Stati Uniti considerano la decarbonizzazione un’opportunità economica e di mercato. Riteniamo che gli Stati Uniti debbano fare molto di più in termini di clima.  Dopo il cambio di governo, anche l’Australia è tornata a parlare di clima. Riteniamo che l’attuale crisi dovrebbe portare a un’accelerazione della transizione energetica e a un’azione da parte di più settori in relazione alla decarbonizzazione.

    Una delle grandi questioni sollevate alla COP 26 era stata la mancata erogazione dei 100 miliardi di dollari di finanziamenti per il clima promessi dai Paesi sviluppati. I finanziamenti per il clima sono importanti perché sono necessari investimenti su larga scala da parte del settore pubblico e privato per affrontare sia la riduzione delle emissioni sia l’adattamento all’impatto negativo che stiamo già sperimentando.

    Alla COP 26 erano stati fatti diversi annunci relativi al metano, alla cessazione della deforestazione e ad alcune iniziative specifiche sull’agricoltura e sull’approvvigionamento di veicoli elettrici. In generale, il profilo del settore privato alla COP 27 è stato più basso. Tuttavia, la COP 27 è servita come pietra miliare per fornire aggiornamenti sullo stato di avanzamento di una serie di importanti iniziative, come l’iniziativa Net Zero Asset Manager (NZAM) sulla prossima serie di obiettivi intermedi per il 2030 e la Net Zero Banking Alliance. Queste iniziative vengono esaminate da una società civile più ampia e stiamo assistendo alla traduzione di alcuni di questi impegni in obiettivi e piani più specifici.

    Complessivamente, non c’erano grandi aspettative sulle decisioni a seguito della COP 27; ora, vi sono invece timori sulla mancanza di ambizione del documento finale della conferenza; il tutto è servito a porre l’accento sui finanziamenti al riscaldamento globale, sulle perdite e i danni del cambiamento climatico. A dicembre si terrà a Montreal il vertice sulla biodiversità della COP 15 e si spera che questo possa rappresentare un “momento di Parigi” per la biodiversità, in cui si vedranno molti dei quadri regolamentari e delle iniziative che abbiamo osservato per il cambiamento climatico anche per la biodiversità. Si riconosce molto di più la necessità di concentrarsi sui sistemi alimentari, che sono chiaramente molto dipendenti sia dal cambiamento climatico sia dalla natura e dalla biodiversità. L’alimentazione e l’agricoltura stanno già subendo l’impatto di un clima più rigido, ad esempio le alte temperature e la siccità in Europa durante l’estate hanno avuto un impatto sui raccolti.

    L’ultima cosa da notare sulla COP 27 è che c’è stato un annuncio da parte del gruppo di lavoro delle Nazioni Unite con l’Organizzazione internazionale delle commissioni sui valori mobiliari (International Organisation of Securities Commission, IOSCO) di istituire un organismo che verifichi la credibilità degli obiettivi Net Zero in risposta a una più ampia preoccupazione sul greenwashing e sulla possibilità di vedere l’attuazione degli impegni. Non sono stati forniti molti dettagli su come ciò potrebbe avvenire, ma ciò sottolinea la necessità e la volontà di un maggiore controllo sul modo in cui sia i Paesi che le aziende stanno attuando i propri impegni.

  • COP27, dal fotovoltaico all’idrogeno green: il progetto Hydrozero by Unicusano, IAT S.r.l e S.R.S. per risparmiare oltre 4 milioni di tonnellate di CO2

    Un team di scienziati di Hydrozero by Unicusano, IAT e Servizi di Ricerche e Sviluppo S.r.l., presenta il rivoluzionario progetto per produrre idrogeno da pannelli fotovoltaici installati in Egitto: con la produzione di 167mila tonnellate l’anno, si avrebbero ricadute positive per Egitto, Italia ed Europa su ambiente, economia, occupazione e situazione geopolitica in Mediterraneo.

    Produrre energia pulita, l’idrogeno, sfruttando migliaia di pannelli solari da installare nella piana egiziana, una delle regioni più assolate del mondo. È questo l’ambizioso progetto che Hydrozero by Unicusano, IAT e SRS, presenteranno lunedì 14 novembre alla conferenza COP 27 sui cambiamenti climatici. A intervenire a nome del team di ricerca Giuseppe Cherubini, direttore generale dello IAT, e Antonio Naviglio, presidente della S.R.S.

    Il progetto punta a sfruttare le zone desertiche in Egitto per produrre energia fotovoltaica (10,5 MWe nella prima fase del progetto, 4,5 GWe in una possibile configurazione della seconda fase) con cui produrre idrogeno gassoso (330 tonnellate all’anno nella prima fase, 167.000 nella seconda) da utilizzare sia per alimentare l’esistente pipeline Greenstream fra Alessandria a Taranto, sia un impianto di liquefazione. In questo secondo caso il prodotto sarà trasportato a Taranto, sede della più grande acciaieria di Europa e grande emettitrice di CO2, via tank container nella prima fase e successivamente attraverso quattro navi gasiere dotate ciascuna di tre sfere da 4.500 m3.

