Sarà attivo sette giorni su sette, dalle ore 10 alle ore 18. Chiamando l’800 942 425, sarà possibile parlare con un diabetologo che risponderà alle domande delle persone con diabete.
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Notizie dal mondo della diabetologia, branca della medicina interna che si occupa del diabete e delle sue complicanze.
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ROMA CAPITALE MONDIALE DEL DIABETE 2017
La Città eterna scelta per il 2017 dal programma Cities Changing Diabetes®, un progetto globale per far fronte alla sfida che il diabete pone nelle grandi città
L’annuncio nel corso del convegno “Sustainable cities promoting urban health”, organizzato a Roma dall’Ambasciata di Danimarca, in collaborazione con Ministero della salute, Istituto superiore di sanità, SDU-National Institute of Public Health di Danimarca, ANCI, Health City Institute, Danish Healthy Cities Network, sotto l’egida della Presidenza del Consiglio dei ministri
Roma, 29 novembre 2016 – È Roma la metropoli scelta per il 2017 dal programma Cities Changing Diabetes®, l’iniziativa realizzata in partnership tra University College London (UCL) e il danese Steno Diabetes Center con il contributo di Novo Nordisk che coinvolge Istituzioni nazionali, amministrazioni locali, mondo accademico e terzo settore, con l’obiettivo di evidenziare il legame fra il diabete e le città e promuovere iniziative per salvaguardare la salute dei cittadini e prevenire la malattia.
L’annuncio è stato dato oggi nel corso del convegno “Sustainable cities promoting urban health”, organizzato nella capitale dall’Ambasciata di Danimarca in collaborazione con Ministero della salute, Istituto superiore di sanità, SDU-National Institute of Public Health di Danimarca, ANCI-Associazione nazionale comuni italiani, Health City Institute, Danish Healthy Cities network, sotto l’egida della Presidenza del Consiglio dei ministri.
“Nel 1960 un terzo della popolazione mondiale viveva nelle città. Oggi si tratta di più della metà e nel 2050 sarà il 70 per cento. Allo stesso tempo, circa 400 milioni di persone soffrono di diabete e si prevede un aumento fino a 600 milioni nel 2035”, dice Erik Vilstrup Lorenzen, Ambasciatore di Danimarca. Il compito è chiaro: per combattere il diabete è necessario aumentare l’attenzione sulla salute e sullo sviluppo urbano in modo da creare ‘città vivibili’. In breve, dobbiamo creare un ambiente urbano che promuova la salute come una parte fondamentale dell’infrastruttura e delle funzioni delle città. In Danimarca, soprattutto a Copenaghen, abbiamo un’ampia esperienza nel rendere la città più vivibile con una particolare attenzione sulla bicicletta come metodo di trasporto per incoraggiare l’attività fisica. Nella sola città di Copenaghen ci sono oltre 360 chilometri di piste ciclabili. Ma favorire la viabilità ciclistica costituisce solo una parte di un approccio multidisciplinare che coinvolge molti stakeholder: la società civile, l’ente di edilizia residenziale pubblica, la scuola, le associazioni di pazienti e tanti altri. Copenaghen riconosce le sfide della salute urbana e ha investito nella necessità di creare ambienti fisici positivi che incoraggiano attivamente il miglioramento della salute e il benessere. A Copenaghen, la salute pubblica costituisce una responsabilità condivisa dell’intera città, e tutte le amministrazioni lavorano per il sostegno della salute e la riduzione dell’ineguaglianza salutare. Tutto ciò coinvolge la pianificazione urbana, ma anche gli asili nido, i programmi doposcuola e le aree sociali e dell’occupazione. Le politiche e le pianificazioni locali e nazionali (educazione, lavoro e settore residenziale inclusi), sono riconosciuti come elementi prioritari nella promozione della salute”.
Oltre 3 miliardi di persone nel mondo vivono oggi in città metropolitane e megalopoli: Tokyo ha 37 milioni di abitanti, Nuova Delhi 22 milioni, Città del Messico 20 milioni. 10 anni fa, per la prima volta nella storia dell’Umanità, la popolazione mondiale residente in aree urbane ha superato la soglia del 50% e questa percentuale è in crescita, come indicano le stime dell’Organizzazione mondiale della sanità. Nel 2030, 6 persone su 10 vivranno nei grandi agglomerati urbani, nel 2050 7 su 10.
“Questa è una tendenza che, di fatto, negli ultimi 50 anni sta cambiando il volto del nostro Pianeta e che va valutata in tutta la sua complessità. Grandi masse di persone si concentrano nelle grandi città, attratte dal miraggio del benessere, dell’occupazione e di una qualità di vita differente, e la popolazione urbana mondiale, soprattutto nei Paesi medio-piccoli cresce anno dopo anno”, spiega Andrea Lenzi, coordinatore di Health City Institute, gruppo di esperti che ha recentemente messo a punto il manifesto “La Salute nelle città: bene comune”, per offrire a istituzioni e amministrazioni locali spunti di riflessione per guidarle nello studio dei determinanti della salute nei contesti urbani.
Che aspetto avrà dunque il pianeta Terra nel 2050? Come si evolveranno le nostre città? Saranno in grado i governi di rispondere alla crescente domanda di salute? Dobbiamo, infatti, prendere atto che si tratta di un fenomeno sociale inarrestabile e una tendenza irreversibile, che va amministrata ed anche studiata sotto numerosi punti di vista quali l’assetto urbanistico, i trasporti, il contesto industriale e occupazionale e soprattutto la salute.
“Le città stesse ed il loro modello di sviluppo sono oggi in prima linea nella lotta contro le criticità connesse al crescente inurbamento e, ovviamente, la salute pubblica occupa fra queste un posto di primaria importanza”, afferma Enzo Bianco, Presidente del Consiglio Nazionale dell’ANCI e Sindaco di Catania.
Un filo sottile ma evidente lega il fenomeno dell’inurbamento alla crescita di malattie come il diabete. Esiste infatti una suscettibilità genetica a sviluppare questa malattia, a cui si associano fattori ambientali legati allo stile di vita.
Oggi sappiamo che vive nelle città il 64% delle persone con diabete, l’equivalente di circa 246 milioni di abitanti, e anche questo numero è destinato a crescere. Inoltre, la maggior parte di loro – l’80% circa – vive in Paesi a basso-medio reddito, dove gli agglomerati urbani si espandono più rapidamente. Il vivere in città è associato ad un peggioramento dello stile di vita: questo rappresenta un fattore chiave dell’aumento di questa e delle altre malattie non trasmissibili – cardiovascolari, obesità, disturbi broncopolmonari, tumori – e studi internazionali evidenziano la connessione fra stile di vita degli abitanti delle aree urbane e prevalenza del diabete.
“Ciò significa che nel definire le politiche di lotta a questa malattia si deve tenere conto del contesto urbano in cui essa si manifesta: risulta fondamentale pianificare lo sviluppo e l’espansione delle città in ottica di prevenzione delle malattie croniche, per incoraggiare stili di vita salutari. I dati evidenziano come città che non considerano questi aspetti nell’urbanizzazione finiscano per contribuire alla crescita di patologie croniche, e questa situazione può diventare esplosiva dal punto di vista sanitario soprattutto nelle megalopoli. Vivere in città aumenta da 2 a 5 volte il rischio di sviluppare il diabete”, aggiunge Lenzi.
