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  • Capital Group: Cinque errori di investimento da evitare

    Capital Group: Cinque errori di investimento da evitare

    A cura di Lisa Thompson, Gestore di portafoglio azionario di Capital Group

    Un vecchio detto nel settore degli investimenti recita: se non hai mai affrontato un fallimento, probabilmente non stai correndo abbastanza rischi. Naturalmente, il fallimento non deve mai essere preso alla leggera. Tuttavia, investire è un’attività che prevede la valutazione del rischio e la ricerca del rendimento. Gli errori sono inevitabili. È molto complesso riuscire a battere in astuzia il mercato. Anche i gestori di portafoglio di maggior successo compiono la scelta giusta nel 55% dei casi e quella sbagliata nel restante 45%.

    Si impara di più dagli errori che dai successi. Quando si acquista un titolo e fin dall’inizio si rivela un buon affare, si ha un’ottima sensazione. C’è, tuttavia, la possibilità che ciò sia dovuto al fatto di trovarsi nel posto giusto al momento giusto. Abbiamo imparato molto invece quando un’idea non ha funzionato o ha richiesto molto tempo per diventare vincente. Di seguito cinque errori d’investimento da evitare:

    1.   Prestare attenzione agli “story stock”

    Abbiamo investito in un operatore di navi da crociera, che si chiamava American Classic Voyages, basandoci su una storia molto interessante. La società affondava le sue radici nella Delta Queen Steamboat Company, che gestiva popolari crociere sul fiume Mississippi. Il finanziere miliardario Sam Zell, che aveva intravisto l’opportunità di sconvolgere il settore delle crociere, era il presidente della società. American Classic Voyages progettava di ottenere i diritti esclusivi per le crociere nelle isole Hawaii in virtù di una legge marittima statunitense protezionistica. Abbiamo analizzato attentamente le dinamiche turistiche delle Hawaii e del settore delle crociere in generale per arrivare alla conclusione che ci sarebbe stata una forte domanda per questi viaggi. La società raccolse tutti i capitali necessari, assunse un eccellente team di dirigenti e iniziò a costruire la nave da crociera in un cantiere navale del Mississippi. All’epoca non se ne costruiva una sul suolo statunitense da oltre 25 anni, ma il cantiere aveva una vasta esperienza nella costruzione di navi militari. Cosa sarebbe potuto andare storto? Si scoprì che recuperare le competenze settoriali una volta perse non è così semplice. Lo sforzo da diversi miliardi di dollari profuso per la costruzione della nave non andò a buon fine e per questo e altri motivi la società andò in fallimento. Non ci era mai venuto in mente che non si potessero trovare i talenti per costruire una nave da crociera negli Stati Uniti. Alla fine, la nave incompleta è stata trainata in Europa per poi poter terminare i lavori di costruzione. Al contempo, la tesi d’investimento sprofondò come una roccia.

    La lezione: non dare per scontato che una società possa realizzare la propria strategia aziendale senza averne compreso il modo in cui lo farà.

    2. Evitare la paralisi da analisi

    Investire è una disciplina in parte scientifica e in parte artistica. Per avere successo, bisogna essere in grado di raccogliere dati e compiere calcoli. Tuttavia, è necessario anche esprimere giudizi basati sulle conoscenze acquisite con l’esperienza. La ricerca è fondamentale ma talvolta avere più informazioni è eccessivo. Per realizzare un investimento proficuo, occorre sapere quando è il momento di agire con le informazioni che si hanno a disposizione.

    3. Fidarsi ma con le dovute verifiche

    Capital attribuisce molta importanza alla conoscenza dei management, incontrandoli e comunicando regolarmente con loro. Comprendere i dirigenti come persone può aiutarci a valutare la loro strategia aziendale e se sono le persone giuste per realizzarla. Tuttavia, ciò può potenzialmente indurre a non domandarsi, “chissà se mi stanno mentendo”. La maggior parte dei dirigenti che incontriamo sono persone oneste e con buone intenzioni, ma questo non significa che sono sempre sinceri con noi o con sé stessi. Talvolta, però, anche gli investitori più accorti possono essere coinvolti in una frode. Per questo è importante considerare i bilanci e i dirigenti che li gestiscono con una sana dose di scetticismo.

