A cura di Mali Chivakul, Emerging Markets Economist di J. Safra Sarasin
Il problema del settore elettrico del Sudafrica continua a pesare sull’economia del Paese. Quest’anno il numero di giorni di “load-shedding” o blackout elettrico è stato il peggiore della storia. Sebbene i distacchi di carico siano diminuiti negli ultimi due mesi, la manutenzione programmata da parte di ESKOM (l’azienda elettrica statale) è destinata ad aumentare nei mesi estivi. Ciò ha aumentato la probabilità che nei prossimi trimestri si verifichi di nuovo un’intensa riduzione del carico.
Ci sono un paio di fattori attenuanti. In primo luogo, la capacità solare sui tetti è aumentata di oltre il 300% negli ultimi 12 mesi, grazie all’installazione di pannelli solari da parte di aziende e famiglie per alleviare gli effetti del blackout.
Anche gli incentivi fiscali hanno accelerato la penetrazione del solare. L’aumento dell’energia solare contribuisce a ridurre la domanda delle centrali elettriche di ESKOM, anche se la produzione di energia solare potrebbe non essere utile durante le ore di punta del mattino e della sera. In secondo luogo, a novembre dovrebbero tornare in funzione alcune unità della centrale elettrica che erano fuori servizio. Alla luce di questi due fattori, prevediamo che nei prossimi mesi i distacchi di carico rimarranno al di sotto del picco di aprile-maggio.
Desta comunque preoccupazione l’impatto del distacco del carico sull’economia sudafricana. La produzione industriale è migliorata nel 2° trimestre rispetto al 1°, a seguito della riduzione del distacco del carico a giugno. Di conseguenza, il PIL del 2° trimestre non è caduto in territorio negativo e si è attestato allo 0,6% su base trimestrale.
L’elettricità non è l’unico settore che ha subito limitazioni nella fornitura. Anche i trasporti, in particolare la ferrovia merci gestita dalla società statale Transnet, sono stati soggetti a guasti e furti di cavi, che si sono tradotti in un aumento delle interruzioni e in un volume ridotto. I problemi ferroviari hanno colpito, ad esempio, le esportazioni di carbone. Sebbene l’estrema riduzione del carico e le interruzioni ferroviarie abbiano spinto a una maggiore partecipazione del settore privato e a riforme delle due imprese statali, ci aspettiamo risultati concreti solo tra 1-2 anni.
Mentre la produzione industriale sembra essere migliorata, gli indicatori della domanda si sono indeboliti a causa della stretta monetaria che ha colpito l’economia. Le vendite al dettaglio hanno subito un rallentamento sequenziale dall’inizio dell’anno. L’inflazione ha recentemente sorpreso al ribasso, ma questo mese sono previsti aumenti del prezzo del carburante e si assisterà a una ripresa dell’inflazione. Di conseguenza, la Reserve Bank sudafricana (SARB) probabilmente manterrà invariato il tasso di riferimento fino a quando non sarà chiaro che l’aumento del prezzo del carburante non avrà un effetto di secondo impatto. Il primo taglio potrebbe avvenire già nel primo trimestre del 2024, data la debolezza dell’economia.
Il deficit fiscale del Sudafrica quest’anno sarà più ampio del previsto, poiché le entrate sono state inferiori alle aspettative mentre le spese sono aumentate a causa di aumenti salariali superiori a quelli preventivati. L’indebitamento netto sarà probabilmente superiore a quello previsto. Inaspettatamente, le preoccupazioni fiscali hanno fatto salire i rendimenti locali a lungo termine.
Le maggiori emissioni di quest’anno aggiungeranno ulteriore pressione alla curva dei rendimenti. Il debito pubblico è destinato ad aumentare ulteriormente senza alcun segno di stabilizzazione nei prossimi 1-2 anni, poiché la pressione sulla spesa permane e la crescita è ancora appesantita dalla sospensione del carico. Anche il deficit delle partite correnti dovrebbe tornare alla media pre-pandemia del 2,5% del PIL, poiché i prezzi delle materie prime sono scesi e gli investimenti legati all’energia (ad esempio i pannelli solari) hanno aumentato le importazioni. L’anno prossimo la situazione non migliorerà dal punto di vista delle partite correnti, poiché l’economia globale è destinata a rallentare ulteriormente. Il distacco del carico, insieme al maggiore deficit delle partite correnti e all’aumento del rischio politico, ha portato a un significativo deprezzamento del rand (USDZAR).
L’USDZAR si è già deprezzato di circa il 15% e il tasso di cambio effettivo reale si è deprezzato dell’8% rispetto alle medie del 2022. La pressione al deprezzamento sembra essere stata alimentata di recente dalla sospensione del carico. La valuta si è indebolita maggiormente nei mesi di aprile-maggio, quando il distacco del carico ha raggiunto il suo apice. Il deprezzamento finora registrato dovrebbe aver cancellato la sopravvalutazione del rand dello scorso anno (stima del FMI 2022 di circa il 5%). Poiché ci aspettiamo che il dollaro USA rimanga forte nel breve termine e che i miglioramenti sul fronte interno del Sudafrica siano scarsi, è difficile vedere un motore per un rafforzamento del rand nei prossimi mesi. I rischi di ribasso dovuti al distacco del carico rimangono e potrebbero invece mettere sotto pressione il rand. Sulla curva dei rendimenti, la debolezza della crescita dovuta ai vincoli di capacità e alla politica monetaria restrittiva continuerà a pesare sulla performance fiscale, aumentando il rischio di un aumento dei rendimenti locali a lungo termine.