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La Francia consente la vendita di CBD come integratori alimentari: un’opportunità da 300 milioni di euro

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Il futuro dei prodotti alimentari a base di cannabidiolo parte dalla Francia?

Il possibile utilizzo del CBD come ingrediente alimentare è uno degli argomenti più caldi degli ultimi anni.

Fino a oggi, qui in Italia, abbiamo conosciuto i prodotti a base di questa sostanza prevalentemente nella loro natura di articoli da collezione, di ingredienti per i cosmetici e perfino di profumatori per ambienti. Sono queste le destinazioni d’uso consentite dalla normativa vigente. E sono quelle che vengono indicate nelle confezioni degli articoli a base di cannabis legale venduti dai principali player del settore come Justbob, per esempio, un fornitore di prodotti al CBD noto per l’offerta di numerose qualità di canapa.

Ma, di fronte a tutto questo, ancora trascuriamo le possibili applicazioni del CBD in campo alimentare, e a farlo è l’intera Unione Europea che stenta a trovare la quadra per un regolamento preciso e trasparente in questo ambito.

Ma qualcosa si muove in Francia: qualcosa che potrebbe incentivare le autorità europee a dare una risposta definitiva agli interrogativi che circolano intorno all’uso alimentare del CBD.

CBD in Francia: linee guida temporanee per il commercio dei prodotti a base di cannabidiolo

Le autorità francesi hanno approvato linee guida temporanee che consentono ai prodotti a base di CBD di essere messi in commercio sul mercato come integratori alimentari in attesa dell’autorizzazione prevista dal programma di sicurezza alimentare dell’UE.

Questo sviluppo rappresenta un segnale positivo per i coltivatori di canapa legale, per i produttori di articoli a base di cannabidiolo e per gli investitori del settore che potrebbero godere di ottime opportunità sul mercato francese del CBD, del valore stimato di 300 milioni di euro.

L’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare), che sta valutando le richieste dei produttori europei di CBD come novel food, richiede che i prodotti alimentari contengano meno di 1 microgrammo per chilogrammo di peso corporeo di THC; qualsiasi quantità superiore a tale livello è considerata un contaminante e quindi non può essere inclusa in alcuna formulazione di prodotto. Inoltre, secondo le linee guida temporanee stabilite separatamente dai francesi, il contenuto di CBD nei singoli prodotti non può essere superiore al 20% e il dosaggio giornaliero è limitato a 50 milligrammi.

È opportuno evidenziare che le linee guida sopracitate permettono la vendita di CBD solo alla Francia. Per essere venduti in altri Paesi, tali prodotti devono essere autorizzati nell’ambito del processo di sicurezza alimentare dell’EFSA.

Detto questo, qual è il motivo per il quale l’Unione Europea sta attendendo così tanto per autorizzare la vendita di cibi a base di CBD, al punto che le autorità francesi hanno deciso di superare questo stallo con un’iniziativa ad hoc?

Beh, tutto ruota attorno alla definizione di tali alimenti come novel food.

Cosa si intende con ‘novel food’ in ambito UE?

I novel food sono alimenti o ingredienti alimentari il cui consumo nell’Unione Europea era raro o irrilevante prima dell’entrata in vigore del Regolamento CE n. 258/97 che è diventato valido a tutti gli effetti il 15 maggio 1997.

Citando la definizione riportata sul sito ufficiale dell’UE, “esempi di Novel Food sono le nuove fonti di vitamina K (menachinone) o gli estratti di alimenti esistenti (olio di krill antartico ricco di fosfolipidi di Euphausia superba), i prodotti agricoli provenienti da Paesi terzi (semi di chia, succo del frutto noni) o gli alimenti derivati da nuovi processi produttivi (alimenti trattati con raggi UV come latte, pane, funghi e lievito)”.

Inoltre, prosegue lo stesso documento, “i Novel Food devono essere:

  • sicuri per i consumatori;
  • correttamente etichettati, in modo da non indurre in errore i consumatori;
  • se il nuovo alimento è destinato a sostituire un altro alimento, non deve presentare differenze tali da rendere il consumo del Novel Food svantaggioso dal punto di vista nutrizionale per il consumatore.

Per poter commercializzare un novel food, è necessaria un’autorizzazione preventiva basata su una valutazione scientifica dei rischi e dei benefici. Il regolamento attualmente in vigore è il Regolamento UE 2015/2283, che ha introdotto una procedura centralizzata per l’autorizzazione di tali cibi a livello europeo.

Il richiedente deve fare domanda all’UE, che la trasmette alla sopracitata EFSA per la valutazione della sicurezza. Se questo ente rilascia un parere positivo, la Commissione autorizza l’alimento e lo inserisce nell’elenco dell’UE dei novel food.

CBD come novel food: le incertezze dell’EFSA

Fatta luce sul regolamento UE che disciplina i novel food, il nocciolo della questione relativamente agli alimenti a base di CBD riguarda l’autorizzazione sopracitata che, al momento, non è ancora stata rilasciata su alcun prodotto tra quelli per i quali è stata richiesta.

Il motivo è il seguente.

L’EFSA ha recentemente pubblicato l’analisi dei dati di letteratura scientifica relativi alla sicurezza del cannabidiolo come novel food.

In particolare, gli esperti dell’ente hanno rilevato che, data la complessità e l’importanza dei recettori e delle vie metaboliche del CBD, è importante far luce completa sulle interazioni di questa sostanza con il corpo umano e sui suoi effetti al livello di metabolismo. Caratteristiche che, fino a questo momento, non risultano ancora studiate a fondo.

Di conseguenza, il gruppo di esperti scientifici dell’EFSA ritiene che esistano incertezze e lacune significative nei dati e conclude che la sicurezza del CBD come novel food non può essere attualmente stabilita.

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