Tag: fumo passivo

  • Tutela salute non fumatori: Lorenzin: “Lotta al fumo obiettivo da perseguire con determinazione”

    Tutela salute non fumatori: Lorenzin: “Lotta al fumo obiettivo da perseguire con determinazione”

    Tabacco
    Fumo passivo

    Dieci anni della legge 3/2003

    Lorenzin: “Lotta al fumo obiettivo da perseguire con determinazione”

    A dieci anni dall’entrata in vigore, la legge che ha vietato il fumo in tutti i luoghi chiusi (art 51 “Tutela della salute dei non fumatori” della legge 3/2003, nota anche come “Legge Sirchia” dal Ministro della Salute che l’ha proposta) è forse la più conosciuta ed apprezzata dai cittadini italiani.

    Grazie a questa legge ed al costante impegno del Ministero della Salute e del Servizio Sanitario Nazionale per la prevenzione del tabagismo e delle patologie correlate al fumo, in questi dieci anni sono stati ottenuti risultati importanti come la diminuzione del 18% della prevalenza dei fumatori (dal 23,8% del 2003 al 19,5% del 2014 secondo i dati ISTAT), la riduzione dei ricoveri per infarto del 5% ogni anno, la diminuzione del 25% delle vendite dei prodotti del tabacco.

    “Da molti anni il Dicastero che rappresento – ha detto il ministro Lorenzin – è impegnato nella lotta contro questo nemico difficile da “abbattere”. La lotta al fumo ha rappresentato, fin dall’inizio del mio mandato, una sfida da accettare e, soprattutto, un obiettivo da perseguire con determinazione. Il fumo uccide, dobbiamo essere tutti consapevoli di questo. Sono convinta che sia fondamentale agire sui giovani in via prioritaria per evitare che i nostri ragazzi entrino nella spirale di questo vizio che, purtroppo, e’ tornato ad essere di moda tra loro. Dobbiamo fare in modo che non fumare divenga “cool” educando e informando adeguatamente i giovani. L’ Organizzazione mondiale della sanita’ ha infatti rilevato come si determini una oscillazione a favore dell’ abitudine al fumo quando vengono meno le campagne di sensibilizzazione”.

    [easy_ad_inject_1]I risultati positivi ottenuti dall’entrata in vigore della Legge 3/2003 sono stati resi possibili anche per l’ottima accettazione della legge da parte degli italiani (il 95% la ritiene utile e il 90% pensa che sia rispettata) e per l’azione di supporto alla sua applicazione e di monitoraggio svolta dal Ministero e dal Corpo dei Carabinieri per la Salute. Ad oggi i NAS hanno compiuto oltre 35.800 controlli in tutta Italia, presso diverse tipologie di locali e solo il 5,8% di tali ispezioni ha portato a contestare un’infrazione; di queste solo il 2% sono state relative a presenza di persone che fumavano dove non consentito, mentre il 3,8% ha riguardato la mancata o non corretta apposizione dei cartelli di divieto.

    Le iniziative di prevenzione e promozione della salute collegate al programma “Guadagnare salute” e ai diversi Piani nazionali e Regionali di Prevenzione che si sono sviluppate nel corso di questi 10 anni, coinvolgendo con progetti locali tutte le Regioni Italiane, hanno contribuito ai risultati raggiunti, insieme con le attività di comunicazione per tutelare i non fumatori, per prevenire l’iniziazione dei giovani al fumo e per promuovere la cessazione da parte di tutti i fumatori, in particolare delle donne in gravidanza e allattamento.

    Se, tuttavia, confrontiamo i pur importanti risultati ottenuti dall’Italia con quelli dell’Europa, osserviamo che molti Paesi hanno fatto più e meglio del nostro e nella classifica dei paesi più impegnati nella lotta al tabagismo siamo scesi dall’8° posto nel 2007 al 15° nel 2013.

    L’Organizzazione Mondiale della Sanità nell’ambito del Piano d’azione globale per la prevenzione della Malattie croniche, ha fissato l’obiettivo della riduzione di un ulteriore 30% della prevalenza dei fumatori entro il 2025: per raggiungerlo l’Italia dovrà impegnarsi di più.

    E’ stata ampliata la tutela dei giovani attraverso la legge che ha vietato il fumo anche negli spazi esterni di pertinenza degli istituti scolastici e l’innalzamento ai minori di 18 anni del divieto di vendita dei prodotti del tabacco. C’è bisogno, tuttavia, di una maggiore consapevolezza dei danni del fumo e di un’azione più incisiva e coordinata da parte di tutti gli attori e portatori di interesse coinvolti, come, ad esempio, il Ministero dello Sviluppo Economico e quello dell’Economia.