    4. Resistere al proprio bias di conferma

    Questo lavoro è molto difficile e, proprio come tutti gli esseri umani, anche i gestori degli investimenti possono essere vittime delle proprie emozioni e dei propri pregiudizi. Possiamo essere vittime di bias di conferma, ovvero della tendenza a cercare informazioni che confermino i nostri pregiudizi preesistenti. Per tale motivo è fondamentale mettere in discussione il proprio punto di vista ed essere pronti ad agire rapidamente quando le circostanze cambiano.

    5. Sapere quando mollare

    Investire con successo nel lungo periodo è incredibilmente difficile, anche se potrebbe sembrare semplicissimo: occorre individuare con continuità le grandi società le cui azioni possono generare rendimenti superiori nel tempo. Abbiamo però imparato anche che le grandi società possono fare dei passi falsi; quindi, disporre di una solida disciplina di vendita e mantenerla può essere altrettanto importante. Questa capacità è stata evidenziata nel libro The Art of Execution: How the world’s best investors get it wrong and still make millions in the markets di Lee Freeman-Shor.  Una delle osservazioni più interessanti emerse dallo studio è l’importanza della ponderazione e della convinzione. L’autore ha scoperto che non è importante la frequenza con cui si compie la scelta giusta o sbagliata, ma quanto denaro si guadagna nel primo caso e quanto si perde nel secondo. Nei portafogli che gestisco evinco che queste decisioni di ponderazione e convinzione sono molto importanti. Il libro identifica cinque diverse “tribù” di investitori professionisti in base al loro comportamento. Uno dei gruppi era chiamato “assassins”, ovvero assassini, perché erano venditori spietati. Erano molto attenti a ridurre le perdite quando un titolo registrava un calo. Numerosi studi di psicologia comportamentale hanno dimostrato che per gli investitori è emotivamente 10 volte più difficile realizzare una perdita nella vita reale che sulla carta. In altre parole, tutti noi abbiamo una tendenza emotiva a evitare di ridurre le perdite e ad andare avanti.

    La capacità di abbandonare un investimento quando non è più redditizio può rappresentare una disciplina molto importante per un investimento di successo. Gli investitori a lungo termine devono imparare a essere disposti a cambiare rotta quando una tesi di investimento non è più valida. Ho scoperto che questa è una delle cose più difficili da compiere come gestore di portafoglio. Per questo è importante sapere quando vendere un titolo e passare ad altro può essere importante quanto sapere quando acquistare.

  • T. Rowe Price – Recessione, tetto del debito: come investire in una fase incerta?

    T. Rowe Price – Recessione, tetto del debito: come investire in una fase incerta?

    A cura di Nikolaj Schmidt, Chief International Economist, T. Rowe Price

    Ci sono sempre più segnali che indicano che siamo vicini ad una recessione. La fase che precede la recessione comporta solitamente un rallentamento nel mercato del lavoro. Inizialmente avviene in maniera graduale, ma improvvisamente accelera a tal punto che le banche centrali intervengono allentando la politica monetaria. Molti segnali indicano che ci stiamo dirigendo verso una recessione media, il che non è una buona notizia. Sarà una sorpresa per i mercati finanziari, perché una recessione media è molto più grave di una recessione lieve, attualmente scontata dai mercati.

    Tuttavia, il nostro viaggio nell’ultima tappa potrebbe essere reso più turbolento e prolungato sia da un mercato del lavoro tonico che non mostra ancora segni decisivi di rallentamento, sia dal tetto del debito pubblico statunitense che necessita di essere prorogato prima della scadenza del 1° giugno circa.

    In assenza di una soluzione politica al problema, gli Stati Uniti, nel peggiore dei casi, non sarebbero in grado di onorare i propri obblighi di debito sui Treasury. Un default del debito statunitense, anche se a breve termine, quasi sicuramente manderebbe i mercati finanziari in caduta libera. Inoltre, la sfida per l’economia è che mentre il problema delle banche regionali statunitensi sembra essere stato gestito, dobbiamo ancora vedere come le turbolenze bancarie regionali influiranno sull’emissione di credito e sulla disponibilità delle banche a concedere prestiti.

    Tuttavia, non mancano gli aspetti positivi. La Fed potrebbe tagliare i tassi di interesse prima del previsto come scorciatoia per uscire da una potenziale recessione. È quindi molto positivo che Jerome Powell abbia iniziato a suggerire che i rialzi dei tassi potrebbero essere finiti per il momento. Tuttavia, non dovremmo gioire troppo presto.