“L’inurbamento e la configurazione attuale delle città offrono per la salute pubblica e individuale tanti rischi, ma anche opportunità da sfruttare con un’amministrazione cosciente e oculata”, osserva Roberto Pella, Vicepresidente Anci e Presidente Confederazione Città e Municipalità UE. “Ciò può avvenire attraverso un’analisi preventiva dei determinanti sociali, economici e ambientali e dei fattori di rischio che hanno un impatto sulla salute”, prosegue.
La principale arma di prevenzione a nostra disposizione, dunque, è eliminare o comunque modificare questi fattori. Per questo motivo Steno Diabetes Center, University College London (UCL) e Novo Nordisk hanno dato vita nel 2014 a Cities Changing Diabetes®.
“Il programma non nasce con lo scopo di sostituirsi o di soppiantare il considerevole lavoro già in atto, in tutto il mondo, per affrontare il tema del diabete nelle città. Specialisti, accademici, istituzioni e comunità conoscono molto bene il problema”, chiarisce Federico Serra, Government Affairs and External Relations Director di Novo Nordisk Italia. “L’obiettivo è di dar vita a un movimento di collaborazione internazionale in grado di unire le forze per proporre e trovare attraverso l’analisi delle best practice soluzioni per affrontare il crescente numero di persone con diabete e obesità nel mondo, e il conseguente onere economico e sociale, partendo dal tessuto e dal vissuto urbano che tanta parte sembra avere in questo fenomeno”, dice ancora.
Il programma Cities Changing Diabetes® ha visto in questi primi anni il coinvolgimento di sette grandi città: Houston, Copenhagen, Tianjin, Shanghai, Vancouver, Johannesbourg e Città del Messico. Nel 2017 sarà la volta di Roma. “In queste città i ricercatori elaborano dati e svolgono ricerche per identificare chiaramente lo scenario e capire le aree di vulnerabilità. Inoltre, si cerca di comprendere i bisogni insoddisfatti delle persone con diabete, di identificare le politiche di prevenzione, oltre a comprendere come migliorare la rete di assistenza. In ultima analisi, si vuole individuare e comprendere, tramite case studies, come certi ambienti urbani favoriscano l’insorgenza del diabete di tipo 2 e le sue complicanze”, conclude Serra.
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DIABETE E SCUOLA: FAND-ASSOCIAZIONE ITALIANA DIABETICI PROPONE DI ISTITUIRE IL ‘RAPPRESENTANTE PER LA SALUTE’ NELLE SCUOLE
Milano, 16 novembre 2016 – “Istituire ufficialmente la figura del ‘Rappresentante o referente per la salute’ all’interno delle scuole dell’obbligo”: è la proposta elaborata da Albino Bottazzo, Presidente nazionale FAND-Associazione italiana diabetici, avanzata ieri da una delegazione dell’associazione che ha incontrato l’on. Cosimo Latronico, Componente della Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione della Camera dei Deputati. La delegazione FAND, guidata dal Vicepresidente nazionale Lorenzo Greco e composta da Antonio Papaleo (Basilicata), Stefano Garau (Sardegna) e Lina Delle Monache (Lazio), ha illustrato all’esponente parlamentare l’esigenza e l’urgenza di inserire nel sistema scolastico nazionale, e principalmente nelle scuole primarie e dell’infanzia, questa figura, “sulla falsariga – secondo l’idea di Bottazzo – del ‘Responsabile per la sicurezza’, già istituzionalmente presente in ogni istituto”.
“La mozione bipartisan approvata recentemente dal Senato, che impegna il Governo a promuovere e sostenere l’appropriata gestione del diabete a scuola, garantendo la somministrazione dei farmaci anche in orario scolastico è sicuramente un passo avanti. Rischia, tuttavia, di trasformarsi in una dichiarazione di buona volontà, se non accompagnata da un impegno ben più determinato, per la tranquillità delle famiglie interessate e degli operatori scolastici”, spiega Bottazzo. “È necessario – lo dico a ragion veduta, avendo trascorso molti anni della mia vita nella posizione di dirigente scolastico – che in ogni istituto sia individuato e adeguatamente formato grazie alla ASL, un referente cui tutti possano rivolgersi in caso di necessità inerenti l’ambito della salute, non solo per il diabete. È un compito chiave, che non può essere lasciato alla buona volontà e all’improvvisazione, che spero il Ministero della salute, il Ministero dell’istruzione, università e ricerca e le forze sindacali della scuola vogliano valutare e attuare”, conclude.
L’On. Latronico, a cui è stato consegnato un corposo dossier comprendente la proposta elaborata da FAND, ha garantito il proprio impegno a lavorare, di concerto con altri colleghi parlamentari, sull’iniziativa.
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14 novembre – Giornata mondiale del diabete: il Battistero si illumina di blu
Appuntamento alle 18,30 in piazza Duomo per l’evento promosso dall’Ospedale pediatrico Meyer e dalla sua Fondazione
Firenze – Per cinque giorni, il Battistero si tinge di blu. L’illuminazione di tre delle facciate di uno dei monumenti simbolo della città di Firenze e della sua storia è il modo con cui, anche quest’anno, l’Ospedale pediatrico Meyer e la sua Fondazione hanno voluto aderire alla Giornata del diabete, che si celebra in tutto il mondo il 14 novembre. La suggestiva illuminazione blu – colore simbolo di questa patologia in costante crescita, anche tra bambini e giovanissimi – si accenderà il 14 novembre alle 18,30 e resterà in funzione fino alla mezzanotte di venerdì 18 novembre. E le luci, sempre blu, coloreranno anche la facciata e i corridoi esterni dell’Ospedale pediatrico fiorentino.
Il diabete di tipo 1 registra, ogni anno, un aumento di oltre il 3% dei casi, con una progressiva diminuzione dell’età della diagnosi. E la Toscana non fa eccezione. “Ogni anno – spiega Sonia Toni, responsabile del Centro regionale di Diabetologia pediatrica del Meyer – in Toscana ci sono circa cento nuovi casi di diabete di tipo 1 in età pediatrica. Per questi bambini e le loro famiglie, spesso, si tratta di una realtà difficile da accettare. Ma con il diabete si può vivere bene, basta conoscerlo e imparare a gestirlo. E non ci stanchiamo mai di ripetere che arrivare a una diagnosi precoce è fondamentale: ci sono segnali, nei bambini, che genitori e pediatri non devono sottovalutare”.
Anche il diabete di tipo 2 sta conoscendo un aumento esponenziale: si stima che nel mondo siano oltre 250 milioni le persone con questa patologia e in tanti non sono consapevoli di averlo. “Per combattere questa patologia abbiamo due armi a disposizione – ricorda Sonia Toni – un’alimentazione corretta e uno stile di vita attivo, non sedentario”.
Di qui la necessità di informare l’opinione pubblica e di accendere i riflettori sui rischi di questa patologia.
