Home Spettacolo Musica L’Iperuranio ci racconta la sua nuova uscita “Esotica”

L’Iperuranio ci racconta la sua nuova uscita “Esotica”

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Nato a Trieste, Nicola Bertocchi, alias L’Iperuranio, inizia a suonare dopo la fine dell’adolescenza, cominciando a scrivere canzoni proprie all’inizio del 2000. Esclusa una breve parentesi in una cover band, rimane avulso da qualsiasi scena musicale, continuando però a produrre musica. Dopo aver condiviso una villa fatiscente/ studio / sala prove con l’amico produttore Nicola Ardessi, inizia a registrare i primi brani destinati al disco d’esordio. Molti anni dopo, scoperto casualmente dall’etichetta piacentina LaPOP mentre faceva circolare un video auto-prodotto, firma il suo primo contratto discografico. “Postimpressionismo” esce nel 2019, preceduto dai singoli “(Non)essere” (presentato alla ‘Milano Music Week’), “L’Altalena” e “Dopo la Pubblicità”. Nel 2020 pubblica “Incontri (Dimensioni Parallele)”, quarto singolo del disco, brano scritto quasi vent’anni prima. Grande attenzione è data alla realizzazione dei videoclip, affidati (escluso ‘L’Altalena’, girato dal Border Studio) al videomaker triestino Francesco Chiot. Nel caso di “Dopo la Pubblicità”, L’Iperuranio firma anche la sceneggiatura e, per la prima volta, la co-regia.

Nella seconda parte del 2020 esce l’ultimo singolo dell’album, “Madrenatura”, il cui video, ancora una volta girato da Francesco Chiot, ottiene ottimi riscontri di critica, ottenendo premi e menzioni in diversi festival, fra cui il Salento International Film Festival e il VIFF. Dedicandosi alla scrittura di nuovo materiale, nel 2022 inizia un nuovo ciclo di uscite che porterà al secondo disco “La Verità è un’Altra”, rifirmando con LaPOP. Il 31 marzo rompe quindi il silenzio col singolo “Fare Domani”. Già nelle prime settimane dall’uscita, il relativo videoclip, ottiene un primo successo, aggiudicandosi una menzione d’onore al Reale Film Festival. L’8 giugno esce la ballata “Ancora un altro po’” seconda anticipazione del nuovo album, il cui video raggiunge la finale dell’Amarcort Film Festival, a Rimini. Nei mesi successivi riprende a lavorare al nuovo disco, grazie alla collaborazione col cantante e polistrumentista Alberto Bravin (PFM, Big Big Train) in qualità di produttore.

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Ciao Nicola, quando è iniziato il tuo percorso artistico?

Davvero molti anni prima di arrivare alla musica edita. Ho cominciato a vent’anni scrivendo le prime canzoni quasi per caso. Ho cantato in una cover band per un anno, più di prove che di concerti. Poi ho continuato a scrivere le cose mie e ad abbozzare arrangiamenti. Alla fine è avvenuto l’incontro casuale con l’etichetta laPop che mi ha proposto un contratto e da lì ho cominciato a sfornare musica “ufficiale” dopo tanto tempo di musica “da camera (mia)”.

L’Iperuranio, da dove arriva questo nome d’arte?

Dai banchi di scuola. Ero rimasto colpito dall’Iperuranio che raccontava Platone. Poi anni dopo ci ho ragionato su e ci ho trovato il mio modo di affrontare l’arte.

Nell’atto creativo, in realtà, non si’inventa nulla. Abbiamo tante cose nella nostra testa e improvvisamente le “ricordiamo”. Secondo me l’atto creativo è proprio una rielaborazione di cose che già esistono in modo personale. Quantomeno per me è così.

Quali sono state le esperienze che ti hanno maggiormente formato?

Di sicuro i 4 anni in cui ho diviso una villetta fatiscente con studio di registrazione incorporato con Nicola Ardessi, il produttore del mio disco d’esordio. Lui registrava generi molto differenti e quindi ogni volta c’era un sound diverso nell’aria e c’era sempre qualche musicista in giro per casa con cui chiacchierare. Un ambiente molto vivo e… molto rock’n’roll!

Nel mentre, lo osservavo fare editing o microfonare strumenti, dandogli talvolta una mano (di bassa manovalanza) e imparando molto. Lì ho cominciato ad auto-registrarmi, dando vita non a dei semplici demo ma a delle piccole pre-produzioni.

Un’altra esperienza segnante è stato il lockdown. Me lo sono vissuto molto bene. La mia compagna lavorava in una stanza e io mi registravo in un’altra.

In quel momento ho trovato la disciplina necessaria per rimettermi a comporre e ho scritto buona parte del mio prossimo disco.

Che messaggio vorresti lanciare con la tua musica?

Un messaggio indiretto. Io canto esattamente quello che penso. Non ho alcun problema col fatto che la mia musica possa non piacere. La cosa a cui tengo di più è che sia chiaro che sto portando fuori parti vere di me. Ed è questa l’autenticità che mi piace trovare anche nella musica che ascolto.

Per il resto credo che quando qualcuno ascolta una canzone possa trovarci il significato che vuole (o di cui ha bisogno).

Come nasce solitamente una tua canzone?

In maniera anarchica. Posso partire da una parola, da due accordi, da una bozza di melodia o, come nel caso di Esotica, dalla volontà di dire qualcosa.

Da poco è uscito il tuo nuovo singolo “Esotica”. Ti va di presentarlo ai nostri lettori?

Esotica è un finto tormentone che prende in giro i tormentoni propriamente detti. Ho voluto ironizzare sui brani scritti al solo scopo di usare parole che suonino bene, di moda, esotiche…

L’esotismo è in generale una cosa che mi dà molto fastidio.

Apprezzare mondi diversi è una cosa meravigliosa. Mischiare mondi diversi ancora di più. Usare parole “strane” per colpire l’attenzione della gente mi fa tristezza.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Il mio prossimo disco, come accennavo, è già scritto. Lo sto realizzando poco alla volta. Diciamo che la mia priorità è chiuderlo in tempi meno biblici rispetto al precedente, perché ho già in mente dove andare a parare in quello dopo…

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