    Le buone notizie hanno vita breve

    Il calo dei prezzi dell’energia, l’allentamento dei vincoli sul fronte dell’offerta e la nuova politica di gestione del Covid in Cina hanno dato di recente nuovo slancio alla crescita globale. Questi fattori hanno allontanato la crescita dai livelli di recessione. Sfortunatamente, l’effetto sembra essere di breve durata, dato che la crescita non sembra prendere piede e ci sono molti segnali che indicano che ci stiamo nuovamente dirigendo verso una recessione. Dal mio punto di vista e da quello dei mercati finanziari, la domanda è se la crescita rallenterà a tal punto da innescare una dinamica recessiva.

    Una recessione è più grave di un rallentamento della crescita, dato che ha una forza intrinseca di auto-rinforzo: in primo luogo, la crescita si indebolisce, il che si ripercuote sul mercato del lavoro, che a sua volta indebolisce ulteriormente la crescita, creando una spirale recessiva che si auto-rinforza. Per porre fine alla spirale è necessario uno shock esterno, spesso sotto forma di allentamento della politica monetaria, che stimoli la crescita e l’occupazione. Pertanto, il mercato del lavoro è il fattore chiave che dobbiamo monitorare attentamente.

    Nel più grande Paese del mondo, gli Stati Uniti, il mercato del lavoro sembra ancora solido in superficie. Sebbene vi siano segni di crepe nelle fondamenta dell’occupazione, non abbiamo ancora assistito al suo sgretolamento. E finché il mercato del lavoro non cederà, la Fed continuerà a perseguire una politica monetaria restrittiva.

    Un altro fattore che contribuirà all’inasprimento delle condizioni finanziarie è la politica del credito bancario. Sebbene la crisi bancaria regionale negli Stati Uniti sia stata gestita in modo ragionevole e le autorità abbiano assicurato che nessun depositante subirà perdite, le banche stanno rivalutando le loro attività e mi aspetto che nei prossimi trimestri questo processo contribuisca e rafforzi una politica monetaria restrittiva, limitando l’accesso al credito da parte di imprese e cittadini.

    Quella del tetto del debito Usa è una questione globale

    Tuttavia, non sono né le banche regionali né il mercato del lavoro degli Stati Uniti a rappresentare la sfida più grande nel breve periodo. Piuttosto, è il tetto del debito statunitense che potrebbe infliggere gravi danni non solo all’economia americana, ma anche a quella globale.

    Al fine di garantire una gestione prudente della politica fiscale statunitense, esiste un limite massimo all’entità del debito pubblico degli Stati Uniti. Il limite è stato continuamente aumentato dal Congresso, ma l’attuale polarizzazione del sistema politico aumenta il rischio che si giunga a un accordo entro il 1° giugno. A quel punto, il Segretario al Tesoro Janet Yellen si aspetta di rimanere senza capitali, sia per rimborsare il debito che, ad esempio, per pagare gli stipendi ai dipendenti pubblici. Questo darà a Yellen un bel grattacapo, dovendo scegliere tra due mali: interrompere il pagamento degli stipendi e delle prestazioni sociali, oppure interrompere i rimborsi e i pagamenti degli interessi sul debito pubblico? Una domanda difficile a cui rispondere.

    Il mancato pagamento degli stipendi avrebbe un costo politico elevato negli Stati Uniti, ma un’inadempienza nei pagamenti agli investitori minaccerebbe la stabilità del sistema finanziario globale. I titoli di Stato Usa sono utilizzati come garanzia nelle transazioni in quasi tutto il mondo e, per questo motivo, creare incertezza sui Treasury non è un’opzione praticabile.

    Se il Congresso troverà un accordo prima del 1° giugno, un aumento del tetto del debito causerà turbolenze a breve termine sui mercati finanziari. I mercati non hanno tenuto conto del fatto che il tetto del debito ha avuto come conseguenza la riduzione della liquidità detenuta dal Tesoro statunitense presso la Fed. Ciò ha avuto lo stesso effetto di un quantitative easing della politica monetaria. Quando il tetto del debito verrà innalzato, il Tesoro statunitense dovrà ricostituire le proprie disponibilità liquide, il che comporterà un significativo drenaggio di liquidità nel sistema finanziario, che storicamente ha creato problemi ai mercati finanziari. Tuttavia, questa soluzione è chiaramente preferibile rispetto ad un periodo prolungato in cui gli Stati Uniti non saranno in grado di onorare i propri obblighi finanziari.

    Cosa potrebbe fare un investitore prudente?