L’Ospedale Meyer, consapevole della necessità di sensibilizzare l’opinione pubblica su questo importante tema di salute, celebra questa ricorrenza. Ogni anno, un evento diverso: l’illuminazione della facciata, il lancio di palloncini, l’organizzazione di convegni e tavole rotonde. Questa volta l’appuntamento si sposta nel cuore della città, in piazza Duomo. In piazza, oltre ai rappresentanti istituzionali, saranno presenti anche tanti bambini seguiti dal Centro di Diabetologia pediatrica del Meyer, punto di riferimento per la Toscana e non solo, e tante associazioni di pazienti.
“La Regione Toscana è molto impegnata in un percorso di tutela delle persone con diabete – è la dichiarazione dell’assessore al diritto alla salute Stefania Saccardi – per garantire la disponibilità del massimo delle risorse tecnologiche, nel rispetto dell’appropriatezza prescrittiva e della sostenibilità economica, sia per quanto riguarda il diabete di tipo 1, che è la patologia cronica endocrinologica più frequente nell’età evolutiva, che per il diabete di tipo 2. Quest’ultimo, associato a obesità, sovrappeso, stili di vita scorretti, sta diventando una vera e propria epidemia, che non colpisce più solo gli adulti, ma si sta estendendo anche ai bambini e ai giovani. Per questo come Regione siamo sempre più impegnati sul fronte della prevenzione, della promozione della salute e con l’organizzazione delle cure primarie”.
Il viaggio di “Settembre”. Intanto “Settembre”, il documentario firmato dal regista Duccio Chiarini e lanciato lo scorso anno dal Centro Studi della Fondazione Meyer, raccoglie i primi successi. La storia dei quattro adolescenti con il diabete di tipo 1 ha conquistato un premio del ViaEmiliaDocFest, il primo festival italiano online del cinema documentario. Martedì 15 novembre un brano del documentario sarà proiettato presso il Senato della Repubblica. Il lungometraggio è stato selezionato anche per partecipare a un importante festival finalndese dedicato al cinema per bambini e ragazzi.
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IL 14 NOVEMBRE, DIABETE ITALIA ONLUS PROMUOVE GLI “STATI GENERALI SUL DIABETE 2016”
Roma, 10 novembre 2016 – Si svolgerà lunedì 14 novembre, in coincidenza con la Giornata Mondiale del Diabete, a partire dalle ore 16:15, presso l’Auditorium “Cosimo Piccinno” del Ministero della Salute (Lungotevere Ripa 1), l’evento istituzionale “Stati generali sul diabete 2016”. Promosso da Diabete Italia onlus, con il Patrocinio del Ministero della Salute e il grant incondizionato di Sanofi, l’incontro intende promuovere un dibattito volto a identificare strategie di promozione dell’equità nell’accesso alle cure per le persone con diabete, migliorando qualità ed efficacia dell’assistenza.
La manifestazione, alla quale è stata invitata il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, e che vede tra i promotori l’Intergruppo Parlamentare “Qualità della Vita e Diabete”, prevede innanzitutto un’analisi del problema attraverso il punto di vista dei pazienti. GFK Eurisko presenterà infatti i risultati dell’indagine “I dati del Diabete in Italia: disease burden, soddisfazione per i servizi di cura e l’engagement”.
“Partendo dai numeri della survey – commenta l’Ing. Giovanni Lamenza, Presidente di Diabete Italia – che mostreranno la frammentazione regionale dell’assistenza diabetologica nel nostro Paese, oltre al problema del coinvolgimento del paziente, che non deve essere lasciato solo nel percorso di cura, ci auguriamo di stimolare attivamente le Istituzioni, mantenendone viva l’attenzione su fronti che ancora necessitano uno sforzo congiunto da parte di tutti gli attori del sistema. Quest’evento per noi rappresenta infatti un ulteriore passo nella ‘lunga marcia tra le Istituzioni’ che stiamo portando avanti con risultati sinergici rispetto al lavoro delle Associazioni e delle Società scientifiche”.
Altro focus prioritario dell’incontro sarà quello sulla cosiddetta “assistenza diabetologica 2.0”. “La gestione della patologia diabetica non può non confrontarsi oggi con il processo di progressiva digitalizzazione dei servizi e il grande capitolo della tecnoassistenza”, anticipa il Dott. Domenico Mannino, Vice-presidente dell’Associazione Medici Diabetologi (AMD), che terrà una relazione proprio su questo tema. “Occorre infatti una riflessione su quali pazienti coinvolgere nei percorsi di ‘Digital Health’, attraverso quali strumenti effettivamente disponibili e per raggiungere quali obiettivi”.
Nella tavola rotonda interverranno tra gli altri: il dirigente di Cittadinanza Attiva Dott. Antonio Gaudioso, il senatore Luigi d’Ambrosio Lettieri e l’onorevole Lorenzo Becattini, fra i protagonisti delle numerose iniziative parlamentari sollecitate da Diabete Italia.
Quanto mai opportuno nell’anno della prevenzione, il coinvolgimento delle Istituzioni in campo alimentare: i Presidenti della Confederazione Italiana Agricoltori e della Commissione Agricoltura parleranno del tema diabete e alimentazione, e in chiusura sarà presentata un’iniziativa concreta nata dalle Associazioni.
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DIABETE: ABBANDONO DELLA DIETA MEDITERRANEA, QUALI RISCHI PER I PAZIENTI?
15° CONGRESSO NAZIONALE ASSOCIAZIONE MEDICI ENDOCRINOLOGI – DOMANI APERTURA DEI LAVORI. MEDICINA – DIABETE: ABBANDONO DELLA DIETA MEDITERRANEA, QUALI RISCHI PER I PAZIENTI?
Gli ultimi dati Eurispes hanno registrato un cambiamento nelle abitudini alimentari degli italiani: la scelta di abbandonare il consumo di carne sembra coinvolgere quasi 5 milioni di italiani (8% della popolazione), di cui circa il 10% sceglie di eliminare tutti i prodotti di origine animale. Quale impatto per le persone con diabete di tipo 2 che scelgono una dieta vegetariana o vegana? Se ne discuterà al 15° Congresso Nazionale dell’Associazione Medici Endocrinologi (AME) che apre i propri lavori domani a Roma.Roma, 9 novembre 2016. Anche in Italia si sta assistendo ad un costante aumento delle persone che adottano diete prive di carne, quella vegetariana, o prive di qualsiasi derivato di origine animale, quella vegana. E’ un fenomeno non solo nazionale, ma globale, che registra quasi 5 milioni di persone che oggi in Italia adottano questi stili alimentari, numero destinato a salire nei prossimi anni. Questo cambiamento di alimentazione può coinvolgere anche pazienti con diabete di tipo 2 e richiede una valutazione del loro impatto sulla salute da parte degli specialisti.