    Seguendo le indicazioni della Convenzione Quadro OMS per il Controllo del Tabacco (approvata nel 2005 e diventata legge in Italia nel 2008), potrebbe, ad esempio, essere perseguito un aumento costante dei prezzi delle sigarette (anche di quelle “fai da te”) ed essere consentita la destinazione diretta di una piccola parte delle tasse sul tabacco (basterebbe lo 0,1%) ad azioni di prevenzione. Tra le ulteriori azioni da mettere in campo, il recepimento, nei tempi previsti, della Direttiva Europea 2014/40/UE, approvata lo scorso aprile, comporterà, tra l’altro, l’introduzione di immagini dissuasive sul 65% della superficie dei pacchetti di sigarette, il divieto di utilizzo degli aromi caratterizzanti e dell’uso di alcuni additivi attrattivi, l’attivazione di misure più efficaci per identificare e tracciare i prodotti del tabacco e combattere il traffico illecito.

    Altre possibili iniziative, il cui successo è documentato in altri Paesi, riguardano l’estensione del divieto di fumo in auto se vi sono bambini a bordo, ma anche negli stadi, nei parchi pubblici e nelle spiagge attrezzate, la regolamentazione delle “scene fumo” durante i film e le serie televisive nazionali.

  • Fumo passivo: otto italiani su dieci ignorano che provoca il cancro

    Fumo passivo: otto italiani su dieci ignorano che provoca il cancro

    Tabacco
    Fumo passivo

    Milano, 9 settembre 2014 – Il 25% della popolazione italiana è esposto ai pericoli del fumo passivo e 8 cittadini su 10 non sanno che provoca il cancro del polmone. Il 71% fuma regolarmente in luoghi chiusi, mentre per il 43% smettere con le sigarette non riduce il rischio di sviluppare la malattia. Il livello di conoscenza sui fattori di rischio è scarso, infatti quasi la metà delle persone (48%) pensa che questo tipo di tumore non si possa prevenire. Una diffusa ignoranza che preoccupa, visto che il 49% dichiara di fumare in presenza di bambini e solo il 45% cambierebbe il suo stile di vita per prevenire la neoplasia. Sono alcuni dei dati emersi dal sondaggio nazionale condotto dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) e concluso nel luglio scorso su oltre 3.000 cittadini.

    L’indagine, presentata oggi a Milano in un incontro con i giornalisti, fa parte della campagna nazionale di sensibilizzazione sulla patologia, promossa dall’AIOM, con il patrocinio della Fondazione “Insieme contro il Cancro” e dell’associazione dei pazienti “WALCE” (Women Against Lung Cancer in Europe). “Con circa 38.000 nuove diagnosi ogni anno nel nostro Paese, il tumore del polmone è la terza neoplasia più frequente, dopo quelle al colon retto e al seno – spiega il prof. Carmine Pinto, presidente eletto AIOM e Direttore Oncologia Medica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma -. Ma, a differenza di altre, si caratterizza per un forte stigma sociale. Infatti il 59% degli intervistati ritiene che chi è colpito dalla malattia, soprattutto se si tratta di un fumatore, sia ‘colpevole’ della sua condizione. Ricordiamo che respirare sigarette, proprie e altrui, determina il 90% del totale dei decessi per tumore del polmone. E il fumo passivo è un importante fattore di rischio, che aumenta fino al 30% le probabilità di sviluppare la malattia. Ma, come risulta dal sondaggio, troppi ignorano le regole fondamentali della prevenzione. Per questo abbiamo deciso di promuovere un progetto nazionale rivolto a cittadini, oncologi e Istituzioni”.

    L’AIOM ha realizzato anche un’indagine fra i propri soci ed è prevista la diffusione in tutti i centri di oncologia della penisola di due opuscoli informativi: uno sui danni del fumo passivo (e attivo), da distribuire anche negli ambulatori dei medici di medicina generale, l’altro su come affrontare al meglio questa neoplasia, destinato ai pazienti e ai familiari. Il bisogno di informazione è molto alto: l’89% degli intervistati vorrebbe infatti ricevere maggiori notizie sulla malattia e per il 72% servono più campagne di prevenzione. “A ottobre – continua il prof. Pinto – partirà un vero e proprio Tour di sensibilizzazione sui danni anche del fumo passivo in otto Regioni, rivolto ai cittadini e alle Istituzioni. Interverranno oncologi, rappresentanti degli Assessorati regionali alla Sanità e delle associazioni dei pazienti. Un momento di confronto e di crescita, oltre che di creazione di un percorso educazionale e informativo”. Il fumo passivo rappresenta il principale fattore inquinante degli ambienti chiusi e provoca nel mondo oltre 600.000 morti l’anno.

