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  • GAM: Un crescente interesse per la biodiversità da governi e investitori

    GAM: Un crescente interesse per la biodiversità da governi e investitori

    A cura di Stephanie Maier, Global Head of Sustainable and Impact Investment di GAM Investments

    La Legge per la riduzione dell’inflazione negli Stati Uniti, un pacchetto da 400 miliardi di dollari, continua a suscitare reazioni in tutto il mondo, in particolare nell’UE con il Green Deal e Net Zero Act Now che intendono raggruppare misure per bloccare un fenomeno in corso, ovvero il fatto che alcune aziende europee stanno trasferendo le attività per sfruttare il piano USA. Ursula von der Leyen ha espresso con grande convinzione l’obiettivo dell’Europa di essere al centro di questo scenario competitivo. Indubbiamente, affinché l’Europa sia in grado di partecipare alla gara servono ingenti investimenti, oltre a un contesto politico chiaro e semplice. È fondamentale che la politica crei le condizioni per promuovere gli investimenti, l’innovazione e i posti di lavoro nell’ambito del processo di transizione verso net zero. Tali provvedimenti vengono presi in concomitanza con una serie di rapporti sui cambiamenti climatici da parte del Comitato intergovernativo per i cambiamenti climatici (IPCC). Dai rapporti emerge che il riscaldamento è già a 1,1 gradi, e la finestra per raggiungere l’obiettivo di 1,5 gradi si restringe sempre di più. Considerate le difficoltà che devono affrontare le regioni interessate per adattarsi all’aumento delle temperature, è importante che tali misure politiche vengano introdotte e che siano efficaci.

    Per quanto concerne la natura e la biodiversità, sono tematiche che acquistano sempre più rilevanza a seguito del Piano per la biodiversità Kunming-Montreal, concordato a dicembre dello scorso anno. È stato inoltre siglato il Trattato delle Nazioni Unite sul mare aperto che definisce un quadro giuridico per le aree marine protette al di fuori delle acque territoriali nazionali. Si tratta di uno sviluppo importantissimo che dovrà poi tradursi in interventi concreti. Comunque, è indubbiamente un segnale del crescente riconoscimento dell’importanza della biodiversità. A livello corporate, è stata costituita la Taskforce sull’informativa finanziaria relativa alla natura (TNFD) che ha presentato una serie di raccomandazioni, in linea con la Task force sull’informativa finanziaria relativa al clima (TCFD).

    Le 14 raccomandazioni sul modello della TCFD delineano gli effetti, la dipendenza, i rischi e le opportunità correlati alla natura. La versione definitiva delle linee guida uscirà a settembre, ma nel frattempo ci aspettiamo che i suggerimenti vengano adottati in anticipo da qualche impresa, e certamente con più velocità rispetto a quelle sul clima.

    Prospettive per il futuro

    Inizia la stagione delle assemblee generali. Crediamo che continueremo a rilevare un tema di cui abbiamo già parlato, ovvero il passaggio dall’informativa e dalla trasparenza all’assunzione di responsabilità. Crediamo inoltre che gli amministratori verranno considerati responsabili del loro operato in questo ambito e probabilmente continuerà la tendenza della scorsa stagione, ovvero un lieve calo del numero di voti favorevoli per i singoli amministratori. Sostanzialmente, gli investitori vogliono che amministratori e direttori esecutivi vengano considerati direttamente responsabili delle scelte fatte in determinati ambiti come la diversità o i cambiamenti climatici e, più in generale, la supervisione delle tematiche ESG, mentre si fa meno affidamento sulle delibere degli azionisti. Non crediamo che assisteremo a un calo delle delibere degli azionisti, in parte per via delle norme SEC meno rigide per cui diventa più difficile per le aziende respingere determinate delibere; tuttavia, ci aspettiamo maggiore vigilanza e un più attento scrutinio da parte degli investitori. Si presterà maggiore attenzione ai piani di transizione climatica, anche in considerazione di alcune delibere anti-ESG negli Stati Uniti, e si farà leva sui diritti degli azionisti per intervenire su diversi fronti.

    Secondo, per quanto concerne la natura, abbiamo accennato alla Taskforce sull’informativa finanziaria relativa alla natura (TNFD) prevista per settembre. Nelle decisioni di investimento si farà probabilmente sempre più attenzione alla biodiversità, certamente sulla scorta dei progressi fatti nell’informativa sulla natura e sulla biodiversità. Crediamo che anche i governi mostreranno maggiore interesse per il “mercato” della natura. Una delle aree di interesse degli investitori è il modo in cui si può investire nella natura come asset class. Il governo britannico ha di recente presentato un piano per definire un quadro politico per trasformare la natura in un’asset class, concentrandosi sul ruolo dei crediti sul clima e sulla natura nell’ambito dell’ecosistema degli investimenti nella natura.

    Infine, possiamo aggiungere una considerazione sui fornitori di rating e dati ESG: la qualità dei dati diventa critica, soprattutto in riferimento all’informativa sulla sostenibilità nei servizi finanziari, per cui ci aspettiamo la divulgazione di informazioni di rilievo a metà anno sugli effetti negativi per la sostenibilità (PAI). C’è l’intenzione di far rientrare questi fornitori di dati ESG nell’ambito della normativa. È una questione che è già stata esplorata in diverse giurisdizioni e che acquisterà importanza, considerata la rilevanza dei dati nell’ambito dell’applicazione della regolamentazione sulla sostenibilità finanziaria in tutto il mondo.