«Un’alimentazione corretta fa parte del percorso terapeutico delle persone affette da diabete mellito di tipo 2, spiega Giovanni De Pergola, responsabile dell’Ambulatorio di Nutrizione Clinica, UOC di Oncologia Universitaria, Policlinico di Bari. Diversi modelli alimentari hanno dimostrato di migliorare i parametri metabolici nel paziente con diabete: la dieta mediterranea, le diete vegetariane e vegane, le diete ipolipidiche e le diete povere in carboidrati. In particolare, la dieta mediterranea, soprattutto se associata ad una riduzione della quantità dei carboidrati, non soltanto riduce i livelli di emoglobina glicata, ma aumenta la percentuale dei casi di remissione da diabete e ritarda la necessità di ricorrere ai farmaci. D’altro canto, le diete vegana e vegetariana si sono mostrate più efficaci rispetto alle diete convenzionali proposte dalle società scientifiche diabetologiche su peso corporeo, controllo glicemico, lipidi plasmatici, sensibilità all’insulina, dovuta ad aumento di acido linoleico, e stress ossidativo, anche indipendentemente dalle modificazioni di peso. Nel confronto tra diete vegetariane e vegane va però considerato che i vegani possono manifestare un deficit clinicamente importante di vitamina B12 e iodio.»
«Ad oggi non sono disponibili studi che abbiano messo a confronto la dieta mediterranea con la dieta vegetariana o vegana, prosegue Silvio Settembrini, Board AME, Malattie Metaboliche e Diabetologia Asl Napoli 1 Centro, pertanto, non è possibile esprimere una preferenza chiara e su base scientifica per i pazienti con diabete tipo 2. Un’alimentazione vegana potrebbe ridurre il rischio di sovrappeso, obesità, cardiopatie ma anche accentuare il rischio di anemia, di carenza di calcio con osteoporosi e sviluppo di carenze vitaminiche e minerali. Un punto di vista condivisibile è che si possa raccomandare una dieta a prevalente quota vegetariana, con circa il 15% di proteine animali, importante soprattutto per i soggetti anziani che potrebbero risentire di un minor apporto proteico.
Al di fuori delle valutazioni scientifiche e nutrizionali, un altro fattore molto importante da considerare è lo stile di vita del paziente. La dieta mediterranea, ad esempio, viene spesso suggerita oltre che per il maggior numero di dati scientifici a favore, anche perché è molto più vicina ai nostri gusti ed alle abitudini alimentari tradizionali. Il diabete è una malattia che condiziona tutta la vita del paziente in quanto necessita di una modifica delle sue abitudini, ma è parimenti noto quanto sia difficile modificare le scelte alimentari, soprattutto se corrispondono ad un modo di sentire e a scelte etiche.
Quindi, in attesa di disporre di studi che confrontino l’impatto sul diabete di tipo 2 dei diversi regimi alimentari (dieta mediterranea, dieta vegetariana e vegana) è importante considerare le scelte alimentari delle persone con diabete, modificandole per garantire un’efficacia terapeutica ma cercando di non stravolgere eccessivamente le abitudini alimentari e la vita stessa del paziente».
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OCCHI SUL DIABETE: 1.200 gli eventi di prevenzione e sensibilizzazione in tutta Italia
Milioni di persone non sanno di soffrire di questa malattia. Prevenirla e diagnosticarla precocemente è il miglior modo per combatterla. E vale anche per gli animali domestici
Il tema di quest’anno è “Occhi sul diabete” ma l’obiettivo è quello di sempre: sensibilizzare e informare l’opinione pubblica sull’importanza della prevenzione e, appunto, far aprire gli occhi su quello che oggi rappresenta un vero e proprio problema sociale. Basti pensare che oggi in Italia si calcolano più di 3,5 milioni di persone con diabete diagnosticato (6,2% della popolazione) di cui oltre il 90% di tipo 2, 1 milione di persone con diabete tipo 2 non diagnosticato (1,6% della popolazione) e 3,6 milioni di persone (6,2% della popolazione) con una alterazione dei valori della glicemia tali da configurare un alto rischio di sviluppare il diabete di tipo 2. In pratica oggi oltre il 10% della popolazione italiana ha difficoltà a mantenere sotto controllo la glicemia. E nel 2030 si prevede che le persone diagnosticate con diabete saranno 5 milioni.
Con queste premesse prendono il via le iniziative per la Giornata Mondiale del Diabete 2016 che vedrà nella settimana che va dal 7 al 13 novembre in circa 500 città d’Italia concretizzarsi oltre 1.200 eventi organizzati da Associazioni di persone con diabete, Medici, infermieri, altri professionisti sanitari e istituzioni. I gazebo e i banchetti saranno attrezzati per effettuare una valutazione del rischio, effettuare screening gratuiti o semplicemente distribuire depliant e materiale informativo dedicati alla prevenzione e alla corretta gestione del diabete. La giornata fu istituita nel 1991 dall’International Diabetes Federation e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e si celebra il 14 novembre. In Italia viene organizzata dal 2002 da Diabete Italia Onlus per sensibilizzare e informare l’opinione pubblica sul diabete, la sua prevenzione e gestione. La Giornata Mondiale del Diabete è la più grande manifestazione del Volontariato in campo sanitario, è realizzata con il Patrocinio del Ministero della Salute, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, il patrocinio della Croce Rossa Italiana, Anci, CONI e la collaborazione del Segretariato Sociale Rai. La campagna di sensibilizzazione si effettuerà nelle “piazze italiane” e nelle “Diabetologie aperte” con la stretta sinergia tra gli Operatori Sanitari di Diabetologia Italiani (OSDI), i medici dell’Associazione Medici Diabetologi (AMD) e della Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica (SIEDP) in collaborazione con le associazioni di volontariato aderenti a Diabete Italia.
Nel Mondo 415 milioni di persone adulte hanno il diabete, se ne stimano 640 milioni entro il 2040, uno su due non è diagnosticato, lo screening è fondamentale per garantire la diagnosi precoce e un adeguato trattamento necessario a ridurre il rischio di gravi complicazioni. Oltre ai punti d’incontro con la popolazione nelle “piazze” d’Italia, a livello locale vengono organizzati eventi come convegni, dibattiti pubblici, incontri con le autorità locali, spettacoli e, come in altre parti del mondo, illuminazione in blu di numerosi monumenti, oltre a passeggiate, mini-maratone, fit-walking, ed altre attività sportive. I dettagli degli eventi che si svolgeranno regione per regione sono consultabili su http://www.giornatadeldiabete.it/ e su Facebook: facebook.com/giornatadeldiabete – Twitter #WDD
SCREENING E VISITE GRATUITE – La novità di quest’anno è la “Settimana di prevenzione presso gli Ambulatori di Diabetologia e quelli di Medici di Medicina Generale” dal 7 al 13 novembre. Molti gli eventi di informazione e di sensibilizzazione all’attività fisica. Sono oltre 100 i soci SIMG (Società Italiana di Medicina Generale) coordinati da Gerardo Medea che nel corso della settimana effettueranno attività di informazione e prevenzione presso i propri ambulatori. I servizi di diabetologia ed i medici di famiglia aderenti saranno a disposizione per effettuare screening gratuiti al fine di individuare i casi di diabete misconosciuto o di prevenire/ritardare l’insorgenza della malattia con suggerimenti idonei sullo stile di vita. Non occorre l’impegnativa. Particolare attenzione sarà dedicata alle donne che hanno avuto il diabete gestazionale, agli obesi e coloro che hanno familiarità di primo grado per diabete di tipo 2. Per quanto riguarda la pediatria le diabetologie pediatriche accoglieranno i bambini in sovrappeso per intervenire sulla predisposizione all’obesità.
