Il Monte dei Paschi di Siena (MPS) ha affrontato una tempesta mediatica che ha lasciato un segno indelebile sulla sua reputazione e sulle finanze pubbliche. Un recente report del Centro studi di Unimpresa svela che lo Stato ha contribuito con un massiccio investimento di 7 miliardi di euro per sostenere MPS, di cui una parte significativa è attribuibile ai danni provocati dai processi mediatici.
La cronologia di questo impegno finanziario vede uno sbocco considerevole nel 2017, quando una ricapitalizzazione precauzionale ha richiesto 5,4 miliardi di euro. Di questa cifra, 3,9 miliardi sono stati destinati alla ricapitalizzazione, rendendo il Tesoro il principale azionista con il 67% delle quote, successivamente ridotto al 64,2%. Altri 1,5 miliardi sono stati riservati al rimborso degli investitori al dettaglio detentori di passività subordinate, oggetto di conversione in azioni attraverso il burden sharing.
Il contributo dello Stato non si è fermato qui. Nel 2022, durante un aumento di capitale di 2,5 miliardi di euro, il Tesoro ha ulteriormente contribuito con 1,6 miliardi di euro. Questo impegno finanziario è parte di una lunga storia di supporto, compreso un investimento di circa 4 miliardi di euro attraverso specifiche obbligazioni (Monti-bond) tra il 2012 e il 2013. La banca ha restituito questa somma in due rate tra il 2014 e il 2015, ma nel processo, il Ministero dell’Economia è diventato azionista al 4% del capitale.
Il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora, commenta: “I processi mediatici che hanno coinvolto MPS si stanno concludendo con un buco nell’acqua, minando l’intero ecosistema che si sorreggeva attorno alla più antica banca del mondo. Un fallimento dell’azione giudiziaria che ha colpito non solo la banca ma ha avuto ripercussioni sull’intero sistema finanziario.”
