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Cardiologia: sempre più adulti convivono con cardiopatie congenite

Al via il secondo simposio internazionale

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Milano, 15 maggio 2017 – Sono 8 su 1000 i bambini italiani che nascono con cardiopatie congenite, ma è incoraggiante sapere che è in costante aumento il numero di adulti cardiopatici congeniti che sono cresciuti riuscendo ad affrontare positivamente questa condizione. Recenti stime fatte negli Stati Uniti dimostrano che le persone con cardiopatie congenite in età adulta già superano numericamente i bambini che convivono con queste patologie, svincolando il tema di prerogativa della medicina pediatrica e affrontando quindi tutte le problematiche legate all’età adulta. La corretta diagnosi, il trattamento delle principali patologie, la qualità e l’aspettativa di vita di questa nuova popolazione di pazienti, identificata con l’acronimo GUCH (Grown-Up with Congenital Hearth Disease), saranno affrontati in occasione del secondo simposio internazionale sul tema, che avrà luogo a Roma, presso l’Hotel Columbus, il 27 maggio. Il simposio, che ha ricevuto il patrocinio del Ministero della Salute, è frutto della collaborazione tra l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, la Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli, il Gruppo Ospedaliero San Donato e la Johns Hopkins University. L’evento vedrà coinvolti relatori di diverse cardiochirurgie negli Stati Uniti e in Europa, come la Mayo Clinic e la All’s Children Hospital, ai quali si affiancheranno i principali specialisti delle cardiochirurgie pediatriche italiani.

“Grazie ai progressi della cardiologia e della cardiochirurgia pediatrica, spiega il professor Massimo Massetti, Direttore Cardiochirurgia (UOC) e Dirigente Medico responsabile di Struttura Complessa presso il Policlinico A. Gemelli, quasi il 90% di neonati e bambini italiani affetti da cardiopatia congenita oggi raggiunge l’età adulta. Questa storia di successo impone ai medici cardiologi e ai cardiochirurghi di confrontarsi con nuove problematiche che una crescente popolazione di persone che convive con queste patologie comporta. Gestire questa sfida richiede un approccio multidisciplinare, con un’intensa interazione tra le figure professionali che operano nell’ambito della cardiologia e cardiochirurgia pediatrica e quelle che invece si occupano della sfera adulta”.

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