LA PREVENZIONE- E’ necessario educare i più piccoli ad uno stile di vita sano, abituandoli a svolgere attività fisica in modo regolare, nella quotidianità. Bisogna combattere la sedentarietà. Quindi puntare su una corretta alimentazione, preferendo i cibi semplici, a km zero, eliminando tutto ciò che è molto ricco di grassi, come ad esempio le merendine. Abitudini da mantenere anche crescendo, evitando per di più di saltare i pasti, a partire dalla prima colazione. Insieme al controllo del peso, all’attività fisica e ad un’alimentazione sana, dopo i 40 anni è doveroso controllare la glicemia ogni 2-3 anni in rapporto al tipo di rischio. La prevenzione è fondamentale, con un controllo periodico si evitano anche complicanze importanti che possono incidere sulla qualità della vita. Grazie alla partnership con l’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità (IAPB Onlus) e Diabete Italia, in più di 80 Diabetologie si parlerà anche di prevenzione della retinopatia diabetica. Sarà inoltre possibile effettuare, per chi è già diabetico, lo screening per il piede a rischio presso i podologi dell’AIP, aderenti alla campagna di prevenzione.
OCCHI APERTI ANCHE SU CANI E GATTI – Quest’anno la Giornata mondiale è arricchita da una importante novità che riguarda la prevenzione del diabete nei cani e nei gatti. Per la prima volta infatti anche i proprietari di questi animali sono invitati a tenere gli occhi bene aperti sul diabete veterinario. Grazie al patrocinio dell’ANMVI (Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani) e di FNOVI (Federazione Nazionale Ordine Veterinari Italiani) e al supporto non condizionante di MSD Animal Health, si celebra il “Mese del Diabete del Cane e del Gatto” curata da MCO International Group. Per tutto il mese di novembre, sono organizzate dai Medici Veterinari, nei loro ambulatori e nelle loro cliniche, numerose iniziative sul territorio. Si tratta di incontri informativi rivolti ai proprietari di animali sulla patologia, sui sintomi, sulla diagnosi e sulla prevenzione. Il calendario delle iniziative è disponibile sul sito www.giornatadeldiabete.it (nella sessione “La mia piazza”). In Italia si stima che il diabete di cani e gatti colpisca da 1 soggetto su 500 fino a 1 su 100. La patologia può riguardare animali di qualsiasi età, indipendentemente dal sesso o dalla razza. Compare con maggiore frequenza in cani e in gatti di età media o avanzata. Nel cane, si è osservata una predisposizione genetica in alcune razze come i barboncini, gli yorkshire, i golden retriever, i labrador e i pastori tedeschi. Da evidenziare inoltre una più alta incidenza nelle femmine non sterilizzate. Nel gatto a essere più colpiti sono i soggetti in sovrappeso, in età avanzata, quelli sedentari e i maschi non sterilizzati. Una tempestiva diagnosi e la terapia insulinica – accompagnata a stili di vita e d’alimentazione corretti – permettono all’animale diabetico di vivere una vita normale.
Il prossimo passo sarà quello di svelare alla comunità diabetologica mondiale i risultati del grande studio sulla sicurezza cardiovascolare LEADER® in dirittura di arrivo e i cui dati sono attesi al congresso americano ADA nel 2016, a giugno.
“In 5 anni liraglutide è divenuto uno dei farmaci più studiati per i pazienti affetti da diabete di tipo 2 non controllati da metformina, sia per la sua superiore efficacia glicemica che per i suoi effetti benefici extra-pancreatici principalmente sulla riduzione del peso: i dati clinici lo hanno provato, gli studi real life lo hanno confermato, la ricerca clinica prosegue e riserverà interessanti novità”, conclude Lapolla.
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DONNA E SALUTE: QUASI 4 MILIONI LE DONNE COINVOLTE OGNI GIORNO CON IL DIABETE IN ITALIA
1,9 milioni di donne hanno la malattia e almeno altrettante si prendono quotidianamente cura di figli, mariti o compagni con il diabete
Milano, 8 marzo 2016 – “Sono circa 4 milioni, 1 su 8, le donne coinvolte quotidianamente con il diabete, 1,9 milioni ne soffrono in prima persona, una quota uguale, se non superiore visto che sono oltre 4 milioni in totale le persone con diabete in Italia, per ‘procura’ occupandosi ogni giorno di figli, mariti o compagni con questa malattia. A tutte loro vogliamo dedicare il convegno ‘Donna e diabete in Regione Lombardia’, che Associazione Amici del Diabetico ha organizzato domani a Milano, al Palazzo della Regione Lombardia, in collaborazione con ASST Fatebenefratelli Sacco e Regione Lombardia”, spiega Antonino Arini, Presidente Associazione Amici del Diabetico Onlus.
“La differenza di genere nelle cure è particolarmente rilevante nel diabete, poiché le donne con questa malattia, indipendentemente dallo stato menopausale e gestazionale, rispetto agli uomini, non solo sono più a rischio di malattie coronariche, ma hanno anche una prognosi peggiore dopo l’infarto e più probabilità di morte a seguito di malattie cardiovascolari”, dice Arini. “L’obiettivo di questo evento, va però oltre – aggiunge. Vuol mettere in luce i diversi ruoli della donna sia nel percorso di gestione della propria malattia, sia nel ruolo di care giver.
L’aumento della prevalenza del diabete, con l’aumento dei costi sia diretti che indiretti, la situazione economico-finanziaria e i vincoli di finanza pubblica, richiedono ai Governi di occuparsi della sostenibilità nel tempo della spesa sanitaria e, più in generale, dell’intero modello di welfare. “La salute di genere è ormai un’esigenza del Servizio sanitario ed è necessario individuare all’interno delle strutture pubbliche percorsi che garantiscano la presa in carico della persona, tenendo conto della differenza di genere, per dare continuità di cura e aderenza al “patto terapeutico”, per ottenere una sempre maggior appropriatezza e personalizzazione della terapia”, aggiunge Arini.
Con questo incontro, che si inquadra nell’ambito delle numerose iniziative organizzate in Lombardia e in tutta Italia per l’8 marzo, Amici del diabetico onlus intende inoltre celebrare la propria recente adesione all’organizzazione di FAND-Associazione italiana diabetici, come 118esima associazione membro in tutta Italia.
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Diabete: importanti conferme dal campo per il farmaco anitidiabetico liraglutide
Roma, 19 ottobre 2016 – I dati provenienti dal mondo reale su liraglutide (Victoza®, Novo Nordisk), farmaco antidiabetico appartenente alla classe degli analoghi del GLP-1, confermano i risultati degli studi clinici. Lo avevano dimostrato già diversi studi condotti in tutto il mondo, lo ribadisce l’ampio studio italiano condotto da un gruppo multicentrico di Unità di diabetologia del Veneto su quasi 500 persone con diabete, coordinato da Annunziata Lapolla, Professore Associato dell’Università di Padova e Direttore UOC Diabetologia e Dietetica ULSS 16 di Padova.
