Miss Italia cambia e quest’anno, per la prima volta, potranno partecipare al concorso le ragazze nate in Italia da genitori stranieri che vivono nel nostro Paese da almeno 18 anni con continuità, ma che per motivi burocratici non hanno ancora ottenuto la cittadinanza. Un’apertura significativa del concorso di Patrizia Mirigliani che accoglie queste ragazze, anticipando la volontà degli italiani di abbreviare i tempi della burocrazia. Miss Italia, che rimane naturalmente il “concorso delle ragazze italiane”, intende così agevolare coloro che vivono questa condizione: hanno cioè il diritto di ottenere la cittadinanza ma, per varie ragioni, non ne sono ancora entrate in possesso.
“Ritengo che per il concorso questa novità – spiega Patrizia Mirigliani – rappresenti un’apertura di grande buon senso rivolta a tutte quelle ragazze che sono nate in Italia, che hanno frequentato le scuole nel nostro paese, che lavorano stabilmente e sono perfettamente integrate nella società al punto da essere italiane a tutti gli effetti. Miss Italia dà a queste donne il suo lascia passare per partecipare al concorso”.
E’ una novità del regolamento dell’edizione del 2014 che coincide con i 75 anni di vita del concorso. La finale si svolgerà a Jesolo (VE) realizzata da Magnolia e trasmessa da LA7 domenica 14 settembre.
I nuovi requisiti di partecipazione sono stati illustrati ai responsabili regionali di Miss Italia nel corso di una riunione svoltasi a Roma che ha dato il via alla nuova stagione, mentre le ragazze iscritte sono già 2909.
Chi nasce in Italia da genitori stranieri non acquista automaticamente la cittadinanza italiana, ma mantiene quella dei genitori. Al compimento della maggiore età, però, il cittadino extracomunitario nato in Italia e regolarmente residente da almeno 18 anni può chiedere, presentandosi all’ufficiale di Stato Civile, di ottenere la cittadinanza italiana.
Spesso accade però che i genitori non hanno provveduto a iscrivere all’anagrafe i figli nati in Italia, oppure hanno chiesto in ritardo l’inserimento nel proprio permesso di soggiorno. Verrebbe a mancare, quindi, il requisito della residenza legale ininterrotta dalla nascita al compimento della maggiore età, pregiudicando il diritto alla presentazione della domanda.
Per questi motivi e per vari intralci burocratici, la concessione della cittadinanza richiede tempi molto lunghi, anche di oltre un anno.
Non può non venire a mente la lettera inviata due anni fa al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano da Nayomi Andlubuduge, cingalese di 18 anni, studentessa, romana di adozione. “Sono italiana, mi sento italiana – scrisse – ma lo Stato non me lo permette. Ho chiesto la cittadinanza, ma i tempi sono biblici e io vivo, come tante altre persone, in una situazione di svantaggio”.
Patrizia Mirigliani, come già suo padre Enzo, è ancora una volta in prima linea nel campo sociale e nella difesa dei diritti delle persone e, in particolare, in questo caso, delle “italiane senza cittadinanza”. Basti pensare che il Concorso ha eletto una ragazza di colore, Denny Mendez, nel 1996, mentre soltanto ora, molti anni dopo, si discute di integrazione. A quell’epoca Denny aveva 19 anni. Commentò l’allora presidente del consiglio Romano Prodi: “E’ l’Italia che cambia. Denny è l’incontro di razze e civiltà diverse, è il volto che rappresenta l’Italia con le sue contraddizioni e la sua voglia di cambiare”.
Giovanni Marmina