    Una parte dell’energia elettrica e dell’idrogeno sarà sfruttata dall’Egitto, mentre la maggior parte sarà immessa nel gasdotto Greenstream che unisce l’Egitto all’Italia. L’idrogeno trasportato per mare, invece, non solo sarà a disposizione dell’Italia, ma anche degli altri Paesi del Centro Europa grazie all’individuazione di hub. Le 167.000 tonnellate di idrogeno ricavate saranno fornite per il 25% all’Egitto e per il 75% all’Europa, corrispondenti a 125.000 tonnellate ovvero all’1,25% del valore dichiarato da REPowerEU.

     “L’idrogeno – spiega il professore Antonio Naviglio della S.R.S. – ha il vantaggio di non causare liberazione di carbonio, caratteristica fondamentale per la lotta ai cambiamenti climatici, né nella fase di produzione, né in quella di stoccaggio, né in quella di utilizzo. L’idrogeno può essere utilizzato sia per produrre sia energia termica o elettrica sia materia utile per la produzione di una infinità di altri prodotti. I programmi mondiali di decarbonizzazione enfatizzano l’importanza di questo vettore energetico, il cui mercato è, oggi, limitato a causa dell’elevato costo di produzione”.    

    Secondo le stime dei ricercatori della spin-off Hydrozero by Unicusano, se si sfruttasse l’energia solare come fonte primaria “ipotizzando di produrre la stessa energia (lo stesso quantitativo di idrogeno) con centrali alimentate a metano, con un rendimento ipotizzato del 35%, si avrebbe un risparmio di CO2 di 10.500 tonnellate all’anno”. Ma non solo: con l’avviamento della Fase 2 gli scienziati della spin-off sostengono che, alimentando i fabbisogni di idrogeno della acciaieria di Taranto in un’ottica di sua conversione da altoforno a forno elettrico per la produzione di 2.500.000 tonnellate all’anno di acciaio, prevedendo altresì una cessione all’Egitto del 25% dell’idrogeno prodotto, nonché un sovradimensionamento degli impianti del 5% per far fronte alle perdite, “si otterrebbe un risparmio di CO2 di 4.500.000 tonnellate all’anno.”

    “I benefici del progetto – concludono i responsabili del progetto Hydrozero by Unicusano – avranno ricadute positive sull’ambiente per l’abbattimento delle emissioni di gas serra, sul tessuto economico-occupazionale in Italia ed Europa, sullo sviluppo di una capacità manifatturiera e occupazionale in una tematica strategica per il futuro a livello mondiale (supply chain in Italia ed Egitto), sulla stabilizzazione geopolitica dell’area del Mediterraneo”.

  • COP27, GREENPEACE: “VIA LIBERA DEL GOVERNO A NUOVE TRIVELLAZIONI CONTRADDICE LE PAROLE DI MELONI AL SUMMIT ONU SUL CLIMA”

    COP27, GREENPEACE: “VIA LIBERA DEL GOVERNO A NUOVE TRIVELLAZIONI CONTRADDICE LE PAROLE DI MELONI AL SUMMIT ONU SUL CLIMA”

    ROMA, 07.11.22 – “Alla #COP27 Meloni dichiara che l’Italia è fortemente impegnata nella lotta alla #crisiclimatica. Ma allora perché uno dei primi provvedimenti del suo governo punta ad aumentare le trivellazioni sul territorio italiano, per estrarre più gas fossile?”.

    Così Greenpeace Italia su Twitter , dopo l’intervento della premier Giorgia Meloni alla COP27 in Egitto.

  • La COP27 inizia in salita

    La COP27 inizia in salita

    A cura di Joe Horrocks-Taylor, Senior Associate, Investimenti Responsabili e Albertine Pegrum-Haram, Senior Associate, Investimenti Responsabili di Columbia Threadneedle Investments

    07.11.2022

    La Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici COP27 è iniziata il 6 novembre a Sharm El-Sheikh, in Egitto. C’è molto da fare: le emissioni devono essere ridotte a un livello coerente con l’obiettivo di 1,5 gradi e devono essere mobilitati molti miliardi di dollari americani. La conferenza si trova di fronte a forti pressioni politiche. L’impatto del conflitto tra Ucraina e Russia sui mercati energetici europei ha portato a una crisi dei prezzi che ha indotto diversi Paesi a rinnegare gli impegni assunti in materia di clima e a riavviare le centrali elettriche a combustibili fossili che erano state chiuse. A ciò si aggiunge il deterioramento delle relazioni tra Cina e Stati Uniti, il cui accordo bilaterale ha dato alla COP26 di Glasgow lo slancio necessario.

    Un altro anno di eventi meteorologici estremi, tra cui le peggiori inondazioni della storia del Pakistan, gli incendi boschivi che hanno bruciato più di 600.000 ettari di terreno in Europa e il superamento dei record di temperatura, hanno evidenziato l’importanza di andare avanti con la COP27.