[easy_ad_inject_1]Recentemente pubblicato su Clinical Therapeutics, è stato presentato oggi al simposio “Innovazione e recenti acquisizioni nella terapia del diabete e dell’obesità”, promosso da Novo Nordisk al congresso Panorama Diabete organizzato dalla Società italiana di diabetologia (SID) a Riccione.
“La nostra ricerca – ha sottolineato Lapolla – ha confermato nella pratica clinica i dati degli studi controllati, evidenziando nell’arco di 12 mesi una riduzione dell’emoglobina glicata superiore a 1 punto (-1,2%) e un significativo e duraturo calo del BMI (-1,3); inoltre, la probabilità di raggiungere i target di glicata era doppia per i pazienti nelle prime fasi di malattia, che provenivano da trattamento con sola metformina. I nostri dati rafforzano altresì l’importanza delle evidenze real life nell’approccio al paziente diabetico”.
Liraglutide è stato posto in commercio in Italia nel 2010 e da allora più di 50.000 pazienti hanno potuto beneficiare di questa opportunità terapeutica che ha dimostrato una efficacia glicemica superiore alle terapie disponibili (inclusa l’insulina) e numerosi ed importanti effetti come la riduzione del peso corporeo, l’attenuazione del senso della fame, la riduzione della glicemia sia a digiuno sia post prandiale, la riduzione della pressione sistolica, un miglioramento del profilo lipidico ed effetti anti infiammatori in attesa di conferme sperimentali.
Il programma internazionale di studi clinici LEAD, eseguito per l’ottenimento dell’autorizzazione all’immissione in commercio da parte dell’EMA, non solo ha provato che la maggiore efficacia glicemica della liraglutide si ha nel trattamento precoce della persona con diabete possibilmente di breve durata di malattia, ma sono diventati un benchmark per la progettazione ed esecuzione di tutti gli studi registrativi di ogni molecola antidiabetica proposta dal 2010 in poi. Dal programma LEAD sono scaturiti numerosi altri studi clinici che hanno portato liraglutide ad avere, unico nella sua classe, l’indicazione nell’insufficienza renale di grado moderato e, grazie ai risultati degli studi clinici BEGIN ADD-ON e LIRA ADD2BASAL, la rimborsabilità in associazione alle insuline basali, migliorandone l’efficacia glicemica associata ad una riduzione del peso.
Il prossimo passo sarà quello di svelare alla comunità diabetologica mondiale i risultati del grande studio sulla sicurezza cardiovascolare LEADER® in dirittura di arrivo e i cui dati sono attesi al congresso americano ADA nel 2016, a giugno.
“In 5 anni liraglutide è divenuto uno dei farmaci più studiati per i pazienti affetti da diabete di tipo 2 non controllati da metformina, sia per la sua superiore efficacia glicemica che per i suoi effetti benefici extra-pancreatici principalmente sulla riduzione del peso: i dati clinici lo hanno provato, gli studi real life lo hanno confermato, la ricerca clinica prosegue e riserverà interessanti novità”, conclude Lapolla.
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Vacanze. In viaggio con il diabete: 10 consigli per partire sereni
Milano, 20 Luglio 2015 – Il diabete non va mai in vacanza, le persone con diabete vanno invece incontro al cuore dell’estate e in molti si preparano a partire per viaggi più o meno lontani. È proprio pensando a tutti coloro che si apprestano a gestire il diabete in viaggio che Harmonium Pharma ha stilato un vademecum, fatto di semplici ma utili consigli da mettere in valigia.
[easy_ad_inject_1]“In occasione dell’estate e del boom di partenze abbiamo pensato di raccogliere alcuni suggerimenti per la salute di coloro che convivono con il diabete e che si preparano a godersi le meritate vacanze” racconta Ugo Cosentino, presidente di Harmonium Pharma “Lavoriamo sodo perché le persone con diabete possano gestire con serenità qualunque situazione, che si tratti di vita quotidiana o di viaggi”.
Ecco i 10 consigli per partire sereni:
1. Ricordate di portare con voi una scorta di medicinali, come insulina o ipoglicemizzanti orali, e presidi come strisce reattive, aghi e lancette pungi-dito in quantità superiore rispetto a quella ritenuta necessaria per il periodo del viaggio, al fine di poter gestire qualsiasi inconveniente o imprevisto.
2. È importante non dimenticare il glucagone e portare sempre con sé una fonte di glucosio a rapida azione per essere pronti in caso di eventuali crisi ipoglicemiche, particolarmente frequenti nella stagione estiva.
3. Tenete i medicinali sempre a portata di mano ed evitate di esporli a sbalzi di temperatura; se, ad esempio, viaggiate in aereo, è tassativo portare l’insulina nel bagaglio a mano e non imbarcarla nella stiva dell’aereo: è, infatti, alto il rischio che si possa congelare e che perda, quindi, la sua efficacia. Attenzione anche alle alte temperature, che rischiano di far deteriorare il farmaco.
4. È importante prestare una cura particolare nel caso in cui si utilizzi un microinfusore, per evitare che la fiala contenente l’insulina si possa surriscaldare nel contatto con il corpo, oltre che per le alte temperature estive. Per questo motivo, è fondamentale considerare che potrebbe essere necessario un cambio set (insulina, catetere e ago cannula) più frequente rispetto al solito.
5. Informarsi sempre sulle strutture mediche e ospedaliere presenti nella località scelta per le vacanze può essere una buona strategia per non perdere tempo in caso di bisogno. Inoltre, è sempre consigliabile attivare un’assicurazione medica, per avere il massimo della tranquillità durante il viaggio in caso di imprevisti o emergenze.
Se viaggiate in aereo e portate a bordo medicinali da assumere in forma liquida o di siringhe, è importante conoscere il regolamento della compagnia aerea con la quale si viaggia: potrebbe essere richiesto di presentare al check-in un certificato medico che attesti necessità, quantità e modalità di assunzione e somministrazione dei farmaci, nonché un certificato del proprio medico attestante la patologia. Se si viaggia all’estero, è consigliabile che tale documento sia in lingua inglese.
7. Cercate sempre di rispettare la routine quotidiana, come l’orario dei pasti, anche nel caso di viaggi lunghi o cambiamento di fuso orario superiore alle 4 ore. In quest’ultimo caso, se utilizzate il microinfusore, ricordate di regolarlo con il nuovo orario, seguendo i consigli del vostro diabetologo.
8. Informate le persone con cui viaggiate sulle modalità di utilizzo dei vostri farmaci, affinché siano preparate e informate in caso di emergenza; è sempre consigliabile indicare all’agenzia viaggi o all’hotel il numero telefonico di un contatto di emergenza, come un familiare o un amico, e del medico curante.
9. Passare molto tempo seduti durante il viaggio può provocare un aumento della glicemia. Per questo motivo, è utile muoversi quanto più possibile durante questi spostamenti, che siano in treno, aereo o auto. Al contrario, lunghe passeggiate o attività di trekking possono ridurre sensibilmente i livelli di glicemia: in questo caso, portate con voi sostanze che possano supportarvi in caso di ipoglicemia.
10. Ricordate che la cosa più importante è vivere la vacanza serenamente e non permettere che il diabete possa condizionarvi, ancor prima di partire. Non abbiate paura, la chiave per la riuscita del viaggio risiede soprattutto nella sua preparazione.