    Storicamente, la fase finale della stretta monetaria è un buon momento sia per le azioni che per le obbligazioni. Tuttavia, se guardiamo alla performance dei due asset finora, le obbligazioni sono state in linea con le aspettative, mentre le azioni le hanno deluse. A mio avviso, ciò riflette gli sviluppi del mercato del lavoro statunitense e la questione del tetto del debito USA.

    La domanda che dobbiamo porci è quindi: cosa potrebbe fare un investitore prudente di fronte alla prospettiva di una recessione e di una resa dei conti sul tetto del debito?

    Come punto di partenza, un investitore saggio dovrebbe – a mio avviso – continuare a perseguire una strategia di investimento conservativa fino a quando la questione del tetto del debito non sarà chiarita. Ma credo che sia ancora più saggio rimanere prudenti fino a quando non sarà chiaro se gli Stati Uniti e l’economia globale si stanno dirigendo verso una recessione. Pertanto, a mio avviso, un portafoglio ragionevole dovrebbe favorire i segmenti del mercato obbligazionario che tipicamente registrano buone performance quando la crescita rallenta, piuttosto che il mercato azionario.

  • Investimento sostenibile come processo o come cosa?

    Investimento sostenibile come processo o come cosa?

    a cura di Rachel Whittaker, Head of SI Research di Robeco

    A più di 50 anni dalla nascita dell’investimento responsabile, una definizione unanime è ancora lontana, nonostante i grandi sforzi delle autorità di regolamentazione. Il dibattito sul concetto di investimento sostenibile è più che normale: quando nasce qualcosa di nuovo, infatti, spesso mancano sia la terminologia sia definizioni largamente accettate.

    Agli albori dell’investimento responsabile e sostenibile, le associazioni di categoria e i vari Forum per l’Investimento Sociale (FIS) hanno esercitato una certa autorità, aiutando gli investitori a definire l’investimento sostenibile. Con la nascita del FIS statunitense negli anni ’80, poi seguito da altre associazioni regionali di categoria, si è cercato collettivamente di riunire le idee dei principali leader di pensiero del settore, anche durante la fase di rapido sviluppo vissuta dal comparto nei primi anni 2000.

    La categorizzazione dell’investimento sostenibile

    Il primo rapporto pubblicato nel 2014 dalla Global Sustainable Investment Alliance (GSIA) – fondata nel 2012 – è uno studio senza precedenti, che descrive il panorama mondiale dell’investimento sostenibile e suddivide i vari approcci SI in sette categorie. La distinzione tra screening negativo, screening basato sulle norme, integrazione ESG, investimento tematico, community investing, azionariato attivo e approccio best-in-class/screening positivo ha contribuito a fornire un quadro comprensibile al mercato dei fondi, all’epoca in rapida ascesa.

    È apparso evidente che i vari approcci rispondessero a valori e aspettative di rendimento diversi e che, quindi, si potessero combinare per soddisfare le esigenze dei differenti investitori. Preso in questo contesto, l’investimento sostenibile è senz’altro un processo.

    Tutti gli approcci sono uguali?

    La definizione di questi approcci, tuttavia, ha avuto un lato negativo, quello di legittimare strategie di investimento incentrate più sul potenziale di rendimento che non sulle effettive caratteristiche di sostenibilità. Approcci così variegati meritano tutti di essere considerati ugualmente “sostenibili”?

    Dopo qualche anno, alcuni FIS regionali hanno smesso di considerare sostenibili i fondi che si limitavano a poche esclusioni di base. Ma si sono astenuti dall’imporre standard più elevati e hanno permesso agli investitori di decidere autonomamente, nonostante crescesse il bisogno di chiarire meglio il concetto di impatto concreto.

    A questo punto le autorità europee si sono gettate nella mischia, mentre quelle di altre regioni si sono limitate ad osservare da vicino. Di conseguenza, le associazioni di categoria hanno perso parte della loro autorevolezza, pur mantenendo una certa influenza. Nonostante le buone intenzioni dei regolatori, la legge spesso non riesce a stare al passo con l’innovazione. Una cornice normativa precoce può avere complicazioni indesiderate, costringendo persino i pionieri e i leader di pensiero a districarsi tra i requisiti da rispettare e le esigenze dei clienti da soddisfare.