    Concentrarsi sui danni causati dai rischi fisici del clima

    I temi dell’adattamento e del risarcimento dei danni causati dal rischio climatico fisico sono tra gli argomenti principali delle discussioni, dato che la conferenza si svolge in Africa. L’ingiustizia che i Paesi in via di sviluppo debbano sopportare il peso maggiore del cambiamento climatico, mentre la loro responsabilità sulle emissioni globali di carbonio è limitata, ha portato a richieste di compensazione da parte dei Paesi più ricchi. La questione delle perdite e dei danni non è (ancora) nell’agenda ufficiale di quest’anno, ma il Gruppo dei 77 (che comprende l’Egitto, Paese ospitante) e la Cina ne chiedono l’inclusione e propongono un nuovo punto all’ordine del giorno: la creazione di uno strumento finanziario per il risarcimento delle perdite e dei danni. L’UE e gli Stati Uniti hanno manifestato la loro disponibilità a impegnarsi in questo settore, anche se gli Stati Uniti non intendono necessariamente sostenere una mossa verso nuovi aiuti o finanziamenti. Tuttavia, i progressi si fermeranno se i Paesi industrializzati non si accorderanno su misure concrete.

    Il divario di emissioni si riduce lentamente

    Gli impegni nazionali sul clima assunti alla COP26 di Glasgow mirano a limitare il riscaldamento globale a 2,4°C entro il 2050. Nel testo finale è stato inserito un meccanismo per colmare il divario di emissioni, con la richiesta ai Paesi di rivedere i propri obiettivi entro la fine del 2022, e non dopo altri cinque anni come inizialmente previsto. Tuttavia, dalla COP26, solo 23 Paesi hanno presentato obiettivi nuovi o aggiornati. La promozione di obiettivi climatici nazionali più ambiziosi non è stata una priorità per il Paese ospitante, l’Egitto, che non ha presentato un obiettivo aggiornato al 2021 e ha dichiarato che la COP27 sarebbe stata un’opportunità per passare dagli impegni all’attuazione.I nuovi impegni, tuttavia, non saranno sufficienti a colmare il divario di emissioni.

    I finanziamenti per il clima si allineeranno alle aspettative?

    Il finanziamento è stato un tema centrale a Glasgow e lo è anche quest’anno. I Paesi industrializzati hanno promesso ai Paesi in via di sviluppo 100 miliardi di dollari di finanziamenti annuali per il clima entro il 2020, ma i calcoli dell’OCSE mostrano che i fondi sono stati inferiori di 17 miliardi di dollari e si è trattato di prestiti piuttosto che di sovvenzioni richieste. Canada e Germania presenteranno alla COP27 un rapporto che analizza questo punto e propone soluzioni. A causa della situazione economica, riteniamo improbabile che vengano assunti impegni maggiori, ma ci aspettiamo che le iniziative per migliorare l’impatto dei programmi delle istituzioni internazionali come la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale vengano ampiamente sostenute.

    Un barlume di speranza per il mercato della CO2

    Ci aspettiamo pochi progressi sulla questione del finanziamento dell’adattamento a causa delle attuali pressioni macroeconomiche. A Glasgow, i Paesi più ricchi si sono dichiarati disposti a fornire ai Paesi a basso e medio reddito 40 miliardi di dollari all’anno, a partire dal 2025, per misure di adattamento ai cambiamenti climatici (ad esempio per la protezione dalle inondazioni). Tuttavia, a livello bilaterale, sono stati impegnati solo 21,8 miliardi di dollari. Inoltre, diversi gruppi di interesse sostengono che i 40 miliardi non sono sufficienti. Ci aspettiamo progressi nella creazione di un mercato per le emissioni di CO2,le discussioni alla conferenza intermedia di Bonn sono state positive; quindi, crediamo che lo slancio della COP26 continui anche alla COP27.

  • PGIM Fixed Income: Crisi energetica, aspettando la COP27

    PGIM Fixed Income: Crisi energetica, aspettando la COP27

    A cura di John Ploeg, Co-Head of ESG Research di PGIM Fixed Income.

    Sebbene l’invasione russa dell’Ucraina sia la causa principale della crisi energetica europea, la siccità estiva ha peggiorato la situazione: la Francia ha spento le centrali nucleari per mancanza di acqua di raffreddamento, i bassi livelli delle acque del Reno e del Danubio hanno influito sul trasporto dei combustibili e l’esaurimento dei bacini idroelettrici ha ridotto le esportazioni di elettricità.

    (altro…)
  • 📈 GAM: Aspettando la COP27

    📈 GAM: Aspettando la COP27

    A cura di Stephanie Maier, Global Head of Sustainable and Impact Investment di GAM Investments

    Ogni anno i leader mondiali si riuniscono in occasione della La Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP) per attivarsi nel contrasto al cambiamento climatico. Quest’anno l’incontro si terrà nella località costiera egiziana di Sharm-el-Sheikh dal 6 al 18 novembre.

    (altro…)