Buone vacanze a tutti! -
Diabete: una corretta tecnica di iniezione può migliorare il controllo glicemico nei pazienti
Uno studio recente di Grassi et al. ha concluso che il controllo glicemico nei pazienti diabetici che fanno uso di insulina, può essere migliorato attraverso una corretta tecnica di iniezione, che include il passaggio all’uso di aghi da 4mm.
I risultati hanno dimostrato che l’educazione ad una corretta tecnica di iniezione di insulina non solo ha migliorato il controllo glicemico, ma ha contribuito ad una maggiore soddisfazione del paziente e abbassato il consumo giornaliero di insulina dopo soli tre mesi – un periodo di tempo relativamente breve. Questi risultati positivi sono importanti perché possono contribuire ad una migliore aderenza alla terapia e, se sostenuti, migliorano i risultati clinici di lungo periodo, così come i costi e l’efficienza legati alla cura del diabete.
[easy_ad_inject_1]Secondo lo studio, la maggior parte delle visite da parte dei medici ai pazienti che fanno uso di insulina implicano discussioni riguardo il controllo glicemico e la correzione della dose, ma molto meno tempo viene dedicato al miglioramento della tecnica di iniezione. Lo studio quindi è focalizzato su un intervento multi fattoriale, che include il training sulla corretta tecnica di iniezione ed il passaggio all’uso di un ago corto, al fine di dimostrare come queste componenti abbiano un impatto positivo sulla gestione del diabete.
I risultati hanno dimostrato che un numero significativo di pazienti ha riconosciuto l’importanza di una corretta tecnica di iniezione. E’ stato osservato un miglioramento nella tecnica iniettiva con l’abbandono, nella maggior parte dei casi, della pratica del pizzico grazie all’utilizzo di un ago da 4mm.
E’ stato provato che l’uso degli aghi da 4mm è adatto agli adulti, indipendentemente dal loro BMI nonché ai bambini e ai giovani adulti, in quanto garantisce il rilascio di insulina nel tessuto sottocutaneo senza il rischio di iniezione intramuscolare. I pazienti hanno riportato meno dolore nell’utilizzo degli aghi da 4mm, e ciò può migliorare il comfort psicologico e la qualità della vita.Diversi altri studi clinici, condotti con aghi di differenti lunghezze e gauge, hanno già dimostrato i vantaggi dell’uso di aghi più corti e più sottili rispetto ad aghi più lunghi, ma tali studi non avevano ancora mostrato evidenze a supporto del miglioramento del controllo glicemico. Lo studio di Grassi et al. è quindi il primo studio pubblicato che dimostra che il controllo glicemico può essere migliorato grazie ad una migliore tecnica iniettiva.
Il Dr Kenneth Strauss, Director of Safety in Medicine, European Medical Association, Global Medical Director, BD, ed uno degli autori dello studio commenta: “le conclusioni dello studio Grassi et al. sono impressionanti. I pazienti ed i clinici non devono aspettare mesi e anni per osservare miglioramenti nei parametri clinici principali (controllo glicemico e riduzione della quantità di insulina), quando sono presenti una formazione appropriata e dispositivi adeguati. Questi miglioramenti possono verificarsi da subito, nel corso della terapia insulinica, motivando il paziente a continui miglioramenti.
“Dai risultati di questo studio, è chiaro che l’implementazione di un approccio multifattoriale, che include l’educazione alla tecnica di iniezione e l’utilizzo dell’ago da 4 mm può avere un impatto significativo. Non solo migliora il controllo glicemico, ma i pazienti possono abbassare il consumo di insulina e migliorare la propria tecnica di iniezione, rendendo più semplice la gestione del diabete e migliorando la qualità della vita.”
Dopo una valutazione iniziale, ciascun paziente ha iniziato ad utilizzare l’ago BD da 4mm 32 G ed è stato educato ad una corretta tecnica di iniezione. I pazienti sono stati nuovamente osservati, dopo tre mesi , per valutare la loro tecnica di iniezione, lo stato dei loro siti, la loro reazione psicologica e l’impatto clinico dell’ago da 4mm.
Alla fine dello studio, la maggior parte dei pazienti ha mostrato una migliore comprensione dell’uso dei dispositivi per insulina, della cura e manutenzione dei siti di iniezione, dell’importanza di evitare complicanze come le lipoipertrofie e della necessità di ruotare i siti di iniezione.
Per lo studio, 346 pazienti con diabete, da 18 centri ambulatoriali da ogni parte del Nord Italia, in terapia iniettiva da minimo 4 anni, hanno risposto ad un questionario sulla tecnica di iniezione (IT). Un’ infermiera ha poi esaminato i siti di iniezione del paziente per evidenziare la presenza di lipoipertrofie (LH), il tutto seguito da una sessione di training individuale in cui sono stati affrontati gli errori nella tecnica di iniezione emersi nel questionario. A tutti i pazienti è stato correttamente insegnato come ruotare i siti di inieizone per evitare lipodistrofie ed è stato raccomandato l’uso dell’ago da 4mm per evitare iniezioni intramuscolari. Sono stati istruiti sul non riutilizzo degli aghi. I pazienti sono stati esaminati dopo i primi tre mesi per valutare la tecnica iniettiva, il cambiamento dei parametri clinici, lo stato dei loro siti di iniezione, la loro reazione psicologica e l’impatto clinico dell’ago da 4mm.
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Diabete: studio italiano assolve farmaci antidiabete da accusa di favorire lo scompenso cardiaco
Roma, 18 giugno 2015 – Dopo avere contribuito, 18 mesi fa, attraverso un’analisi condotta sulla banca dati del Servizio sanitario della Regione Piemonte ad assolvere le incretine, una classe di farmaci antidiabetici, dall’accusa di provocare pancreatite – ossia infiammazione del pancreas – il gruppo guidato da Carlo B. Giorda, Direttore Unità diabete e malattie metaboliche ASL 5 Torino e past President Associazione Medici Diabetologi (AMD) torna alla ribalta internazionale confutando un’altra accusa di cui una parte di questi farmaci, gli inibitori del DPP-4, era gravata. Questa volta si tratta del rischio di causare scompenso cardiaco.
[easy_ad_inject_1]“Questo sospetto – spiega Giorda – nasce con lo studio SAVOR TIMI–53, che riportava un aumento significativo del rischio di ricovero per scompenso cardiaco in persone con diabete in cura con questa classe di farmaci. Sospetto avallato anche da altri studi minori.”
Come pubblicato la scorsa settimana su BMJOpen, versione open access dell’autorevole British Medical Journal, Giorda e il suo gruppo hanno analizzato la banca dati di circa 280.000 persone assistite dal Servizio sanitario piemontese in cura con farmaci antidiabetici. “È importante notare – sottolinea Giorda – che la popolazione analizzata è rappresentativa della persona con diabete europea e che si tratta di un campione non selezionato; in altre parole, abbiamo valutato che cosa accade esattamente nella vita reale non in un ambito sperimentale, come è quello dello studio SAVOR”.
