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Nessun Paese prospera a stomaco vuoto

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A cura di Giancarlo Perasso, Lead Economist, CEEMEA, PGIM Fixed Income

L’anno scorso abbiamo analizzato la vulnerabilità dei mercati emergenti all’aumento dei prezzi dei generi alimentari e all’instabilità politica, poche settimane prima che la Russia invadesse l’Ucraina, dando inizio a una guerra che ha rimodellato le catene di approvvigionamento alimentare globali. Da allora, l’aumento dei prezzi dei generi alimentari ha alimentato il malcontento in tutto il mondo, scatenando manifestazioni in Pakistan, Ecuador, India e molti altri Paesi.

I prezzi dei prodotti alimentari e dei fertilizzanti sono diminuiti rispetto ai loro recenti picchi. Tuttavia, entrambi rimangono ai massimi storici, perché la Russia e l’Ucraina sono tra i principali esportatori di prodotti alimentari e la Russia e la Bielorussia sono tra i più importanti produttori di fertilizzanti. La situazione geopolitica rimane tesa. Inoltre, la volatilità dei prezzi del petrolio e le condizioni meteorologiche sempre più incerte hanno fatto aumentare i costi di produzione e trasporto degli alimenti.

Negli ultimi mesi, la maggior parte degli analisti e degli investitori si è concentrata sull’impatto inflazionistico dell’aumento dei prezzi dei generi alimentari. Questo impatto è stato particolarmente forte nei mercati emergenti, dove gli alimenti rappresentano una parte più consistente del paniere di consumo rispetto ai mercati sviluppati. Se i prezzi dei prodotti alimentari si stabilizzano o fluttuano intorno ai valori attuali, il loro impatto si esaurirà gradualmente nei dati sull’inflazione. Tuttavia, il livello dei prezzi alimentari è destinato a rimanere molto più alto rispetto agli ultimi anni, erodendo il potere d’acquisto.

Le famiglie possono recuperare il potere d’acquisto perduto solo se la crescita del loro reddito accelera, cosa improbabile visto il rallentamento delle economie dei Paesi emergenti nei prossimi mesi. Di conseguenza, l’aumento dei prezzi dei generi alimentari implica una minore accessibilità ai prodotti alimentari e una minore sicurezza alimentare, anche se l’inflazione si stabilizza. Questa combinazione di prezzi elevati, redditi bassi o in lento aumento e sicurezza alimentare incerta o in calo è una ricetta per il malcontento sociale. In ultima analisi, può indurre i governi ad allentare le proprie posizioni fiscali, a rinegoziare il debito nazionale o, in un caso estremo, a essere sostituiti.

La nostra analisi ha tentato di individuare i Paesi più vulnerabili alle sfide sociali in queste condizioni. In primo luogo, abbiamo calcolato un nuovo indice che comprende l’inflazione, la disoccupazione e l’insicurezza alimentare. Poi abbiamo confrontato questo nuovo indice con la metrica della Banca Mondiale “Stabilità politica e assenza di violenza/terrorismo”, che misura la vulnerabilità di ciascun Paese ai disordini sociali. Nel grafico non emerge un chiaro schema geografico, ma il quadrante “peggiore”, in alto a sinistra, contiene diversi crediti subsahariani. In questo quadrante, i prezzi elevati dei prodotti alimentari pongono notevoli problemi umanitari, sociali e fiscali. Le recenti proteste in Kenya, ad esempio, evidenziano queste sfide.

Indice combinato di povertà e insicurezza alimentare rispetto all’Indice di stabilità politica

Fonte: The Economist, Haver.

Al contrario, i Paesi nel quadrante in basso a destra sono caratterizzati da un minor tasso di povertà, da più sicurezza alimentare e da una maggiore stabilità politica rispetto ai loro pari. Questi crediti si distinguono come potenziali opportunità di valore relativo. Ad esempio, riteniamo che il Costa Rica stia migliorando, poiché la sua legge sulla responsabilità fiscale, in conformità con il programma del FMI, continua a migliorare i suoi fondamentali di credito. Anche il Qatar si distingue perché continua a beneficiare dell’aumento della domanda di gas naturale da parte degli acquirenti europei.

La nostra analisi stabilisce una chiara connessione tra le condizioni socioeconomiche e la stabilità politica. Continueremo a monitorare da vicino queste dinamiche nell’ambito del nostro processo di selezione del credito sovrano, con particolare attenzione a variabili come la sicurezza alimentare.

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