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“Arte Contemporanea senza Lattosio” di Nilla Zaira D’Urso – Intervista all’autrice

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“Arte Contemporanea senza Lattosio” di Nilla Zaira D’Urso è un viaggio intrigante attraverso l’arte moderna e la vita di tutti i giorni. Con uno stile vivace e umoristico, l’autrice connette abilmente le stranezze della nostra società, dai centri commerciali alla chirurgia estetica, con le opere d’arte contemporanea. Rivolgendosi a una vasta gamma di lettori, dal consumatore di cibi veloci all’intollerante al lattosio, la scrittrice offre uno sguardo fresco e accessibile sulla relazione tra le nostre paure quotidiane e l’arte del nostro tempo. “Arte Contemporanea senza Lattosio” è una lettura divertente e illuminante che sfida il modo in cui percepiamo il mondo che ci circonda.

“Arte Contemporanea senza lattosio” è il tuo nuovo libro. Cosa ti ha spinto a scegliere questo titolo e come si lega alla tua filosofia artistica e di vita?

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Il titolo nasce prima ancora dell’idea stessa del libro così come l’ho poi strutturato. Esattamente nel 2019 come una forte intuizione e poi ho abbozzato una serie di riflessioni sul nostro tempo negli anni della pandemia che mi hanno dato paradossalmente la possibilità di fermarmi e riflettere, partendo dalla mia stessa alimentazione senza lattosio e senza zuccheri aggiunti.

Per me l’alimentazione e la scelta del cibo rappresentano una dimensione politica oltre che di cura del mio sé nella sua totalità. Io non mangio snack di alcun tipo neanche dolci al bar – a eccezione di una pasta di mandorla, qui in Sicilia, che comunque non magio interamente in un’unica volta – né bevande zuccherate o cibi eccessivamente processati.

Sono una vegetariana attenta a cucinare solo prodotti di stagione. Quindi, non prenderai mai in inverno pomodori e melanzane e peperoni.

Alla luce di questa mia attitudine, ho riflettuto su tutto ciò che sta intorno alla mia vita nella connessione con la natura, con il calendario lunare e con l’arte contemporanea che propongo come il risultato della nostra stessa alimentazione.

Quindi, non può che essere senza lattosio e magari senza zuccheri aggiunti!!

Ho visualizzato anche un’arte privata dei suoi componenti nutritivi.

Qual è il potenziale dell’arte contemporanea nel superare le sfide del presente e nel proiettarsi verso il futuro?

Non credo si possa parlare di “sfide” anche perché questa parola mi riporta ai reality, che non vedo ma che conosco nel loro format. La nostra società già vive di ritmi di produzione continua, di sfide appunto – come se la nostra vita abbia come unico scopo quello di produrre – e ha alti livelli di aggressività e violenza per i quali l’arte può essere una occasione per fermarci, non per correre; per respirare e non per essere affannati; per creare sgomento e non per renderci apatici e inerti; per vedere oltre e guardare con occhio attento un ripiano di un qualsiasi supermercato.

L’arte contemporanea può essere una delle tante possibilità per fare una analisi sulle visioni del presente proposte da molti artisti del nostro tempo e capire dove stiamo andando, cosa abbiamo perso e se possiamo recuperare.

In che modo il tuo ruolo di scrittrice si integra con la gestione della Nake residenza artistica sull’Etna? Come questa esperienza ha influenzato la tua scrittura?

Nake è la seconda rivoluzione della mia vita. Dopo più di dieci anni di vita romana, a un certo punto non riuscivo più a immaginarmi né a Roma né in un’altra metropoli neanche estera. C’era un richiamo in me, soprattutto, quando ho iniziato a vedere molti alberi numerati a Roma.

Questa cosa, che sembrerebbe banale, ha attivato in me una profonda riflessione e una riconsiderazione dello spazio e del tempo. Da quel momento ho sentito un richiamo sempre crescente verso la natura, l’Etna con le sue pietre e verso questa casa costruita dai miei sulle pendici dell’Etna, che mi ha risvegliato il rapporto con la Natura, con i suoni degli uccelli, con la terra, con il calendario lunare e con la scrittura.

Ho iniziato con più frequenza a scrivere e ad accedere a una parte di me che era silente, troppo silente da anni. Questo non vuol dire che scrivo in questa casa in campagna ma certamente la natura mi ha riconnessa con una parte importante di me.

Nascono così i progetti di residenza artistica e la casa diventa una struttura ricettiva, riconosciuta da ARTINRESIDENCE quale residenza artistica ufficiale da questo noto network. Nake continua a influenzare la mia scrittura perché quel luogo è energia immaginifica allo stato puro, è silenzio, è meditazione, è respiro, è culla per molti ospiti arrivati da tutto il mondo.

Direi che Nake e quel luogo sono per me delle creature sacre e per scrivere bisogna attingere a una parte scara e misteriosa per vedere oltre.

Come affronti i momenti di blocco creativo o le sfide nella comunicazione di idee complesse attraverso la scrittura?

Questa domanda è molto bella perché arriva al focus: a quel momento prima di scrivere.

Scrivere non è una passeggiata e non deve esserlo. C’è una fatica che riscontro tutte le volte come fosse un trekking e dipende dall’allenamento personale.

Non ho una ricetta nei momenti di blocco. Li vivo, li attraverso e mi faccio tante domande. Mi sento, a volte, più vulnerabile altre volte no ma cerco di non illudermi. Ricordo a me stessa di scrivere anche se è forte il tentativo di dirmi che così non va, che sto scrivendo in un certo modo piuttosto che in un altro.

Mi prendo tutta la fragilità di questo blocco e la porto con me per aprire quel valico che mi porta a scrivere anche se poi non sono soddisfatta.

Mi aiuta molto andare a camminare come allenamento costante, dormire bene e alzarmi presto.

Sicuramente, la scrittura mi mette in contatto con me stessa e con l’invisibile ovvero tutto ciò che occorre sentire, percepire nell’animo, nella pelle, nelle lacrime.

Infine, cosa speri che i lettori possano trarre dal tuo libro “Arte Contemporanea senza lattosio”?

Mi auguro che possano approcciarsi in modo ironico e umoristico al libro e che possano porsi più domande e avere dubbi rispetto al mondo che ci circonda.

Non propongo alcuna ricetta né una risposta assoluta ma dico di guardare con pensiero critico le visioni del quotidiano e di rapportarsi con le opere d’arte del nostro tempo per fermarsi e vedere oltre. Magari quell’oltre che è dentro il proprio sé.

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