Attraverso una complessa serie di incroci di dati sono emersi chiaramente due risultati: nessun aumento del rischio di ricovero per scompenso cardiaco “risultato assolutamente identico, tecnicamente con una odd ratio pari a 1, tra le persone confrontate – spiega Giorda -; inoltre, si è rilevata, in chi era curato con gli inibitori del DPP-4, una mortalità ridotta del 6%. Quest’ultimo dato, quantunque significativo, deve comunque essere preso con cautela e necessita di ulteriori approfondimenti.”
“Lo studio del gruppo di Carlo Giorda è un risultato importante, testimone dell’impegno della diabetologia italiana nella ricerca clinica. Si tratta di un lato forse meno noto al grande pubblico, ma non meno affascinante, della ricerca, che ha l’obiettivo di dare risposte rapide ai bisogni reali delle persone con diabete. In questo settore Associazione Medici Diabetologi (AMD) e i diabetologi che operano nei centri di diabetologia del nostro servizio sanitario sono particolarmente attivi e i loro sforzi, come dimostra questa pubblicazione, sono ampiamente riconosciuti a livello nazionale e internazionale”, commenta Nicoletta Musacchio, Presidente AMD.
Il progetto che ha dato origine alla pubblicazione aveva fruttato nel 2014 alla dr.ssa Annalisa Alessiato una delle tre “Borse di studio 5×1000”, istituite annualmente da AMD attraverso la Fondazione AMD di ricerca.
AMD – Associazione Medici Diabetologi
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Diabete: da Diabetes Monitor la fotografia della persona con diabete
Roma, 18 giugno 2015 – Utilizzano internet come principale fonte di informazione sulla propria malattia, la maggior parte è sovrappeso o obesa, sono pensionati e praticano regolarmente una qualche forma di attività fisica, che consiste più che altro in una camminata di 20 minuti: sono alcuni dei dati emersi dalle dichiarazioni delle persone con diabete in Italia, secondo la fotografia scattata da Diabetes Monitor, il rapporto, basato su interviste a un campione rappresentativo della popolazione italiana affetta da diabete, giunto alla quinta edizione, realizzato da MediPragma in collaborazione con Università degli studi di Roma “Tor Vergata” e Italian Barometer Diabetes Observatory (IBDO) Foundation. L’indagine, che si propone come un osservatorio dell’evoluzione degli atteggiamenti delle persone con diabete riguardo alla gestione della propria malattia e cura è stata presentata oggi a Roma nel corso di un evento organizzato con il contributo non condizionato di Novo Nordisk.
[easy_ad_inject_1]Oltre a fornire un’accurata fotografia, l’indagine permette di analizzare in maniera prospettica l’evoluzione dei comportamenti delle persone con diabete. Nello specifico, da un confronto con l’indagine del 2013 emerge quanto profondamente sia cambiata la modalità attraverso la quale le persone con diabete si informano. Il ruolo dei medici come fonte di informazione si è ridimensionato a vantaggio delle fonti non mediche. Cresce infatti il peso di internet (da 31,9% al 70,9%), ma anche delle associazioni pazienti che si propongono con grande evidenza (dal 11,2% al 69,9%). “La pratica dell’e-health è sempre più diffusa in Italia e anche le persone con diabete dichiarano di far largo uso delle nuove tecnologie per informarsi su tutto ciò che ruota intorno alla propria malattia” afferma Simona Frontoni, Presidente comitato scientifico IBDO Foundation.
“La rilevazione, inoltre, evidenzia che le associazioni, ad oggi, giocano un ruolo nodale per l’acquisizione di consapevolezza verso la malattia da parte delle persone con diabete e hanno un impatto determinate nell’aiutarle a raggiungere e mantenere i propri obiettivi terapeutici” spiega Lucio Corsaro, Direttore generale Medi-Pragma.
“Le associazioni – dice ancora Frontoni – sono diventate un punto di riferimento importante, grazie principalmente a un incremento dell’attivismo e a un maggior riconoscimento del loro ruolo, probabilmente grazie al piano nazionale sulla malattia diabetica che pone la persona con diabete al centro del processo gestionale della malattia. Tutto questo però non dovrebbe far perdere di vista il ruolo fondamentale dei medici: l’educazione terapeutica e in particolare il dialogo con il team diabetologico sono necessari per gestire al meglio il diabete“.
Altro dato che emerge, ed è una conferma, riguarda il rapporto tra diabete e peso. Ben 8 persone con diabete su 10, non in cura con l’insulina, hanno un indice di massa corporea (BMI) superiore alla norma, e ben il 30% risulta obeso. Delle persone in trattamento con insulina, 6 su 10 dichiarano di essere sovrappeso o obese, 1 su 4 è obesa. “Il rapporto tra diabete e obesità è noto da tempo, dichiara Paolo Sbraccia, presidente della Società Italiana dell’Obesità (SIO). “Quanto più una persona è sovrappeso, maggiore è il rischio che possa sviluppare il diabete. Se consideriamo che solo in Italia il 10 per cento della popolazione è obesa e il 40 per cento in sovrappeso possiamo capire che cosa può riservarci il futuro. Un invito all’azione per riconoscere e trattare l’obesità è stato lanciato con la presentazione all’Expo 2015 della Milan Declaration, il documento siglato da tutte le associazioni scientifiche continentali e promosso da SIO e European Association for the Study of Obesity (EASO). Lo scopo è quello di sensibilizzare i governi e le autorità sovranazionali ad agire rapidamente per arginare questa vera e propria epidemia.”
E proprio il legame tra diabete e obesità sarà al centro dell’Italian Barometer Diabetes Forum 2015, a Roma all’Auditorium del Museo dell’Ara Pacis il 2 e 3 luglio 2015, dal titolo “Obesity and Type 2 Diabetes Management: Fighting the Double Burden”. “Giunto all’ottava edizione, l’Italian Barometer Diabetes Forum, nasce come think tank che annualmente intende promuovere una riflessione sul diabete tra i differenti attori del sistema sanitario nazionale ed europeo, per avviare iniziative concrete e praticabili su come affrontare i temi di questa pandemia nel nostro Paese, non solo dal punto di vista clinico, ma soprattutto sociale, economico e politico” dice Renato Lauro, Presidente dell’IBDO Foundation. “Nell’edizione di quest’anno gli esperti si confronteranno soprattutto sul come far fronte e gestire il duplice impatto del diabete e dell’obesità”.
“Il diabete – commenta Giuseppe Novelli, rettore dell’Università degli studi di Roma ‘Tor Vergata’ – rappresenta un problema sociale e sanitario nel mondo e in Italia. L’Ateneo di Roma ‘Tor Vergata’ attraverso l’Osservatorio permanente sul diabete (IBDO), promosso in collaborazione con il Policlinico ‘Tor Vergata’, ha riunito una serie di esperti di varie discipline per promuovere un progetto unitario che identifichi, sulla base dei dati scientifici, le future possibili iniziative di contrasto alla malattia e l’attuale condizione degli affetti da tale patologia. L’Osservatorio, con la sua molteplicità di stakeholders, rappresenta un ulteriore esempio di Terza missione che l’Ateneo promuove tra le sue attività istituzionali per incentivare e valorizzare i risultati della ricerca prodotta all’interno delle proprie strutture”.