    Condivisione delle best practice

    Le associazioni di categoria svolgono un ruolo importante nell’aiutare i loro membri ad affrontare queste sfide, promuovendo la condivisione delle best practice e riportando alle autorità di regolamentazione la propria opinione sull’efficacia delle normative proposte, in virtù della profonda esperienza maturata a fianco sia degli investitori che degli asset manager. Inoltre, continuano ad aggiornare i propri quadri di riferimento per la misurazione degli asset sostenibili, in modo da riflettere le ultime tendenze.

    In questi primi anni 2020, ci stiamo concentrando molto di più sulla definizione degli attributi specifici di un investimento sostenibile e sull’applicazione di una tassonomia sostenibile altamente dettagliata (in altre parole, pensiamo meno al processo e più al risultato). Oggi, quindi, l’investimento sostenibile è più spesso una cosa.

    Un settore relativamente nuovo

    Rispetto ad altri ambiti della finanza, l’investimento sostenibile è un settore ancora relativamente nuovo. È facile rimanere impantanati tra definizioni e aspettative, specialmente quando le autorità di regolamentazione impongono scadenze per la presentazione di soluzioni. Tuttavia, anche mettendocela tutta, ci vorrà parecchio tempo per arrivare a una terminologia e a definizioni accettate e comprensibili a livello mondiale.

    Alla fine, conta davvero la velocità con cui si raggiunge l’unanimità? Lo strumento più importante per la tutela degli investitori è la trasparenza, mentre il principale obiettivo dell’investimento sostenibile è quello di sfruttare l’industria finanziaria per preservare il capitale naturale del nostro pianeta, fonte di ogni crescita economica e prosperità. Anche se forse non siamo tutti d’accordo su come arrivarci, abbiamo un obiettivo comune!

  • Cinque temi di investimento per i prossimi dodici mesi

    Cinque temi di investimento per i prossimi dodici mesi

    A cura di Yoram Lustig, Head of MultiAsset Solutions, EMEA & LatAm e Michael Walsh, MultiAsset Solutions Strategist, T. Rowe Price

    Dopo oltre dieci anni di mercati tranquilli, di banche centrali favorevoli e di crescita moderata, nel 2022 le condizioni sono cambiate. Con l’azionario in calo del 18% e il reddito fisso dell’11,2%1 a livello globale, gli investitori avevano pochi posti dove ripararsi. Un’inflazione elevata su base storica, l’aggressivo aumento dei tassi e i crescenti timori di un rallentamento hanno pesato sui mercati. È arrivato un nuovo regime.

    Ci aspettiamo ulteriori cambiamenti nel 2023, quando il nuovo regime maturerà, entrando in una nuova fase. È probabile che l’inflazione si attesti su livelli più elevati, ma che si riduca nel tempo. Un’inflazione superiore al target implica che molte banche centrali potrebbero essere costrette a mantenere i tassi di interesse elevati per un periodo prolungato. Tuttavia, anche se un passaggio all’allentamento monetario potrebbe non essere immediato, questo ciclo di inasprimento si sta avvicinando al suo culmine. Non è ancora chiaro se le principali economie scivoleranno in recessione o riusciranno a evitarla.

    Inoltre, i rischi geopolitici includono la guerra in corso tra Russia e Ucraina, l’impatto della riapertura post-Covid, la centralizzazione del potere in Cina e la polarizzazione politica negli Stati Uniti in vista delle elezioni presidenziali del 2023. Se a ciò si aggiungono le recenti difficoltà del settore bancario statunitense ed europeo, queste preoccupazioni continueranno ad avere un forte impatto sul sentiment e sulla direzione dei mercati, aumentando l’incertezza. Questi cambiamenti significano che la volatilità potrebbe rimanere elevata, con rischi e opportunità. Abbiamo individuato cinque trend chiave che, a nostro avviso, guideranno la performance dei mercati nei prossimi 12 mesi e oltre:

    1. Inflazione: sulla via verso il 2%

    Si prevede che l’inflazione negli Stati Uniti e in Europa diminuirà nel 2023 a causa dell’allentamento delle pressioni sul lato dell’offerta (ad esempio, il risanamento delle catene di approvvigionamento, il calo dei prezzi dell’energia e delle materie prime) e sul lato della domanda (ad esempio, la normalizzazione della domanda repressa post-pandemia), degli effetti di base (i prezzi saranno confrontati con i prezzi già elevati di un anno fa) e, infine, dell’impatto della politica monetaria più restrittiva, che si manifesta con un certo ritardo. La disinflazione è una buona notizia: l’inflazione è un rischio per i mercati ed è il motore delle banche centrali più aggressive.