  • Cosa può fare la finanza per combattere la perdita di biodiversità?

    Cosa può fare la finanza per combattere la perdita di biodiversità?

    A cura di Stephanie Maier, Global Head of Sustainable and Impact Investment di GAM Investments

    Le popolazioni di fauna selvatica sono diminuite del 69% dal 1970 e un milione di specie rischia attualmente l’estinzione. I mercati finanziari si stanno rendendo conto che i sistemi economici dipendono dalla natura e dal suolo fertile, dall’aria fresca e dall’acqua pulita che essa fornisce. Se è vero che non cambiare approccio mette a rischio metà del PIL mondiale, ovvero 44.000 miliardi di dollari, stiamo giocando con il fuoco. Lungimiranti esponenti della finanza in tutto il mondo si stanno facendo avanti per affrontare la sfida sistemica del degrado e della perdita di risorse naturali. Ciò si riflette nella pressione del settore privato che ha contribuito all’importante Quadro Globale per la Biodiversità (GBF) firmato a Montreal lo scorso anno. Questo framework traccia una chiara direzione per le autorità di regolamentazione, come ha fatto l’Accordo di Parigi nel 2015, e impegna le nazioni a proteggere il 30% della Terra entro il 2030, insieme ad altri 22 obiettivi.

    Come evidenziato alla COP26 e alla COP27, la perdita di risorse naturali e il cambiamento climatico sono intrinsecamente collegati: un fallimento in una sfera si ripercuoterà a cascata sull’altra e per raggiungere il net zero sarà necessario affrontarli entrambi. Sappiamo che ecosistemi fiorenti contribuiscono a rallentare il riscaldamento globale, in quanto gli oceani e la terraferma fungono da importanti serbatoi di carbonio. Allo stesso modo, il riscaldamento del pianeta aggrava la perdita di biodiversità, allontanando gli animali dai loro habitat e distruggendo gli ecosistemi sani.

    In un mercato che riconosce il valore della tutela della natura, molti settori dovranno cambiare. Il settore alimentare, ad esempio, è forse attualmente il maggiore responsabile della perdita di risorse naturali a livello mondiale, oltre ad essere responsabile di un terzo delle emissioni globali. Il settore finanziario può svolgere un ruolo di guida per un cambiamento significativo nel modo in cui gli alimenti vengono prodotti e venduti lungo tutta la catena di approvvigionamento, incoraggiando la tracciabilità e altre iniziative intelligenti dal punto di vista climatico.

    Possiamo aspettarci che strumenti e metodi di rendicontazione e divulgazione simili a quelli elaborati per il clima aiutino ad affrontare la perdita di risorse naturali, sebbene le metriche sulla natura siano intrinsecamente più complesse. Lo stiamo già vedendo con il nuovo quadro della Task Force on Nature-Related Financial Disclosures (TNFD) per aiutare le aziende e i finanziatori a valutare e ad agire sul loro impatto sulla natura, come hanno fatto con la Task Force on Climate-related Financial Disclosures (TCFD), la cui pubblicazione è prevista per settembre. Anche negli standard di rendicontazione dell’International Sustainability Standards Board (ISSB) è stato indicato che sarà rispecchiato il valore “fondamentale” della natura.

    L’engagement giocherà senza dubbio un ruolo chiave nel guidare il cambiamento: un’iniziativa per gli investitori sul modello di Climate Action 100+ sarà lanciata a giugno e si chiamerà Nature Action 100.

    Dal punto di vista dei finanziamenti, dobbiamo anche considerare il potenziale dei green bond e delle obbligazioni sostenibili per allocare il capitale, nonché le opportunità di innovazione, da modalità alternative di coltivare il cibo all’uso del telerilevamento e dell’intelligenza artificiale. Inoltre, vediamo un mercato della biodiversità in crescita che emula gli attuali mercati dei crediti di carbonio. L’Australia ha già fatto il salto e ospita un sistema in cui i certificati di biodiversità possono essere scambiati in modo simile ai crediti di carbonio: una recente ricerca di PwC stima un valore di 137 miliardi di dollari entro il 2050.

    È chiaro che l’economia deve cambiare, dal cibo che mangiamo al modo in cui viaggiamo. Non possiamo sopravvalutare la dipendenza dalla natura dei nostri sistemi alimentari, degli edifici e delle infrastrutture, dei medicinali e di molti servizi essenziali. Se non diamo priorità all’ambiente e alle specie che lo abitano, rischiamo un collasso dell’intero sistema. Proteggere la natura è una componente fondamentale nella creazione di un futuro più sostenibile, a parità di condizioni e inestricabilmente interconnessa con il raggiungimento di una giusta transizione verso il net zero. Solo così potremo creare un’economia veramente costruita per durare.

  • La biodiversità della COP15 riuscirà ad avere la sua rivincita?

    A cura di Joe Horrocks-Taylor, Senior Associate, Analista Investimento Responsabile di Columbia Threadneedle Investments

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