    “Le sigarette – sottolinea il prof. Francesco Cognetti, presidente di ‘Insieme contro il Cancro’ – possono trasformare il salotto di casa o l’abitacolo dell’automobile in vere e proprie camere a gas. Sarebbe opportuno estendere i divieti antifumo a tutti gli ambienti chiusi o troppo affollati come automobili, spiagge, stadi e parchi. Solo così è possibile difendere la salute di tutti i cittadini, specialmente delle persone più a rischio, come le donne in gravidanza e i bambini. Un proposta simile è già stata avanzata dal Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, nell’estate 2013. Il progetto però non è stato accolto. Rinnoviamo il nostro appello alle Istituzioni affinché siano introdotte norme più stringenti, peraltro già adottate con successo in altri Paesi”. Una parte importante della campagna, realizzata con il supporto di Boehringer Ingelheim, è il sondaggio fra oltre 850 specialisti. “Abbiamo condotto questa indagine interna per capire come viene affrontata e trattata la patologia – continua il prof. Pinto -. Il 78% degli oncologi ritiene che questi pazienti siano colpevolizzati, soprattutto se si tratta di fumatori. Inoltre l’86% afferma che lo stigma può influire negativamente sullo stato di salute complessivo. La probabilità di sviluppare una neoplasia polmonare è infatti 14 volte più alta tra i fumatori rispetto ai non tabagisti. Però è fondamentale che il malato avverta la comprensione del personale medico e l’affetto dei familiari. Ben il 95% degli oncologi dichiara infatti di rivolgere domande sul possibile stato di disagio interiore”.

    “Per troppo tempo il tumore del polmone è stato considerato una patologia quasi esclusivamente maschile – afferma la prof.ssa Silvia Novello, presidente di WALCE -. I nuovi dati evidenziano invece una forte crescita anche tra le donne. Il divario tra i due sessi si è ridotto, a causa dell’aumento del consumo di tabacco anche nella popolazione femminile. In base ai dati più recenti dell’Istituto Superiore di Sanità, i fumatori in Italia sono oltre 11 milioni, di cui 5 rappresentati da donne. Dire addio alle sigarette non è una missione impossibile e comporta grandi benefici per la salute. Si può smettere senza ricorrere a prodotti sostitutivi a base di nicotina, che rendono poi più difficile interrompere il vizio”. In Italia il cancro del polmone è uno dei cosiddetti “big killer” ed è difficile individuarlo in fase iniziale. In tutta Europa si registrano ogni anno 391.000 nuovi casi e 342.000 morti, pari al 19,9% di tutti i decessi per tumore. Negli ultimi anni, la percentuale di persone che hanno superato la soglia dei 5 anni senza ricadute è aumentata: negli uomini dal 10 al 14%, nelle donne dal 12 al 18%. “Questi risultati positivi sono dovuti anche alla ricerca, che permette agli oncologi di somministrare terapie più efficaci – prosegue il prof. Pinto -. Tra le nuove molecole, afatinib ha un meccanismo d’azione innovativo e si differenzia dai trattamenti mirati attualmente disponibili perché è in grado di inibire in maniera irreversibile quei recettori che svolgono un ruolo centrale nello sviluppo e nella diffusione dei tumori più pervasivi e a mortalità elevata come il carcinoma polmonare”.
    “Il fumo è uno dei principali fattori di rischio anche per altre neoplasie – spiega il prof. Cognetti -. Ricordiamo, in particolare, il cancro al seno, al collo dell’utero, alla vescica, al pancreas. Il 22% dei nostri connazionali con più di 15 anni fuma regolarmente. E, secondo il nostro sondaggio, solo il 45% degli italiani è disponibile a cambiare il proprio stile di vita per ridurre il livello di rischio oncologico. Questo dato deve farci riflettere. La prevenzione è un’arma fondamentale nella lotta contro i tumori. Dobbiamo insistere con campagne di informazione ed educazione”. “I progetti focalizzati sulla prevenzione e sulla creazione di cultura sulla patologia rappresentano la nuova frontiera nella collaborazione tra società scientifiche e aziende farmaceutiche. La nostra azienda è orgogliosa di collaborare con AIOM e poter contribuire alla realizzazione di questo importante progetto – conclude la dott.ssa Anna Maria Porrini, presidente di Boehringer Ingelheim -. Lavoriamo per migliorare l’efficacia e la tollerabilità dei farmaci esistenti, sintetizzare nuove molecole per realizzare medicinali innovativi. Il nostro scopo è fornire ai pazienti le migliori terapie possibili. Vogliamo promuovere la salute e il benessere dell’intera collettività, questo non può prescindere da una corretta attività di prevenzione ed informazione sulle patologie”.
    Intermedia – AIOM