    Tuttavia, il percorso dell’inflazione nel 2023 sarà probabilmente accidentato. Con la riapertura della Cina, essa potrebbe aumentare come in altre grandi economie dopo la pandemia. L’inflazione di fondo, che esclude prodotti alimentari ed energia, non è ancora scesa con la stessa rapidità della misura principale. L’inflazione si è spostata dai beni ai servizi più “vischiosi”. Finché il mercato del lavoro rimarrà rigido, permane il rischio che la tendenza alla riduzione dell’inflazione possa arrestarsi o invertirsi.

    2. Politica monetaria: più restrittiva più a lungo

    Finché non potranno dichiarare vittoria nella guerra contro l’inflazione, è probabile che le banche centrali mantengano i tassi in territorio restrittivo. La buona notizia è che i mercati non dovrebbero subire il forte inasprimento delle condizioni finanziarie del 2022, via via che le banche centrali si muoveranno per sospendere i rialzi a causa dell’insorgere della disinflazione. Tuttavia, rimangono molte incognite.

    Le politiche delle banche centrali sono state la chiave di volta dei mercati dopo la crisi finanziaria globale, e hanno consentito di investire in azioni con una sicurezza implicita. Gli investitori devono adattarsi alla nuova realtà in cui i policymaker si concentrano sulla lotta all’inflazione e non sul rasserenamento dei mercati.

    3. Recessione: Schivata o ritardata?

    Sebbene l’economia globale abbia iniziato il 2023 in condizioni ragionevoli, è raro che si riesca a vincere la lotta all’inflazione senza innescare una recessione. Detto questo, un mercato del lavoro surriscaldato negli Stati Uniti e in Europa ha rappresentato un ostacolo importante sulla strada della recessione. Storicamente, gli Stati Uniti non sono mai entrati in recessione senza una debolezza del mercato del lavoro. Permane il rischio di una recessione globale, o di un rallentamento dell’economia, nel 2023.

    Tuttavia, anche la recessione fa parte del ciclo economico e un rallentamento temporaneo porta anche delle opportunità. Il mercato viene ripulito dalle aziende più deboli e le imprese più forti sopravvivono, il che porta a un’allocazione più ragionevole del capitale. I mercati azionari tendono a recuperare prima della fine della recessione, passando dal pessimismo alla valutazione della ripresa che ne deriverà.

    4. Incertezza: Un mondo in rivoluzione

    Il mondo è nel mezzo di una serie di rivoluzioni secolari: la rivoluzione dell’informazione, quella ‘green’ e quella del lavoro a distanza. Le transizioni tra i regimi implicano una fase di adattamento, e l’adattamento porta incertezza. In questo momento, sembra che il mondo sia attraversato da eventi ancora più inquietanti del solito, come la guerra in Ucraina, la riapertura della Cina, il tetto del debito degli Stati Uniti, l’ulteriore escalation delle tensioni tra Cina e Stati Uniti. Queste sono le incognite note, mentre le incognite sconosciute potrebbero portare nuovi cigni neri.

    Quando gli eventi geopolitici guidano il sentiment, i mercati possono oscillare tra risk-on e risk-off, mettendo in discussione la logica degli investimenti basati sui fondamentali. Tuttavia, se da un lato tendiamo a concentrarci su “ciò che può andare male”, dall’altro l’incertezza dovrebbe spingerci a cercare “ciò che può andare bene”.

    5. Opportunità: Trarre il meglio dalla “nuova normalità”

    Dopo oltre dieci anni di rendimenti obbligazionari negativi e di tassi a zero, stiamo tornando alla realtà. Questa transizione è dolorosa, come abbiamo visto nel 2022. Tuttavia, la normalità può essere positiva. Dopo un brutale 2022, le valutazioni sono ora più ragionevoli e sebbene abbiano un impatto diretto sui rendimenti a lungo termine e non a breve termine, valutazioni più basse oggi significano rendimenti attesi più elevati in futuro.

    Un tema che si intreccia con tutti gli altri è il cambiamento. Alcuni rischi esistenziali, come le guerre, i cambiamenti climatici e le trasformazioni sociali, creano incertezza. Tuttavia, essi comportano anche opportunità per gli investitori in grado di cogliere il cambiamento e di trarre vantaggio dalle sue perturbazioni.

    1 Fonti: MSCI All Country World Index (ACWI) misurato in dollari (USD). Bloomberg Global Aggregate Bond Index con copertura rispetto al dollaro (USD).